Titolo:
«Rotta di ossa e cuore.»
Serie: D.Gray-man
Personaggi:
Lavi, Allen Walker, Lenalee Lee
Pairing: Tutti (Impliciti)
Rating: Arancione (diventerà rosso)
Genere: Horror, Drammatico
Avvisi: Alternative Universe, Non per
stomaci delicati
Note: Questo è… il mio
regalo di Natale per Allen Lena e Lavi, anche se non so quanto loro ne siano felici
xD
Ho
già scritto il capitolo 2, e probabilmente il tutto si concluderà
con il
E mi
raccomando, commentate T_T *punzecchia*
«Rotta di ossa
e cuore.»
C’era
un tavolo.
Una
lampadina crepitante sopra le loro teste, e un odore
quasi pressante di umidità e marcio.
«Fallo.»
Lavi
guardò alla propria destra, senza muoversi. «No.»
Lo
sibilò, a mezza bocca.
«Fallo.»
Sentiva il
sangue pulsargli nelle vene talmente veloce da fargli
quasi male. Il sudore, in risalto alla luce del neon, gli pizzicava
fastidiosamente la fronte.
«Non
posso.»
L’uomo
sospirò, passandosi una mano tra i capelli sporchi. Fece schioccare la
lingua, in segno di disapprovo. «Guarda che non te lo sto mica chiedendo,
Lavi-kun.»
Lavi
distolse lo sguardo velocemente, chiudendo gli occhi, mentre sentiva un brivido
scendergli lungo la schiena. L’uomo sembrò ridere, a quella
reazione. Fu quando sentì il sibilo svogliato
della lama davanti a se che il ragazzo si costrinse a guardare.
C’era
un tavolo.
C’era
lui, seduto all’estremità di un lato, e c’era Allen, seduto
all’estremità dell’altro.
«Facciamo
così.» L’uomo fece spallucce, continuando a muovere,
lentamente, quasi con armonia, la scure sporca di terra e ruggine. «Se
non prendi in mano quella dannata cosa...» una pausa, volontaria, per
darsi il tempo di raggiungere il fondo della stanza. «Io la
ammazzo.» concluse.
C’era
un tavolo. C’erano Lavi, Allen e un uomo a guardarli.
E poi
c’era Lenalee.
Tre ore prima:
La serata
dedicata all’Horror era di martedì, dopo il Karaoke del
lunedì e prima dello studio del mercoledì.
La
settimana prima avevano visitato il cimitero, quello appena fuori città,
con i lampioni rotti e i cancelli arrugginiti. Avevano preso le torce, due pale
e un sacco di stoffa.
Avevano
preso i vestiti vecchi, quelli in fondo all’armadio, e le felpe con i
cappucci.
Lenalee
aveva protestato, scuotendo la testa facendo ondeggiare i codini scuri. Poi
Lavi le aveva dato della fifona e lei gli aveva tirato un calcio vagamente
offeso alle ginocchia, prendendo sacco e pala con stizza.
«L’ultima volta sei tu quello che si è messo ad
urlare come un matto, Lavi-kun!»
gli aveva sibilato.
Allen
aveva annuito senza farsi vedere, ghignando. Poi Lavi l’aveva guardato
storto e si era incamminato anche lui, borbottando qualcosa sull’essere
affamato e il perdersi in giro.
Quel
martedì avevano deciso di andare ai vecchi magazzini.
Ci abitava
un fantasma, dicevano.
Ci abitava
un demone, con occhi rossi come le fiamme dell’inferno, avevano sentito
dire.
«Bah.
Un demone, certo.»
«Oooh,
quindi non ci vuoi andare?»
Allen
aveva aiutato Lenalee a scavalcare il muretto verde di muschio e nero di notte,
osservando Lavi arrampicarsi un po’ a fatica poco
lontano.
«Non
ho detto questo.» aveva fatto spallucce, alzando
poi le braccia verso il cielo con uno sbadiglio sonoro. «Dico solo che
qui mi hanno detto che ci abitava un barbone, niente di più. Un… pittore,
o scultore, qualcosa del genere.»
Lavi aveva
riso.
«Avrebbe
fatto meglio a cercarsi un lavoro serio, piuttosto.»
«Shh,
Lavi, fa piano!»
Stavano
urlando, tutti e due.
Un
po’ forte, un po’ senza rendersene conto. L’eco delle loro
voci sembrò spegnersi troppo in fretta, vicino l’ingresso.
Parole e
risate assorbite da pareti sporche e vetri rotti.
Lavi aveva
ridacchiato, colpevole. Lenalee si era incamminata, pensierosa, e Allen era
rimasto indietro a guardare.
Faceva freddo, quella sera.
Ed era un
freddo sottile, pungente.
«Allen-kun!
Sbrigati!»
«Sì
mammoletta, sbrigati!» gli aveva fatto il verso l’altro ragazzo.
Allen
aveva agitato mezzo furioso la propria torcia e li aveva raggiunti, correndo.
Era un
freddo un po’ strano, quello del martedì.
«…
wow. Cioè, davvero. Wow.»
Lavi era
sempre stato un po’ stupido. Quel tipo di ragazzo poco serio che tende a
pensare solo al presente.
«Che
cos- Ah!»
A quel
punto, l’altro era arrossito, colto alla sprovvista.
«Che
cosa?»
La ragazza
li aveva raggiunti, con la propria luce, e si era messa a guardare le tele
appese al muro. Poi aveva alzato gli occhi al cielo, un po’ scocciata e
un po’ imbarazzata.
«Sono
solo disegni, Lavi-kun.»
«E che disegni!» aveva ribadito lui
con un ghigno un po’ infantile.
Allen era
invece un tipo più calmo, talvolta impacciato e dalle reazioni un po’
esagerate. «Q-quindi» aveva cerato di svincolare «qui
c’era davvero un… pittore, ecco.»
Ci fu un
piccolo spostamento d’aria, impercettibile.
Lavi
ghignò.
«E chi ti dice che non ci sia
più…?»
Glielo aveva
soffiato proprio sull’orecchio, sopra il collo, in un sussurro un
po’ roco.
«Ah!
Piantala!»
Lenalee
aveva sorriso appena, dietro di loro. Si era girata, sempre tenendoli d’occhio mentre finivano con l’azzuffarsi, e aveva
continuato a guardarsi in giro.
«…oh.»
Un tavolo,
poco più in là. Un po’ sporco, con tanta polvere e pochi
oggetti. Un pennello e una cornice, un foglio lasciato a metà e una
busta di carta.
Un altro
fruscio, alla sua sinistra, dal fondo del corridoio.
«...ehi,
ragazzi, venite a vedere!»
«Mh?»
«C-cosa?»
La voce di Lavi sembrava vagamente affannata, che si trasformò in un
attimo in risata. «Lasciami andare mammoletta!»
Allen lo
aveva lasciato andare, passandosi le mani tra i capelli arruffati con aria
scocciata, e aveva raggiunto la ragazza.
Una
cornice, una foto, una lettera e un dipinto.
Lasciato a
metà, quasi aspettasse ancora di essere completato.
Lenalee
aveva preso in mano la foto, insicura.
Lavi aveva
preso la busta, noncurante.
Allen era
rimasto fermo, distratto da qualcosa.
«…secondo
te erano…innamorati?» Pausa. E una mancata
risposta. «Allen-kun?»
«Mh...?»
«Oddio,
non ci credo! Ragazzi, guardate qui!»
La risata
del rosso sembrò spezzare a metà l’aria pesante della
stanza. Sbandierò un po’ bruscamente il pezzo di carta, scuotendo
la testa quasi incredulo.
«Questo
era completamente folle!» rise «Ci credo che sia stato mollato
dalla ragazza! Sentite un po’ qua!» si schiarì la voce,
cominciando a recitare con tono teatrale. «“Ti
amo. Con tutto il mio cuore, non posso fare altro. Visceralmente, non posso far
altro che…”»
Il ragazzo
corrucciò lo sguardo, mentre pian piano abbassava in tono della voce,
mentre pian piano il sorriso infantile andava incrinandosi.
«“…far altro che
tremare, ogni volta che ti penso.”»
Un attimo
di pausa.
Allen
inclinò la testa di lato, cercando di leggere a sua volta.
«…beh?»
C’era
un bisbiglio, nella stanza. Sottile, tagliente. Un muoversi di labbra appena
udibile, un recitare automatico e perplesso. Confuso.
Arrivò
all’ultima frase.
«…Lavi…?»
Poi,
silenzio.
E un
fruscio che divenne rumore di passi.
Lenalee
urlò.
«Rotta di ossa
e cuore.»
Fine capitolo