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Autore: PersephoneAm    06/04/2015    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Nel pomeriggio, dopo esserci e cambiati tutti, ci recammo tutti al cinema a vedere "***" e Tommy si offrì di pagarmi il biglietto, giustificandosi del fatto che fosse un altro regalo di compleanno. Quando entrammo nella sala, Tommy mi prese per mano e mi tirò fino alla fila dei nostri posti, sedendosi al mio fianco e guardando tutti gli altri sedersi. Silvia si mise vicina a me e, di conseguenza, mio fratello Alex al suo fianco. Non vidi dove si misero gli altri, perché la luce si spense subito e sulle schermo iniziarono ad apparire le solite odiose pubblicità dei cinema. Verso la fine del primo tempo del film, vidi il display del telefono accendersi e lampeggiare, segno che mi stava arrivando una chiamata, sgattaiolai fuori dalla sala, sotto lo sguardo scocciato di Tommy e risposi.

«Pronto?»feci a bassa voce, per non disturbare.

Dall'altro capo sentii solo silenzio, poi l'interlocutore interruppe la chiamata e io fissai un po' sconvolta e sorpresa lo schermo del telefono. Chi diavolo era l'idiota che mi faceva gli squilli, aspettava che rispondessi e poi mi riattacava?

«Così sei tu Alice.»

Mi voltai verso la fonte di quella voce e vidi un ragazzo dai tipici tratti est europei avvicinarmisi. Una vocina nella testa mi urlò "È uno dei romeni!", ma le mie gambe erano praticamente bloccate e i miei piedi incollati al pavimento. Si avvicinò così tanto che potei sentire il suo respiro sulla mia spalla. Qualcosa di metallico si posò sulla mia gola.

«Prova ad urlare e ti squarcio la gola da parte a parte!»mi minacciò a bassa voce.

Iniziai a tremare, ma non lasciai una sola lacrima uscire dai miei occhi. «Che cosa vuoi?»

«Ho già trovato quello che voglio!»rispose lui, sorridendo malizioso. «Sai, quando ti ho chiamata, la prima volta, sentivo quando ti ho minacciata di farti qualcosa. Sapevamo che tua zia avesse una scuola di danza, ma non a capire chi eri. Eravamo indecisi su te o la bionda.»

Sgranai gli occhi: quindi avevano seguito anche Stefania! Oh, mio dio!

«Certo che Tommy ti ha scelto con cura, eh!»continuò lui, prendendomi una ciocca di capelli e annusando il profumo dello shampoo.

Sentii un conato di vomito risalire lungo il mio esofago e quello sguardo mi fece tremendamente schifo. «Allora cosa vuoi da me?»

«Da te nulla. Tu sei solo il mezzo per arrivare a Thomas!»spiegò lui. «Settimana scorsa ha quasi fatto fuori mio fratello e ora devo ripagarlo. Con la sua puttanella.»

«Tu torcile un capello e ti faccio fuori.»

Sospirai di sollievo, sentendo la voce di Thomas dietro le nostre spalle. Stavo quasi per cadere nelle grinfie di quell'idiota e pensavo che lui non sarebbe mai arrivato. Fortunatamente mi sbagliavo. Anzi, con lui c'erano anche Teo, Ste e Alex!

«Ecco qui il nostro eroe.»lo schernì il romeno. «È un peccato che tu sia arrivato così presto: Alice ed io stavamo iniziando a divertirci.»

Mi dimenai, cercando di divincolarmi dalla presa di quello stronzo, ma più mi muovevo e più il romeno mi si strusciava addosso, annusandomi i capelli. «L'ho detto anche a lei, prima: te la sei cercata bene questa troietta, Thomas! Perché non vuoi condividerla con me? Deve essere brava per essere addirittura impegnato con lei!»

Vidi Tommy tirare fuori qualcosa dalla tasca, qualcosa di nero che mi fece rizzare i capelli. Anche Alex e Teo lo imitarono, mentre Stefano incrociava le braccia al petto, ghignando verso lo stronzo, come fosse un cenno di sfida. «Ti ho detto che non devi toccarla.»

Il romeno mollò la presa e io mi voltai verso di lui, con una smorfia di schifo. Dopo quello sguardo, che avevo sostenuto con coraggio, mi voltai lentamente e mi dicessi verso Thomas, che mi mise un braccio sulle spalle e baciandomi la fronte.

Alex nel frattempo puntava il romeno con la sua pistola. «Sta' lontano da mia sorella, Ionut.»

Alcuni ragazzi arrivarono da un'altra saletta, per spalleggiare Ionut. «Voi avreste dovuto lasciare stare mio fratello, bastardo!»

Capii subito che la situazione si stava facendo calda, così strinsi il braccio di Thomas. «Ora andiamocene, Tommy.»

Thomas non mi ascoltò, rimase lì a fissare Ionut, finché quello, con il suo sorriso beffardo, disse qualcosa nella sua lingua e se ne andò insieme ai suoi amici. Finalmente mi lasciai andare a un sospiro di sollievo.

Tommy si voltò a guardarmi, studiando il mio viso. «Stai bene? Non ti ha fatto nulla, vero?»

Scossi la testa. «No, non mi ha fatto nulla. Maledizione non ho nemmeno visto il numero sul display del telefono. Porca troia!»

«Non fa' niente. Sta' tranquilla ora.»mi disse Tommy.

Sentii uno strano tremore alle gambe e un giramento di testa mi colpì talmente tanto, che scivolai a terra. Strizzai gli oocchi cercando di mettere a fuoco qualcosa.

«Alli!»esclamò Alex, venendoci vvicino «Alli, ma sei sicura di star bene?»

«Non... non lo so. Forse ho solo avuto un mandamento.»risposi.

«La porto a casa mia, Alex.»disse Tommy, stringendomi ancora di più. «Ci vediamo là.»

«Arriviamo subito.»disse Alex, seguendoci.

«No.»lo fermò Tommy. «No, guardatevi tranquillamente il film. Penseremo dopo a quello che si deve fare.»

Alex lo fissò, insicuro se seguirci o tornare dentro la saletta e chiamare tutti gli altri per tornare a casa, così fui io a parlare. «Ale, sta tranquillo! Sto bene ora, torna a guardare il film.»

Vidi mio fratello esitare di nuovo, ma alla fine annuì e, dopo averci salutato, entrò nella sala, seguito da Ste. Io mi strinsi al collo di Tommy, mentre una sola, silenziosa lacrima scendeva dall'occhio sulla mia guancia, per finire a bagnare la maglietta di Tommy.

«Cosa è successo?»chiese un ragazzo del bar.

«La mia ragazza ha avuto un mancamento.»rispose Thomas, continuando a camminare.

«Posso assicurarmi che la signorina stia bene?»continuò quello, seguendoci.

Tommy si fermò, sbuffando e si voltò verso il barista. Feci leva per scendere dalle braccia del mio ragazzo e lui mi aiutò a rimettermi in piedi, ma non riuscii a tenere l'equilibrio, aggrappandomi al braccio di Tommy.

«Vuoi che chiamo un'ambulanza?»si offrì il barista, preoccupato.

Scossi la testa sorridendogli, mentre il mio ragazzo mi riprendeva in braccio. «No, stia tranquillo. Sarà solo un po' di pressione bassa.»

«Va bene, scusatemi se vi ho fermati, ma non ero sicuro...»

«Sisi va bene.»lo interruppe Thomas «Ora dobbiamo proprio andare!»

L'uomo annuì e ci salutò, scusandosi un'altra volta. Uscimmo nel parcheggio e arrivammo subito macchina di Tommy. Per tutto il tragitto, dall'ingresso del cinema all'auto, il mio ragazzo continuò a guardarsi intorno, come se si stesse aspettando di vedere Ionut e la sua banda uscire da dietro qualche vettura, ma non successe nulla e mi ritrovai sul sedile davanti del passeggero. Quando anche Tommy entrò nell'auto, posai la testa sulle sue gambe, sospirando stancamente.

«È strano che tu sia così spossata.»mormorò lui, carezzandomi i capelli «Non è che vuoi che ti porti all'ospedale?»

«Ma va! Sarà perché ho dormito solo poche ore, stanotte!»risposi, tirandomi su a sedere. »Unito allo spavento che mi ha fatto prendere quel cretino, poi...»

«Mi spiace per quello che è successo oggi... Mi ero... CAZZO!»esclamò lui, picchiando sullo sterzo. «Mi ero ripromesso di proteggerti e invece per poco oggi... Non oso neanche immaginare cosa ti avrebbe fatto se non mi fossi preoccupato di venirti a cercare.»

«Non mi avrebbe fatto nulla.»lo rassicurai.

Mentivo spudoratamente: quel tizio mi aveva detto che l'avrebbe fatta pagare a Thomas attraverso me per quello che aveva fatto a suo fratello, ma non potevo certamente far preoccupare Tommy, non ora che si avvicinava il suo ritiro.

«Come cazzo faccio ora ad andarmene, se tu non sei al sicuro?»disse lui.

Ecco, iniziamo.

«Tommy, non c'è da preoccuparsi! Ci saranno gli altri con me e presterò la massima attenzione quando sarò sola.»gli dissi. «Anzi se ti fa sentire meglio, non uscirò di casa da sola.»

Lui sospirò. «Sono leggermente più sicuro, ora. So che non sei così stupida, da uscire da sola di casa, adesso che quei deficienti si sono esposti così tanto.»

Lui partì verso casa sua e mi tenne la mano per tutto il viaggio. Il mio telefonò squillò e questa volta feci molta più attenzione a guardare il numero della persona che mi stava chiamando. Era la zia Clara. «Pronto?»

«Ali, ciao amore. Come stai?»mi chiese.

«Bene, zia. E tu?»

«Bene, bene. Senti, un ragazzo ha chiamato a casa per chiedere se poteva parlare con te, ma gli ho detto che non c'eri.»

Subito mi prese il panico: che i romeni sapessero anche il numero di casa di zia Clara?

«Ti ha detto il nome?»le chiesi, vedendo Tommy aggrottare la fronte.

«Si, era un certo Tony.»rispose la zia.

Sospirai di sollievo. «Si, zia. Lo conosco. Che voleva?»

«Ha detto che voleva parlarti di persona per fare un book con i capi di vestiario disegnati da sua madre.»

Sgranai gli occhi. «Ma va?»

«Si. Ha lasciato il numero dell'ufficio e mi ha detto di dirti, quando saresti tornata a casa, di chiamarlo.»

«Lo chiamo stasera, allora. Grazie zia.»

«Prego, tata.»

Ci salutammo e riattaccai. Quindi la mamma di Tony si era reinventata stilista e aveva scelto me come modella per i suoi vestiti? Ma guarda un po'.

«Che è successo?»mi chiese Tommy.

Gli raccontai ttutto per filo e per segno.

«E non sei felice?»disse lui, con un sorriso.

«Ovvio!»esclamai, ridendo.

«La MIA modella.»mormorò lui, entrando nel garage di casa sua e baciandomi il dorso della mano.

Entrammo in casa sua e, come al solito, la trovammo vuota. Carmen e Antonio non erano in casa, come al solito: quei due erano in continuo movimento, andavano a cena ed eventi della Milano bene e spesso erano in viaggio.

Tommy mi portò in cucina e mi fece mangiare un po' di frutta, poi ci sedemmo sul divano del salone, guardando la tv.

«Vuoi venire a vedermi, sul set?»gli chiesi, durante la pubblicità.

«No, no.»rispose lui. «Morirò di noia, ne sono sicuro.»

Gli andai vicina e gli misi le braccia attorno al collo. «E se, un giorno, dovessi tradirti?»lo presi in giro. «Magari il fotografo è un gran figo...»

«Uccido te e lui.» disse serio, togliendomi il giubbotto e la maglietta.

Mi lasciò una scia di baci dalla bocca al collo, seguendo la linea della giugulare e arrivando al mio seno, scostando il mio reggiseno e prendendo tra i denti un capezzolo e passandoci poi la lingua. «Uccido lui subito, mentre ti lascio agonizzante a guardarmi che lo faccio a pezzi!»

«Ma che cattivone.»dissi, guardandolo con malizia.

«Cattivone?»fece lui, prendendomi in braccio e portandomi in camera sua, sul suo letto. «Adesso vediamo quanto sono cattivo.»

Passò la lingua sul mio ombelico, titillando il mio piercing e fissandomi negli occhi. «Guardami.»

Io lo feci, seguendo la strada che stava disegnando dall'ombelico fino alla mia intimità. Rovesciai indietro gli occhi, quando sentii la sua lingua sfiorarmi l'interno coscia e salire verso il fulcro della mia femminilità. Gemetti e abbassai le palpebre. Lui si tirò su. Mi girai a guardarlo indispettita.

«Ti ho detto che devi guardarmi.»disse lui, tornando poi tra le mie gambe, tenendo il contatto visivo.

Sentii lo stomaco contorcersi, poi le mie guance divennero un fuoco e non riuscii più a guardarlo negli occhi, tirando indietro la testa e animando più forte, fino a gemere a voce alta. Poi mi lasciai andare a un orgasmo senza precedenti, stringendo tra le cosce la sua testa. «Cazzo Tommy...»mormorai, tirandogli i capelli.

Lui alzò la testa, leccandosi le labbra. «Il tuo sapore è paradisiaco, Alli!»

Stavo per venire un'altra volta, ma mi ritrovai solo a gemere, completamente sciolta dalla sua lingua. Lingua in tutti i sensi: parole e muscolo. «Davvero?»

Lui si avvicinò alle mie labbra, baciandomi. «Come ti sembra?»

Arrossii. «Tu sei pazzo!»

«Lo so.»rise lui, infilandosi tra le mie gambe. «Ma questo pazzo ti piace.»

Annuii. «E molto anche.»

Lo sentii togliersi i pantaloni. Io mi sollevai, avvicinandomi a lui e sbottonando la sua camicia. Passai le unghie sul suo petto, fino ad arrivare alla sua erezione. Lui fermò le mie mani. «No.»mi disse, come se stesse parlando con una bambina che stava per fare qualcosa di proibito. Si allungò verso il suo comodino, prendendo un preservativo. Glielo strappai di mano la bustina e la aprii, mettendogli io stesso il preservativo.

Lui mi prese il volto tra le mani e mi spinse sul materasso, entrando dentro di me con una sola spinta.

Gli sorrisi, aggrappandomi con le unghie alle sue spalle e ansimando al ritmo delle sue spinte. «Mi ucciderai, prima o poi.»

Lo sentii ridere e poi gemere, mentre si lasciava avvolgere anche lui dalle spire dell'orgasmo.

   
 
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