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Autore: Meahb    22/12/2008    4 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fallingflyng11

FALLING OR FLYING



‘Sometimes it's hard to tell
If there's a life behind a song
But i know tomorrow
Today won't feel so long
Cause on the 42nd night
The room was dark but the stage was bright

Are we falling or flying
Are we falling or flying
Are we living or dying
Cause my friend this too shall pass
So play every show like it's your last’

 

Grace Potter and the Nocturnal

 


Los Angeles, 2008

 

 

Orlando appoggiò la fronte sulla superficie fresca della vetrata del finestrone, in salotto.

Si sentiva esplodere.

Teso fino allo spasmo, aveva l’impressione che anche il tocco più delicato avrebbe potuto farlo scattare come una molla.
Aveva provato a chiamare Abaigeal, invano. Lei aveva staccato il cellulare. Da tre giorni.
Gli sembrava di impazzire se non parlava subito con qualcuno.
E con chi parlava di solito quando si sentiva confuso? Quando si sentiva insicuro, sconvolto, indeciso, stupito? O quando si sentiva felice, divertito, sereno?
Parlava con lei. Parlava con Bee.
E gli sembrava un nonsense non poter parlare con lei adesso. Gli sembrava dannatamente incomprensibile che lei avesse tagliato ogni ponte con lui. Lui che era il padre di quel bambino che cullava nel grembo.
Istintivamente sorrise.

Un bambino….

Aveva sempre desiderato un figlio. Un piccolo frugoletto che corresse per casa e riempisse la sua vita di risate e domande e pianti e sorrisi.
Diversamente da quello che si potesse immaginare, non gli sembrava poi una tragedia. Ok, c’era Miranda, c’era il matrimonio e una vita programmata fino all’ultimo dettaglio. Ma c’era anche Bee.
Si rese conto, che il suo rapporto con lei, aveva sempre camminato in binari separati e paralleli a quelli della vita che aveva scelto per lui.
Loro due non avevano niente a che fare con la vita reale, eppure era proprio quello il rapporto più reale di cui si sentiva parte.
Era la loro relazione quella che aveva sempre pesato di più sul piatto della bilancia e si chiese, dannazione a lui, per quale cavolo di motivo non avesse preso in mano le redini di quella situazione prima che degenerasse definitivamente.
Sbuffò, sbattendo la testa sul vetro.

Cazzo-cazzo-cazzissimo.

Doveva parlare con qualcuno. Con qualcuno che non l’avrebbe giudicato, con qualcuno che avrebbe capito e che non fosse stato troppo coinvolto.
Scartò subito Samantha e sua madre. Scartò Kevin e scartò Allison.
Fece una smorfia di disappunto, finché un barlume di idea gli passò per la testa.
Prese il cellulare dalla tasca e compose il numero di Dominic.
L’amico gli rispose nel giro di un paio di squilli.
“Ciao Dom”, mormorò tetro.
“OB che hai?”, si preoccupò l’altro,”Ti sei rotto qualcos’altro?”, ridacchiò, “Spero non sia niente che possa tornare utile durante il matrimonio!”.
Orlando, a sentire quella parola, ebbe un crampo allo stomaco.
Il matrimonio, già.
“Dom, hai da fare?”
“Cosa diavolo sta succedendo OB? Mi fai preoccupare”.
E fai bene a preoccuparti, amico mio, pensò Orlando.
“Puoi venire da me subito?”
“Se me lo dici così arrivo di volata, ragazzo. Sono ufficialmente angosciato”, borbottò, “Dammi un quarto d’ora e sono da te!”, promise, chiudendo la comunicazione.
Orlando rimase a fissare il display del telefono.
E improvviso, come una sferzata di vento gelido, gli arrivò un ricordo vecchio di anni.

 

 
Abaigeal era seduta sul dondolo del patio.
Orlando, istintivamente, incrociò le braccia sul petto. Nello sguardo, un sottile velo di preoccupazione.
 Aveva sperato che quella settimana di vacanza a Galway le avrebbe fatto bene, ma invece lei sembrava sempre più assorta nei suoi pensieri, tanto da escludere anche lui.
Sospirò, quindi aprì la porta di casa Gallagher e uscì fuori.
Bee non si voltò nemmeno, rimase a contemplare la luna lucente che illuminava il boschetto al lato di casa.
Fece un paio di passi, quindi si sedette nel dondolo accanto a quello di lei, senza dire nulla.
Aveva imparato che alcuni pensieri non vanno disturbati.
Finalmente lei si voltò ed Orlando riconobbe i suoi occhi vagamente bagnati di pianto.
“Tutto ok, Bee?”, si decise a dire.
Lei gli sorrise tristemente.
“Io ti amo, Flow. Lo sai, vero?”, gli domandò.
Lui spalancò gli occhi, sorpreso. Cos’è che aveva appena detto?
Abaigeal sorrise ancora, “Ci sto pensando da un po’ a dir la verità e pensavo fosse giusto dirtelo”.
Lui ammutolì. Non sapeva davvero cosa rispondere.
“Capisco che ti amo perché non conosco nessuno meglio di te, Flow. Ti conosco a memoria. So l’espressione che fai quando c’è troppa luce in giro e non porti gli occhiali da sole. Strizzi di più l’occhio sinistro e fai una buffa smorfia con la bocca. So che quando dormi ti piace che chi ti è accanto ti tenga le dita. Non la mano. A te basta avere un dito intrecciato alla persona che dorme con te. So che se fai un brutto sogno hai la tendenza a nascondere la faccia nell’incavo del mio collo, come a volerti proteggere da quello che vedi. So che quando sei veramente felice, scoppi a ridere e ti tieni una mano sullo stomaco. So che quando parli con qualcuno hai bisogno di toccarlo, di sfiorargli anche solo una spalla, come a volergli ricordare che tu sei davvero lì, che stai partecipando completamente alla conversazione. So che quando devi dire qualcosa a cui tieni particolarmente, guardi il tuo interlocutore dritto negli occhi e non distogli mai lo sguardo, neanche per un secondo. So che sei terrorizzato all’idea di deludere che ti ama, ma so anche che sei cosciente che amare incondizionatamente qualcuno significa anche perdonargli qualche errore. So che ti piace stare a sentire la musica fino a che non crolli addormentato sul divano. So che adori passeggiare in mezzo alla natura e so anche che quando mediti ti visualizzi seduto in mezzo al St. James perché è lì e in nessun altro posto di Londra che senti davvero il profumo della vita. So quello che significa il sole che ti sei tatuato vicino l’ombelico e so perché ti ostini a portare i capelli lunghi.
So che detesti i tuoi ricci, che vorresti i tuoi capelli più ordinati ma so anche che non li avrai mai troppo precisi perché sono esattamente come sei te. Liberi di essere come preferiscono. So che alle volte hai dei vuoti nell’anima perché ti senti inadatto ad affrontare quello che ti capita e so che è in quei momenti che ti devo abbracciare sul serio. Con tutte due le braccia ad avvolgerti le spalle e con una mano devo accarezzarti la testa lentamente, e ti devo promettere che andrà tutto alla meraviglia perché un essere come te merita di avere ogni sogno realizzato. So che quando ridi davvero e non per dovere, socchiudi un po’ gli occhi e ti metti una mano vicino alla bocca. So che sei fragile come un fiore ma so anche che non hai paura che la tempesta ti spezzi perché sai assecondare perfettamente il movimento del vento, checché tu ne dica. E so che se sono a conoscenza di tutte queste cose… è perché ti amo, Flow”.

Lui continuò a non parlare, la guardava e basta, come se non la riconoscesse davvero.

Abaigeal proseguì senza paura, “So che ti ho amato da quella sera in cui mi hai detto che non dovevo mai smettere di cercare il grande amore ed eravamo proprio qui, mentre navigavamo sulle acque di questa meravigliosa terra. E posso assicurarti che non sono mai venuta meno alla promessa che ti feci quella notte, Flow. Non ho dovuto cercarlo il grande amore, mi è semplicemente capitato tra le mani come una goccia di pioggia. La stessa pioggia di cui parla quella canzone che amo tanto e che tu sai perfettamente perché la amo in quel modo così sconsiderato. Perché io conosco a memoria te come tu conosci a memoria me, Flow. E questo è sufficiente per me. Per non chiedere niente di più dalla vita”.

“Io…”, balbettò lui, imbarazzato.

Abaigeal allungò una mano fino a sfiorare la sua, “Flow volevo solo dirtelo, non c’è bisogno che tu dica qualcosa”.

“Tu stai…cioè, sei triste…insomma, sei così triste a causa mia?”, le domandò.

“Oh Dea, certo che no! Io stavo così perché ti mentivo Flow e tu sai perfettamente quanto detesti mentirti”.

Orlando annuì, sforzandosi di sorridere.

Abaigeal intuì dalla sua espressione che stava reprimendo qualcosa dentro di lui. Che stava cercando di non ferirla. Sospirò, quindi si alzò in piedi, si sedette sulle sue gambe e lo abbracciò. Forte. Quasi a stritolarlo.
Orlando ridacchiò.
“Flow mi prometti che questa cosa che ti ho detto non cambierà il nostro rapporto neanche di una virgola?”, rise, “Cioè, lo so che ho appena detto di amarti, ma anche tu sai che l’amore ha mille facce e mille modi di manifestarsi, quindi…”
“Bee non rinuncerei a te neanche se mi dicessi che stai per sposare il giardiniere di tua nonna!”, la rassicurò carezzandole la schiena.
Abaigeal si rilassò ed Orlando la strinse impercettibilmente.
No, il loro rapporto non sarebbe cambiato.
Neanche di una virgola.

 

 

A ripensarci adesso, gli veniva quasi da ridere. E da maledirsi.
Naturale che il loro rapporto era cambiato, dopo quella dichiarazione così intensa. Naturale anche che lui aveva cominciato a pensare spesso – troppo spesso- alle parole di Bee e a quello che gli suscitavano nello stomaco. Perché come diceva lei, le emozioni nascono nel cuore ma le senti nello stomaco. Sempre nello stomaco. Se non le senti lì, allora non sono vere emozioni e quindi non c’era da preoccuparsi.
E lui non aveva mai avuto alcun dubbio sulle emozioni che gli provocava quella dichiarazione.
Già, provocava.
Dopo quasi cinque anni, ancora sentiva una morsa nello stomaco se ci ripensava. Perché indubbiamente quella era stata la dichiarazione d’amore più bella e appassionata che qualcuno gli avesse mai fatto.
E che fosse stata proprio Bee a fargliela, non lo stupiva neanche un po’, a dire il vero.
Il campanello lo riscosse dai suoi pensieri, così come la voce di Dominic che gridava, “Bloom apri la porta prima che la sfondi!”.
Scosse la testa, suo malgrado divertito dall’impeto di quello che considerava il suo miglior amico. Lui e Bee erano più simili di quello che credevano.
Girò la chiave e con un colpo di polso aprì la porta.
Dom lo guardò con aria sconvolta, quindi prese a toccarlo in vari punti del corpo.
“Che fai?”, domandò lui senza capire.
“Controllo che non ci sia niente di rotto”, lo zittì Dom con uno sguardo torvo.
“Secondo te se mi ero rotto qualcosa sarei venuto ad aprirti?”
“Giusto”, gli concesse l’altro spingendolo dentro e chiudendo la porta.
“Siamo soli?”
“Chi ci dovrebbe essere?”, domandò Orlando stranito.
“Che ne so!”, borbottò l’altro lasciandosi cadere sul divano.
“Ovviamente se ti chiamo dicendoti che ho una crisi in corso, invito altre sedici persone ad assistere”, ironizzò Orlando, sedendosi a sua volta sulla poltrona.
“Hai una crisi?”, domandò Dom.
“Si”
“Bene”, disse l’altro con sarcasmo, “Ci voleva proprio una bella crisi! Mi mancavano”.
“Sei simpatico”, borbottò l’altro.
“Avanti OB, sputa il rospo”, si guardò intorno, “Ma prima rispondi a questa: dov’è Bee?”
Orlando sbiancò di colpo e Dominic mangiò la foglia in meno di un secondo.
“Oh merda”, sibilò.
L’altro affondò la testa nelle mani.
“OB non dirmi che ci sei andato a letto”.
Orlando annuì senza alzare il viso.
“Da quanto va avanti?”
“Da un po’”, mormorò l’altro.
Dominic si agitò sul divano, “Un po’ quanto OB?”
“Un po’…anni, Dom!”
“Oh Cristo Benedetto! Anni? Anni??? Tu e Bee andate al letto insieme da anni??”
Orlando soffocò una risatina. Dominic era assolutamente sconvolto.
“Dom lo so che può suonarti strano ma…”
“No, invece”, disse l’altro più tranquillo, “Si capiva che poteva esserci qualcosa. Ma Sam ha sempre detto che siete così praticamente da una vita e mezza, quindi non ci ho smaliziato sopra”, fece una smorfia, “Ma a guardarvi bene uno può pensarci”.
Orlando sorrise.
“Che vuoi fare, dunque? La ami? Lasci Miranda? Sposi lei? Lasci tutte e due e te ne vai in Patagonia?
“Che amo Bee è talmente scontato che neanche dovrei risponderti”, puntualizzò Orlando, “Ma il problema non è solo questo”
“Come sarebbe a dire?”
Orlando sospirò. Doveva raccontare a Dom la storia dall’inizio.
E così prese a parlare della loro amicizia, di come Bee fosse stata sempre presente. Gli raccontò delle promesse che si erano fatti durante quegli anni e della dichiarazioni di Bee sotto il cielo stellato di Galway. Gli raccontò della loro prima volta e di tutte quelle che seguirono. Gli disse che aveva sempre saputo che era lei la donna per lui, ma che non aveva mai voluto crederci veramente. Gli disse di amare Miranda, anche. Che non avevano mai pensato, lui e Bee, di poter veramente unire le loro strade.
Dominic lo ascoltava con interesse, interrompendolo di tanto in tanto per avere maggiori spiegazioni.
Quando Orlando terminò, Dom lasciò andare un lunghissimo sospiro.
“Ok, capisco OB, mi è chiara tutta la situazione. Ma non mi è chiaro perché hai una crisi ora”, si accese una sigaretta, “Hai cambiato idea?”
Orlando si grattò la tempia, “Si. Cioè, ci stavo pensando già da un po’ a dir la verità. Da quando questa storia del matrimonio ha cominciato a diventare seria…però non è solo per questo”.
“OB, ti prego, parla!”, lo implorò.
“Bee è incinta, Dom. Incinta di me”.
Dominic Monaghan aprì la bocca sconvolto, la sigaretta cadde sul parquet del salotto e riuscì a dire una sola parola.
Oh cazzo!”

 

 

 

 

NDA

 

Ebbene si… pensavate di esservi liberate di me e invece TADAN! Sono tornata.

Perdonatemi per il maledettissimo ritardo ma purtroppo ho avuto mezzo mese decisamente pesantissimo. Lasciamo stare va….

Con questo capitolo torniamo ai giorni nostri, come avete visto. Giorni difficili per questi due scemi che non hanno ancora capito cosa fare.

E giorni a cui seguiranno altri giorni pieni zeppi di colpi si scena.

Siete pronte??

Io si… *Amaranta ride come una cretina*

 

Vi ringrazio tutte, ragazze.

Strow (che ti adoro e venero come Cerridwen), Bebe (che deve necessariamente continuare la sua storia che sono curiosissima) e Star Petal che mi ha fatto arrossire quando ho letto la sua recensione.

Un grande GRAZIE anche a tutte le ragazze che mi hanno scritto in privato facendomi i complimenti. Siete state carinissime e vi ringrazio davvero di cuore.

E un grazie anche ai lettori silenti…anche se, gente, potete anche mandarmi affanculo, ma se lasciate un segno del vostro passaggio ve ne sono grata!!

 

Vi bacio tutte, splendide donne!

A prestissimo!

 

Amaranta

  
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