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Autore: Anmami    07/04/2015    3 recensioni
Rick espone il suo punto di vista sull'amore ad un sempre più perplesso Daryl, il quale ascolta le parole dell'amico con espressione divertita almeno fino a quando...
È da qui che nasce tutto, da qui che inizia la storia.
FF per i romantici e chi crede nell'amore. Scordate gli ultimi otto episodi della quinta stagione, qui andrà tutto verso un'altra direzione.
Nata come One shot, ma trasformatasi in corso d'opera.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Noah, Rick Grimes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ebbene eccomi qua! Mi avete chiesto di continuare la storia e dopo giorni di ragionamenti ho avuto l'idea giusta per riuscire (spero) ad accontentarvi. Partita come una one shot, ho deciso di svilupparla e di continuarla. Non saranno molti capitoli, ma ho già bene in mente come andrà a finire. Aspetto con ansia di sapere che ne pensate.
Vi avviso che ho stravolto la trama, dimenticate buona parte della quinta stagione, ho rimescolato le carte. 
La one shot, quella dove Rick e Daryl parlano dell'amore è da considerarsi come una sorta di prologo e da qui inizia la storia vera e propria. 
In attesa di conoscere la vostra opinione vi saluto e ringrazio chi vorrà recensire e chi leggerà! A presto!

Capitolo 1

DECISIONE.

-Ehi? Tutto bene? Ti ho portato dei vestiti puliti, sai quanto la strega detesti vederci in disordine.- affermò il ragazzo entrando nella stanza.

-Grazie, mi cambio e ti raggiungo.- disse lei con il suo abituale tono gentile, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano.

-Hai pianto ancora, non è vero?- domandò lui, mentre il senso di colpa gli stringeva il cuore in una morsa.

-Solo un momento... è già passato.- rispose la ragazza con un sorriso forzato.

-Certo, solo un momento...- mormorò lui rispondendo al sorriso, per nulla convinto delle parole di lei.

Quei "solo un momento" come li chiamava lei, andavano avanti da due mesi circa, da quel maledetto giorno.
Avrebbe dovuto lasciarlo lì, al suo destino, la decisione di restare con lui era stata davvero una stupidaggine. Aveva una famiglia, persone alle quali importava di lei, gente che aveva rischiato per salvarla, amici decisi ad andare a riprenderla per portarla fuori da quel dannato ospedale ed invece lei aveva pensato bene di non andare con loro, di rimanere con lui per non lasciarlo solo.
Sarebbe potuta finire diversamente, avrebbero potuto scappare entrambi, seguire il suo gruppo ed essere a miglia di distanza da quell'incubo, oppure lei avrebbe potuto essere lontana da lì, insieme ai suoi cari, invece che in trappola.
Il ragazzo le era terribilmente grato per essere rimasta, ma il senso di colpa non lo abbandonava un attimo, nonostante lei gli avesse più volte ripetuto di essere convinta della sua decisione.
Era una gioia avere una persona amica accanto, ma vedere i suoi occhi spenti e trovarla in lacrime praticamente ogni giorno, lo devastava.
Quando Daryl ed il suo gruppo si erano allontanati, dopo lo scambio, si era voltato verso di lei e l'aveva osservata. Gli occhi fissi su di loro, le lacrime che spingevano per uscire senza possibilità di essere fermate, le braccia rigide lungo i fianchi con le mani strette a pugno. 
Nel momento in cui uscirono dalla porta, lei crollò.
Era stata brava a mantenere la sua posizione, risoluta e decisa, ma quando li vide allontanarsi per sempre, tutta la sua compostezza sparì in un secondo.
Si accasciò a terra, sotto lo sguardo quasi divertito di Dawn, lasciandosi andare ad un pianto incontrollato. 
La donna la superò, non curandosi di lei e fu compito del ragazzo raccogliere i cocci di Beth. Si occupò di lei, dandole della pazza per quella sua folle iniziativa. 
Quando la poliziotta aveva preteso che Noah restasse al Grady, era scattata. In una frazione di secondo si era fatta avanti e si era opposta, offrendosi di restare al posto suo, sotto lo sguardo attonito della sua famiglia. A quel punto il ragazzo non poté certo stare a guardare, la affiancò e le strinse la mano cercando di convincerla ad andare, ma non riuscì nel suo intento ed alla fine si ritrovarono entrambi ancora intrappolati in quell'inferno.
Noah si sentiva responsabile ed era intenzionato a fare qualcosa, doveva permetterle di scappare, doveva ad ogni costo farla tornare dal suo gruppo.

Per Beth quei due mesi erano stati come un brutto sogno. Un incubo apparentemente senza fine, un labirinto dal quale era impossibile uscire. La sua unica consolazione era saperli tutti vivi. Il suo gruppo, la sua famiglia, erano sopravvissuti e stavano bene. Chissà se l'avrebbero mai capita, chissà se Daryl l'avrebbe mai perdonata. La sua decisione ai loro occhi poteva sembrare un abbandono, ma non aveva avuto altra scelta, Noah non sarebbe sopravvissuto da solo e, se Rick avesse provato a ribellarsi, la situazione sarebbe degenerata in pochissimo tempo, provocando numerose perdite sia da un lato che dall'altro e lei non avrebbe potuto sopportarlo. Restare le era sembrata la cosa migliore, l'unica scelta sensata. 
Gli sguardi che le avevano lanciato i suoi amici l'avevano pietrificata, ma uno in particolare, quello di Daryl, le aveva raggelato il sangue. Era pieno di rabbia, di speranze infrante, di tristezza e di risentimento. 
Rick aveva dovuto trascinarlo via aiutato da Carol per evitare un suo colpo di testa. L'avrebbe odiata, ne era certa, ma non aveva visto altra soluzione, si era sacrificata per un bene più grande e sperava vivamente che lui la comprendesse.
In un angolo dell'ospedale, in un vecchio schedario, trovò una specie di agenda, era praticamente vuota, solo poche pagine erano state usate dal vecchio proprietario ed iniziò ad usarla come diario.
Scrisse tante lettere indirizzate a Maggie, ma la maggior parte a Daryl.
Ogni notte sognava le ultime parole che gli aveva rivolto "non ti lascio solo" e avrebbe voluto davvero mantenere la promessa, ma l'avevano portata via, lontano da lui.
Non riusciva a pentirsi della sua decisione, ma sentiva la loro mancanza, la sentiva terribilmente. 
Si vestì in fretta, come tutte le altre mattine e raggiunse Noah in corridoio, pronta per svolgere i suoi compiti, pronta per un'altra giornata all'inferno.

 
****

-Rick gli hai parlato?- domandò Carol svegliando lo sceriffo.

L'uomo aprì gli occhi con un leggero cerchio alla testa. I bicchierini della sera prima non erano stati una grande idea. 
Con una certa fatica, si mise a sedere sul letto e si accorse della tazza che gli stava porgendo la donna, guardandolo con aria impaziente.

-Grazie.- affermò lui prendendo il caffè.

-Sì sì, prego! Allora gli hai parlato?- domandò ancora lei, insistente.

-Sì, ci ho provato ieri sera, ma temo non abbia recepito il messaggio, oppure ha fatto finta di non capire dove volessi arrivare.- spiegò Rick passandosi una mano sul viso.

-Dobbiamo fare qualcosa, non è più sé stesso. Del vecchio Daryl è rimasto un guscio vuoto. Rick fatti venire un'idea alla svelta.- disse lei puntando il dito.

-Cosa intendi fare? Non possiamo partire, tornare all'ospedale ed andare a riprenderci Beth come se nulla fosse, ha fatto una scelta. Ha deciso di non lasciare Noah, di restare lì con lui, chi siamo noi per farle cambiare idea? E tra l'altro pensi che la gente di qui sarebbe d'accordo a fornirci i mezzi necessari per un viaggio del genere? Carol, non credo ci sia una soluzione, diamogli del tempo, magari...-

-Tempo? Oh al diavolo! Lo conosci! Non gli passerà, la sua mente rimarrà sempre in quel maledetto ospedale.- affermò Carol scuotendo la testa.

-Ci penserò ok? Escogiterò qualcosa, va bene?- fece lo sceriffo, sfinito dall'insistenza della donna.

-Cerca di fare in fretta.- disse lei lasciando la stanza.

Daryl le stava a cuore e vederlo in quello stato la faceva soffrire terribilmente. Lui e Maggie erano quelli ad aver sofferto di più a causa della decisione di Beth. Poteva capire il perché di quel suo gesto, si era sacrificata affinché le cose non peggiorassero, ma non era certa che l'arciere comprendesse allo stesso modo la sua scelta. 
Sembrava arrabbiato e deluso da lei, come se il restare all'ospedale fosse stato un affronto personale, come se lei, secondo lui, lo avesse fatto volutamente per ferirlo. La strana alchimia che lo legava alla ragazza non le era ancora del tutto chiara, ma dall'entusiasmo che ci aveva messo nel suo salvataggio, era facilmente intuibile.
Quando Noah raccontò di quella ragazza bionda trovata per strada, i suoi occhi si illuminarono e per lei era stato sufficiente per capire che fosse spinto da qualcosa di importante e profondo.
Dovevano fare qualcosa, andare a riprenderla e portarla via da quel posto e se per farlo avessero dovuto sacrificare qualche vita, era un rischio che valeva la pena correre. La sopravvivenza delle persone care era da anteporre a tutto il resto e lei lo sapeva bene, era una lezione che tutti loro avevano ormai imparato.

 
****

Sotto  il portico della villetta, Daryl stava seduto sul pavimento intento ad armeggiare con la sua balestra. Il mattino seguente lui ed Aron sarebbero partiti e voleva accertarsi che tutto fosse in ordine. Era essenziale controllare prima di uscire dalla città, in situazioni di pericolo l'arma inceppata voleva dire quasi certamente morte.
Con la mente andò al discorso di Rick della sera prima. Non era la prima volta che lo sceriffo tirava in ballo la ragazza, non era la prima volta che lui o Carol tentavano di affrontare quell'argomento. Beth aveva fatto la sua scelta, aveva preferito restare all'ospedale lasciando la sua famiglia. Lo aveva deciso di sua spontanea volontà, senza costrizioni e loro potevano soltanto adeguarsi.
Avrebbe voluto schiaffeggiarla quel giorno, caricarsela in spalla e portarla fuori da quel maledetto posto per impedirle di fare quella sciocchezza, ma poi l'aveva guardata negli occhi. Stava lì, in piedi, risoluta e fiera. Nessun segno che stesse per cedere, nessun gesto di debolezza, neanche la più piccola ombra di ripensamento sul viso. Era convinta, voleva restare con Noah, opporsi sarebbe stato da sciocchi. Le aveva lanciato un'ultima occhiata caricandola di rimproveri e di risentimento e poi Rick e Carol, credendo che stesse per scattare, lo avevano trascinato via.
L'immagine di lei era ben impressa nella sua mente, quell'ultimo sguardo era servito più a lui che a Beth, voleva portare con sé un ricordo, anche se quel dettaglio non lo avrebbe mai rivelato a nessuno e probabilmente non ne era neppure pienamente consapevole.
Il giorno dopo sarebbe stato finalmente fuori da lì. Nei boschi, senza muri e villette bianche, nel suo ambiente. Libero sia fisicamente che, anche e soprattutto, mentalmente. Libero di accantonare, almeno momentaneamente, i tormenti dei giorni trascorsi.

****

A miglia di distanza, intenta a smacchiare il pavimento di una stanza imbrattato di sangue, c'era Beth. 
Anche se fisicamente era in quel luogo maledetto, con la mente stava viaggiando. In quel preciso istante si trovava in giro per i boschi, intorno ad un fuoco, gustando tutte le "delizie" cacciate da Daryl. Un sorriso spontaneo le nacque sul viso, sostituito però immediatamente da un espressione di dolore, dolore vero, autentica sofferenza, una tristezza di una profondità tale da diventare anche fisica.
Il mal di stomaco non l'abbandonava un secondo, le dava continuamente il tormento. Le mancava terribilmente, l'aveva salvata, protetta e assecondata, era stato per lei esattamente ciò di cui aveva bisogno e nel momento preciso in cui ne aveva bisogno e trovarsi lì, sola e senza possibilità di vederlo, senza l'occasione di parlargli e di spiegarsi, le provocava un malessere che si estendeva ad ogni parte del suo corpo e del suo spirito.
Lo sguardo che le aveva riservato allontanandosi dall'ospedale, l'avrebbe ricordato per sempre, i suoi occhi velati di freddezza, glaciali e colmi di rimprovero non sarebbe mai riuscita a cancellarli dalla sua mente.

-Beth se hai finito dovres... stai piangendo?- domandò Noah entrando nella stanza.

La ragazza si toccò la guancia e solo in quel momento, trovandola umida, realizzò di essere in lacrime. Presa dai suoi mille pensieri non si era accorta di aver iniziato a piangere e non poteva dire con assoluta certezza da quanto stesse andando avanti.
Con il dorso della mano si asciugò il viso e rivolse al ragazzo il sorriso più ampio del quale fosse capace, sperando che non si accorgesse di quanto fosse finto.
Non voleva che si sentisse responsabile, la decisione di restare era stata la sua e Noah non aveva nulla per cui colpevolizzarsi.
Passava le giornate a fingere che tutto andasse bene per impedire al ragazzo di accorgersi del suo reale stato d'animo, ma a volte, anzi molto più spesso di quanto avrebbe voluto, le lacrime sfuggivano al suo controllo rivelando la profonda tristezza che si portava appresso da quel maledetto giorno. 

-Solo un momento... è già passato.- mentì lei per l'ennesima volta.
  
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