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Autore: G RAFFA uwetta    06/04/2015    3 recensioni
Un piccolo omaggio ad un personaggio che mi è entrato nel cuore.
Un atto di ribellione che segna il passaggio tra la spenseriatezza che ogni bambino deve vivere e la consapevolezza che quei giorni, non solo non sono mai esistiti, ma che non potranno mai più essere vissuti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Incanto Patronus'
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Il primo settembre

Il fumo denso e bianco investe i passanti. Il clangore della ferraglia copre il brusio incantato dei bambini che per la prima volta possono vedere il grosso treno riposare sornione sui lunghi binari scuri. L'odore acre di oli bruciati e carbone cotto si impregna sugli abiti assieme al pulviscolo stanco che, come la pesante nebbia londinese, opprime ogni cosa.

Richiami giocosi si rincorrono lungo la banchina mentre scaltri ragazzini corrono scontrandosi indifferenti contro la gente accalcata davanti alle porte spalancate: fauci enormi che inghiottono gli studenti pronti per il nuovo anno. In quel dedalo di festanti ritrovi, pesanti bauli vengono trascinati accompagnati da allegre gabbiette i cui striduli suoni non sembrano creare troppo scompiglio. Saluti e abbracci si intrecciano mentre lo scintillante treno suona il suo primo richiamo.

Defilato, in una zona dove si può osservare indisturbati l'ordinata baraonda, sta rigido e impettito, in una posa militaresca, un giovane bambino dall'aria indispettita. La boccuccia piegata in una smorfia amara, troppo adulta sul viso fanciullesco. I grandi occhi scuri annoiati scivolano leggeri e attenti sul paesaggio pittoresco, si soffermano giusto un po sui padri impegnati a rassicurare ed abbracciare i loro figlioletti spauriti.

L'originale taglio dei capelli è il rimedio all'ultimo capriccio esibito che gli è costato l'unico schiaffo ricevuto dal nonno.

Ricorda bene la rabbia che prese il sopravvento annichilendolo. I gesti lenti mentre lasciava cadere le biglie e il vuoto che sgretolava qualsiasi sogno avesse fatto fino ad allora. L'apparente compostezza mentre con fare elegante scendeva le scale sinuoso come un cobra agguerrito, l'indifferenza che espandeva le sue radici nel cuore ormai morto. Il guizzo d'odio nell'osservare la coppia felice e la feroce gioia davanti alle espressioni allibite. Con un candore degno del più perfido dei millantatori porge il rasoio babbano, regalato per ridere delle sue passioni, con cui ha martoriato la testa. Sfoggiava un perfetto guscio liscio e lucido, una corazza infrangibile come quella eretta a proteggere il cuore dove era evidente non ci fosse nessun appiglio.

Si appresta a salire su quel treno. Lo attendono mesi lontano da casa, quella casa che aveva tanto desiderato. Quel luogo di appartenenza dove si è sempre sentito di troppo, dove le famiglie condividono e invece lui raccoglieva solo briciole.

Ha deciso che lascierà un'impronta di se, un ricordo indelebile, un chiaro monito. Lui non ha bisogno di nulla, di nessun legame. Nemmeno di un padre.

Note autrice: Buon compleanno Pamaras.

 


 

   
 
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