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Autore: hopelessfever    05/04/2015    0 recensioni
«Lei, così fredda ed al tempo stesso così calda mi aveva rubato il cuore, da quel momento avevo letteralmente perso la testa.
Non c'era bisogno di dirlo, l'ho capito sin dal primo momenti in cui l'ho baciata che mi apparteneva.»
Ecco a cosa stava pensando Sophie in quel momento, mentre era tra le sue braccia.
Vi prego di recensire in modo tale che io possa migliorare la storia seguendo i vostri consigli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Celeste rimase con me tutta la giornata, non capisco cosa ci trovasse di interessante in quello che stava facendo ma so per certo che i suoi occhi seguivano ogni mio movimento, sembrava ipnotizzata, eppure era lì, con me.
-"Sei brava, mi piacciono le tue foto, mi trasmettono tante emozioni." mi disse. Aveva una voce così delicata, dolce come un'armoniosa melodia, mi metteva allegria. Risposi freddamente con un 'Grazie' e mi misi nuovamente al lavoro. Non avevo voglia di parlarle, non avevo voglia di parlare con nessuno, mi piaceva star da sola, amavo la solitudine, il silenzio era come una dolce ninna nanna e lei l'aveva spezzata e lo sapeva. Sapeva che volevo star da sola, eppure aveva deciso di rimanere.
-"Perché sei qui? Perché hai deciso di rimanere?"
Mi mise una mano sulla spalla e disse:
-"E tu perché sei qui? Conosco questa casetta sin da quand'ero piccola, conosco questi boschi come le mie tasche ed è da quasi un anno che ti osservo, ma ho deciso soltanto oggi di presentarmi."
Rimasi sconvolta come se fossi pietrificata.
-"Perché mi osservi?"
-"Non hai risposto alla mia domanda."
Iniziò ad essere fredda, più fredda del ghiaccio.
-"Non è una cosa che ti riguarda."
-"Vuoi sapere perché ti osservo? Perché ti trovo interessante, sei intrigante, sei quel genere di persona da scoprire che potrebbe lasciarti senza fiato e poi mi piace la tua attitudine della fotografia."
E a quel punto mi lasciò senza parole.
Non capisco cosa volesse ma so per certo che quella ragazza mi stava facendo uno strano effetto, mi sentivo come se fossi pietrificata, come se ogni più oscuro tratto del mio carattere non funzionasse con lei, non riuscivo ad allontanarla, mi sentivo sconfitta, allora contraccambiai le sue parole con un piccolo accenno di sorriso. Decisi di andarmene e lei rispose al mio "Ciao" con un "A domani!", sorrisi nuovamente. Durante il cammino pensai a lei, perché vorrebbe che ci vedessimo domani? Non la conosco minimamente, mi inquieta, mi trasmette delle strane emozioni, mi mette ansia, angoscia e terrore, è qualcosa di fuorviante. A cena mia madre non faceva altro che guardarmi, mio padre era troppo preso dal suo computer per accorgersi che avessi qualcosa, non sopportavo la mia famiglia, erano tutti troppo presi dalle cose materiali che dai veri valori della vita, dei sentimenti e quant'altro, saranno anni che non mi scambio un abbraccio con mia madre, saranno anni che non sorridiamo insieme o che non passiamo una bella giornata in famiglia, eppure loro si considerano 'normali'.
-"Sophie, amore mio, che succede?"
-"Niente, Ellen, è tutto okay."
E non mi disse più nulla. Se vi state chiedendo perché chiamo mia madre col suo nome di battesimo è per abitudine. Il nostro rapporto è basato solamente sui dei semplici sguardi, sorrisi e qualche freddo 'ciao', non penso di dover chiamare madre una donna così. Dopo cena andai in camera mia, Angelica dormiva ed io non facevo altro che pensare a lei, Celeste, non facevo altro che ripetere il suo nome a bassa voce, avevo in mente i suoi lunghi capelli rossi, le sue lentiggini, la sua mano sulla mia spalla ed i brividi che mi face provare il suo tocco così incredibilmente delicato e con quest'immagine mi addormentai.

La mattina seguente feci colazione velocemente e andai di corsa alla casetta. Mi fermai qualche metro prima e la vidi lì, mi aspettava davanti alla porta, non sapevo cosa fare 'vado o non vado?', continuavo a ripetermi queste parole, mi rimbombavano nella mente quasi da farmi male. Decisi di rimanere lì, continuai ad osservarla mentre mi aspettava, batteva un piedi a terra, quasi come se dovesse tenere il tempo di una canzone, eppure l'unico rumore che si sentiva era quello delle foglie che cadevano. Continuava a spostarsi i capelli e si guardava intorno, eppure io ero lì, ferma e non sarei mai andata da lei. Per sbaglio feci rumore e lei si voltò immediatamente nella mia direzione, mi accucciai dietro ad un albero -"maledizione!", dissi a bassa voce. I secondi, minuti, le ore passavano lentamente, iniziai a sentirmi in colpa, eppure avevo paura di lei, quasi senza un apparente motivo, sapevo soltanto che era in grado di farmi sentire diversa, aveva trafitto la mia corazza inviolabile. Poi ad un certo punto la vidi andar via, ed io me ne andai con lei, nella direzione opposta.

Per qualche giorno rimasi a casa, finsi di essere malata, dovevo rimanere in un luogo sicuro a pensare e pensare a ciò che Celeste volesse da me, ma non seppi darmi alcuna risposta. Il lunedì seguente decisi di uscire, andai alla casetta e la trovai lì, davanti alla porta, le gridai: -"Cosa vuoi da me?" Il suo sorriso sul suo volto sembrò angelico, sorpreso, ma al tempo stesso fu come un pugno nello stomaco, terribilmente inquietante.
-"Non voglio niente, voglio solo conoscerti. Non volevo farti paura, avevo immaginato che non volevi più vedermi, ti ho messo paura, mi dispiace. Rincominciamo?"
-"Sssi." Mi tese la mano e mi disse di prendere la macchina fotografica. Mi portò lungo la riva di un ruscello, non avevo mai saputo della sua presenza, eppure andavo in quel luogo da un anno.
-"Mi faresti una fotografia?"
Scossi la testa, sistemai l'obbiettivo e scattai una fotografia. Era così bella, i raggi del sole di prima mattina le illuminavano il viso ed i capelli, i suoi occhi parevan esser ancor più verdi ed il suo sorriso era incredibilmente bello.
-"Vieni qui con me, facciamo una foto insieme!"
In quel momento sorrisi, le sue parole mi riempirono il cuore di gioia, eppure il mio essere profondamente distaccata mi fermò.
-"Non sono per niente fotogenica mi dispiace, se vuoi continuo a fotografarti sei un bel soggetto, sei interessante."
Si avvicinò, mi scostò i capelli e mi sussurrò all'orecchio -"Non mentirmi, sei bellissima, dammi la macchina." Iniziò a scattarmi un sacco di foto, la maggior parte inaspettatamente, ero così imbarazzata. Ad un certo punto si mise accanto a me, mi fece il solletico e ci fece una foto, entrambe sorridevamo, sembravamo così naturali e felici. Guardò l'orologio, mi guardò e tristemente disse -"Devo andare, scusami, ci vediamo domani?"
Annuì e la vidi andarsene.
Non volevo che se ne andasse, non volevo lasciarla andare, avrei voluto correrle dietro e dirle di rimanere, eppure rimasi seduta per terrà, mi sentivo una stupida, ero così felice, eppure svanì tutto nell'aria.

   
 
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