Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: slashsriffs    06/04/2015    2 recensioni
Los Angeles, 1987.
Lisa ha vent'anni, vorrebbe divertirsi ma non può, perchè dentro di sè sente di averne ottanta.
Una sera di maggio incontra Slash, un chitarrista squattrinato che insieme al resto della sua band riscuote una certa notorietà nella città degli angeli.
La loro può sembrare una passione durata una singola notte fatta di alcol e forse stupefacenti, ma le cose cambiano quando da sobri un paio di occhi neri ritrovano le grandi pupille chiare che lo avevano tormentato notte e giorno.
____________________________________________________________________________________________________
Superati le 10k letture e i 550 voti favorevoli su Wattpad.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pensava al suo futuro e si diceva che la sua storia un giorno non sarebbe stata degna di essere raccontata.
Cosa c’era di bello in quello che faceva? Seguire una band, spostarsi da una città all’altra con la sola priorità di aggrapparsi ad un chitarrista tossico, dipendente da droghe e squattrinato perché forse ne era innamorata o perché le sembrava l’unica alternativa all’inferno che era stata la sua vita fino al giorno in cui incontrò di nuovo Slash a New York.
Le sarebbe piaciuto iniziare a scrivere un diario, rileggere quello che le si presentava davanti giorno per giorno.
Ma poi si rese conto che nessuno l’avrebbe letto, neanche lei.
A chi sarebbe piaciuto leggere di una ragazza che per continuare a vivere era stata costretta a vendere il proprio corpo?
Che per aiutare sua madre mentiva dicendole che il suo turno al Roxy durava sino alle cinque del mattino?
Che aveva abbandonato Los Angeles, la sua migliore amica Meredith e suo fratello Tyler perché spaventata da quanto terribile sarebbe stata la sua vita senza il ragazzo che aveva conosciuto mesi prima, un perfetto sconosciuto, che credeva di amare?
Di un’eroinomane? Perché era quello che era diventata.
Era dimagrita, non mangiava dicendo agli altri che stava seguendo una dieta, mentre alle loro spalle si chiudeva nella camera per iniettarsi l’ennesima dose che scorreva veloce mischiata al suo sangue. Poteva fare a meno di mangiare, ma non dell’eroina.
Ci aveva provato i primi giorni, iniziando ad ingerire delle pasticche che non credeva fossero pericolose, prendendone sempre di più, alternando a quelle la cocaina sniffata di nascosto, aspettando che Slash si addormentasse per rubargliene un po’.
La droga ormai non era più uno sfizio, ma un modo di vivere.
Era come un sogno e i sogni non puoi fermarli, si frantumano in modo folle come vogliono loro.
Le aveva insegnato una sola cosa: che al di fuori del dolore, non c’era nulla.
E quando si ritrovava abbracciata a Slash, mentre nelle loro vene scorreva veloce l’ennesima dose e il piacere invadeva i corpi di entrambi, troppo stanchi e distrutti per poter parlare o fare altro, il dolore svaniva e ciò che li circondava, ciò che diventavano era il nulla.
Era come se la sua mente, affollata dai mille dubbi, problemi, timori, decidesse che per qualche ora c’era bisogno di silenzio.
E per far tacere i tormenti bastavano soltanto una siringa, un laccio emostatico, un cucchiaio, un accendino e un po’ di eroina.
La droga è la speranza di chi speranza non ne ha più, diceva Jim Morrison prima della dose fatale che gli stroncò la vita.
Ed era vero, perché Lisa di speranze non ne aveva più.
Tutti i suoi sogni si erano frantumati nel giro di pochi mesi, tutto si era annullato intorno a lei, tranne quella sorta di sentimento nei confronti di Slash.
Non era sicura fosse amore, o almeno non se ne rendeva ancora conto, se ne stava in silenzio a dirgli con il corpo ciò che avrebbe voluto svelare con le parole, ma neanche lei riusciva a trovare quelle giuste.
Insieme prendevano morfina, diacetylmorfina, ciclozina, codeina, temazepam, nitrazepam, fenobarbitale, amobarbitale, propoxyphene, metadone, nalbufina, petedina, pentazocina, buprenorfina, destromoramide, chlormetiazolo*.
Le strade schiumavano di droghe contro il dolore e l’infelicità, contro i limiti, gli ordini, i vincoli temporali, e loro sapevano dove trovarla. Le prendevano tutte.
Sembrava che il momento di bucarsi fosse diventata una cosa intima per entrambi, si distaccavano dal resto del gruppo per il sesso o appunto per la droga.
Ognuno di loro era riuscito a costruire qualcosa, malgrado le sue dipendenze: Slash, nonostante tutto, era un ottimo chitarrista, e il successo della band continuava a crescere; Axl aveva Erin, anche se la loro relazione risultava abbastanza strana e turbolenta agli occhi di tutti; Duff si era sposato con Mandy e le cose sembravano andare bene tra i due, nonostante la distanza lei riusciva a raggiungerlo a qualche concerto; anche Steven e Cheryl si erano sposati mentre Izzy, dopo Angela, aveva deciso di trascorrere il resto della sua vita in balia delle puttane che avrebbe incontrato sulle vie di ritorno dai concerti.
Lisa si drogava.








E c’era ancora un po’ di resina di papavero* disciolta nelle sue vene quando si ritrovò seduta mezza nuda al fianco di Izzy, che se ne stava silenzioso in mezzo al corridoio al caldo, sempre più solo e vecchio in una giornata di fine agosto, con le gambe addormentate e la faccia triste.
Lisa si aggrappava al suo collo, ridendo mentre Steven correva nudo urlando, inseguito da uno Slash furioso, e da una delle camere si sentiva la voce contrariata di Axl che cercava di parlare al telefono.
Izzy le sfiorò una gamba sorridendole appena, beandosi per qualche secondo della sua risata cristallina.
Dalla stanza di Duff udirono il vetro frantumarsi contro le pareti sottili, entrambi appoggiarono le orecchie al muro per sentire meglio, chi curiosa e chi preoccupato.
Con le sopracciglia aggrottate e la mente corrosa dai vermi, Izzy osservava Lisa invece di cercare di capire cosa Duff stesse urlando e soprattutto perché fosse arrabbiato.
Si soffermò sulle labbra piene leggermente aperte e sulla delicata presa che le mani di lei esercitavano ancora alla base del suo collo, mentre la sua di mano stringeva leggermente un ginocchio scoperto dalla gonna che indossava.
Lisa ricambiò lo sguardo di fuoco che Izzy le stava rivolgendo, i loro occhi si incatenarono ma questa volta le pupille indagatrici di Lisa non riuscirono a decifrare ciò che lui stava pensando.
Izzy sorrise dentro di sé, non le avrebbe dato il permesso di entrare nella sua mente, non di nuovo. Non sapeva come facesse, ma ogni volta riusciva a spiegare il suo stato d’animo, nonostante lui non le rivelasse nulla.
Quella volta no, anche se i suoi occhi le comunicavano le lamentele, i capricci, i brontolii e i pianti che aveva dovuto sopportare fino a quel momento e che tentavano di trascinarlo giù, nella pioggia, nel silenzio, nel dolore.
Si era annoiato delle solite ragazze che si portava a letto, stupide e supercifiali più delle puttane che pagava per del sano sesso. Erano dei rottami, roba di scarto, che sembrava si divertissero a dire fesserie e a commerciare i pettegolezzi, senza sapere quale fosse la verità.
Ma non importava alla fine.
Se ci ripensava, alla notte in cui aveva incontrato Lisa per la prima volta… Sembrava una prostituta, lo era quella sera, gli aveva detto che niente era gratis e lui voleva accontentarla, gli sarebbe piaciuto farlo, e magari adesso al posto di Slash ci sarebbe stato lui.

Spesso Izzy appariva agli occhi di Lisa come un bambino dal cuore rotto, frantumato, che preferiva starsene da solo sul bordo della strada con una canna e un paio di dosi piuttosto che correre a divertirsi con gli altri.
Certe notti o al calar del mattino si ritrovava al fianco del chitarrista dagli occhi chiari soltanto per sentirlo più vicino, per dirgli a gesti, piuttosto che a parole, che lei era lì per lui. 
Tutti avevano bisogno di qualcuno su cui fare affidamento, e sia Slash che Izzy si fidavano di Lisa.
Il suo petto sarebbe sempre stato libero per far riposare le loro teste stanche su di sé e ci sarebbe sempre stato un posto disponibile al suo fianco.

“ Parla con Mandy?” domandò a quel punto la ragazza, l’orecchio, privo dei grandi orecchini a forma di cerchio che spesso indossava, ancora accostato alla parete sottile.

“ Penso di si” Izzy scrollò le spalle, abbandonando il capo sulla spalla della ragazza che iniziò ad accarezzargli il collo gentilmente, le dita scorrevano delicate tracciando delle linee immaginarie.

Izzy chiuse gli occhi, gli faceva sempre un certo effetto quando lo toccava, quando gli era così vicina e il profumo della sua pelle si mescolava alla sua colonia.
Era sempre stato così tra di loro, si volevano bene e se Izzy provava qualcosa di più per Lisa, lei non poteva far altro che vederlo come un buon amico.
Le persone che li osservavano pensavano che fossero due vecchi innamorati, accoccolati vicini, sostenendosi e condividendo gioie ma soprattutto dolori.
Dopo i concerti i suoi occhi erano sempre in cerca di Lisa, che se ne stava in piedi, per i fatti suoi, in posti così desolati per lei, circondata da groupies e fans che erano riusciti a raggiungere la band nel backstage.
Lui ci sarebbe stato fino all’amara fine e anche lei non lo avrebbe mai lasciato se avesse potuto, l’unica cosa che voleva dimostrare ad Izzy, così come a Slash, era che tutto quello che aveva sempre voluto era per loro, ci teneva, era inevitabile che si affezionasse, addirittura ad Axl che continuava con una visione distorta di lei.
Ma Izzy sapeva che se le avesse mostrato il suo lato oscuro, Lisa avrebbe continuato a stringerlo nella notte, l’unica cosa alla quale non riusciva ad immaginare la sua reazione era se lui avesse aperto il suo cuore a lei e le avrebbe mostrato il suo lato debole, quando urlava e nessuno sembrava sentirlo.
Non riusciva a spiegarlo neanche a se stesso, figuriamoci se gli altri avessero capito. 
Si limitava a stare lì a guardarla, fisso in attesa di chissà quale eternità.
Non sapeva se era amore o soltanto l’idea di essere innamorato, sapeva soltanto che la sua vicinanza, quando lei non si allontanava il dolore spariva, così come quando suonava. La musica alleviava il suo dolore.
E odiava scorgere ancora quella tristezza negli occhi di Lisa quando diceva di essere ormai libera, ma Izzy le sussurrava che sarebbe tornata correndo da loro, da lui.
Lisa seguiva quello che il suo cuore le suggeriva e si, dentro di sé era consapevole del fatto che Stradlin avesse ragione, lei si sarebbe sempre guardata indietro e sarebbe sempre tornata da Slash.

Ed Izzy sera dopo sera non era soddisfatto, non voleva sforzarsi a cercare la ragazza giusta, non tra quelle che si davano da fare per compiacerlo. Era sempre così facile, non bisognava neanche che ci provassero a farsi piacere da lui, ma alla fine si annoiava con al fianco la solita puttana lì soltanto per fare una cosa, credendo di essere la regina dell’underground solo per essersi portata a letto il chitarrista dei Guns n’Roses.

“ Ho una voglia matta di bere” disse, allontanandosi di poco da Lisa che lo guardò sorridendo, una ciocca di capelli dinanzi al viso e gli occhi che brillavano di una felicità innata.

“ Sono solo le otto di sera” gli aveva ricordato, seguendo lo sguardo di Stradlin che si perdeva nella scollatura della maglietta che stava indossando e che le si era appiccicata al corpo come una seconda pelle.

“ E allora?” le aveva risposto, alzandosi riluttante e porgendole una mano per aiutarla.

Una volta in piedi, Lisa si guardò intorno, di Steven e Slash non c’era traccia, Duff aveva smesso di urlare da un bel po’ e per quanto riguardava Axl nessuno dei due aveva idea di come la famosa telefonata fosse terminata.
Non molto bene, pensarono, notando la camera del rosso ancora chiusa.
Lisa camminava al suo fianco, la gonna lunga si apriva soltanto su un lato lasciandole una gamba completamente scoperta mentre il misero top di cotone lasciava intravedere il petto privo di reggiseno.
Se qualcuno le avesse chiesto perché aveva bisogno di sentirsi così libera, Lisa gli avrebbe risposto che era l’unico modo di essere, di vivere.

Era come se avesse fatto un patto con le sue emozioni: lei le lasciava vivere libere e loro non l’avrebbero uccisa.
Un’altra cosa le avrebbe stroncato la vita ed Izzy lo sapeva, era a conoscenza delle sue dipendenze ma non poteva cercare di dissuaderla, non lui che era il primo ad averne bisogno, non Slash che la guardava in balia degli stupefacenti ripetendosi che per lei avrebbe smesso con la droga. Quando e come non lo sapeva neanche lui.  
Era come se in quel mondo fossero costretti a farsi male per poi perdonarsi dolcemente e continuare.
Senza amore nelle loro anime, senza soldi nelle loro tasche, potevano almeno dire di averci provato.

Si incamminarono lentamente verso il bar dell’hotel dove un uomo alto di colore, sulla quarantina ipotizzarono entrambi, sembrava li stesse aspettando con uno shaker tra le mani e un grande sorriso stampato sul volto simpatico.
Si sedettero uno al fianco dell’altra sugli alti sgabelli, le luci bianche soffuse illuminavano il piccolo bancone di legno laccato che divideva in due l’ambiente dotato di un palco sul quale erano stati lasciati gli strumenti di una piccola orchestra, spartiti caduti sul pavimento tra violoncelli e flauti.
Lasciarono che il barman preparasse qualcosa di abbastanza forte per entrambi, fidandosi dell’esperienza che l’uomo dimostrava shakerando i diversi ingredienti con una velocità assurda.

“ La sua fidanzata è davvero bellissima, complimenti” si azzardò a dire l’uomo, guardando attentamente prima Lisa, che sembrò arrossire a quel gentile complimento, e poi Izzy che sbarrò gli occhi sorpreso.

“ Oh no, in realtà..” boccheggiò, ma non riusciva a trovare un filo logico per collegare tutte le parole che avrebbe voluto dire in quel momento e che si ripetevano nella sua mente.

“ Grazie “ disse semplicemente Lisa alla fine, sorridendo cordialmente per poi voltare lo sguardo nella direzione del moro che stava ancora cercando la cosa giusta da dire.

“ Non è la mia fidanzata “ alla fine riuscì a borbottare, iniziando a guardarsi intorno imbarazzato.

“ Beh, non cambia il fatto che sia una ragazza stupenda” a quelle parole, che Lisa interpretò ancora una volta come una cordialità, Izzy strinse i pugni sulle gambe, mettendosi sulla difensiva.

“ Si, è vero “ le labbra sottili serrate e gli occhi infuocati, si, era gelosia quella e non avrebbe sopportato un altro commento su quanto quella ragazza fosse magnifica, perché lo sapeva già e non c’era bisogno di ricordarlo a tutti.

L’uomo annuì con il capo, porgendo loro sul bancone due grandi bicchieri colmi del drink che aveva preparato, voltandosi poi e iniziando a riporre le diverse bottiglie di alcolici che aveva utilizzato sugli appositi scaffali.
Izzy iniziò a sorseggiare la bevanda placando la sete di alcol, mantenendo lo sguardo fisso su Lisa che beveva a piccoli sorsi, leccandosi le labbra quando lasciavano andare una goccia dello squisito drink che l’uomo aveva preparato.
Quanto gli sarebbe piaciuto assaporarle, passare la lingua su quei due petali di rosa appassiti, intrisi di droga ed alcol, secche eppure le immaginava morbide e delicate, a volte fameliche e divoratrici.
La mano di Lisa si affrettò a liberare le spalle dai capelli lunghi, mettendo ancora di più in mostra il seno coperto soltanto da una misera canotta.
Pensò a tutte quelle prostitute che avevano cercato di fare colpo su di lui mettendo in mostra le loro doti fisiche e ricordò che Lisa era una di quelle, o almeno lo era stata, sapendo la sua storia.
Si era inizialmente confidata soltanto con Izzy, si fidava di lui molto più che di Slash poiché temeva che il bel chitarrista dai capelli ricci un giorno le avrebbe spezzato il cuore.
Ma loro erano un po’ come Sid e Nancy, autodistruttivi, folli amanti disposti a tutto, una sorta di Romeo e Giulietta tossicodipendenti.
Lisa ricambiò lo sguardo di Izzy, chiedendogli se avesse una sigaretta.
Il moro non se lo fece ripetere due volte e le offrì una Marlboro che riuscì dopo poco ad accendere.

“ Credo di non piacere ad Axl” aveva ammesso più a se stessa che ad Izzy, dicendolo ad alta voce per rendersene conto.

“ Ad Axl non piace nessuno. E’ un idiota” rispose lasciando andare lentamente il fumo dalle narici del naso perfettamente dritto.

“ Io ti piaccio, vero?” domandò timorosa, spostando lo sguardo dalle bottiglie di alcolici al viso di Izzy, sorpreso dopo aver ascoltato quella domanda.

“ Si, mi piaci” e se solo avesse potuto dire di più in quel momento, l’avrebbe fatto, ma qualcosa lo frenava, forse l’amicizia con Slash o forse proprio il drink che aveva appena finito.

“ Faresti qualunque cosa per me?” il modo in cui Lisa gli pose quella domanda fece intendere ad Izzy che molto probabilmente quella a parlare era la ragazza che qualche minuto fa si era iniettata qualcosa di non abbastanza forte in vena insieme a Slash.

“ Certo” rispose tranquillo, portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra, entrambi noncuranti del fatto che si trovassero in un luogo chiuso dove non avrebbero potuto fumare, ma nessuno sembrava lamentarsi.

Se ti chiedessi di uccidermi, lo faresti?” il viso serio, le mani che tramavano e la sigaretta che continuava a bruciare, il tempo sembrava essersi fermato, così come il respiro di Izzy sentendo quelle parole.

“ Cosa?” sbattè più volte le palpebre aggrottando le sopracciglia, scuotendo leggermente il capo e sperando di aver capito male.

“ Se ti chiedessi di uccidermi, lo faresti?” ripetè e sembrò essere più sicura di sé.

“ Non lo so. Come potrei farlo? Io..” si bloccò, le parole gli morirono in gola.

“ Io non potrei vivere senza di te” avrebbe voluto dirle, rivelarle i sentimenti che aveva sempre provato nei suoi confronti.

“ Tu?” incalzò Lisa, scostando una ciocca di capelli dalla fronte per portarla dietro un orecchio.

“ Slash non potrebbe vivere senza di te” ammise alla fine, scostando lo sguardo e riportandolo sul barista che era intento a pulire il bancone di legno lucido qualche metro lontano da loro.

“ Credo che un giorno Slash si annoierà e mi dimenticherà molto facilmente” una lacrima era sul punto di scendere e rigare la sua guancia rosea, Izzy se ne accorse e prontamente le prese una mano, stringendola leggermente.

“ Lisa, sei bellissima, non è questo il momento di dirci addio” le sussurrò, avvicinando il suo viso a quello della ragazza per guardarla meglio negli occhi e scorgere ancora una volta un’amara tristezza.

“ Non so dove mi condurrà il destino. Ho paura, Izzy” aveva ammesso, sussurrando a sua volta, avvicinando le labbra all’orecchio di lui che era rimasto immobile, mai così vicino alla sua bocca.

Le avrebbe voluto ricordare tutte le notti che avevano trascorso insieme a parlare dei loro sogni che sembravano essere andati in fumo e dirle che lui avrebbe sempre continuato ad amarla, anche se un giorno se ne fosse andata via.
Ma non poteva. 
Lo desiderava con tutto se stesso ma in quel momento rivelarle il suo amore gli sembrava la cosa più sbagliata di quell’orribile mondo. 

“ Ti porterà dalle persone che ti amano” le disse alla fine, stringendo maggiormente la presa sulle sue mani.

“ Non penso” sbuffò, il fumo della sua Marlboro si mischiò a quello che lentamente fuoriusciva dalle narici di Izzy.

“ Io ne sono convinto. Per esempio, mi piacerebbe tornare a Lafayette” sorrise, ricordando qualche breve momento della sua infanzia.

“ Perché?” una morsa allo stomaco la fece piegare in avanti, verso il chitarrista, agitazione mista a spavento iniziarono ad insinuarsi nella sua mente.

“ Per tornare dai miei amici, dalle persone che ci tengono davvero” spiegò, lo sguardo perso a ricordare le strade poco affollate della piccola cittadina dell’Indiana.

“ Lasceresti tutto? Lasceresti me?” il tono della sua voce divenne leggermente più alto, non era lei a parlare o forse quella parte di Lisa era sempre stata ben nascosta agli occhi degli altri ma soprattutto a se stessa.

“ Non mettermi in bocca parole che non ho mai detto, donna! Ho detto che avrei lasciato tutto? Che avrei lasciato te? No, non l’ho fatto” la testa di Izzy si era voltata bruscamente nella direzione della ragazza che aveva dato un piccolo pugno al bancone cercando di calmare i nervi soggiogati dall’eroina.

Penso di contare qualcosa nella tua vita” delirava, i grandi occhi castani spalancati, il labbro inferiore tra i denti dopo essersi fatta scappare quelle parole.

“ Certo che si, smettila di dirlo, sai che è così” sbottò Izzy, si mosse nervoso sullo sgabello sentendo gli occhi dei presenti, ma soprattutto del barista, puntati su di loro.

“ Non credo di averlo mai detto! Sii onesto, Izzy! Dici che ogni fottuto giorno è sempre lo stesso, perché stancarti di tutto questo da un momento all’altro se hai la certezza che sarà sempre così già da adesso?” le mani rivolte verso l’alto, i piedi che penzolavano dalla sedia alta e la sigaretta gettata nel bicchiere contenente ancora un po di quel delizioso drink.

“ Cosa?” era confuso, non aveva la più pallida idea di come comportarsi in quelle situazioni, assecondarla o tentare di farla ragionare?

“ Vaffanculo Stradlin, sei un coglione!” Lisa si alzò improvvisamente, iniziando a camminare a grandi passi verso l’uscita del bar che avevano raggiunto insieme.





I capelli di Lisa ondulavano selvaggi lungo la sua schiena, Izzy li osservò ipnotizzato mentre la seguiva, si dirigeva verso l’uscita di quel grande hotel che la band aveva apprezzato sin dall'inizio.
Neanche un soffio di vento caldo ad attenderli nel piccolo parcheggio che precedeva l’edificio, soltanto il cielo che lentamente si faceva scuro, accogliendo la luna e le stelle che quella sera sarebbero state visibili in assenza di nuvole.
Lisa continuava a camminare e sembrava non volersi fermare, allora Izzy accelerò il passo e riuscì ad afferrarla per un braccio, strattonandola e facendola indietreggiare di qualche passo.

“ Lasciami andare!” urlò contrariata, un’espressione di disgusto piantata sul viso che Izzy non aveva mai visto.

“ Torniamo dentro” le aveva sussurrato cercando di tranquillizzarla ma Lisa si dimenava e non ascoltava le deboli parole che le stava dicendo.

“ No!” strepitava, se qualcuno li avesse visti avrebbe pensato che Izzy le stesse facendo del male poiché continuava a stringerla a sé.

“ Lisa, ti prego” non sapeva fin quando avrebbe resistito a quei capricci e al brutto modo in cui il corpo della ragazza stava reagendo all’eroina che scorreva nelle sue vene, sembrava che avesse accumulato tutta l’adrenalina.

“ Izzy, brutto stronzo, lasciami!” urlava, scalciando e schiaffeggiando l’aria con le mani, Izzy evitava i colpi che sicuramente gli avrebbero provocato un bel paio di lividi.

“ Lisa..” non cela faceva più, la vena del suo collo sembrava voler scoppiare da un momento all’altro, la rabbia mista alla perdita di pazienza iniziavano a farsi sentire, mentre stringeva i denti.

“ Vaffanculo, lasciami, lasciami!” forse avrebbe iniziato a piangere, e se l’avesse fatto il cuore di Izzy in quel momento si sarebbe addolcito; ma ciò non accadde.

“ Vuoi fottutamente morire?” gridò, tutte lo sentirono quando lui voleva che l’unica ad ascoltare quelle parole che uscirono spontanee dalle sue labbra fosse Lisa.

“ Si!” 











* una serie di droghe illegali, l'elenco è tratto da una scena del film Trainspotting, non sarei mai stata a conoscenza dell'esistenza di tutti quegli stupefacenti.

* l'eroina è ricavata dalla resina del papavero.
Spazio autrice:
non avevo la più pallida idea di come far lentamente rientrare Izzy all'interno della storia e alla fine, ispirata da chissà cosa, ci sono riuscita.
In questo capitolo ci sono i Pink Floyd, i Rolling Stones, i Guns n' Roses e anche Sid Vicious e Nancy Spungen ( credo che voi sappiate chi siano, in caso contrario documentatevi sulla triste storia che li ha legati per sempre ).
E come sempre spero che vi sia piaciuto e ringrazio le persone che stanno continuando a seguire la storia e a recensirla.
Non sapete quanto sia felice nel leggere i vostri commenti, sono importantissimi per me, spesso senza di quelli mi chiedo se valga davvero la pena continuare.
Ma ormai, sfortunatamente, la fine è quasi vicina, mancano pochi capitoli all'epilogo, ma sono abbastanza per stravolgere un paio di cose.
Amo il personaggio di Izzy, il ruolo di confessore che assume in tutta la storia e in particolar modo il modo in cui si comporta in questo capitolo.
Tutti sappiamo quanto i Guns fossero autodistruttivi e non potevo non rendere Lisa simile a loro, per quanto gli autori delle altre fanfictions siano riusciti a non farlo.
Non so se sia più semplice rendere un personaggio simile alla band e al loro appetite for destruction, o creare una figura che si distingua da quel mondo.
So soltanto che penso di essermi complicata un po' la vita con Lisa.
Come sempre vi invito a lasciare un commento, sarete sempre i benvenuti.
xx
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: slashsriffs