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Autore: LilyOok_    07/04/2015    9 recensioni
2929 T.E. - Ered Lûin.
Emyrin è una giovane cameriera dai capelli ribelli color carota.
In una serata come le altre, si presentano alla locanda della vecchia Dhelia Thorin, Fili e Kili e...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.Capitolo dieci.
 
Emyrin si sentiva come se una mandria di cavalli le avesse calpestato la schiena.
Aveva dormito seduta, accanto ad Hirina, con il collo reclinato all’indietro.
Scese al piano di sotto dopo essersi assicurata che la Nana dormiva ancora.
Era presto, così decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Le strade della città erano immerse in un silenzio innaturale. Il mercato, la gente... non vi era nessuno.
A quell’ora del mattino Gabilgathol sembrava una città vuota.
 
 
Si immerse nell’acqua bollente, percependo i muscoli rilassarsi.
Il tempo scorreva e la tensione saliva. Avrebbe dovuto aprire lei il negozio, avrebbe dovuto lei parlare con la gente.
Fu presa dal panico quando pensò al fatto che Dhelia, prima o poi, avrebbe avuto bisogno di altre spezie e sarebbe andata lì. E lei cosa avrebbe fatto? Ma soprattutto, Dhelia cosa avrebbe fatto?
Uscì dal catino e si avvolse nel grande asciugamano.
Andò davanti allo specchio e si guardò, ma si sentì stupida.
Tamponò i riccioli, tentando di pettinarli. Alla fine ci rinunciò e si vestì, andando nella stanza di Hirina.
“Buongiorno, Emyrin.” La vecchietta le sorrise, tranquilla.
“Buongiorno a te.” Rispose lei. “Come ti senti? Hai fame? Vuoi che ti poti una fetta di crostata? Un po’ di latte caldo?”
“Oh, cara, sei così premurosa. Mi ricordi tanto la mia nipotina...” Le sorrise Hirina. “La crostata andrà benissimo.”
Emyrin scese con il cuore carico di gioia. Sarebbe stata molto felice di essere la vera nipote della vecchina, anche se per lei, Hirina era già la sua nonna adottiva.
Qualcuno bussò alla porta. La giovane si avvicinò timorosa; il negozio era ancora chiuso, chi mai poteva essere a quell’ora? E se fosse stata Dhelia? No, non poteva essere. Di solito, la mattina si dedicava al conto dei suoi preziosissimi soldi e mai e poi mai avrebbe schiodato da dietro la cassa.
“Chi è?” Domandò senza aprire.
“Buongiorno. Ehm... mi chiamo Lirys, posso entrare?” La voce sembrava quella di una giovane Nana, per niente somigliante a quella gracchiante della vecchia Dhelia.
Aprì la porta e lasciò entrare una ragazza, forse della sua età, bionda e con due bellissimi occhi azzurri, limpidi come l’acqua di una sorgente.
“Salve.” Mormorò, togliendosi la mantellina chiara.
Emyrin la guardò confusa, salutandola di buona educazione.
“Tu devi essere Emyrin, giusto?”
“Si, sono io. Scusa ma, ci conosciamo?”
“Non credo tu ti ricordi di me. Ero con la Principessa al mercato qualche tempo fa.” Disse Lirys, i suoi occhi luccicarono.
“Intendi dire che sei una delle sue dame?”
“Si, beh, se così vuoi chiamarmi. Dov’è la signora Hirina?” Chiese, guardandosi intorno.
“Se ti servono delle spezie, puoi chiedere a me.” Si offrì subito, sorridendo gentile.
“Veramente no. Sono qui per lei.” Lirys sorrise.
“Va bene, è di sopra.”
 
 
“Hirina?” Emyrin entrò, porgendole la crostata.
“Ha l’aria di essere molto buona.” Disse la vecchietta, saggiandone la consistenza.
“C’è una persona che vorrebbe vederti, una giovane Nana. La lascio entrare?”
“Certo.” Acconsentì e quando Emyrin tornò nella stanza con la ragazza, quella si gettò al collo dell’anziana.
“Piano, Lirys, mi stritolerai.” Rise la vecchia, rispondendo all’abbraccio con affetto.
“Vi conoscete?” Emyrin si lasciò sfuggire quella domanda, sinceramente confusa.
“Direi di si.” Fece la biondina. “Hirina è mia nonna.”
 
 
Emyrin si sedette accanto al letto, di fronte alle due.
“Come stai, nipotina mia?”
“Oh, nonna, io sto bene. Tu invece? Appena ho saputo sono venuta subito!” Lirys parve davvero preoccupata.
“Su, Lirys, tua nonna è solo un po’ ammaccata.” Rise la vecchietta.
Emyrin si sentì incredibilmente ed improvvisamente di troppo in quel quadretto felice.
In effetti, pensò, era piombata in casa della Nana così, come se niente fosse e ci si era stabilita, seppur Hirina aveva insistito al riguardo, ma in realtà quello non era il suo posto. Non aveva una famiglia e non poteva illudersi di averne una prendendo il posto di qualcun altro.
“Ad ogni modo,” Esordì la bionda, rivolgendosi a lei “piacere di conoscerti.”
“Il piacere è mio.” Sorrise.
“Emyrin, ti ringrazio sul serio per esserti presa cura della mia adorata nonnina, ma ora ci penserò io a lei.”
“Cosa?” Domandò Hirina, anticipando la rossa.
“Dìs... la Principessa ha detto che potrò restare con te quanto vorrò, anzi, mi ha ordinato di starti accanto e aiutarti con il negozio.” Poi Lirys guardò la sua coetanea. “Mi ha anche detto che tu prenderai il mio posto.”
Cosa?!” La voce le uscì strozzata. “I-io?” Chiese, incredula.
“Hai capito bene.”
“Ma... io...” Emyrin si guardò il vestito e poi le scarpe graffiate e rovinate e immaginò i suoi capelli in che stato terribile versavano.
“Ti confido un segreto: la Principessa è molto buona e gentile, è un po’ una mamma per tutte. Vedrai che starai benissimo.” Lirys le aveva preso le mani tra le sue e i suoi occhi chiari esprimevano pura sincerità.
“Emy cara, non preoccuparti per me. Vai tranquilla.” Si intromise Hirina, facendole l’occhiolino.
Emyrin non sapeva cosa dire, né cosa fare. Senza contare il fatto che non aveva idea di dove fosse la loro abitazione.
“Va bene...” Disse infine, alzandosi in piedi. “Ma ora sono in preda al panico!”
“La Principessa si aspettava questa reazione, così mi ha chiesto di riferirti che verrà a prenderti il minore dei suoi figli entro la fine della giornata.”
Smise di colpo di camminare avanti e indietro e la guardò, poi guardò Hirina e poi scoppiò in una risata isterica.
Non aveva considerato che avrebbe vissuto a stretto contatto con Kili, il che sarebbe stato davvero imbarazzante.
 
 
Il sole iniziava a calare sulle Montagne Azzurre e alcune stelle iniziavano già a mostrare il loro tenue bagliore tra le sfumature rossastre del tramonto.
Emyrin era pronta. Aveva raccolto quel poco che aveva ed era in attesa che arrivasse il momento di lasciare casa e negozio.
“Mi raccomando, Emy, sii naturale perché sei una ragazza fantastica e non hai motivo di cambiare. Per nulla al mondo.”
La ragazza ringraziò la vecchina con un abbraccio e la salutò, promettendole che sarebbe andata a trovarla presto.
Scese in negozio seguita Lirys.
“Beh, allora, prenditi cura di tua nonna.”
“Certo, lo farò.”
“Sai, Hirina è una persona davvero dolce e premurosa.”
“È vero. Ho visto come ti guarda, si è affezionata molto a te. Ti vuole bene. Sono contenta che ti abbia avuto accanto, sei davvero una ragazza solare e simpatica e buona, te lo leggo negli occhi.”
Prima che la giovane potesse risponderle qualcosa, si udì bussare alla porta.
Era il momento.
 
 
Non appena si chiusero la porta alle spalle, Kili le si avvicinò e la prese per mano.
“Ciao.” Salutò, baciandole la guancia.
Emyrin si chiese quando avrebbe smesso di arrossire come una ragazzina.
“Ciao.” Rispose. Si sentiva stranamente in imbarazzo.
Qualcosa le tirò la gonna udì un ringhio giocoso. Quando guardò in basso, vide una palletta di pelo grigio mordicchiarle l’orlo del vestito.
“Rhor!” Rise entusiasta, chinandosi ad accarezzare il cagnolino.
“Contenta di rivederlo?”
“E me lo chiedi?! Oh, piccolino, mi sei mancato tanto!” Esclamò, prendendolo in braccio e coccolandolo dolcemente.
“E io non ti sono mancato nemmeno un po’?” Domandò Kili, fingendosi offeso dalla poca attenzione che gli era stata data fino a quel momento.
“Certo che mi sei mancato, scemo.” Rise la giovane, trasportando anche lui nella sua risata.
“Devo confessarti una cosa.” Disse subito lui, mentre iniziavano a camminare.
“Cosa?”
“È colpa mia.”
“Cosa è colpa tua? Non capisco.”
Kili si grattò il capo a metà tra l’imbarazzato e il colpevole.
“Vedi, ho parlato con mia madre e lei ha accettato. Sapevo che Lirys era la nipote della Signora del negozio di spezie così... beh...”
“Così è stata una tua idea!” Esclamò Emyrin, con un po’ troppa enfasi. Ora si sentiva decisamente più tranquilla.
Continuarono a camminare ridendo e scherzando, giocherellando di tanto in tanto con il piccolo batuffolo grigio, poi la giovane parve rabbuiarsi.
“Ho detto qualcosa che non va?”
“No, non è questo... Cosa devo fare adesso, Kili? Insomma, guardami... tua madre è una principessa!”
Kili scoppiò in una risata ed Emyrin divenne rossa dalla rabbia. “Che c’è di tanto divertente? Questa è una cosa sera!”
“Va bene, va bene, calmati. Scusa, non volevo... è solo che, beh, hai fatto una faccia così buffa.”
“Buffa, eh?” Ripeté, inarcando un sopracciglio e, fermandosi, incrociando le braccia al petto.
Rhor si sedette a terra e piegò la testa di lato, guardandoli curioso.
“Hai ragione, scusa, sono un idiota. Non devi preoccuparti di nulla, comunque. Non vederla come la Principessa di Erebor, qui nessuno è più elevato di nessun’altro. Non siamo ad Erebor, quindi non c’è nulla su cui regnare, quindi mia madre è soltanto... mia madre.”
Emyrin addolcì lo sguardo e sorrise, lasciando che le prendesse le mani e le stringesse nelle sue.
Ripresero a camminare, mano nella mano.
Svoltarono in una piccola stradina sterrata che portava ad un piccolo mucchietto di alberi così fitti da non riuscire a vedere cosa c’era dall’altra parte.
“Al di là di questo piccolo boschetto, c’è casa nostra.” Le disse Kili, avviandosi, ma Emyrin puntò i piedi, come se una forza invisibile le tenesse le scarpe incollate al terreno.
“Aspetta, sono agitata.”
“Se può farti sentire meglio, ti terrò la mano per tutto il tempo.” Il Nano tese la mano ed Emyrin l’accettò con gioia. Non appena le loro dita si intrecciarono, la tensione dei muscoli si allentò e le sembrò di poter affrontare anche un uragano. Bastava che fossero insieme.
 
 
Appena mise piede dentro casa fu avvolta in un tepore che sapeva di fuoco e di famiglia.
La prima cosa che fece fu guardarsi intorno. Non c’era nulla di sfarzoso o che rappresentasse il potere della famiglia reale. L’arredamento era molto semplice, con un tocco femminile inequivocabile.
Le pareti erano il legno e nel salone vi era un caminetto in pietra con il fuoco che scoppiettava sui ciocchi massicci che lo alimentavano.
Vi era un tappeto – dove Rhor si era appena rannicchiato – davanti al camino, con un tavolino e due poltrone dall’aria molto comoda.
“Vieni, mia madre ci aspetta in cucina.”
Seguì Kili per il corridoio ed arrivarono sulla soglia della cucina.
Dìs era di spalle, affaccendata sul piano da lavoro.
Quando Kili si schiarì la gola, si accorse di loro e si voltò.
Emyrin strinse forte la mano attorno a quella di lui, senza nemmeno accorgersi di aver iniziato a trattenere il respiro.
 
 
“Siete arrivati. Credevo vi foste persi.” Dìs sorrise. Un sorriso gentile. “Emyrin, che piacere rivederti.” Disse poi alla ragazza accanto a suo figlio, aggirando il tavolo per andarle vicino.
Indossava un vestito di una tonalità molto scura di viola e sopra un grembiule bianco.
I suoi occhi chiari splendevano anche se il suo volto era segnato.
“Il piacere è mio...”
“Dìs. Chiamami solo Dìs e dammi del tu tranquillamente.”
Emyrin sorrise.
“Sei davvero bella. Hai un sorriso così radioso. Sono contenta di averti qui, vedrai che starai benissimo.” Dìs l’abbracciò con fare affettivo ed Emyrin si tranquillizzò del tutto. Sentì che tutto l’imbarazzo era scivolato via, lasciando il posto ad un’immensa gioia.
“Grazie.” Mormorò, lasciando la mano di Kili per rispondere all’abbraccio.
“Hai fame?” Le chiese poi la Nana, staccandosi da lei e tornando alla sua postazione davanti al piano della cucina.
“Ehm... un po’.”
“Bene, perché sto preparando una cenetta coi fiocchi in onore del tuo arrivo. Adesso, Kili, falle vedere la sua stanza. Tra poco torneranno tuo fratello e tuo zio. Vi aspetto per cena.”
“Agli ordini, signora madre.” Scherzò il giovane, prendendo la sua ragazza per mano e portandola di sopra.
La condusse fino ad una stanzetta con un armadio, un letto sotto l’unica finestra, un comodino e una panca. In un angolo vi era uno specchio intero in una cornice di legno intagliato.
“Non è un granché, ma-”
“No, è bellissima invece.”
Ci fu qualche momento di silenzio in cui Emyrin continuava a guardarsi intorno; non poteva ancora credere di essere in quella casa, con Kili e gli eredi al trono del suo popolo. Forse, si disse, stava sognando e presto si sarebbe svegliata tra le urla di Dhelia e sarebbe stata costretta a lucidare ogni angolo della locanda, come sempre.
Invece no. E si rese conto che tutto quello era vero nel momento in cui Kili le toccò la spalla e lei si voltò sussultando.
“Scusa, mi ero persa nei miei pensieri.” Rispose al suo sguardo confuso.
“Ti lascio un po’ di tempo per sistemarti. Ti aspetterò di sotto.” Le disse, lasciandole un bacio sulla gota prima di uscire.
 
 
Sedette sul letto, trovandolo estremamente morbido e comodo. Se non altro, avrebbe dormito in un vero letto, soffice.
Guardò fuori dalla finestra e vide le sagome scure delle montagne sul retro alzarsi imponenti nel cielo.
Si chiese cosa ci fosse al di là di quelle, che tipo di mondo c’era là fuori. Da quella parte ci si dirigeva verso il Forlindon, che si affacciava sul mare. Glielo aveva detto Kili in uno dei loro incontri alla radura.
Le sarebbe piaciuto vedere il mare.
Si alzò sospirando e andò allo specchio. Fece una giravolta su se stessa e aspettò che l’ampia gonna cessasse di girare per sorridere alla sua immagine.
Quando udì bussare arrossì, come se fosse stata colta a fare qualcosa che non doveva fare.
Si ricompose in un men che non si dica e andò ad aprire, aspettandosi di trovare Kili sulla soglia, ma quella che invece comparve nel corridoio fu Dìs.
“Prego.” Le disse, scansandosi per lasciarla passare.
“Ti piace la tua stanza?” Aveva ancora indosso il grembiule. Vista così, Dìs sembrava davvero una Nana comune, una madre di famiglia in vesti da casa.
“Moltissimo.”
“Vieni a sederti accanto a me.” Dìs batté la mano sul materasso, vicino a sé, e attese che la giovane si sedette prima di prenderle le mani nelle sue e iniziare a parlare.
“Voglio che tu sappia che qualsiasi problema hai, qualsiasi turbamento o qualsiasi altra cosa, con me potrai parlarne liberamente. Sai, Kili mi ha raccontato la tua storia e mi dispiace per i tuoi genitori; so di non poter sostituire tua madre, e non mi permetterei mai di farlo, ma vorrei che facessi riferimento a me se necessiti di qualcosa, anche fosse solo parlare. Vorrei poterti essere di aiuto e voglio esserti vicina. Ma soprattutto,” Dìs tolse una mano per accarezzarle una guancia. “voglio che ti senta a casa.”
“Io... non so se cosa dire... grazie!” Una tempesta di emozioni imperversava ora nel petto di Emyrin. Avrebbe voluto piangere e ridere allo stesso tempo, ma si limitò a mostrarle un grande sorriso carico di gratitudine.
“Beh, fai parte della famiglia adesso, no?” La Nana le fece l’occhiolino e lei sorrise ancora di più.
Si sentiva felice.
 
 
Scese giù per la cena e trovò Fili in piedi sulla soglia della cucina.
“Ciao.”
Il giovane si girò di scatto, la osservò il tempo necessario a carburare il fatto che lei fosse lì e l’abbracciò di slancio, stringendola forte.
“Ciao, sorella.” Le disse, staccandosi per guardarla in faccia. Notando la sua espressione perplessa si affrettò a dire: “Beh, sei la ragazza di mio fratello, quindi sei ufficialmente mia sorella.”
Prima che Emyrin potesse dire la sua a riguardo, sentì dei passi dietro di sé e poi un braccio le circondò le spalle e morbide labbra le sfiorarono la guancia.
‘Kili...’
“Dov’è zio Thorin?” Chiese il giovane, stringendola a sé.
“Tornerà più tardi. È con Dwalin alla locanda.”
Al solo nominare di quel posto fu pervasa da un brivido.
“Avete intenzione di rimanere sulla porta ancora a lungo? La cena sarebbe pronta.” La voce gentile di Dìs interruppe la conversazione ed Emyrin sembrò ricordarsi proprio in quel momento che stava letteralmente morendo di fame.
Di fatto, il suo stomaco emise un lamento che la fece arrossire fino alla punta delle orecchie. Prese a torturarsi un ricciolo color del tramonto mentre farfugliava delle scuse imbarazzate.
“Avanti, venite a sedervi.” Disse Dìs, disponendo al centro della tavola un’enorme teglia ricca di patate e pesce. “Fili, ti sei lavato le mani?”
“Si, mamma.” Rispose il biondo, in imbarazzo.
Emyrin sorrise divertita. Era passata si e no un’ora da quando era arrivata in quella casa e già adorava Dìs.
“Buon appetito.” Disse la Nana e iniziarono così a mangiare.
 
 
Dopo aver ringraziato Dìs per la cena ed essersi complimentata con lei per la sua squisitezza, Emyrin diede la buonanotte e salì in camera, seguita da Kili.
“Allora, sei ancora agitata?”Le chiese, sedendosi accanto a lei sul materasso.
“No. Sono perfettamente a mio agio.” Esitò un attimo prima di continuare. “Mi sento bene qui.”
“Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire.” Kili fece per baciarle la guancia ma lei si voltò per dire qualcosa, facendo scontrare i loro nasi.
“Ops... scusa.” Disse, sentendosi un po’ imbranata.
Si guardarono negli occhi, poi annullarono la distanza tra le loro bocche unendosi in un bacio dolce e lungo.
Kili le mise le mani nei riccioli mentre lei lasciava che la sua bocca si schiudesse per accoglierlo nel modo migliore.
Gli circondò il collo con le braccia. Lo sentì avvicinarsi di più a lei, passandole una mano sulla schiena. Kili premette sulle sue labbra ed Emyrin fu scossa da un brivido di piacere, venendo inondata immediatamente dal panico.
Si sottrasse violentemente al bacio, ansimando, cercando di far tornare alla normalità il battito impazzito del suo cuore.
“Scusa se ho fatto qualcosa che ti ha turbata.” Si affrettò a dire lui, passandosi una mano nei capelli, visibilmente imbarazzato.
Emyrin arrossì e guardò altrove.
“No, non...” Fece, la voce incerta. Non sapeva cosa dire, era troppo scossa in quel momento per poter dire o fare qualcosa che non facesse pensare al Nano a fianco a lei di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Seguì un silenzio che durò un buon minuto, poi Kili si alzò, seguito a ruota da lei.
“Ehm... ti lascio riposare. Ci vediamo domani.” La salutò, senza sfiorarla. Poi uscì, lasciandola sola con un senso di vuoto nel petto.




















-Angolino autrice-

SCUSATEE, ancora una volta sono in pieno ritardo.... ma vabbè D:
Perdonatemi.

Passiamo al dunque:
la mia solita domanda è "Che ne pensate?" 
Sapete, a me è piaciuto particolarmente questo capitolo, ma vorrei precisare alcuni punti importanti:

1) Per quanto possa sembrare poco rilevante, ho avuto un dubbio sulla loro cena. Essendo loro in assenza di elettricità.. beh, mi sono chiesta come facessero a cucinare. La mia immagine di Dis ai fornelli è chiara nella mente, certo, ma nella relatà? Ciò non sarebbe possibile D: Di conseguenza, faremo finta che sia possibile, NEL SENSO: come ho scritto per la cena di questo capitolo, la teglia di pesce e patate è ovviamente stata cucinata in un forno NELLA MIA TESTA, ma nella storia il modus operandi utilizzato in cucina è ignoto. QUINDI, penso che continuerò a comportarmi come se in realtà esistessero i fornelli quando invece non ce ne è nemmeno l'ombra u.u

2) Mi rifiuto altamente di mettere la nota OOC o OCC o quello che è , non mi ricordo. Vi spiego subito perché: Thorin farà la sua parte, sarà lo stesso identico Thorin che conosciamo, non cambierà di una virgola, così come gli altri personaggi. Il mio dubbio iniziale era su Dìs, ma siccome non abbiamo idea del suo carattere, per me lei è gentile, buona... certo, sengata e indurita dal dolori sì, ma non crudele e fredda come la maggiorparte di autrici/autori(?) la descrivono. 
QUINDI niente nota OOC/OCC (quello che è, insomma!)

3) Se avete domande, oppure dubbi oppure scondo voi vi è qualcosa che non va, vorrei che ne parlaste con me prima di prendere decisioni affrettate sul pensare magari che qualcosa sia troppo scontato di qualcos'altro o AFFRETTATO. E qui mi sto ovviamente riferendo alla fine del capitolo. So che alcuni di voi potrebbero pensare che sia presto per certe cose, ma vi ricordo che siamo nel 2929 T.E. e che la spedizione per Erebor si terrà solo nel 2940 T.E. per concludersi nel 2941 T.E. QUINDI (quanti "quindi" oggi :D), ripeto, qualsiasi considerazione affrettata potrebbe portarvi a vedere negativamente qualcosa che potrebbe non esserlo affatto :D


Bene, detto ciò, vi auguro una buona Pasqua in ritardo e spero abbiate mangiato tanta cioccolata.... 
Domani riapriranno le porte dell'Inferno e ahimé, tocca ricominciare il contrappasso D:
Buona giornata gente e buon fine vacanze per chi, come me, oggi ha l'ultimo barlume di libertà :'(

Juls.


 
   
 
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