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Autore: Kveykva    06/04/2015    0 recensioni

A quel punto scattai indietro.
Ma cosa stavo facendo?
Cosa diavolo stavo per fare?
Scesi dal divano, presi la mia borsa e mi diressi verso la porta.
-Em. Em!- mi chiamó Dave.
Aprii la porta ma lui mi prese per un braccio e mi costrinse a girarmi.
-Cosa stai facendo?-
-Me ne sto andando.- gli risposi.
-E perchè te ne stai andando, maledizione!?- mi chiese lui sconvolto.
Non avevo una vera risposta da dargli. Sapevo solo che quello che era quasi successo non sarebbe dovuto succedere mai più.
Lui mi fissó, e mi sorpresi ancora una volta di quanto fosse bello, anche da arrabbiato com'era.
Era dannatamente bello.
-Non sei tu, Dave, ma...-
-Vuoi sapere una cosa, Emma Bennet? - mi interruppe. -Sei una maledetta stronza.-
Aprii la bocca e rimasi così, scioccata.
L'aveva detto davvero?
-Tu hai bisogno di me.- mi disse.
Riuscii solo a fissarlo.
-Sai che è vero.-
Non seppi dire nulla, mi limitai a stringere i pugni tanto che si sbiancarono le nocche.
Se c'era una cosa che mi mandava in bestia era dare ragione a Dave.
E purtroppo, anche se non ero ancora completamente consapevole, aveva ragione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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-Cosa vuol dire?- 
-Esattamente quello che ho detto.-
Un muscolo si contrasse sulla sua mascella.
-Dave.- lo richiamai, ma il mio tono era leggero. Finalmente mi stava dicendo qualcosa di sè, finalmente si stava confidando e si era aperto.
Non era il momento di fare la stronza o di metterci a litigare; no, non era assolutamente il momento.
Lo fissai finchè non fu lui ad abbassare lo sguardo: fece un passo in avanti e con un sospiro si lasció cadere vicino a me.
Mi girai con un gamba sulla panchina è uno giù a penzoloni, per poterlo guardare meglio, e mi avvicinai leggermente.
Lui teneva gli occhi bassi, si guardava le mani che intanto stava torcendo.
Attesi, in un silenzio religioso.
-Mio padre spacciava fin da quando ero piccolo. Me lo ricordo ancora, anche se sono passati, quanti? Più di dodici anni?- rise amaramente.
-Poi, un giorno, è sparito. Nel nulla. Senza una parola, un saluto, un addio. Un qualcosa che mi facesse capire che mi aveva amato sul serio, in quei pochi anni. Nulla. Se ne era andato.- 
Strinse le mani a pugno, e io mi irrigidii istintivamente: lo odiavo. Odiavo suo padre e nemmeno lo avevo conosciuto. Nessuno dovrebbe fare una cosa del genere ad un bambino.
Santo Cielo, spacciava quando suo figlio aveva si e no tre anni! 
Feci una smorfia disgustata e lui rise ancora, ma non era quella la voce che mi ero abituata a sentire. 
La voce per la quale andavo a fuoco dappertutto. Era la voce di una persona sconfitta, e in quel momento mi ricordai che anche la mia, di voce, era stata così per un periodo.
-Bella merda vero, Emma?- sorrise ancora, ma di un sorriso triste e si strinse nelle spalle.
-Io e mia madre ci eravamo arresi: era morto, per forza, in qualche cazzo di rissa fra drogati e spacciatori. Non so perchè mia madre stesse ancora con lui: non la trattava male, anzi. Non era mai stato violento, né con me nè con lei. Lui...lui ci voleva bene.- 
-Dave..tu..-
-No, fammi finire. Ti prego.- mi supplicó sia con le parole, sia con gli occhi.
Annuii, quasi sorprendendomi di non sentire le lacrime scendere sulle mie guance fissando nei suoi occhi un dolore così vivo e presente.
-Sono arrivato al college, due anni fa: vita da sogno, certo, finalmente libero..ma da cosa, veramente? Da una madre che non sapeva crescere un figlio? O da un padre inesistente?- 
Scosse la testa, fermandosi per dieci secondi.
-Io mi ero sempre rifiutato di credere che fosse morto. Non poteva esserlo. Non poteva. Quindi cominciai a cercarlo, qui, dappertutto, volevo ritrovarlo, volevo sapere se ancora un minimo ci teneva a noi. E dove vuoi che abbia cominciato le ricerche, se non nel giro?- 
Lo fermai con una mano. Ormai avevo già capito tutto e aggiungere parole non mi serviva. 
-Non devi farlo per forza, Dave. Arrivare a scuola con la faccia viola per trovare un padre che..-
Non finii la frase.
-Che probabilmente è morto?- 
-No, non volevo dire questo.- misi in chiaro.
-Per un padre che ha lasciato la sua famiglia, con un bambino di sette anni e una madre che doveva svolgere il ruolo di due genitori assieme. Io..non voglio che tu ti faccia male. Non lo sopporto.- lo pregai, con le lacrime agli occhi. 
Lui si avvicinó, guardandomi impassibile.
Mi asciugai una lacrima che mi era sfuggita.
-Scusami, non sono io che dovrei piangere.- dissi con voce che tremava.
-Non voglio che tu stia male per me.- disse lui.
-Ma è inevitabile, Dave!- esclamai.
-Non è così brutto come credi, Emma te lo giuro. Io non sono veramente in quel gruppo. Te l'ho detto devo solo..-
-..menare la gente?- finii io.
-Già.- sospiró. 
Gli presi la testa tra le mani.
-Se devi farlo, va bene, posso capire. Ma non metterti mai in pericolo troppo serio.- 
-È sempre troppo serio Emma.- 
-Hai capito cosa voglio dire.- replicai.
Lui vacilló un attimo e poi annuì.
Mi sporsi in avanti e lo baciai. E questa volta lo baciai veramente, di un bacio che probabilmente non era niente al confronto degli altri.
Era un bacio pieno, intenso, immerso nelle lacrime mie o sue, ormai non faceva più differenza. Eravamo una cosa sola.
Cercai di imprimere dentro a quel bacio tutto ció che provavo per lui, e per Dio, mi ci sarebbe voluto un libro per scriverlo tutto. 
Mise una mano sul mio fianco destro, e con l'altra mi prese la guancia.
Mi staccai leggermente, fino a che riuscii a guardarlo negli occhi. 
-Stai con me, Emma.- sussurró lui.
Non so perché: forse per il momento, forse perchè finalmente mi aveva raccontato tutto, forse perchè erano parole che avevo sognato quasi ogni notte, inconsciamente, da quando lo conoscevo.
Lo fissai per un minuto, ad un centimetro di distanza l'uno dall'altra.
-Sì.- mormorai di rimando.
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-Torniamo in albergo?- mi chiese carezzandomi la mano, Dave.
Mi girai a guardarlo e annuii.
-Tutto bene?- domandó, mentre mi avvicinava a se' con una mano.
Gli feci un gran sorriso.
Eravamo rimasti nel parco a parlare, per ore probabilmente, e mi aveva raccontato tutto: aveva rivissuto tutti i momenti che ricordava con suo padre, belli e brutti, di vivere con gente che spacciava in casa e le sue ricerche al college.
Mi aveva detto tutto, e anche solo a guardarlo negli occhi riuscivo a vedere come si fosse liberato di un peso enorme. Sembrava leggero.
Ma c'era una parte amara nella vicenda: io non avevo detto nulla.
Non aveva forse il diritto di sapere cosa mi era successo? Perchè ero ad un college dall'altra parte rispetto a casa mia? 
Certo che ce l'aveva, ma le parole non riuscivano proprio ad uscirmi.
Ma in quel momento, volevo solo godermi l'attimo.
Stavo con Dave. Mio Dio. Era mio.
Da quanto lo desideravo? Anche inconsciamente, probabilmente.
-Sì.- risposi -E tu?- 
Mi sorrise di rimando e mi innamorai d'accapo.
-Ora sì.- 
-Che ore sono?- 
-Le due.- replicó lui calmo.
-Le due?!- strillai facendo un balzo indietro. 
-Le due.- confermó lui ridacchiando.
-Non so se lo sapevi ma abbiamo un aereo fra sei ore!- 
-E allora?- 
-E allora?- ripetei -Oh signore, tu sei pazzo. Io devo dormire.- 
Lui sollevò un angolo della bocca, e mi guardó con aria divertita
-Non posso dire che mi mancasse la Emma isterica, ma in effetti era da un po' che non si riproponeva.- 
Gli scoccia un'occhiataccia e mi girai camminando velocemente verso l'hotel.
-Ma dove scappi?- mi chiese afferrandomi per i fianchi.
-Ma che fai? Siamo in strada, cretino!- esclamai io, divertita e scocciata allo stesso tempo.
-Vedi qualcuno in giro?- mi chiese, accostando la bocca al mio orecchio.
-Non userai le tue doti di avvenenza per farmi rimanere alle due di notte in un parco.- 
-Doti di avvenenza?- ghignó lui.
-Non ti montare la testa.- sorrisi, camminando.
Finalmente arrivammo all'entrata che, grazie a Dio, era aperta a tutte le ore. 
Solo quando dovetti lasciare la mano di Dave per aprire la porta mi accorsi che gliel'avevo tenuta per tutto quel tempo. Arrossii.
Salimmo silenziosamente le scale fino a che non arrivammo alla mia porta.
Oh oh. Solo allora mi accorsi dove veramente eravamo arrivati e mi bloccai.
Lo invito ad entrare? O forse non vuole. Oh, al diavolo ma se stavamo insieme non c'era nulla di male? Oddio stavamo insieme.
-Vuoi restare sulla porta per qualche altra ora o mi inviti ad entrare?- 
Anche se in modo decisamente irritante, mi aveva risolto il problema. 
Gli feci una smorfia, e mi girai per tirare fuori la chiave e infilarla nella serratura.
La trovai un'azione parecchio difficile e direi anche impossibile visto come mi tremavano le mani: ecco, ecco cosa succedeva a stare vicino a Dave! 
Il tempo di accorgermene e sentii il corpo di Dave aderire completamente al mio, tanto che ebbi le vertigini.
Ma non era quello il suo scopo.
Si chinò in avanti, prendendomi dalle mani le chiavi e la infiló senza esitazioni nella serratura, girandola.
-Era davvero complicato.- osservó, dopo che io fui entrata.
-Vuoi restare lì per qualche altra ora o entri?- gli rigirai le sue stesse parole.
Un angolo della sua bocca si sollevó.
-Penso che entreró.- decise con un sospiro, e fece come aveva detto.
Come avevo pensato Andrea non c'era: ne ero sicura che alla fine avrebbe passato la serata con Chase.
La cosa mi faceva infuriare, tanto che per quasi un secondo fui tentata di uscire da quella maledetta stanza e andarla a riprendere ovunque fosse (ovvero nella stanza di Chase, al 99% dei casi) ma mi trattenni.
Ero lì con Dave. Mi girai a guardarlo: sembrava così strano lui,'lì nella mia stanza. Forse perchè era come mettere un David in una stanza qualunque. Sembrava fuori luogo, eppure ancora più bello. 
Mi avvicinai e gli sussurrai.
-Ottima scelta.- 
-Di essere entrato?- 
Annuii.
Sentivo un'elettricità così potente che solo toccandola avrei davvero preso la scossa.
Lui alzó una mano e mi spostó con un gesto lentissimo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Sei bellissima.- sussurró.
Non arrossii come al solito, e sostenni il suo sguardo.
-Potevi avere tutte ma hai scelto me. Non ha senso.- 
-Quello che hai detto non ha senso.- ribattè lui, quasi colto di sorpresa dalla mia frase.
-Ce l'ha.- dissi io.
-No, che non ce l'ha. L'hai detto come se fosse una cosa assurda che io abbia scelto te, ma non lo è.- 
Stavolta guardai il pavimento, e mi mordicchiai il labbro.
-Io..-
-Non farti venire strane idee in testa, Yankee. Mi hai capito?- disse duramente, ma con una sfumature comunque dolce.
-Sì.- sussurrai. 
-Bene.- mormoró lui di rimando e dopo un secondo, così, senza preavviso, mi prese per i fianchi e mi tiró a se' baciandomi.
Dio, quanto mi faceva impazzire.
Sentivo le sue mani calde, sembravano essere dappertutto mentre in verità erano ferme sul mio ventre. Se si fossero mosse avrei davvero perso il contollo.
Senza rendercene conto barcollammo indietro e crollammo sul letto. 
Solo a quel punto mosse le mani, ma soltanto per sfilarmi i vestiti: lo feci anche io, con lui. 
Rimasi senza fiato quando riuscii a liberarlo della maglietta che aveva indosso: oh mio Dio. 
Lo so lo so, lo avevo giá visto senza maglietta ma..insomma, era sempre una cosa assurda da rivedere.
I perfetti addominali, i muscoli delle braccia, era tutto..perfetto. Lui era perfetto.
Mi ci buttai addosso e lo baciai con foga, rispondendo ad ogni suo colpo di lingua, mi sembrava di sognare.
Rimasi in mutandine e reggiseno, mentre lui era in boxer.
Lo volevo, dio Santo, lo volevo da impazzire. 
Lui mi fissó, con gli occhi più sinceri che avessi mai visto, e giuro che non vidi Nate: vidi Dave. Vidi noi due. Vidi cosa potevamo essere insieme.
-Sì.- risposi sussurrando ad una domanda inespressa.
E quel che successe non l'avrei scordato mai e poi mai: ero diventata sua. In tutto e per tutto.
Ma forse, lo era già dal primo momento in cui l'avevo visto.
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Angolo:
Ciao a tutti, e lo so che continuo a scusarmi per ritardi vari praticamente in ogni capitolo, Peró davvero ho così tante cose da fare che non ho nemmeno trovato il tempo per entrare su EFP. 
Cooomunque, cosa ne pensate? 
Finalmente Dave ed Emma stanno insieme, non vedevo l'ora di scrivere questo capitolo già da quando iniziai a scrivere la storia.
Dave si è svelato, strano che l'abbia fatto prima lui di lei, no? 
Sembrava sempre così reticente e riservato, eppure è il primo a confidarsi mentre Emma..be', Emma si tiene tutto dentro.
Questo creerà problemi in futuro? Voi cosa ne dite? 
Un bacio, e alla prossima.
 
Kveykva 
  
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