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Autore: Edward    22/12/2008    7 recensioni
La serata dedicata all’Horror era di martedì, dopo il Karaoke del lunedì e prima dello studio del mercoledì.
La settimana prima avevano visitato il cimitero, quello appena fuori città, con i lampioni rotti e i cancelli arrugginiti. Avevano preso le torce, due pale e un sacco di stoffa.
Avevano preso i vestiti vecchi, quelli in fondo all’armadio, e le felpe con i cappucci.
Quel martedì avevano deciso di andare ai vecchi magazzini.
Ci abitava un fantasma, dicevano.
Ci abitava un demone, con occhi rossi come le fiamme dell’inferno, avevano sentito dire.
«Bah. Un demone, certo.»
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo: «Rotta di ossa e cuore

Titolo: «Rotta di ossa e cuore.»

Serie: D.Gray-man

Personaggi: Lavi, Allen Walker, Lenalee Lee

Pairing: Tutti (Impliciti)

Rating: Arancione (diventerà rosso)

Genere: Horror, Drammatico

Avvisi: Alternative Universe, Non per stomaci delicati

Note: Questo è… il mio regalo di Natale per Allen Lena e Lavi, anche se non so quanto loro ne siano felici xD

Ho già scritto il capitolo 2, e probabilmente il tutto si concluderà con il 3. A partire da quello, dovrei alzare il rating a rosso, se seguo l’idea originale che avevo in mente. Beh, detto questo… buona lettura. Questo è un po’ un prologo, direi <3

E mi raccomando, commentate T_T *punzecchia*

 

 

 

 

 

«Rotta di ossa e cuore.»

 

 

 

C’era un tavolo.

Una lampadina crepitante sopra le loro teste, e un odore quasi pressante di umidità e marcio.

«Fallo.»

Lavi guardò alla propria destra, senza muoversi. «No.»

Lo sibilò, a mezza bocca.

«Fallo.»

Sentiva il sangue pulsargli nelle vene talmente veloce da fargli quasi male. Il sudore, in risalto alla luce del neon, gli pizzicava fastidiosamente la fronte.

«Non posso.»

L’uomo sospirò, passandosi una mano tra i capelli sporchi. Fece schioccare la lingua, in segno di disapprovo. «Guarda che non te lo sto mica chiedendo, Lavi-kun.»

Lavi distolse lo sguardo velocemente, chiudendo gli occhi, mentre sentiva un brivido scendergli lungo la schiena. L’uomo sembrò ridere, a quella reazione. Fu quando sentì il sibilo svogliato della lama davanti a se che il ragazzo si costrinse a guardare.

C’era un tavolo.

C’era lui, seduto all’estremità di un lato, e c’era Allen, seduto all’estremità dell’altro.

«Facciamo così.» L’uomo fece spallucce, continuando a muovere, lentamente, quasi con armonia, la scure sporca di terra e ruggine. «Se non prendi in mano quella dannata cosa...» una pausa, volontaria, per darsi il tempo di raggiungere il fondo della stanza. «Io la ammazzo.» concluse.

C’era un tavolo. C’erano Lavi, Allen e un uomo a guardarli.

E poi c’era Lenalee.

 

 

 

Tre ore prima:

 

La serata dedicata all’Horror era di martedì, dopo il Karaoke del lunedì e prima dello studio del mercoledì.

La settimana prima avevano visitato il cimitero, quello appena fuori città, con i lampioni rotti e i cancelli arrugginiti. Avevano preso le torce, due pale e un sacco di stoffa.

Avevano preso i vestiti vecchi, quelli in fondo all’armadio, e le felpe con i cappucci.

Lenalee aveva protestato, scuotendo la testa facendo ondeggiare i codini scuri. Poi Lavi le aveva dato della fifona e lei gli aveva tirato un calcio vagamente offeso alle ginocchia, prendendo sacco e pala con stizza.

«L’ultima volta sei tu quello che si è messo ad urlare come un matto, Lavi-kun!» gli aveva sibilato.

Allen aveva annuito senza farsi vedere, ghignando. Poi Lavi l’aveva guardato storto e si era incamminato anche lui, borbottando qualcosa sull’essere affamato e il perdersi in giro.

Quel martedì avevano deciso di andare ai vecchi magazzini.

Ci abitava un fantasma, dicevano.

Ci abitava un demone, con occhi rossi come le fiamme dell’inferno, avevano sentito dire.

«Bah. Un demone, certo.»

«Oooh, quindi non ci vuoi andare?»

Allen aveva aiutato Lenalee a scavalcare il muretto verde di muschio e nero di notte, osservando Lavi arrampicarsi un po’ a fatica poco lontano.

«Non ho detto questo.» aveva fatto spallucce, alzando poi le braccia verso il cielo con uno sbadiglio sonoro. «Dico solo che qui mi hanno detto che ci abitava un barbone, niente di più. Un… pittore, o scultore, qualcosa del genere.»

Lavi aveva riso.

«Avrebbe fatto meglio a cercarsi un lavoro serio, piuttosto.»

«Shh, Lavi, fa piano!»

Stavano urlando, tutti e due.

Un po’ forte, un po’ senza rendersene conto. L’eco delle loro voci sembrò spegnersi troppo in fretta, vicino l’ingresso.

Parole e risate assorbite da pareti sporche e vetri rotti.

Lavi aveva ridacchiato, colpevole. Lenalee si era incamminata, pensierosa, e Allen era rimasto indietro a guardare.

Faceva freddo, quella sera.

Ed era un freddo sottile, pungente.

«Allen-kun! Sbrigati!»

«Sì mammoletta, sbrigati!» gli aveva fatto il verso l’altro ragazzo.

Allen aveva agitato mezzo furioso la propria torcia e li aveva raggiunti, correndo.

Era un freddo un po’ strano, quello del martedì.

 

 

«… wow. Cioè, davvero. Wow.»

Lavi era sempre stato un po’ stupido. Quel tipo di ragazzo poco serio che tende a pensare solo al presente.

«Che cos- Ah!»

A quel punto, l’altro era arrossito, colto alla sprovvista.

«Che cosa?»

La ragazza li aveva raggiunti, con la propria luce, e si era messa a guardare le tele appese al muro. Poi aveva alzato gli occhi al cielo, un po’ scocciata e un po’ imbarazzata.

«Sono solo disegni, Lavi-kun.»

«E che disegni!» aveva ribadito lui con un ghigno un po’ infantile.

Allen era invece un tipo più calmo, talvolta impacciato e dalle reazioni un po’ esagerate. «Q-quindi» aveva cerato di svincolare «qui c’era davvero un… pittore, ecco.»

Ci fu un piccolo spostamento d’aria, impercettibile.

Lavi ghignò.

«E chi ti dice che non ci sia più…?»

Glielo aveva soffiato proprio sull’orecchio, sopra il collo, in un sussurro un po’ roco.

«Ah! Piantala!»

Lenalee aveva sorriso appena, dietro di loro. Si era girata, sempre tenendoli d’occhio mentre finivano con l’azzuffarsi, e aveva continuato a guardarsi in giro.

«…oh.»

Un tavolo, poco più in là. Un po’ sporco, con tanta polvere e pochi oggetti. Un pennello e una cornice, un foglio lasciato a metà e una busta di carta.

Un altro fruscio, alla sua sinistra, dal fondo del corridoio.

«...ehi, ragazzi, venite a vedere!»

«Mh?»

«C-cosa?» La voce di Lavi sembrava vagamente affannata, che si trasformò in un attimo in risata. «Lasciami andare mammoletta!»

Allen lo aveva lasciato andare, passandosi le mani tra i capelli arruffati con aria scocciata, e aveva raggiunto la ragazza.

Una cornice, una foto, una lettera e un dipinto.

Lasciato a metà, quasi aspettasse ancora di essere completato.

Lenalee aveva preso in mano la foto, insicura.

Lavi aveva preso la busta, noncurante.

Allen era rimasto fermo, distratto da qualcosa.

«…secondo te erano…innamorati?» Pausa. E una mancata risposta. «Allen-kun?»

«Mh...?»

«Oddio, non ci credo! Ragazzi, guardate qui!»

La risata del rosso sembrò spezzare a metà l’aria pesante della stanza. Sbandierò un po’ bruscamente il pezzo di carta, scuotendo la testa quasi incredulo.

«Questo era completamente folle!» rise «Ci credo che sia stato mollato dalla ragazza! Sentite un po’ qua!» si schiarì la voce, cominciando a recitare con tono teatrale. «“Ti amo. Con tutto il mio cuore, non posso fare altro. Visceralmente, non posso far altro che…”»

Il ragazzo corrucciò lo sguardo, mentre pian piano abbassava in tono della voce, mentre pian piano il sorriso infantile andava incrinandosi.

«“…far altro che tremare, ogni volta che ti penso.”»

Un attimo di pausa.

Allen inclinò la testa di lato, cercando di leggere a sua volta.

«…beh?»

C’era un bisbiglio, nella stanza. Sottile, tagliente. Un muoversi di labbra appena udibile, un recitare automatico e perplesso. Confuso.

Arrivò all’ultima frase.

«…Lavi…?»

Poi, silenzio.

E un fruscio che divenne rumore di passi.

Lenalee urlò.

 

«Rotta di ossa e cuore.»

 

 

 

 

 

 

 

Fine capitolo

   
 
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