Capitolo 4
L’efficienza delle migliori amiche
“Non
ci credo, davvero, mi sto sentendo come quando ho pomiciato per la prima volta
con uno dell’ultimo anno nella sua macchina!” esclamò Bernadette con aria
sognante, sospirando.
Howard
guardò torvo sua moglie, mentre Penny sorrideva udendo le parole dell’amica.
“Posso
dire che mi fa strano leggere una cosa del genere? Voglio dire, nel corso degli
anni ho portato quello stramboide a Disney World, gli ho tagliato i capelli,
gli ho cantato Soffice Kitty quando era malato dopo essermi presa cura di
lui... Sapere che ora abbia una sorta di inimità con la sua ragazza, beh, mi
sembra strano! Mi sento come una mamma che ha appena saputo che suo figlio sta
con qualcuna e...”.
“Tesoro,
piantala, non mi piace questo scenario!”.
“E
perché mai, Leonard?”.
“Perché
se tuo figlio fosse uno Sheldon significherebbe che mi avresti
tradito... Con uno molto peggio di me, tra l'altro”
ragionò
il fisico sperimentale, scatenando l’ilarità di Raj.
“Ci
credi, Howard?” aggiunse l’indiano. “Se non fosse stato per noi, Sheldon ed Amy
non si sarebbero mai conosciuti e lui ora...Ora...”.
“Ora
cosa?” domandò l’ingegnere, senza capire.
“Niente,
provavo a dimostrare che l’amore lo avesse reso più docile ma non posso farlo
di certo, non è da me dire le bugie e lo sapete”.
Il
discorso fu interrotto da Amy che entrò nell’appartamento, con Sheldon
appoggiato a lei.
Li
guardò, implorante, per far capire loro che non dovevano accennare a ciò che
aveva scritto senza volerlo, e poi guardò il fisico.
“Che
dici, ti porto a letto?” chiese esitante al suo ragazzo.
“Non
chiedergli una cosa simile perché poi una parte di lui ti direbbe di sì”
sussurrò Howard, prendendoli in giro, tanto che per Penny e gli altri fu
davvero difficile mantenere la calma.
Amy
arrossì di botto, ma per fortuna Sheldon sembrava decisamente assonnato per
rendersene conto.
“Sì,
voglio dormire... Mi sento assopito, strano...”.
“Eh,
sai, Sheldon, certe attività di
solito ti stancano” mormorò Leonard, e questa volta il resto del gruppo non
riuscì a trattenersi e tutti scoppiarono
a ridere, portandosi le mani alla bocca per sforzarsi inutilmente di non
produrre suoni.
Ormai
super imbarazzata, Amy si trascinò Sheldon nella sua camera da letto, con le
difficoltà che comportavano il dover portarsi dietro un uomo decisamente più
alto di lei per vari metri.
Quando
furono vicino la porta, vide il suo fidanzato esitare.
“Non
osare iniziare a bussare pur sapendo che non c’è nessuno”lo ammonì subito.
“Va
bene, ma se un giorno andremo in un motel, sappi che busserò perché potrebbero
esserci degli sconosciuti coinvolti in attività illecite”.
Folgorata,
Amy quasi mollò la presa su di lui, tanto da farlo cadere.
Possibile
che stesse ancora pensando alla possibilità di andare in un motel con lei?
I
momenti vissuti precedentemente gli erano rimasti così impressi?
“Se
un giorno andremo in un motel, ti lascerò fare tutto ciò che vuoi, te lo assicuro” mormorò quindi, non riuscendo a
mascherare il sorrisino malizioso che le spuntava quando si trattava di pensare
a lei e al suo ragazzo coinvolti in quel tipo di attività da lui definite illecite.
Circa
dodici ore dopo, Amy era nella cucina dell’appartamento 4A, felice ed energica
come non mai, tanto che si era ridotta al punto di canticchiare il motivo de
“La casa nella prateria” tra sè e sè.
“Scusami,
Amy, ma Sheldon sarà qui a momenti e considerando che ieri ha bevuto...”.
“Ha
bevuto un po’, pochissimo, giuro, meno di mezzo bicchiere!”.
“Ho
capito, ho capito, non ti alterare! Stavo dicendo, è vietato fischiettare e non
vorrei sorbirmi uno dei suoi sermoni di primo mattino” spiegò Leonard.
Amy
annuì, incrociando le braccia. “Va bene, nel frattempo allora vado da Penny”.
“Buona
idea” annuì Leonard, “Se non sbaglio c’è anche Bernadette, doveva portarle i
nuovi farmaci sperimentali da mostrare ad alcuni dottori”.
“Perfetto,
a dopo!”.
Leonard
sorrise nel vedere Amy così entusiasta e spensierata, e il pensiero che fosse
stato Sheldon a renderla così felice lo faceva quasi emozionare.
Aveva
sempre criticato il suo coinquilino, ma doveva ammettere che si stesse
comportando davvero bene con Amy e che di certo in una gara con gli altri
ragazzi avrebbe vinto un premio per “la miglior relazione stabile al primo
tentativo”.
Certo,
era una relazione anomala, che procedeva a piccolissimi passi, ma vederli così
innamorati nonostante la constante assenza di atti sdolcinati gli faceva onore.
“Quindi
è stato Sheldon a prenderti e a farti sedere su di lui?! Di sua spontanea
volontà?!” esclamò Penny, scioccata al massimo.
“Mentre
vi baciavate come due adulti e non come dei bambini dell’asilo come al solito?”
le fece il coro Bernadette.
Soddisfatta,
Amy annuì.
Ora
sì che poteva capire in parte la soddisfazione che le due provavano quando le
raccontavano i dettagli delle loro relazioni con i rispettivi partner!
“Non
ha obiettato quando gli ho toccato il petto, anzi, mi teneva stretta a sè.
Qualche secondo in più e saremmo arrivati in seconda base!”.
“Sì
ma direi che la confessione che ha fatto vale molto di più” disse Penny, ancora
sconvolta.
“Sicura
che hai sentito bene?”.
“Bernie!”
la rimproverò Penny.
“Scusate,
ma è normale capire una cosa al posto di un’altra in certi momenti! Una volta
credevo di aver sentito Howie dire: “Ehi, mi stai facendo impazzire!”, invece
aveva detto: “Mia mamma ha un reggiseno simile, mi fa inorridire!”. Capite?”.
“Di
certo non è il caso di Amy!” esclamò Penny, guardando l’amica con aria
rassicurante.
“Perché,
scusa, Leonard non ha mai detto qualcosa che hai frainteso?”.
La
ragazza rise di gusto, scuotendo il capo.
“Certo
che no! E’ così emozionato e incredulo di dormire con me nonostante siano
passati anni che si limita a fare sempre gli stessi versi increduli e gioiosi.
Al massimo si limita a ringraziare qualche entità religiosa a me ignota o a
dire “Alla faccia tua che non credevi ce l’avrei fatta, mamma!”, tutto qui”.
“Assurdo,
ma le mamme stanno sempre in mezzo durante il sesso?!” commentò Amy, disgustata, tanto che
arricciò il naso.
“Beh,
conoscendo Sheldon, tesoro, quando accadrà tra voi nominerà la sua nonnina invece della
mamma” ridacchiò Penny.
“Oh,
basta, per favore! Comunque, Cindy mi ha invitato a fare da chaperon al ballo di
primavera e ha detto che posso portare anche Sheldon” aggiunse la neurobiologa,
di nuovo emozionata come non mai. “Vorrei tanto andarci, i balli hanno uno strano
effetto positivo su Sheldon, e poi avere un accompagnatore a un vero ballo
sarebbe un sogno! Certo, sarò estranea al concorso per diventare la reginetta
del ballo, ma meglio di nulla”.
“E
allora dillo a Sheldon, no? Scommetto che ti dirà di sì visto il suo piano per
farti rivivere il liceo in maniera piacevole!” suggerì Bernadette, emozionata a
sua volta.
“Dici?”.
“Ma
certo!” soggiunse Penny, facendole l’occhiolino. “Sfrutta quest’occasione al
massimo!”.
Amy
sorrise, felice. “Allora ci provo, glielo chiedo ora!”.
“Brava,
vai!” l’incoraggiò Penny.
La
vide uscire di casa quasi di corsa, in un modo decisamente buffo visto che la
borsa a tracolla stava rischiando di urtare la porta, ma alla fine ci riuscì.
“Bene,
ho un piano”.
“Cosa?”.
“Chiedi
qualche ora libera a lavoro, abbiamo una stronzetta da sistemare!”.
Amy
stava per bussare all’appartamento di fronte quando si bloccò, udendo una
conversazione alquanto audace tra i due coinquilini.
“Non
puoi tirarti indietro, Sheldon!”.
“Certo
che posso. Anzi, direi che ho già fatto abbastanza”.
“Ma
sei scemo? Per una volta che hai una buona idea...”.
“Una
buona idea? Io sono pieno di buone idee! Inoltre, ieri dovevo finire il mio
saggio sui buchi neri e non l’ho fatto perché ho bevuto e mi sono addormentato,
Leonard! Sono già fin troppo distratto da quando conosco Amy, non posso esserlo
ulteriormente!”.
“Allora
ammetti che lei ti distrae!”.
“Beh,
sì”.
“Ti
distrae perché la ami, ecco perché stai
facendo tutto questo! Hai coinvolto due matricole, accidenti, e la tua ragazza
è felice come non mai e...”.
“Amy
mi conosce, sa che non può aspettarsi chissà cosa! Non posso lasciare che
queste abitudini malsane influiscano negativamente sul mio operato e...”.
Ma
Amy non volle sapere il resto perché, non riuscendo ad ascoltare una sola
sillaba in più, si allontanò dalla porta e si affrettò a scendere le scale che
l’avrebbero condotta all’uscita del palazzo, con gli occhi lucidi come non mai.
Il
suo sogno aveva già avuto il suo epilogo e la cosa le faceva male come non mai.
Scusami
Cindy ma oggi lavoro a casa, devo analizzare i dati delle ultime ricerche e in
ufficio mi distrarrei. A domani.
Perplessa,
Cindy aspirò del fumo dalla solita sigaretta prima di entrare a scuola mentre
leggeva l’sms di Amy.
Una
seconda lettura più attenta le fece immaginare lei e Sheldon a letto, impegnati
a festeggiare le romanticherie del giorno precedente, così le rispose che non
c’era alcun problema e che poteva analizzare tutti i dati che voleva per tutto
il giorno senza problemi.
Stava
quasi per terminare la sigaretta quando vide due ragazze bionde – una alta e
slanciata, l’altra minuta e carina – camminare in sua direzione.
“Sei
sicura che sia lei?” domandò Bernadette a pochi metri di distanza, squadrando la
donna da capo a piedi.
“Certo
che lo sono. Fuma prima di entrare, ha un completo di Chanel taroccato e ha una
faccia alla “sono perfetta e lo so” tipica di una ex cheerleader. E’ lei Cindy. Ricordati di fare la stronzetta
come hai fatto con il nipote di Dan mesi fa, ok?” sussurrò Penny..
“Nessun
problema” esclamò la mircobiologa, sorridendo falsamente verso il bersaglio,
proprio a due passi dalla donna che le guardava senza capire.
“E’
lei Cindy, la vicepreside?” chiese subito Penny, falsamente cordiale.
“Sì.
Che siete? Oh, dovete essere le madri di Jessa, la bambina che ieri ha
picchiato quel bambino cinese perché non riusciva a pronunciare il suo nome,
giusto?”.
“No,
non siamo delle madri!”.
“E
non siamo nemmeno una coppia” aggiunse Penny.
“E
quindi lei è sua madre e questa piccolina è sua figlia?” domandò Cindy con aria
sbrigativa, indicando Bernadette, la quale cambiò subito espressione in favore
della sua solita falsamente gentile.
“Impossibile
ma la ringrazio per il complimento. Lei invece, nonnina? Come stanno i suoi
nipotini?”.
“Cosa...?”.
“Senta,
non abbiamo molto tempo. Siamo le migliori amiche di Amy Farrah Fowler e
vogliamo chiederle un favore” le interruppe Penny.
Alquanto
allibita, Cindy le guardò, incredula e stupefatta.
“Migliori
amiche? Amy ha delle migliori amiche oltre a un fidanzato?” chiese, quasi con
gli occhi fuori dalle orbite.
“Perché
quella faccia sorpresa?” sbottò Bernadette.
“Amy
non ha mai avuto amiche”.
“Ed
ora ce le ha, perché una persona unica come lei non può non avere delle amiche!
Evidentemente prima è stata circondata da un branco di idioti” mormorò Penny,
sorridendo in maniera sarcastica. “Il punto è questo, cara Cindy: siamo qui per
chiederti un piccolo favore”.
“Istitiusci
l’elezione della reginetta del ballo anche tra i chaperon e nessuno si farà male”
soggiunse Bernadette, incrociando le braccia e alzando il mento, come in segno
di sfida.
“Che
cosa?”.
“Hai
sentito bene, cara” disse Penny.
“Ma
voi siete matte! Le elezioni riguardano solo gli alunni e...”.
“Tu
sei matta perché hai trattato male Amy quando eravate delle ragazzine e quindi
ora ti farai perdonare, ok?”.
“Cosa
stai dicendo?”.
“Ma
sei sorda?” chiese Bernadette. “Fai uno strappo alla regola. Di quello che
sappiamo era la tua specialità a scuola, no? Ti ubriacavi invece di andare alle
prove delle cheerleader eppure sei qui, come vicepreside, ora... Un piccolo
strappo alla regola non ha mai ucciso nessuno, ma se osi contraddirci saremo
noi a fare un piccolo strappo a te... Magari sulla tua chioma perfetta...
Lavoro nell’ambito farmaceutico e potrei mettere qualche pillolina di troppo
nel tuo caffè, sai?”.
“Ma
voi siete matte! Io chiamo i miei collaboratori e...”.
“E
cosa? Non hai imparato nulla dai film di Jennifer Aniston?”domandò Penny,
sorridendo beffarda e imitando la posa della sua amica. “Tutti odiano il capo e
di sicuro qualcuno sarà felice di aiutarci, se tu non aiuti noi!”.
Memore
di qualche piccolo disguido tra lei e la singnorina che serviva il cibo in
mensa e immaginando il suo pranzo contaminato, Cindy deglutì.
“E
va bene, istituirò questa carica del cavolo!” si arrese, alzando gli occhi al
cielo. “E per la cronaca, siete fortunate che Amy non sia venuta a lavoro, se
vi avesse visto...”.
“E
perché non è venuta?!” chise la microbiologa.
“Non
siete voi le sue amiche? Com’è che non lo sapete?” sbottò la vicepreside, per
nulla contenta della visita di quelle due pazze squinternate.
Si
voltò e se ne andò verso l’entrata della scuola, già in ritardo di cinque
minuti.
“Mi
raccomando, se non agisci subito lo scopriremo, stronzetta!” urlò Bernadette.
“Ok,
direi che può bastare, calmati” sussurrò Penny.
“Ho
sempre sognato di umiliare pubblicamente una ex cheerleader!” ridacchiò
Bernadette, saltellando.
“Pubblicamente?
Sono per caso ingrassata a tal punto di sembrarti più di una persona?”.
“Amy,
apri!”.
Udendo
la voce di Penny alla sua porta, Amy sbuffò e si affrettò ad asciugarsi gli
occhi.
Aveva
l’auto parcheggiata davanti il palazzo, quindi di sicuro sapevano che fosse lì
e non a lavoro.
Costernata,
si trascinò verso la porta e aprì, sperando invano di coprirsi il volto con i
capelli ma senza alcun esito.
“Che
c’è?” chiese, quando si trovò faccia a faccia con loro.
“Volevamo
passare a salutarti a lavoro e ci hanno detto che non c’eri. E’ tutto ok?”
domandò Penny, squadrando l’amica.
“Certo,
ho solo un po’ di... Mal di testa, ecco”.
“Sembra
che tu abbia pianto. Eri così felice, prima! Che è successo?” osservò
Bernadette, preoccupata come non mai.
Amy
esitò, mentre guadagnava tempo facendole entrare e accomodare sul suo divano.
Si
sentiva patetica a dover dire ciò che aveva sentito, ma sapeva che l’avrebbero
compresa.
Con
grande fatica, raccontò loro dell’accesa discussione tra Leonard e Sheldon che
aveva ascoltato fuori la porta e le ci volle uno sforzo sovrumano per non
iniziare a piangere di nuovo.
Le
due amiche, alla fine del racconto, erano decisamente sconvolte.
“Ci
penso io!”.
“Penny,
non devi fare nulla! Hai già fatto troppo facendogli vedere Mean Girls! Voglio che faccia delle cose
carine per me solo se se la sente, e ha fatto troppo per i suoi standard,
davvero. Mi passerà, poi, figurati, ho già trascorso altri balli da sola,
quindi mi limiterò a fare da chaperon e basta” mormorò Amy, soffiandosi il naso
e scrollando le spalle con finta noncuranza.
“Non
è giusto! Tu meriti...”.
“Ho
sbagliato. Non voleva bere e ho insistito, dovevo rimanere nei limiti e invece
ho osato”.
“Ma
meno male! Lui sta reagendo così perché è spaventato! Ricordi che voleva
lasciarti dopo il bacio? Sta facendo lo stesso! Tu gli fai provare sensazioni
nuove e lui ha paura, ha paura di sconvolgere la sua routine, ecco tutto” la
consolò Bernadette, accarezzandole il braccio.
“No,
davvero, è tutto ok...”.
Penny
esitò, sapendo di avere pochi secondi per riflettere, poi si alzò di scatto
come una molla.
“Ragazze,
scusate, Dan mi sta rompendo, devo andare a lavoro! Bernadette, tu puoi stare
qui a consolare Amy, vero?” domandò, con una celata aria minacciosa.
La
bionda subito comprese che fosse tutta una bugia così annuì.
“Certo.
Questo è il vantaggio di essere temuta da tutti a lavoro, posso fare festa
quando voglio”minimizzò.
“Perfetto!”.
Penny
si affrettò a prendere la borsa e a uscire, lasciando da sole le due amiche.
“Che
dici, vedere Magic Mike ti farà stare
meglio?”.
Toc toc toc. Sheldon?
Toc toc toc. Sheldon?
Toc toc toc. Sheldon?
Riconoscendo
la voce di Penny, Sheldon si alzò e si diresse verso la porta del suo ufficio,
senza capire il perché di quelle bussate.
“Ciao
Penny. Perché hai bussato così?”.
“Perché
volevo irritarti ancor prima di parlarti. Di solito con me funziona, sai?” lo
prese in giro la bionda, entrando.
“Perché
sei qui?”.
“Sarò
breve. Amy sta male a causa tua, sciocco fisico da quattro soldi. Senza volerlo
stamattina ha ascoltato la conversazione tra te e Leonard...”.
“Quale,
quella sugli slip di Spider Man che non si trovano più in circolazione, in cui
io ho suggerito di comprare degli slip semplici e di decorarli a mano come
attività ricreativa della domenica pomeriggio?” chiese senza capire il fisico
teorico.
Penny
sgranò gli occhi, spaesata. “Che?”.
“Sì.
E’ emerso che non sono più in produz...”.
“No,
idiota! L’altra! Quella in cui hai detto di non voler più continuare questa
cosa del liceo con Amy dopo ieri” gli ricordò.
“Ah.
Ora ha più senso, in effetti”.
“Senti,
Amy ci sta male,ok? Non puoi fare una cosa simile e poi tirarti indietro! Io...
Non so cosa dirti, so solo che tu la ami e lei stava per invitarti al ballo di
primavera, dove farà da chaperon. Ci è rimasta male, ed è triste, non è andata
a lavoro, sai? Confido nell’affetto che provi per lei, e so che dopo ciò che ti
ho detto saprai come renderla di nuovo felice perché te ne importa fin troppo
di lei, lo sappiamo tutti. E se la ami davvero, non osare far diventare pratica
quella idea delle mutande fatte a mano, santo cielo!” esclamò Penny,
puntandogli l’indice contro prima di uscire rapidamente dall’ufficio.
Sheldon
doveva fare la cosa giusta e lei gli aveva dato la piccola giusta spinta di cui
aveva bisogno, quindi confidava nel suo buon senso.
Dal
canto suo, lui rimase immobile nell’ufficio, senza sapere cosa dire o fare.
Sapeva
solo che a causa sua Amy stava male e la cosa non gli piaceva, perché lui non
era una Cindy qualsiasi che la faceva soffrire.
Aveva
iniziato quel processo per farla stare meglio ed ora l’aveva ferita di nuovo.
Non
lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma per un istante non si sentì geniale come
al solito.
*°*°*
Eccomi
qui :)
Capitolo
molto Penny-Bernadette-centrico, ci voleva perché loro sono una parte
importante della vita di Amy e non potevano starsene in disparte, proprio come
Sheldon che non poteva trascorrere molto tempo prima di combinare qualche
pasticcio ^^’
L’idea
iniziale era di massimo 4 capitoli, ma ho avuto qualche idea in più quindi i
capitoli saranno 6, 5 più epilogo.
Non
so quando pubblicherò il 5 perché giovedì parto per la Spagna e starò via una
settimana, ma vi dico solo che, per quello che ho in mente, varrà la pena
aspettare :D
Grazie
per tutto il supporto che mi state dimostrando, sono felicissima di sapere che
la storia vi stia piacendo ^^
A
presto,
bacioni!
Milly.