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Autore: Happy_Pumpkin    22/12/2008    6 recensioni
“Perché lo hai dato proprio a me?”
Itachi gli dette le spalle, in procinto ad andarsene, ma si arrestò rispondendo:
“Così ti riconoscerò in mezzo agli altri.”
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Kimono


Era seduto sul bordo del fiume, lasciando sciolti i lunghi capelli neri, mentre teneva una mano dalle dita affusolate nell'acqua gelida del fiume autunnale.
Il vento leggero faceva ondeggiare la maglia nera mentre il cappotto smanicato da ninja era stato abbandonato accanto all'albero.
Nell'acqua smossa dalla corrente un kimono blu scuro con delle bordature rosse ondeggiava placidamente, trattenuto solo dalla sua presa.
Scorse al di sopra del pendio le mura in legno di Konoha, sentì il vociare dei suoi abitanti, l'odore del cibo.
Tutti, nessuno escluso, si stavano preparando per la festa al Villaggio nella quale celebravano la sconfitta di Orochimaru ad opera della squadra speciale.
Lui era stato il primo artefice di quella uccisione.
Tutti lo celebravano... per essere uno dei migliori ninja in circolazione, affidabile, dedito al proprio lavoro come lo era il padre.
Itachi Uchiha.
Eppure era anche l'unico a non voler essere parte di quei festeggiamenti.
Non c'era nulla da festeggiare, almeno non ne sentiva la necessità, e detestava le stupide chiacchiere , l'ipocrisia che si veniva a creare attorno a lui.
Non aveva amici, non poteva averli, perché tutti si rivelavano arrivisti, speranzosi grazie alla sua influenza di poter ottenere un posto di rilievo nell'amministrazione o nelle missioni.
Per questo si era trovato irrimediabilmente solo e per questo detestava il giorno in cui era riuscito a vincere contro Orochimaru.
Tirò su il vestito, che sgocciolò, per poi strizzarlo avvertendo la morsa gelida dell'acqua fluire per le sue mani.
Accennò ad un debole sorriso quando lo stese su di un ramo dell'albero così da farlo asciugare: era diventato troppo piccolo per lui. Era ragazzino quando lo aveva indossato, forse stava stretto persino a Sasuke che aveva diciannove anni.
Ma non riusciva a buttarlo.
Non riusciva a separarsi da quel vestito che gli ricordava l'epoca della sua adolescenza fatta di missioni, scontri pericolosi, era vero, ma anche di un tentativo di restare aggrappati alla spensieratezza.

*°*°*°*

Passò per il villaggio sotto le occhiate ammirate di tutti, che ogni volta non esitavano a offrirgli qualcosa, fosse anche solo una stretta di mano, scambiando qualche saluto gentile rivolti a lui o a suo padre.

Per cosa poi? Cosa volete tutti da me? Cosa pretenderete ancora?

Entrò in casa e sua madre lo salutò con un sorriso caldo, l'unico sincero da quando se n'era andato dal fiume:
“Itachi perché non eri a casa? - lo rimproverò dolcemente – La festa è stasera e già tante ragazze sono passate per chiederti se eri libero...”
“Madre, sai già che non mi interessa andarci.” rispose lui paziente, trattenendo il kimono in mano come se potesse portarglielo via.
La madre storse il naso. A volte Itachi sapeva rispondere in modo così freddo, sapeva isolarsi straordinariamente bene. E nessuno poteva entrare nel suo mondo, nessuno.
“Quel vestito è vecchio.” osservò lei quasi timidamente, notandolo.
“Infatti.” disse lui e se ne andò, dandole le spalle.
La donna sospirò. Non riusciva a capirlo... parlava un codice diverso da quello degli altri.

Itachi camminò lungo il corridoio in legno a passo leggero, silenzioso come un'ombra, finché non sentì delle voci provenire dalla stanza di suo fratello.
Li riconobbe subito: Sasuke e Naruto.
Amici di infanzia sin dall'esame di selezione dei Chunin, compagni di squadra e allo stesso tempo rivali.
Si umettò un labbro e comprese che stavano parlando della festa.
Finché non sentì Sasuke: “Ah aspetta. Dev'essere arrivato Itachi.”
Questi fece un accenno di sorriso al sentirsi nominare... suo fratello era troppo dipendente da lui, lo venerava esattamente come tutti gli altri. Ma sapeva che c'era affetto nel modo in cui lo guardava, nel modo in cui parlava di lui.
Un affetto sincero che lo faceva sentire meno distante dagli altri.
Rimase immobile quando sentì i passi affrettati di Sasuke e poi la porta scorrevole aprirsi.
Se lo ritrovò di fronte... Sasuke non riusciva, nonostante tutto, a smettere di sorridere:
“Nii-san! Dov'eri andato?” notò l'accusa implicita nella domanda.
Tutti, proprio tutti, erano impegnati ad organizzare o a sopportare quell'evento, a seconda dei casi. Era difficile accettare che qualcuno si prendesse la libertà di andarsene proprio in quei giorni.
“In nessun posto.” rispose lui laconico.
Poi spostò il suo sguardo e vide Naruto seduto sul tavolino. I loro occhi si incrociarono e lui, luminoso, gli sorrise salutandolo:
“Ciao Itachi!”
“Ciao Naruto.” rispose. Ma sorrise, sereno.
“Devi dirmi qualcosa?” chiese Sasuke, vedendo che Itachi non accennava a muoversi.
“Nulla – poi aggiunse con una punta di malizia – hai già pronto il kimono per stasera?”
Sasuke alzò le spalle mostrandogli con un braccio quello che sua madre, già ore prima, aveva steso sul letto:
“E' quello. E' da stupidi metterselo, lo so già.”
“No, non è da stupidi – ammise lui, nonostante fosse il primo a non farlo – e tu Naruto?”
Chiese fissandolo.
Naruto per qualche istante rimase muto. Essere guardati così direttamente da Itachi, una delle persone più venerate nel villaggio, così forte, invincibile e distante, lo metteva in soggezione.
Per lui era strano perché era sempre il primo ad affrontare nuove sfide con determinazione ed entusiasmo.
Ma Itachi, così superiore agli altri, persino a Sasuke suo eterno rivale, lo faceva quasi sentire male e allo stesso tempo lo spronava a migliorare.
Parlarci era strano... non emozionante, ma strano.
“Non saprei... - borbottò lui – non ci ho pensato
molto.”
“Questo dobe non ha voluto comprarsene uno nuovo.” disse deciso Sasuke con una smorfia divertita.
Itachi inarcò un sopracciglio chiedendo con una punta di curiosità: “Perché?”
“Perché non ha i soldi per permetterselo e non ha voluto nemmeno accettare quello che nostra madre voleva dargli.” Rispose Sasuke prima che Naruto potesse fermarlo.
Il biondo arrossì violentemente per poi scattare: “Non è vero! Che accidenti stai dicendo?!”
Per un po' fece il muso incrociando le braccia, tenendo il broncio come un bambino, e inaspettatamente Itachi commentò:
“Ha ragione. Perché dovrebbe accettare?”
Sasuke lo guardò perplesso così come Naruto il quale però
, in fondo forse, si sentì compiaciuto di quel complimento così indiretto e distante che gli aveva fatto.

*°*°*°*

Chiuso nella sua stanza, nella semioscurità, Itachi osservava attraverso l'ampia finestra, appoggiato alla parete del muro, le luci colorate della festa che si celebrava in ogni angolo delle strade.
Banchetti, gente che danzava, decorazioni colorate... tutto era così felice, così lontano da quella stanza buia e silenziosa.
Sospirò guardando il kimono piegato da sua madre, steso sul letto.
Il kimono troppo piccolo, che lui non poteva indossare.
No, non lui.
Si alzò in piedi all'improvviso, scattando verso il letto, afferrando il vestito per poi uscire dalla stanza, percorrendo a piedi nudi il corridoio.
Si sentirono riecheggiare solo i suoi passi nella casa abbandonata da tutti per potersi divertire.
Si ritrovò, senza quasi nemmeno accorgersene, in strada venendo travolto dalla massa di gente, di odori e di rumori che circondavano il quartiere.
Prese a camminare velocemente, adottando uno sguardo severo e distante sperando così che la gente non cercasse un approccio con lui.
Finché non scorse in lontananza Sasuke che, silenzioso, si sorbiva le chiacchiere di Sakura, i suoi commenti sorridenti, e le risate di altri suoi compagni di corso.
Naruto non c'era.
Non era venuto, come lui, per orgoglio. Un orgoglio diverso, che aveva portato ad altre conseguenze.
Senza nemmeno avvicinarsi al fratello percorse altre vie di Konoha, ignorando gli sguardi degli altri, ignorando la musica allegra che per lui non aveva alcun significato.
Finché non si trovò davanti alla sua porta.
Bussò due sole volte, girandosi un istante di spalle per guardare dietro di sé.
In quella zona era tutto più silenzioso.
E, dopo qualche istante, la porta si aprì.
Lo vide. Il suo sguardo così pieno di vita, ardente di forza di volontà, uno sguardo talmente incapace di menzogne e sotterfugi che fece sentire Itachi meschino.
“Dovresti chiuderti a chiave, Naruto.” gli disse con tono di voce solo apparentemente severo.
Il biondo lo guardò stupito con ancora in mano una ciotola di ramen fumante e in testa un cappello azzurro che ritraeva uno strano animale.
Per il resto maglietta e pantaloncini corti.
Nessun kimono.
“Itachi? Che fai qui?” chiese lui grattandosi perplesso una guancia.
“E tu? - ribatté lui – non vai con gli altri?”
In fretta Naruto, forse ricordandosi del cappello, lo afferrò, gettandolo sul letto per poi rispondergli un po' confuso:
“No... uhm... non avevo voglia.”
“Immagino. - rispose leggermente ironico – vorresti farmi entrare?”
“Ehm... si, certo – si scostò per farlo passare e poi dire posando la ciotola – scusa il disordine ma..”
Si zittì contemplando Itachi, alto, snello, vestito di nero, che si guardava attorno silenzioso, come cercando di capirlo attraverso quella stanza ampia ma caotica, il latte fuori dal frigo, la finestra spalancata, il ramen ancora caldo.
Improvvisamente si voltò verso di lui, fissandolo:
“Ho questo da darti.”
E, con quelle parole, gli mostrò un kimono che spiegò facendo scivolare la seta dal suo contatto, stendendolo davanti a sé in tutta la bellezza dei suoi colori, caldi, intensi e allo stesso tempo freddi.
Naruto non disse nulla.
Guardò quel vestito così bello, così diverso dagli altri.
E lo avvertì... c'era Itachi in quelle maniche ora per lui troppo corte.
“Che significa?” chiese.
“Te lo do, provalo.” disse lui.
E glielo tese.
Si guardarono ancora.
I loro respiri esitanti.
Il rumore della gente fuori da quelle mura.
Il frusciare della seta.
Naruto infine lo prese.
Sentì il tessuto avvolto tra le sue dita, intravide il sorriso accennato di Itachi.
Questi senza dire una parola aprì la porta e, prima di richiuderla dietro di sé, disse:
“Aspetterò qui, tu vestiti. Quando hai finito vedremo se starà piccolo anche a te.”
Sperava che non fosse così. Perché Naruto era più basso di lui, perché era Naruto che doveva metterlo.
Il biondo guardò la porta chiudersi e poi, nuovamente solo nella stanza, guardò il vestito.
Era freddo.
Si umettò le labbra, sentendosi confuso, agitato.
Perché, oltre quella porta, c'era Itachi. Itachi che aspettava solo lui.
Con mano tremante si tolse i vestiti, rimanendo in mutande, la pelle d'oca per quella sensazione di emozione e panico che avvertiva.
Infine con lentenzza indossò il kimono, facendo frusciare il tessuto sulle sue braccia, avvertendo il gelo della seta su di lui. I pantaloni larghi che lo fecero rabbrividire... l'odore di fresco...
Tutto ciò che era appartenuto ad Itachi.
Si chiese se anche lui, anni fa, avesse provato le sue stesse sensazioni, il suo stesso freddo.
Se lo ritrovò addosso come se fosse stato un incantesimo.
Doveva solo più allacciare la parte frontale ma, tremando non ci riuscì.
“Dannazione...” mormorò.
“Hai fatto?” chiese Itachi, con tono quasi gentile.
“Diciamo di si...” disse lui biascicando leggermente mentre era intento in un'operazione che, con le mani agitate, non gli riusciva.
Itachi aprì la porta e, vedendolo indaffarato, sorrise.
Con dolcezza.
Perché era la prima volta che Naruto indossava un kimono, la prima volta che si vestiva per una festa, la prima volta che allontanava la solitudine del sentirsi diversi.
“Ti aiuto.” disse lui.
Silenzioso si portò alle spalle di Naruto che, seppure involontariamente, si irrigidì sentendo un groppo in gola.
Avvertì Itachi abbracciarlo, con lentezza, con delicatezza inaspettata, per poi afferrargli i lembi anteriori del vestito mentre gli parlava
al suo orecchio con un sussurro che lo fece rebbrividire... perché aveva un tono di voce intenso, perché era caldo sul suo collo freddo.
“Devi mettere la parte sinistra sotto quella destra. Altrimenti porta sfortuna.
Prese una sua mano guidandola nei movimenti con attenzione.
Sentire il suo tocco avvolgente sulla propria mano gli fece trattenere il respiro, persino avvertire il solletico dei lunghi capelli corvini sulle spalle parzialmente coperte dal kimono.
Insieme, in un contatto di corpi, chiusero il vestito.
Naruto sentì il petto di Itachi appoggiato contro il suo, lo sentì respirare calmo, misurato.
Era solo lui a sentirsi così agitato, così confuso?
Quando lentamente l'Uchiha si staccò da lui, da quell'abbraccio silenzioso, riprese a respirare come se fosse rimasto in apnea. Una bellissima mancanza d'aria, una confusione che gli aveva fatto perdere il bisogno di respirare, persino di sentire il proprio cuore.
Finì di allacciare i nastri che permettevano alla veste di non riaprirsi e poi Itachi gli si portò davanti con la cintura, blu scuro, intonata col colore del vestito, per poi cingerlo con essa.
I loro visi così vicini, i loro respiri non in sintonia, gli occhi che solo una volta, ma talmente intensa, si incrociarono.
E infine Itachi si abbassò, appoggiando un ginocchio sul pavimento, per annodargli la cintura.
Naruto, immobile, lo guardò sentendosi speciale, quasi se fosse il primo a poter ammirare qualcuno come nessun'altro aveva mai fatto.
Itachi gli era così vicino e ora, senza vederlo in piedi ma chino su di lui, gli sembrava così umano e fragile da fargli venire voglia di abbracciarlo, di osare toccare colui che non voleva avere contatti con nessuno.
Perché doveva fargli questo? Perché doveva mostrarsi così vulnerabile proprio davanti a lui?
Bello, dannatamente bello, e così scoperto... mentre lui stava in piedi, sconvolto, a sentirsi egoisticamente coccolare da quei movimenti premurosi, che quasi stonavano con l'immagine fredda e lontana alla quale si era abituato nel vedere Itachi interagire con gli altri.
Tranne con lui.

Tranne con me.

Si ripeté sentendosi felice. Chiuse gli occhi lasciando che Itachi finisse di sistemargli il vestito.
Finché non gli disse: “Ho finito.”
Naruto riaprì gli occhi, guardando le maniche che gli cadevano a perfezione sui polsi, l'orlo dei pantaloni che arrivava alle caviglie, il colletto che scendeva lasciandogli solo di poco scoperto il petto.
Era come se fosse stato fatto apposta per lui.
“Grazie.” disse in un sussurro commosso.
Perché aveva un kimono. Ma soprattutto perché c'era Itachi.
Questi rispose: “Io vado. Ma tu dovrai andare alla festa. Esci, chiudi la porta dietro di te e raggiungi i tuoi amici.”
“Perché lo hai dato proprio a me?”
Itachi gli dette le spalle, in procinto ad andarsene, ma si arrestò rispondendo:
“Così ti riconoscerò in mezzo agli altri.”
Voleva dirgli qualcosa, voleva dirgli di andarci insieme, ma prima che riuscisse ad articolare parole pensieri Itachi se n'era già andato, lontano, chissà dove.

C'era tanta gente, tanta confusione, mormorii eccitati.
Fra poco ci sarebbero stati i fuochi d'artificio che avrebbero dipinto il cielo.
Si guardò attorno. No, non cercando Sasuke o gli altri.
Cercando Itachi... ma non c'era.
“Naruto!” si voltò speranzoso quando sentì qualcuno chiamarlo.
Ma il sorriso gli morì in bocca quando vide che si trattava di Sasuke.
“Ah... ciao.” disse il biondo cercando di nascondere la sua delusione.
“Ma quello non è il kimono di Itachi?” chiese lui incredulo.
“A dire la verità...” accennò ma, prima che potesse inventarsi una scusa sensata, sopraggiunse Sakura che cinse Sasuke per un braccio.
La rosa vide Naruto dicendo contenta: “Che bello, ci sei anche tu allora! - guardò un attimo Sasuke per poi aggiungere sorridente – Muovetevi, dai, che fra poco iniziano i fuochi. Tutti si stanno spostando sulla piazza per vederli meglio! Andiamo!”
Trascinò con sé Sasuke che gli lanciò con un'occhiata di ammonimento come per supplicarlo di venire con lui ma Naruto disse:
“Vi raggiungo più tardi, voi iniziate ad andare!”
Li vide scomparire tra la folla eccitata.
Sospirò, accorgendosi che in breve tempo la via attorno a lui si era svuotata. Solo qualche coppia si affrettava per cercare di non perdersi lo spettacolo.
Alzando lo sguardo vide il cielo stellato, terso... alzò le spalle. Avrebbe visto i fuochi anche da lì.
Aspettò diversi minuti. Sperando he lui lo raggiungesse anche se, rimanendo ormai solo, iniziava a perdere le speranze... 

Illuso.

Itachi non l'avrebbe fatto per lui. Una semplice cortesia da parte sua e già aveva creduto di poterlo avere ancora così vicino.
All'improvviso esplose nell'aria
il primo fuoco d'artificio con sgargianti colori rosso fuoco, seguito dai clamori della gente, dai loro applausi, dalle grida di gioia.
E lui, così lontanto, si sentì ancora più solo, soffocato dall'abbandono di quella via fino a mezz'ora fa affollata.
Gli veniva voglia di piangere... perché si sentiva come tanti anni fa quando era un bambino solo, evitato da tutti. Senza nessuno.
Ma, prima che la lacrima potesse,scendere dagli occhi, sentì la sua voce sussurragli all'orecchio:
“Esprimi un desiderio.”
Ci fu un istante, un solo istante, durante il quale il suo cuore smise di battere.
Naruto sorrise, sentendosi scoppiare di una felicità strana, caotica forse.
Si voltò e vide Itachi che gli si era affiancato.
Guardava i fuochi d'artificio colorare il cielo scuro di Konoha, i capelli legati e indosso un kimono sobrio che non si usava per le feste quanto per gli incontri ufficiali.
Il suo volto pallido veniva illuminato dalla luce dei fuochi, accompagnato dal vociare della gente, dall'allegria e dalla gioia che stava sfiorando anche loro due.
Così isolati, così belli.
“Non credevo venissi.” disse Naruto, guardando anche lui i fuochi.
“Nemmeno io, a dire il vero -  rispose Itachi, finché non aggiunse – Non vorresti andare dagli altri?”
Ci fu un istante di silenzio.
“Sto bene dove sto.” rispose improvvisamente Naruto.

Accanto a te.
Accanto a me?

“Anch'io.” rispose Itachi.
Altri fuochi, altri colori, esplosioni.
Tutto così surreale, sospeso... loro due avevevano bloccato il tempo, solo per loro, solo per non aver a che fare con gli altri.
E poi Naruto tirò un sospiro, facendosi coraggio, e prese la sua mano, abbandonata lungo un fianco, sentendola fredda al suo contatto.
Per qualche istante non ci fu nessuna reazione.
Finché, prima che potesse toglierla imbarazzato, Itachi non la strinse a sua volta.
Erano insieme e gli altri lontani da loro.
Così era perfetto.
Un fuoco d'artificio azzurro ancora e infine i loro sorrisi.
Si, era davvero perfetto.



Dedico questa fiction a Kagchan. Perché so che adori Itachi e Naruto insieme, sperando che tu la legga.
Mi piacciono Naruto e Itachi perché il loro rapporto mi trasmette un'idea di dolcezza.
Per curiosità provate a leggerla nella prima parte con Panic, di Giovanni Allevi, e in quella coi fuochi d'artificio Where is my mind, dei Pixies.
Grazie per aver letto ^_^

   
 
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