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Autore: Aule    06/04/2015    1 recensioni
Remus e Tonks, la prima volta in cui si baciano, quella che sembra l'ultima e quella che effettivamente la è.
Tanto fluff, un po' triste, baci a palate e un finale che non so bene se è triste o cosa, prendetevela con la mia ispirazione!
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Di sogni e baci












La prima volta che l'aveva baciato era stata una mattina a Grimmauld Place.
Era scesa in cucina per una colazione veloce prima del suo turno di guardia e lo aveva trovato a dormire sul divano mezzo distrutto, coperto amorevolmente da una trapunta patchwork di Molly Weasley e con la bocca semi-aperta. Era un sogno o cosa? Si era fatta scappare un sorrisetto per quello e per il fatto che dormiva nella posizione più scomposta che avesse mai visto: a malapena la coperta riusciva a coprirgli il busto, mentre le braccia erano abbandonate una sopra la testa e l'altra a toccare terra con la mano -aveva dell'incredibile vedere signor sono-serio-e-posato-come-un-vecchietto sbracato su un divano come un adolescente morto di sonno di ritorno da un locale il venerdì sera- poi, curiosa, aveva osservato il suo viso e aveva quest'espressione serena e felice e dolce e quasi scanzonata...
Prima di rifletterci su si era abbassata, in un impeto di strana commozione -perché Remus era giovane, davvero giovane e portava tutto quel peso di sofferenza sulle spalle ed era sempre così disponibile e non era giusto che solo nei sogni trovasse pace- e gli aveva lasciato un bacio leggero sulla fronte, un attimo prima che aprisse gli occhi infastidito (la sua luposità rendeva il suo sonno più leggero o i suoi sforzi di non far rumore erano falliti nel momento in cui era inciampata in una mattonella smossa?).
A quel punto era diventata bordò fino alla punta dei capelli ed aveva perso l'equilibrio cadendogli addosso, in un bacio involontario e imbarazzante che sapeva di tè e biscotti.
Si era innamorata.





 



L'ultima volta che pensava l'avrebbe baciata era nel letto matrimoniale dei Tonks, crollata dal sonno mentre allattava il loro bambino e gli era venuto quasi da ridere, perché non l'aveva mai vista adulta come in quel momento, con Teddy stretto a se e l'espressione corrucciata e quasi feroce della madre che è disposta a tutto per proteggere i suoi cuccioli -certo, adulta per quanto potesse essere ritenuta adulta una signora con i capelli color rosa confetto, come non smetteva mai di rimproverarla con affetto Andromeda.
Stava quasi per ridere, ma non lo aveva fatto perché probabilmente poi avrebbe pianto, lei si sarebbe svegliata e con i suoi occhi scuri davanti (quando si arrabbiava le sue iridi si facevano nere come la pece) non avrebbe più avuto il coraggio di andarsene, anche se doveva ed ogni fibra del suo essere glielo ricordava dolorosamente.
Però, quell'espressione... Era un incubo quello di lei? Per quanto potesse sembrare sciocco non poteva lasciare sua moglie spaventata nell'unico posto in cui gli era stato possibile trovare vera pace.
Si era avvicinato e le aveva dato un bacio a stampo sulla bocca, poi sui capelli ispidi e intrattabili, poi sulle mani tanto piccole eppure così forti, sull'incavo tra collo e spalla... Avrebbe continuato, sarebbe andato avanti per sempre se Nimph non avesse sospirato soddisfatta, quasi in procinto di aprire gli occhi.
Si era smaterializzato ad Hogsmade con una lacrima impigliata nelle ciglia, ma aveva estratto la bacchetta senza la minima esitazione: anche quello era alla fine un incubo di cui liberarsi per sempre.
















 
Si era sentito morire dentro quando aveva visto i suoi capelli impossibili venirgli in contro nel mezzo alla battaglia, di un dolore più lancinante di quello che aveva provato tempo addietro, perché alla fine era felice che lei fosse lì, perché non riusciva più a sopportare la solitudine e in quella tremenda battaglia non la avrebbe tollerata un minuto di più e suo figlio se la sarebbe cavata, sperava, credeva, si augurava... mai come allora aveva odiato le responsabilità, mai come allora aveva deciso di ignorarle deliberatamente.
Il suo dolore era quello di uno strappo, ma gli stava bene, alla fin fine.
Paradossalmente lo faceva sentire vivo, vivo amato ed egoista come mai era stato in vita sua: con quei sentimenti l'aveva baciata, senza pensare che potesse essere l'ultima, senza pensare a niente in particolare, aggrappandosi a lei e sentendosi ancora a sua volta, con niente intorno se non il suo profumo fresco.
Da quello stato il morire fu come l'addormentarsi in un sogno e svegliarsi in un altro.


















Il titolo fa veramente schifo, lo so.
E questo è un orario schifoso per pubblicare.
E per mettere il fatto che partecipo a un contest dovrò modificare tutto e sarà un casino ma, oh, sono una tassorosso stanca e neanche tanto soddisfatta, quindi prendetemi così e buona notte a tutti,
con amore
Aule :3
  
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