Lady_Kuroi Neko:
Salve, stasera m’ispirava molto il
personaggio di Sasori e ho scritto questa cosuccia. In realtà è una One-shot
ispirata ad una storia che avevo in mente. Che è in fase di pensiero ancora…si
vedrà più in là.
Spero che sia di gradimento. Buona
lettura ^^
Cuore d’uomo, corpo
di marionetta
Una fredda mattina di pioggia come
tante altre che si susseguivano durante l’anno, inondava quel paese stanco e
monotono.
Non si sentiva neanche un suono per le strade e le
case zuppe, a parte l’insistente ticchettio della pioggia che batteva sui
vetri.
Sasori, seduto sul suo sgabello,
non badava al rumore della natura, troppo preso a completare la sua ultima
marionetta.
Ripulire tutto quel sangue era
veramente snervante, pensava tutte le volte. La prossima volta l’avrebbe fatto
fare a quell’oca della sua assistente.
Frivola e stupida ragazzina
impertinente. La odiava con tutte le sue forze e che rabbia quando pensava che
il Leader l’aveva praticamente costretto ad accettarla.
Per di più Deidara faceva sempre
il cretino con lei, che non era nemmeno tutto questo granché quella demente.
Preso da tutti i pensieri negativi
e su come impiegarli per fargli del male, ruppe il pezzo della gamba che stava
mettendo.
“Maledetta stronza” maledì ad alta
voce.
Proprio dietro la sua porta sentì
la sua voce anzi la sua risata, quel coglione di Deidara ci stava provando per
l’ennesima volta. Parlavano a ruota libera anche di cose davvero molto stupide.
La cosa lo infastidì oltre ogni limite.
Stava lavorando e loro facevano
troppo rumore. S’infilò dentro Hiruko e decise di fargli una strigliata
indimenticabile.
Spalancò la porta e i due ragazzi
si bloccarono a fissarlo. Deidara scocciato dall’interruzione non disse nulla.
“Sasori-Danna, buon giorno” salutò
educata lei, inchinandosi.
Quel Danna cosi mormorato con voce
dolce gli sembrava sempre una presa per il culo, peggio di quando lo faceva
Deidara.
Irritante come la
sua voce…
“Buon giorno un corno! Non
sopporto di sentire la tua voce quando sto lavorando!”
“Dai Sasori-Danna se fosse per te non dovremmo nemmeno respirare!”
Sasori infastidito dalla voce di
Deidara, lo fissò severo “Guarda che c’è né anche per te! Andate da un'altra
parte, non me ne fotte un cazzo se te la vuoi fare, ma almeno fate in modo che
io sia molto lontano!”
La ragazza diventò rossa e strinse
i pugni mordendosi il labbro.
“Quanto sei ridicolo” asserì il
biondo andando via senza salutare lei.
Soddisfatto del suo lavoro chiuse
la porta in faccia alla ragazza e si rimise a lavoro.
“Stupida oca” diceva di tanto in
tanto.
Non le rivolgeva mai la parola se
non costretto e doveva anche sopportarla, ma da quando faceva il baby-sitter
per perdenti!? Ci bastava Deidara!
Rinchiuso nel suo laboratorio, non
sentì che qualcuno bussava alla porta e poi non sentì neanche che si stava
aprendo.
“Sasori-Danna?”
La ragazza, sapeva bene che lui
non voleva nessuno in camera sua, ma doveva assolutamente chiarire dei punti
con il suo maestro.
Osservava la stanza semplice e
quasi vuota, solo un armadio, un letto e il comodino messo di fianco al muro,
vi era poggiato il suo coprifronte…quello della sabbia.
Quasi con curiosità l’ho prese tra
le mani, toccando il metallo rigato sopra il simbolo di Suna. Lei aveva un’adorazione
per il suo maestro e non capiva del motivo di tutta quella rabbia nei suoi
confronti. Spostò una ciocca dei suoi capelli neri dietro l’orecchio e riposò
l’oggetto al suo posto.
Si sentì afferrare al collo da un
braccio di legno.
“Brutta stupida! Ti ho detto mille
volte che non devi entrare nella mia stanza!”
“Scusami maestro! Avevo bisogno di
parlarti!” urlava spaventata lei. La schiacciava contro di lui, non l’aveva mai
visto fuori della sua marionetta ed era già da un anno che lavorava con lui. Ma
girata di schiena non poteva certo vederlo, ma non sentiva pelle, ma legno
freddo e liscio.
“Non può trattarmi come le pare!
Non una sgualdrina e a me Deidara non interessa” eccola là la solita stupida
che si permetteva di parlagli in modo cosi irrispettoso.
“Almeno adesso ho la scusa per
poterti uccidere!” mentre parlava lo sguardo del rosso scivolo sul corpo della
ragazza. Indossava uno yukata nero e nel modo di strattonarla si era aperto un
po’, dando modo a Sasori di guardare dentro la scollatura facendo ben capire
che sotto non indossava altro.
Dire che non era granché era stato
sbagliato da parte sua. Senza dubbio era molto bella, con quella pelle cosi
bianca e candida, che suo malgrado desiderava toccare.
Quelle labbra rosee e tenere, di
una tenerezza giovanile, anche se non fosse stato una marionetta lui sarebbe
stato sempre più vecchio di lei.
Sapeva bene che era quella l’unica
ragione perchè odiava starle accanto, odiava sentire la sua voce e vederla fare
la stupida con Deidara.
Perché la voleva e non poteva
averla. Lui che era marionetta nel corpo, ma non nel cuore. Sentiva tutte le
pulsioni e gli stramaledetti desideri di un comune uomo.
“Uccidermi? Mi odia cosi tanto?”
chiese lei smettendo di dimenarsi e appoggiando la testa proprio sul cilindro
che racchiudeva il suo cuore. Quello per Sasori era anche troppo, la sbatté
senza riguardo sul letto, in modo che potesse vedere il suo vero aspetto e
terrorizzarla a morte.
Lai spalancò gli occhi facendo
scivolare lo sguardo su quel corpo che non era più di uomo “Ancora non hai
visto il resto” esclamò inferocito da quello sguardo curioso che non sembrava
per nulla spaventato.
Tolse anche i pantaloni e salì sul
letto aprendole lo yukata strappandolo in due.
Il suo corpo nudo si fece ammirare
in tutta la sua bellezza, la guardò a lungo con invidia e bramosia.
“Io ti odio Ayume perché le nostre
differenze sono tante” mormorò spostando una ciocca dei suoi lunghi capelli e
subito dopo come pentito da questo gesto gentile la schiacciò sotto di se riuscendo
a strapparle un gemito di dolore e ne fu quasi soddisfatto.
Lei invece per nulla spaventata lo
guardò negli occhi “Cosi è questo il tuo vero volto!?” chiese carezzandogli una
guancia, ma lui le tolse la mano in malo modo agguerrita lei si alzò su un
gomito e lo bacio sulle labbra.
Stavolta però non la scostò rimase
lì fermo a non sentire nulla. Era solo un pezzo di carne che cozzava contro il
legno.
“No, non sono più un uomo”
“Forse non nel corpo, ma qui…”
disse facendo scorrere le dita sul cilindro, si sentì fremere e rimase un po’
interdetto da quella novità. Non pensava che fosse possibile sentire qualcosa
eppure lei l’aveva appena fatto.
Lo baciò di nuovo e stavolta
continuando ad accarezzargli il cuore, Sasori riusciva a sentire il calore di
un bacio pieno di passione, non poteva sopportare quelle sensazioni. Chiuse gli
occhi e le bloccò le mani “Basta”
Ayume tristemente obbedì, era
stata molto egoista, per lui doveva essere molto frustrante. Perché non poteva
lasciarsi andare.
Lei lo voleva, lei stravedeva per
il suo Danna e avrebbe fatto
qualsiasi cosa per lui. Sentiva che in realtà erano molto simili, entrambi soli
e rinchiusi nei loro passati e ricordi.
Sasori stava per rialzarsi, ma lei
lo fermò abbracciandolo stretto, nascose le lacrime tra i capelli.
“Sasori-Danna…io…scusami se sono
entrata, mi merito una punizione” disse, lui non ricambio l’abbraccio “Questa
non è abbastanza come punizione…?” mormorò lui che non aveva più voglia di
nascondersi dietro la scusa dell’odio.
Una volta non gli sarebbe
importato nulla di queste banalità, adesso gli pesavano come un macigno e non
la voleva più accanto a se.
“Adesso vattene”
“Non mandarmi via”
Le afferro le spalle e la ributtò
sul letto “Dimmi che senso ha provare desiderio quando non lo puoi esprimere?
Perché io non ti sento…neanche adesso che ti sto sopra, eppure vorrei tanto
poterti fare mia” sussurrò poggiando il viso sopra il suo seno candido, le
teneva i polsi fermi a fianco della testa.
Lei piangeva senza fare il minimo
rumore “Mi dispiace”
“Per cosa?”
“Mi dispiace che tu abbia sofferto
cosi tanto da decidere di distruggere il tuo corpo”
“Non l’ho distrutto, l’ho soltanto
migliorato, ma sono imperfetto e questo è il mio solo rimpianto”
Lei fissava il soffitto alla
ricerca di una qualsiasi cosa da dire, ma non trovava argomenti, non trovava
nessuna soluzione.
I suoi insegnamenti appartenevano
ad una vecchia generazione, ma lei non gliene dava colpa.
Nella sua spietatezza
nell’uccidere c’era solo tanta solitudine e metodi sbagliati inculcati
nell’odio da chi non sapeva amare.
“Il mio rimpianto è di essermi
innamorata di una marionetta imperfetta allora…” ammise
“Sei sempre la solita
indisciplinata, non devi dire queste cose, noi non possiamo amare” disse
alzando il viso per guardarla negli occhi. I suoi occhi color nocciola contro
la notte profonda delle sue iridi appannate di lacrime “Facciamo parte di
un’organizzazione criminale. E noi questa verità l’abbiamo accettata e
imparata”
“E’ triste…”
“Tu ci sei capitata solo perché
non avevi altro, non hai avuto molta scelta è vero”
“Non è per questo” disse facendo
segno con la testa di no “E’ triste perché sei veramente convinto che anche se
criminali non possediate un’anima”
Sasori a quel punto le lasciò i
polsi e si stese nuovamente su di lei, ma stavolta con delicatezza. Lasciando
che la ragazza lo cullasse tra le sue braccia. Starle cosi vicino lo faceva
stare bene e in qualche modo placava quella guerra che non aveva mai fine
all’interno di quel cilindro che adesso era il suo cuore “Vorrei che la tua
anima bastasse anche per me”
Rimasero a lungo abbracciati su
quel letto, come se fosse un’isola felice. Ayume si addormentò beata tra le sue
braccia e lui mentre osservava il suo angelo capì che forse aveva davvero fatto
un errore dal quale non avrebbe mai potuto tornare indietro. Ma era giusto
trascinarvi anche lei?
Ma Akasuna no Sasori era solo un
essere freddo che uccideva senza pietà ed era senz’altro il più egoista tra gli
uomini e le marionette stesse che adesso giacevano appese al muro del suo
laboratorio.