Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: kenjina    21/12/2008    3 recensioni
I ritiri, se fatti con persone "normali", sono quasi sempre piacevoli, istruttivi e formativi. Il problema sorge quando queste persone tanto normali non lo sono. E Takenori Akagi e Shin'ichi Maki avranno un bel da fare per tenere a bada le teste calde delle loro relative squadre!
"Si sa, il cognome Sakuragi riporta sempre alla memoria delle grandi teste calde. Hanamichi primo fra tutti. Ma Hime, la sorella gemella dizigote, non era certo da meno. Anzi.
Per Takenori Akagi, il Gorilla dello Shohoku, era una continua lotta fisica e interiore tenere a bada quegli scalmanati dei Sakuragi. Dopo aver conosciuto Hanamichi sperava che almeno la sorella, in quanto donna, potesse essere più alla mano e meno imbecille del fratello.
Risposta sbagliata."

Storia revisionata nell'Agosto 2016
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hanamichi Sakuragi, Nobunaga Kiyota, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Wild Boys'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La cena, a differenza del pranzo, fu più movimentata

Capitolo XX

Lost.

«Itai! Mitchi!», si lagnò Hana, massaggiandosi la testa.

«Itai un corno!», sbottò l’altro, furente. «Perché quel ramoscello non te lo ficchi dove dico io, anziché rompere le palle a chi sta pisciando in santa pace?».

Il rosso ridacchiò, ficcandosi le mani in tasca.

«Hanaaa!».

I due spalancarono gli occhi, facendo sbucare la testa da dietro l’albero per guardare una Hime che, allegramente, trotterellava tra un arbusto e l’altro.

Hisashi dovette imbraghettarsi alla velocità della luce, se non voleva mostrare le sue grazie alla rossa, mentre Hanamichi le piombò addosso, stritolandola in uno dei suoi classici abbracci letali.

«Hicchaaan! Che ci fai qui? Potresti perderti!».

«Di solito le scimmie hanno un buon senso dell’orientamento», fece una voce gelida, dietro la ragazza.

«Aaah! Kitsune! Che ci fai anche tu qua?!».

Mitsui corrugò la fronte. «Non è che devo farvi pagare il biglietto per vedermi a braghe scese?».

«Hisashi!», esclamò Hime, tirandogli un calcio nel sedere.

«Ti piacerebbe!», fece Hanamichi, che si beccò una pigna in testa.

E mentre i due si scannavano all’ultimo sangue, Hime si sedette su una roccia che sporgeva lì vicino. «Ragazzi, che facciamo? Io non ho voglia di continuare a correre!».

«Giretto panoramico?», propose il rosso, cercando di divincolarsi dalle grinfie della guardia.

Rukawa si poggiò al tronco dell’albero. «Se ci fosse un precipizio sarebbe perfetto».

«E bravo Kit! Così ti ci butti e fai un favore all’umanità!».

«Do’aho».

«Akagi s’incazzerà?», domandò Hime, guardandoli sorniona.

Hisashi sorrise malizioso. «La cosa me gusta».

I tre scoppiarono a ridere, sotto uno sguardo finto-superbo di Kaede. Del resto lo sapeva bene che andare in giro con quei folli significava ficcarsi indissolubilmente nei casini più completi. Ma in cuor suo si divertiva intimamente a passare guai con i due gemelli e l’altro pazzo scatenato di Mitsui. E poi, doveva essere sincero: quella corsa pomeridiana aveva sfiancato persino uno sportivo come lui.

«Oh, guardate! Un ruscello!», esclamò Hime, balzando in piedi e trotterellando verso una piccola discesa che portava a un fiumiciattolo di acqua tiepida.

«Dev’essere quella che alimenta le terme», fece Hisashi, bagnandosi una mano. «A proposito di terme, quando ci andiamo? Stanotte?».

«Se Akagi non ci ammazza prima», commentò Hime, giocando con un ramoscello sull’acqua.

Passò qualche istante prima che Hime, Hisashi e Kaede si ritrovassero completamente bagnati. Quando si voltarono verso Hanamichi, lo videro chino sulla riva, con una mano immersa nell’acqua, pronta a schizzare nuovamente. Neanche il suo sorrisone innocente e divertito servì a farli calmare.

«Hanamichi, deficiente! È anche calda!», sbraitò imbestialito Mitsui, iniziando a rincorrere l’amico.

Hime osservò i due divertita, tra esclamazioni poco eleganti e calci che volavano a destra e a manca. «Ragazzi, non allontanatevi troppo!».

«Hn. Non sarebbe male».

La ragazza scosse la testa, riprendendo a guardare l’acqua che scorreva lentamente davanti ai suoi occhi. Era incredibile quanto quel movimento e il suono che produceva potessero tranquillizzarla.

«Gli hai fatto trapiantare il cervello?», chiese d’improvviso Kaede, facendola voltare verso di lui.

Hime rimase un po’ stupita da quella domanda campata in aria, di colpo. Ormai si era abituata a capire l’amico, ma non smetteva mai di lasciarla interdetta. Si potevano contare sulla punta delle dita le volte che era stato lui a iniziare un discorso che non lo riguardasse in prima persona. Non che in caso contrario fosse un logorroico da oscar, intendiamoci.

La rossa sorrise, ripensando alla sua Nobu-Scimmia. Perché era di lui che stava parlando Kaede, lo sapeva. «Non è servito. Anche perché non credo mi farebbe molto piacere essere considerata dopo un trapianto di cervello».

«Hn. A volte non basterebbe nemmeno quello», disse l’altro, beccandosi una gomitata in pieno stomaco.

Restarono qualche minuto in silenzio, ascoltando le esclamazioni di Hanamichi e Hisashi in lontananza e il suono del ruscello sotto i loro occhi.

Fu Hime ad interrompere quella tranquillità. «Ede… ti voglio bene», gli sussurrò, sorridendogli.

Rukawa la fissò enigmatico, senza dire nulla. L’unico gesto che le fece capire la risposta fu un leggero sorriso, solo per lei.

 

*

 

Akagi camminava avanti e indietro, sempre più nervoso, percorrendo lungo tutta la sua interezza la hall dell’albergo. Se prima era incazzatissimo, ora era solo molto preoccupato. Quei quattro incoscienti dei suoi compagni si erano allontanati dal gruppo, perché ovviamente se lui diceva bianco loro facevano nero. Ed erano già tre ore che non si vedevano. Era anche tornato personalmente indietro per trovarli e appenderli a testa in giù per un albero, ma niente. Spariti nel nulla.

La cosa che più lo lasciava interdetto che in mezzo ci fosse anche Rukawa. Di solito in quelle cazzate non si faceva mai trascinare. Di solito.

Ma il Gorilla non era l’unico preoccupato: infatti, oltre lo Shohoku e la vecchina dell’albergo che si stava dando da fare con le telefonate per chiamare soccorsi (ci mancò poco che s’inforcasse un giubbotto e degli stivali per andare a cercarli personalmente!), Nobunaga Kiyota era piantato davanti all’ingresso da quando aveva avuto la bella novella. Sarebbe anche andato a cercarli da solo pur di trovare Hime e assicurarsi che stesse bene, se non fosse stato per il buon Maki che lo fece desistere. Del resto, conoscendo il suo numero dieci si sarebbe perso anche lui.

«Ma porca paletta, se non si cacciano nei guai non sono contenti!», stava sbraitando Ayako, mani sui fianchi e viso rivolto verso quella che sembrava la direzione per la campagna.

«Stai tranquilla, Ayakuccia! Almeno ce li siamo levati da mezzo!», fece Miyagi per scherzare, facendo annuire però il Capitano.

«Ma davvero!», infatti esclamò, furente. «Appena mi capitano a tiro non so cosa gli farò! Anche se credo che una pallottola in mezzo alla fronte vada più che bene».

Kogure, al suo fianco nel vano tentativo di calmarlo, sorrideva sereno, continuando a ripetergli di non preoccuparsi, che erano grandi e grossi e che sarebbero tornati in albergo al più presto. «Magari si stanno facendo solo una scampagnata, Takenori!».

«Scampagnata un paio di palle! Sono le sette e mezza di sera!».

Il Quattrocchi, temendo l’espressione diabolica e spaventevole del King Kong, fu costretto ad arretrare di qualche metro. Ohi ohi, poveri ragazzi! Non avrebbe voluto essere al loro posto, una volta rientrati in albergo!

Ebbero loro notizie quando intravidero le loro sagome comparire sull’orizzonte, tranquilli come se niente fosse: Hisashi mani in tasca e viso dallo sguardo truce come sempre; Rukawa mezzo addormentato con una bolla sul naso; e infine Hanamichi, che con un’espressione un po’ più tesa teneva sulle spalle l’altra casinista del gruppo.

Akagi non ebbe neanche la forza di prenderli a voci e cambiargli i connotati quando si accorse che il piede della ragazza era fasciato alla carlona con la ginocchiera della guardia e il polsino, più stretto, dell’ala piccola.

«Dove diavolo eravate finiti? Hime, che ti sei fatta?», chiese brusco, sorpassato immediatamente dopo dalla scimmietta del Kainan.

«Ehi, rosso-scimmia, che l’è successo?», chiese preoccupato Kiyota, guardando la caviglia della ragazza.

«Secondo te?», sbottò il rosso, portandola dentro l’albergo.

Hime gli sorrise, tranquillizzandolo. «Solo una piccola storta! Se non ingigantiscono le cose, questi qui, non sono contenti».

«Ehi, bel ringraziamento!», esclamarono offesi Hanamichi e Hisashi, mentre Rukawa si limitava a lanciarle un’occhiataccia gelida.

«Vedi di non sporcarmi il polsino», le disse, dirigendosi verso la sua camera, senza neanche sentire le urla di Akagi che gli sbraitava contro. In risposta ricevette solo una linguaccia divertita.

Ayako si avvicinò ai fratelli, arrabbiata. «Complimenti, eh! Eravamo tutti in pensiero!», gridò, tirando un colpo di ventaglio ai due. Risparmiò la testa di Mitsui solo perché era un suo senpai, altrimenti avrebbe fatto brutta fine anche lui.

Hime venne portata in camera sua, dove Ayako le fasciò per bene la caviglia. Era solo un po’ gonfia e arrossata, ma fortunatamente non sembrava niente di preoccupante. Probabilmente quel venerdì avrebbe anche potuto giocare normalmente.

«Ma si può sapere come te la sei fatta?», le chiese la manager, assecondata da Kiyota, seduto al suo fianco.

Hime si grattò la nuca, imbarazzata. «Ecco, stavamo camminando tranquillamente alla ricerca dell’uscita da quel labirinto–».

«Maledetti incoscienti e deficienti!», borbottò Akagi, che faceva scivolare lo sguardo dalla ragazza agli altri due screanzati Hanamichi e Hisashi.

«–quando Mitchi mi ha fatto un simpatico scherzetto che mi ha fatto perdere anni e anni di vita», continuò la rossa, lanciando un’occhiata al diretto interessato, che ghignò noncurante.

«Che scherzo?», chiese Ryota, seduto nell’altro letto a gambe incrociate.

«Mi ha gridato dietro che stavo per schiacciare una mantide religiosa e ho fatto un salto di cinque metri!», borbottò la ragazza, facendo sghignazzare sempre di più Hisashi.

«Ha lanciato un urlo disumano, non l’avete sentito?», chiese innocentemente l’ex-teppista.

«Ed è caduta come una pera, giusto?», concluse Ayako, scuotendo la testa.

«Poteva farsi male seriamente», fece Hanamichi, guardando arrabbiato l’autore dello scherzo.

«Su, su, ragazzi! Non è nulla di che!», esclamò Hime per sdrammatizzare. «Quando potrò camminare per bene lo ammazzerò di botte, tranquilli!».

Hisashi le si avvicinò per darle un bacino sulla guancia e mormorarle uno “scusami” sommesso, che fece andare su tutte le furie Nobunaga per la gelosia.

I presenti sorrisero, tranne Akagi che si stava preparando il cazziatone dell’anno. «Mi spiegate come diavolo devo fare con voi?».

«Semplice, non devi fare!», disse convinta Hime, beccandosi uno sguardo fulminante da parte del suo capitano.

Mitsui, alzando le braccia al cielo, esclamò: «Ehi, Akagi! Io dovevo pisciare! Mica potevo farmela addosso!».

«La prossima volta ti compro un pannolino, va bene?», lo schernì il Gorilla, con un sopracciglio alzato.

«O un catetere, tu che te ne intendi!», fece serio Hanamichi, beccandosi un poderoso pugno sulla capa rossa e suscitando l’ilarità di tutti i presenti.

Akagi sospirò mesto e seriamente stanco di dover fare da balia a quei mascalzoni. Si passò una mano sul viso, come per ripulirsi dall’ennesimo casino di quella sera. «Ragazzi, facciamo così. Siete stanchi e io lo sono il triplo di voi, quindi domani faremo allenamenti solo di mattina, ok?».

Si morsicò la lingua pur di non ululare dal disappunto, quando i suoi ragazzi gioirono con grida e battiti di mani. Hanamichi, addirittura, gli si buttò tra le braccia per ringraziarlo.

«Ehi, così non vale!», sbottò Nobunaga, incrociando le braccia imbronciato.

Hime gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia. «Su, su! Verrò a sostenerti agli allenamenti pomeridiani, non sei contento?».

«Contentissimo», fece sarcastico lui, reprimendo un lieve rossore sulle guance.

Il Gorilla, prima di andarsene, li bloccò con un gesto della mano. «Vi sto dando l’opportunità di sbollirvi un po’, da dopodomani si ricomincia. Non fatemene pentire, intesi?».

La risposta fu quella che si sentirebbe in un campo d’addestramento militare. «Sissignore!».

Dopo cena nessuno dei giocatori dello Shohoku ebbe la forza fisica ne morale di muoversi dall’albergo o di fare qualche cazzata. Solo qualche componente del Kainan decise di farsi un giro per il paese e distrarsi un po’. Gli altri optarono tutti per una bella chiacchierata in tranquillità nel giardino, tra risate e battute.

Nobu e Hime, dato che non erano potuti uscire insieme come avevano deciso, causa lo scazzo del Gorilla, si erano limitati a starsene seduti uno tra le braccia dell’altro, spettatori dei discorsi degli altri. Del resto, la ragazza doveva stare comoda e sdraiata per non sforzare troppo la caviglia… scusa banalissima che Kiyota aveva tolto fuori per tenersela stretta a se contro il suo petto, completamente perso nel suo profumo. Mica era scemo, lui.

«Comoda?», le soffiò nell’orecchio, facendola rabbrividire.

Hime chiuse gli occhi, sistemandosi meglio tra le sue braccia. «Uhm… potrei relegarti a cuscino, in futuro».

«A pagamento?».

«Mi paghi per farmi da cuscino? Grazie!».

Kiyota le diede un pizzicotto sul fianco, facendola ridere. «Baka! Intendevo il contrario!».

«Ehi, Nobu-Scimmia!», lo richiamò Hanamichi. «Non stare così attaccato alla mia Hicchan!».

Molti rotearono gli occhi esasperati (era la decima volta in cinque minuti che glielo ripeteva) e, ovviamente, Kiyota vide bene di sorridere provocatorio e stringere la ragazza ancora di più.

«Guarda che la stritoli, se continui così», disse Mitsui, guardando la scimmietta.

«Magari!», fece maligno Akagi.

«Ah, è questo tutto il bene che mi vuoi, Gori?», esclamò melodrammatica la rossa, facendo scendere un gocciolone in testa al diretto interessato.

«Non scambiare l’affetto con l’odio, demente di una ragazza».

«Demente a chi?!», sbottarono le due scimmie della situazione, mentre gli altri scuotevano la testa rassegnati.

Akagi chiuse gli occhi, contando mentalmente fino a dieci, poi venti, cinquanta, cento… sarebbe arrivato anche a un milione, pur di non perdere la calma. Altrimenti col nervoso e l’emicrania che si ritrovava era sicuro che li avrebbe fatti fuori una volta per tutte.

Rimasero in giardino ancora un po’, tranne Hime che si era addormentata beatamente contro il petto del ragazzo, che, salutando tutti, si era fatto dare le chiavi della camera da Ayako e ve l’aveva portata in braccio, tra gli sbraiti di Hanamichi che temeva il peggio. Del resto, neanche Hisashi aveva fatto niente per tranquillizzarlo. “Io, al posto tuo, non mi fiderei a lasciare la scimmia solo con Hime… per giunta in camera da letto!”.

Intanto Nobunaga, con la ragazza tra le braccia, riuscì a stento ad aprire la porta della camera e, cercando di non svegliarla, l’adagiò sul letto, coprendola con il lenzuolo. Rimase a osservarla per qualche istante, sorridendo. Com’era piccola e tenera, mentre dormiva. Aveva un delizioso sorriso sulle labbra e un’espressione rilassata e beata in viso. Le scostò una ciocca rossa di capelli dal viso, carezzandole poi una guancia. Chi avrebbe mai detto che quella fosse la peggior peste che avesse mai conosciuto, insieme al fratello?

Hime si mosse leggermente, stringendosi al cuscino. «Nobu…».

Kiyota sussultò nel sentirsi chiamare nel sonno. Lo stava sognando, per caso?

Sorrise, intimamente contento. L’avrebbe voluta abbracciare a sé, tenerla contro il suo petto tutta la notte, guardarla dormire beatamente tra le sue braccia… ma si limitò a chinarsi su di lei, dandole un piccolo bacio sulla tempia, e uscì dalla stanza, felice come non mai.

* * * *

Piccolo siparietto per l’autrice:

E dopo l’ennesima settimana estenuante, finalmente in vacanza! O “vacanza” tanto per dire, dato che devo studiare come una matta! e_e

Non so quando aggiornerò, ma non disperate (??), massimo entro due settimane! :)

Many thanks to:

Black_Moody: credo che il Gori, al rientro dal ritiro, dovrà farsi diverse sedute dallo psicanalista, perché ne sta uscendo matto, povero ragazzo! ;O; Non so neanche quanto gli sia convenuto a lasciare il pomeriggio libero a quegli animali dei suoi compagni… O almeno, io lo so, lui ancora no! XD A presto carissima! :*

lilli84: ehehe! Grazie bella! :*

gaara4ever: carissima! quanto tempo! *O* Grazie mille! ^-^

Miha_Chan: così però mi imbarazzo, eh! Mi stai dicendo che faccio più ridere del Sensei? Giammai! ù///ù E… Hisashi e Hana… come ti capisco! *Q* Un bacione bella! :***

kuro: il Gori qualcosa doveva fare per sedarli un po’… anche se, a quanto pare, non è servito molto, vabbè! XD Grazie, grazie! Gentilissima come sempre! :*

Un ringraziamento anche a tutti i lettori anonimi! <3

Colgo l’occasione per augurarvi un Felice Natale e Buon Anno Nuovo [se non dovessi aggiornare entro il 2008!]!

Un abbraccio strittoloso,

Kenjina.

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: kenjina