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Autore: _exodus    06/04/2015    1 recensioni
[Taiyou centric]
Osservo stanco , con gli occhi cerulei spenti dalla poca voglia di vivere, un punto imprecisato della stanza in cui mi trovo.
Da quando sono stato dimesso dall’ospedale di Inazuma-cho non sembro più essere lo stesso. La passione per il calcio che ardeva in me sembra essersi spenta all’improvviso, eppure avevo resistito persino quando i medici mi diagnosticarono un problema al cuore che mi avrebbe impedito di giocare a lungo a calcio.
[...]
Almeno ho scelto un posto triste quanto me per morire...
Mi riprometto che farò veloce e che la mia sarà una morte indolore.
Osservo per qualche istante la mia immagine riflessa in una piccola pozza d’acqua accanto al lavandino, faccio veramente schifo, non ho nemmeno un’aria dignitosa.
[...]
“ ...Forse perché l’uomo è l’animale più stupido che ci sia, o semplicemente il più fragile. O forse perché è impossibile evitare le salite, i sentieri più impervi e le buche del nostro cammino „
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matsukaze Tenma, Taiyou Anemiya, Tsurugi Kyousuke
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Soldier


...Forse perché l’uomo è l’animale più stupido che ci sia, o semplicemente il più fragile. O forse perché è impossibile evitare le salite, i sentieri più impervi e le buche del nostro cammino

 

Osservo stanco , con gli occhi cerulei spenti dalla poca voglia di vivere, un punto imprecisato della stanza in cui mi trovo.
Da quando sono stato dimesso dall’ospedale di Inazuma-cho non sembro più essere lo stesso. La passione per il calcio che ardeva in me sembra essersi spenta all’improvviso, eppure avevo resistito persino quando i medici mi diagnosticarono un problema al cuore che mi avrebbe impedito di giocare a lungo a calcio.
Purtroppo per me, raggiungendo i 19 anni, ho dovuto smettere di giocare a calcio, giocando anche solo una partita potrei rischiare di morire.
Ormai la mia vita non ha più senso e, sinceramente, non l’ho mai capito.
I pensieri mi tormentano nel sonno e non so più che fare.
La mia vita, fuori da quelle quattro mura della mia stanza d’ospedale, non è niente...
Anche oggi esco di casa come mi trovo a fare di tanto in tanto. Con un paio di auricolari nelle orecchie cammino a passo spedito per i piccoli vicoli tortuosi che si nascondono nelle zone più remote della città, mentre il cielo visibile dallo spazio ridotto concesso dai tetti ormai rovinati è di un grigio intenso, tutt’uno con il mio umore.
Passo –come sempre- davanti al campo di calcio della Raimon, dove la squadra del liceo è intenta ad allenarsi duramente. Poi, noto una mano agitarsi in alto richiamando l’attenzione.
E di chi si potrebbe trattare se non di Tenma Matsukaze?
Probabilmente ha notato la mia massa di capelli arancioni perennemente scompigliati, e ora mi saluta allegro agitando energetico la mano.
Io ancora mi chiedo come faccia a trovare tutta quell’energia e quella passione immensa per il calcio, e pensare che lo ammiravo proprio per questo...
Quasi innervosito contraggo i muscoli del volto modificando quella che fino a pochi istanti fa era un’espressione sorpresa, in uno sguardo glaciale e giratomi sui tacchi me continuo a camminare a passo spedito.
Sento le mani farsi fredde e le infilo nelle tasche del giubbino. Con mia grande sorpresa qualcosa mi sfiora la mano destra, un oggetto dalla superficie liscia e fredda con una strana molla. Incuriosito lo afferro e lo estraggo dalla tasca.
Nelle mani stringo un coltellino svizzero con la lama appuntita tenuta ferma in una rientranza del legno e che si può liberare premendo una sorta di bottone situato a lato che aziona la molla in modo tale da fare scattare la piccola lama appuntita.
Improvvisamente mi ritorna alla mente l’odore dei vicoli più nascosti della città di sera, quelli frequentati da spacciatori e venditori di piccoli arnesi come coltellini o pistole.
Quella sera decisi di fidarmi dell’istinto che mi portò dritto in una di queste famose stradine mal frequentate. Con mia grande sorpresa incontrai Kyosuke che, per quanto ne ho capito, frequenta posti del genere da un po’ di tempo. E, prima che me ne andassi, mi regalò questo coltellino dal manico in legno di un marrone intenso, anche se tutt’ora non ne conosco il motivo.
Un’idea mi balena in testa mentre mi rigiro tra le mani il pericoloso arnese.
Senza il calcio la mia vita non ha più senso, rifletto, ormai che senso ha vivere una vita che non mi va più a genio quando posso farla finita senza problemi?
Guardandomi intorno, nell’ampio parco di Inazuma-cho, fra gli alberi e i cespugli, riesco a scorgere un piccolo bagno pubblico isolato le cui pareti sono ricoperte di muschio.
Osservo ancora, come ammaliato, il piccolo coltello e una volta fatta scattare la lama mi dirigo verso il piccolo bagno situato affianco al parco della città.
Una volta chiusa alle mie spalle la porta scricchiolante incrostata dalla ruggine osservo il piccolo bagno il cui pavimento bagnato è fatto interamente di piastrelle bianche rese grigie dalla polvere.
La poca luce proviene da una piccola finestra rotta probabilmente da un sasso. Il lavandino, situato sulla parete sinistra il cui intonaco è sgretolato e inizia a cadere a terra, è anch’esso incrostato di ruggine, segno dell’usura, e in un angolo vi è il WC.
Un forte odore di muffa misto a quello di acqua sporca, umidità e polvere, mi arriva alle narici mentre l’aria fredda della stanza inizia a farmi gelare le mani.
Almeno ho scelto un posto triste quanto me per morire...
Mi riprometto che farò veloce e che la mia sarà una morte indolore.
Osservo per qualche istante la mia immagine riflessa in una piccola pozza d’acqua accanto al lavandino, faccio veramente schifo, non ho nemmeno un’aria dignitosa.
Sul mio viso c’è solo uno sguardo annoiato e patetico, mi faccio pena da solo...
Estraggo la lama del coltello e dopo aver posato il polso sinistro sulla superficie fredda del lavandino, lo tengo fermo il più possibile mentre, tremante, la mano destra che tiene saldamente il coltellino si avvicina sempre di più al polso.
Quando la lama fredda si poggia sul polso, con un colpo deciso, faccio penetrare la lama appuntita nella mia pelle e la sposto facendo muovere abilmente da sinistra verso destra la mano. Il dolore si fa sentire ma viene offuscato dal desiderio di rifarlo e dal piacere che provo procurandomi del male.

 

La mia vita ormai non è niente, perché continuare a vivere inutilmente?
 

E, con un movimento veloce, mi procuro un secondo taglio.
Il sangue scarlatto inizia a fuoriuscire sempre più insistente colandomi su tutto il polso fino ad arrivare alla mano.


Ma sì, diamo un taglio alla vita! Dopotutto a chi importerà se muoio?
 

Con maestria mi procuro anche un terzo taglio e questa volta l’odore di sangue si fa sempre più insistente e lo assaporo inspirando l’aria calmo.
E pensare che quando qualcuno stava male dicevo sempre che non esistono solo il nero e il bianco, ma c’era anche il grigio e altre mille sfaccettature e colori.

 

Che bugiardo, mi faccio schifo da solo!


E pure una quarta volta la lama fredda ormai tinta di rosso penetra della mia pelle e io urlo di piacere sentendola scorrere sul polso.
Se ci penso, non è la prima volta che il mio cervello mi aveva comandato di fare questo, ma solo ora mi sento libero di farlo. Quando ne parlai con Tenma lui mi disse che erano solo sciocchezze, che dovevo essere forte, come un soldato, come un leone.
Eppure sono riuscito a cadere pure in questa buca e a farmi annebbiare la vista dai sentimenti.
Quasi per punirmi, per l’aver pensato che tutto procurarmi del male fino alla morte non fosse la soluzione, mi infliggo un quinto colpo sul polso ormai ricoperto da una sostanza vermiglia e appiccicosa.
Ma solo ora capisco veramente che tutto ciò è sbagliato.

 

Ormai non posso fare nulla...
 

Non sento più il terreno sotto i piedi e un forte mal di testa inizia a trapanarmi il capo.
Indietreggio barcollante fino a cadere una volta che la mia schiena è venuta a contatto con la parete gelida.
L’aria inizia a mancare e improvvisamente, a differenza di come dicevo, non vedo né il bianco, né il grigio, vedo solo il nero.


Solo ora riesco a capire il vero senso della vita.


La vita è come una guerra a cui vi partecipano un miliardo di soldati, ma solo quelli che riusciranno a rimanere in piedi con la loro forza di volontà e il loro carisma ne usciranno vincitori. Solo dopo la fine di questa guerra si conosceranno i veri soldati.
Ecco, io sono stato un soldato infedele che una volta caduto non è più riuscito ad alzarsi abbandonandosi a quella che è la morte.
Rido.

 

E dovevo aspettare di morire per scoprirlo?
Sono stato solo un buono a nulla perché mi sono reputato tale fino alla fine...


“ È vero, imparare ad amare sé stessi è difficile, e questo è quanto. „

 
 




{ Angolino dei ventordici pandapinguicorni depressi }

Hi guys! :3
Molti di voi saranno pronti con i forconi e le torcie fuori da casa mia perchè pubblico nuove shot e non aggiorno le due fict, lo so.
Ma oggi ci tenevo a pubblicare questa shot scritta un mesetto fa e dedicata ad una mia cara amica che era arrivata a diventare autolesionista, fortunatamente ha deciso di parlarne con me ed un'altra nostra amica ed è riuscita a risolvere tutto.
Però questa è una fict dedicata a tutti.
Perchè ognuno di noi è bello così com'è, perchè con il suo carattere dalle mille sfumature sa essere speciale, perchè nessuno è uguale agli altri perchè siamo tutti unici.
Perchè ognuno di noi è una stella che brilla alta in cielo. Perchè ognuno di noi è speciale.
Dopo il pensiero da intellettuale direi di concludere qui ^^
Spero che la storia vi sia piaciuta e sarei felice se mi diceste cosa ne pensate con un commento qui sotto.
Alla prossima popolo di EFP!
- Chiaracchan

P.S. Le due citazioni all'inizio e alla fine della storia sono tratte dal libro "Trent'anni e una chiacchierata con papà" di Tiziano Ferro.

 

   
 
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