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Autore: Dario_aragorn 94    06/04/2015    0 recensioni
E' la prima volta che scrivo una FF. La mia storia è ambientata 20 anni dopo (più qualche riferimento al '98 o flashback) la Seconda Guerra Magica. Harry è un Auror affermato e deve fronteggiare numerosi pericoli o presunti tali. Durante le vacanze natalizie, sarà costretto ad affrontare un ventiduenne che vuole sconfiggerlo per passare alla storia e ottenere potere, oltre a ridare prestigio alla sua famiglia e al nome dei Dragon, caduto in malora dopo la sconfitta del Signore Oscuro. Oltre ai personaggi creati dalla Rowling, ve ne sono alcuni di mia invenzione che interagiscono con loro.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Kevin era ad una decina di metri da Harry e continuava ad urlare:
- Uccidimi! -                                                                       
L’Auror esitò, tenendo sempre la Bacchetta di Sambuco puntata verso il suo nemico. In fondo bastavano solo due parole: Avada Kedavra. Se le avesse dette, tutto sarebbe finito. Il ventiduenne lo incalzava:
- Avanti, dimostrami cosa sai fare! –
La testa di Harry era affollata di pensieri e per la prima volta da vent’anni non riusciva ad organizzarli, in balia com’era dello stress. Aveva titubato per tutto il duello, usando tanti incantesimi, eccetto quello che si era promesso di utilizzare. Doveva o non doveva ucciderlo? Ma soprattutto: avrebbe potuto farlo?! Poi, come un lampo, si ricordò delle vittime di quella Maledizione Senza Perdono: Sirius, Silente, Remus, la madre, il padre. Ciò fu sufficiente e quando urlò:
- Expelliarmus! –
nella sua testa vi era un’ unica verità: “NON sono un assassino”.
La Bacchetta di Kevin fu sbalzata dalla sua mano e il giovane si accasciò a terra incredulo. “Avrebbe dovuto usare l’Anatema Che Uccide, avevo corrotto la sua anima” pensò.
All’Auror cadde d’un tratto la Stecca della Morte dalla mano. Quell’incantesimo. Il dolore era troppo forte. Kevin si alzò e Harry se ne accorse: doveva resistere ma non ce la faceva, sentiva di essere spacciato. Ma Kevin lo aiutò ad alzarsi e poggiò le sue mani sul costato, pronunciando parole incomprensibili. Da sotto le bende uscì una luce di colore azzurro, che fece rimarginare la ferita. Harry lo guardò stupito e chiese:
- Perché? –
Non trovava alcun senso per quell’azione.                                                                                               
Kevin sorrise:
- Conosci la storia dello scontro tra Albus Silente e Gellert Grindelwald? -                                              
- Certo. – rispose.
– Beh, oggi possiamo dire di aver fatto ripetere la storia con personaggi diversi. Ho cercato di sconfiggerti in ogni modo, Potter. Sia Bacchette alla mano, sia moralmente. Ho cercando di spingerti a cercare di uccidermi. Non ci sono riuscito. Sei tu il vincitore! Con questo incantesimo curativo riconosco la tua superiorità. –
In quel momento apparvero una cinquantina di Auror.
– Ci hanno trovato. –
sospirò Kevin.
L’ultimo Dragon non oppose resistenza e venne ammanettato.
Mentre lo portavano via, si rivolse a Harry:
- Potter! Potevi uccidermi o per lo meno cercare di farlo. Perché un Expelliarmus? Altre persone non lo avrebbero fatto. -                                                                        
Stavolta fu Harry a sorridere:
- Io non sono gli altri, sono Harry Potter! –
lo guardò attentamente come aveva fatto ad Azkaban e, dopo qualche minuto di silenzio e memore del gesto inusuale che aveva compiuto qualche minuto prima, continuò con voce rattristata per la sorte del giovane mago:
- Avresti potuto scegliere una strada migliore, ragazzo. – sospirò Harry.
- Già, forse avrei potuto. Ma ho fatto le mie scelte e non si torna indietro.-
 
                                                                              *
 
Il Ministro della Magia sedeva tranquillo nel suo ufficio inondato dai raggi solari. Una voce ruppe il silenzio: - Salve Kingsley. Bella giornata no? Spero non ti disturbi scambiare quattro chiacchiere con un ritratto. –
 Shaklebolt guardò il quadro dalla cornice dorata, raffigurante un paesaggio dove si muoveva la figura di un vecchio dalla barba argentata e dagli occhi azzurri dietro ai soliti occhiali a mezzaluna. L’uomo sorrise:
- Sai che è sempre un privilegio parlare con te, Albus. Sai, ci manchi. –
- Oh grazie, ma non parliamo di me. Ho saputo che fra i tuoi Auror, Harry è sempre uno dei migliori. –
- Hai saputo bene. – confermò Shacklebolt.
– Anche i ritratti amano parlare e tenersi informati. – constatò calma l’imponente figura nel quadro – Hai informazioni da darmi? –
- Avevi ragione come al solito. –
affermò il Ministro.                                                                                                              
– Sono tutto orecchie. –
disse il ritratto di Silente.                                                                                                                 
– Il ventiduenne è stato un pericolo, fortunatamente arginato. Anche Potter si era subito reso conto che fosse un mago pericoloso. Per quanto riguarda il Mondo Magico, non tutti hanno colto a pieno la situazione delicata che abbiamo appena scampato e questo è un male! –
 - Lo penso anche io. –
disse annuendo la figura dell’ex Preside di Hogwarts
– Purtroppo si è ancora spaventati dal passato. Fortunatamente si è scongiurato il rischio di altri tempi bui. La comunità magica non avrebbe retto il colpo. –
- Mi fa piacere che tu sia d’accordo. –
disse Kingsley.                                                                                                         
– Harry? –                                                                                                                                                                                          - Anche su questo argomento hai avuto ragione sin dall’inizio. Ho parlato con lui. Per combattere ha utilizzato la Bacchetta e voleva uccidere il suo avversario, ma alla fine ha desistito. Come lo sapevi? –
- Perché conosco Harry. Perché non lo ha fatto? –
Il Ministro mostrò un altro sorriso sincero e si accinse a rispondere: - Per due motivi. Il primo è dato dal fatto che non vuole somigliare in nulla al Signore Oscuro che tanto gli ha portato via fin dall’infanzia. Il secondo è che è diventato padre: mi ha confessato che se avesse ucciso la notte del 31, non avrebbe più avuto il coraggio di guardare i suoi figli, sua moglie e i suoi amici in faccia. –
Il ritratto di Albus Silente sorrise commosso:
- Gli anni passano e fortuna vuole che i suoi principi non siano cambiati. –
- Già. –
convenne Kingsley –
e ci ha anche aiutati per imprigionare Kevin Dragon. -                                                        
- Le mie orecchie dipinte sentono novità. –
- Come ti avevo detto, il ragazzo era immune dagli effetti dei Dissennatori, anzi poteva e può ucciderli. Metterlo di nuovo ad Azkaban sarebbe stato inutile. Abbiamo riutilizzato la cella di Grindelwald e Harry ha usato la Bacchetta di Sambuco per creare incantesimi difensivi impenetrabili. Starà chiuso lì a vita e controllato ventiquattro ore su ventiquattro. –
- La Bacchetta si è dimostrata utile. –
osservò la voce di Silente.                                                                                          
– So dove vuoi arrivare Albus. E la risposta è no: non terrà il Dono, ma lo riporterà ad Hogwarts per nasconderlo. –
- Non c’è riuscito vent’anni fa. –
osservò la voce del defunto Preside.                                                                     
– E’ pronto. –
disse calmo Kingsley.                                                                                                                                           
– Non ho dubbi. Non ho mai dubitato di lui. E’ stato un piacere parlare con te Ministro. -
 
   
 
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