~~ Correvo nella pioggia, era quasi buio, ormai a piedi scalzi sul terreno, l’umanità risultava muta con le sue urla, la costante intensità di quei suoni all’unisono diventava abitudine alle orecchie, quasi non esisteva. Riuscivo però a sentire la terra che attaccava i miei piedi, si era infatti armata dell’umana inciviltà e l’adoperava correttamente , aveva impugnato le stesse armi con cui era stata essa stessa ferita contro di me, ambasciatore del genere umano in quell’occasione.  C’erano a terra vetri e cocci rotti di bottiglia, gettati senza alcun rispetto, la terra mi feriva difendendosi attraverso essi appagandosi e saziandosi unicamente del sangue delle mie piccole ferite. Ero inseguita, vedevo quel momento come metafora della vita: pagheremo sempre le conseguenze degli errori, che siano nostri o altrui, poiché non saremo mai i primi a percorrere un cammino,  ma nonostante ciò dobbiamo imparare a soffrire, c’è cosa più utile? Continuare a correre giocando l’adrenalina per scampare più gravi nemici di cocci di vetro. Mi sembrò in quel momento di sentire l’odore del mio sangue miscelarsi alla terra, sentii il fango penetrare nella pelle, sentii il bisogno di amare la terra, di ringraziarla in quanto  ci ospitava, cosa saremmo stati senza di essa? Ma nonostante i buoni propositi, la terra era troppo arrabbiata, mi giudicava come qualsiasi essere umano, incapace di adempire alle proprie promesse, forse aveva ragione, si accanì contro di me, quante volte un povero ambasciatore era stato sacrificato per portare con la sua morte il segno di indignazione nemica? Ma non sapeva che il popolo umano è il peggior sordo mai esistito. Scivolai sul terreno e non ebbi la prontezza di rialzarmi, essendo ferita anche se lievemente. I poliziotti si avvicinarono con aria soddisfatta, mi acciuffarono per le maniche ed esclamarono “ la madre della rivolta!” poi uno continuò “ precoce la bambina, non ti hanno insegnato a che età è opportuno diventare madri?” quasi per fare una battuta squallida e priva di umorismo, l’altro non la capì, fece uno strano sguardo poi per non fare brutta figura fece una delle risate finte più brutte mai ascoltate. Mi trascinarono, non curandosi delle mie ferite, credevo di essere stata risparmiata, di essere sfuggita, e invece ero stata sbattuta in cella a tempo indeterminato. Seduta per terra meditavo sulla mia giovane vita, come era cambiata, in fretta, saltando i passaggi. A quanto ricordo  , ERO UNA RAGAZZA COMUNE, CHE DI COMUNE NON VOLEVA AVERE NIENTE.,  ERO COMPLETAMENTE CAMBIATA,ALMENO AGLI OCCHI ALTRUI, ANZI Lì NON C’ERO MAI ARRIVATA, AVEVO VISSUTO LA MIA SEMIPOVERTà DIETRO GLI ANGOLI, VESTITA DA UN CAPPOTTO DELL’INVISIBILITà MI ERO SEMPRE CIBATA  E SAZIATA DALLE VITE ALTRUI. AMAVO OSSERVARE, RUBARE EMOZIONI DAGLI OCCHI DELLE PERSONE,ACCORGERMI ANCOR PRIMA DI ESSE DI UN IMMINENTE AMORE O DI UNA TRAGEDIA. AMAVO FARLO, E NONOSTANTE MI DISPIACESSE NON  AVERE AMORI E TRAGEDIE TUTTE MIE, MI BASTAVA COSI,ESSERE COLEI CHE NON ERA DEGNA DI NOTA né DI OSSERVAZIONE, MA RICORDARE E SAPERE PIù DI CHIUNQUE. E INVECE NON SAPEVO QUASI NIENTE, MA QUANTO è MALVAGIA LA PRESUNZIONE DELL’IGNORANZA? MA GLI SI DEVE DAR PREGIO DI REGALARE ALLE SUE  VITTIME, UNA FELICE BUGIA. NON è FORSE COSì? COME AVERE UNA COLLANA DIVISA DA UN MEDAGLIONE, OGNI PERLA CHE SI TOGLIE DAL LATO DELL’IGNORANZA TROVA ACCOGLIENZA NELL’ALTRO LATO, QUELLO DELL’INFELICITà. IL SAPERE è INFATTI UNA DROGA CHE CREA DIPENDENZA, E NON ESSENDO AFFATTO ARRIVABILE PER NOI MISERI ESSERI UMANI NELLA SUA COMPLETEZZA, GENERA FALLIMENTO. ERO UNA PERSONA CHE NECESSITAVA DI SICUREZZE, AVEVO SEMPRE BISOGNO DI NON SENTIRMI SOLA NELLA FOLLA,NONOSTANTE SAPESSI MEGLIO DI CHIUNQUE CHE NESSUNO SE NE SAREBBE ACCORTO, E CHE QUINDI IL MIO IMBARAZZO ERA INGIUSTIFICATO.UNA SERA AZZARDAI LIBERARMI DI OGNI PESO E SALTARE DA UNA CONVERSAZIONE ALL’ALTRA, INFILTRANDOMI COME CONOSCENTE, ERA UNA FESTA RISTRETTA IN CUI CON LA MIA ASTUZIA ERO RIUSCITA AD INFILTRARMI. NON L’AVEVO MAI FATTO, NON MI ERO MAI FIRMATA, AVEVO SEMPRE FATTO OGNI COSA IN NERO, OVVERO ERO SEMPRE RIUSCITA A FARMI INVITARE ALLE FESTE MA NON MI ERO MAI AZZARDATA A RIVOLGER PAROLA A QUALCUNO, né QUALCUNO A ME, DATO CHE NON VANTAVO UN’ABBAGLIANTE BELLEZZA. QUELLA SERA MI SENTII MORIRE E NASCERE INSIEME. ERA DIVERTENTE, CI SI SENTIVA IMPORTANTI, NON AVEVO IDEA DELL’EFFETTO BENEFICO CHE LE PERSONE HANNO SULLE ALTRE PERSONE, ANCHE SOLO UNA BATTUTA O UN SORRISO,L’AVEVO IMMAGINATO, MA MAI PROVATO. è PROPRIO VERO CHE BISOGNA TUFFARSI NELL’ACQUA PER POTER ESPRIMERE UN VERO PARERE SU DI ESSA, AVEVO IMPARATO PIù IN UNA SERA, CHE IN 16 ANNI AD OSSERVARE, OSSERVARE, OSSERVARE. AVEVO TANTO PROVATO A TRACCIARE DECISAMENTE I PROFILI E RITRATTI PSICOLOGICI DELLE PERSONE SCONOSCIUTE, CHE NON AVEVO NOTATO CHE I QUADRI CHE NE USCIVANO ERANO PRIVI DI DETTAGLI FONDAMENTALI,QUELLI CHE SI SCORGONO SOLO DA VICINO, QUELLI PICCOLI MA SENZA I QUALI LE PERSONE NON SONO TALI, MA SOLO SOMIGLIANTI.AVEVO APPENA IMMERSO UN DITO DEL MIO PIEDE IN QUEL FIUME DI PERSONALITà DIFFERENTI, CHE I MIEI OCCHI AVEVANO SEMPRE E SOLO OSSERVATO E GIUDICATO DAL COLORE DELL’ACQUA. MI TORMENTAVO PER AVER A LUNGO SBAGLIATO E MANGIATO TEMPO, MA ERO TROPPO CONTENTA PER BIASIMARMI. VOLAVO LIBERA SUI MIEI PIEDI SENZA BISOGNO DI PUNTELLI, .AVEVO INFATTI APPENA PASSATO LA MIA PRIMA COTTA, CHE AVEVO INGENUAMENTE SPENTO CON SCIOCCHE LACRIME INGIUSTIFICATE. ERO IN PRIMO LICEO E LUI IN TERZO, LO AVEVO OSSERVATO A LUNGO  DA LONTANO, INFORMANDOMI DA CHIUNQUE NE SAPESSE QUALCOSA E INNAMORANDOMI DELLA SUA POPOLARITà, DEL SUO ASPETTO, NON SAPENDO NEANCHE CHE VOCE AVESSE. Nella cella APPESANTITA DALL’ESPERIENZA, ADDOLCITA QUASI DALLE INFINTE CICATRICI,POTEVO  DIRE CHE QUELLO NON NE ERA NEANCHE UN MISERO ASSAGGIO. CI AVEVO PIANTO SU DUE VOLTE E CONVINTA DI QUELLA BRICIOLA DI DOLORE MI VANTAVO UNICAMENTE CON ME STESSA DI AVER SOFFERTO PER AMORE. RITORNANDO A QUELLA SERA , CI AVEVO PARLATO PIù QUELLA SERA CHE IN TUTTI I MESI CHE MI ERA PIACIUTO, MESI IN CUI MI ARRECAVA DOLCE TORMENTO NEI SOGNI, TANTO CHE ERO INFATUATA DEL PERSONAGGIO DEI SOGNI PIù DI CIò CHE ERA NELLA REALTà. MA CIO CHE NON SAPEVO QUELLA SERA è CHE ANDAVO INCONTRO AL SECONDO STADIO DELL’AMORE, NON L’AVREI MAI IMMAGINATO, CI ERO COSì VICINA, MA ALLO STESSO TEMPO TANTO LONTANA.BALLAVO LIBERA SENZA TIMORE DI NESSUN GIUDIZIO, IL MIO BATTESIMO ERA ALLE PORTE, AVEVO VARCATO LA SOGLIA DELLA CHIESA E LASCIATO SULLE SCALE DELL’USCIO LA PAURA. BALLAVO CON UN UOMO DI POCO CONTO VICINA STRETTA A UNA MIA AMICA,LUI SI ERA AVVICINATO, LE PERSONE INTORNO ERANO SPARITE, ERAVAMO RIMASTI IO LUI  LA MIA AMICA E UN UOMO CHE SPERAVA DI CONQUISTARLA, NONOSTANTE FOSSE INSOPPORTABILE, UN TRADITORE. AVEVA UN ANNO IN PIù DI ME, AVEVA UN VISINO ANGELICO CHE NASCONDEVA CON GRANDE MAESTRIA UN BASTARDO SENZA CUORE E INCONQUISTABILE, MA CHI LO VOLEVA CONQUISTARE? SO SOLO CHE OGNI TANTO PER STARE VICINO  ALLA MIA AMICA MI SI AVVICINAVA CON QUALCHE TIPICA PRESA IN GIRO. C’è  PERò DA DIRE CHE ERA UN DONGIOVANNI CON LA FAMA NELLA NOSTRA CITTADINA. AVEVA UN FUTURO PRESTABILITO, TANTI SOLDI E VANTAVA LA FAMA DA CONQUISTADORES, ETERNAMENTE FIDANZATO, ETERNAMENTE INSODDISFATTO E ALLA RICERCA DI NUOVE SCAPPATELLE, NON SOPPORTAVO LA SUA VISTA, ERO UNA PERSONA COMPLETAMENTE DALLA PARTE DALL’AMORE, MA NON CONCEPIVO L’INSENSIBILITà DI QUEL RAGAZZO, TRATTAVA LE RAGAZZE COME PREDE, E LORO SCIOCCHE CADEVANO AI SUOI PIEDI PER I SUOI SPLENDIDI DIAMANTI AZZURRI E QUEI RICCIOLI DORATI. C’è FIGURA PIù SCONTATA DI FIGLIO DI PAPà RICCO, INSENSIBILE E DONNAIOLO? LEGGENDO MOLTI LIBRI MI ERO SEMPRE CHIESTA SE QUESTO TIPO DI PERSONE ESISTESSE, ERO ARRIVATA AMARAMENTE ALLA MIA CONCLUSIONE.BASTAVA GUARDARLO  IMPUGNARE IL SIGARO A SOLI QUASI DICIOTTO ANNI CON TANTA CONVINZIONE, SI FACEVA CONTINUAMENTE GRANDE CON LE PAROLE, MA DA CIò CHE AVEVO IMPARATO NEL MIO PERIODO DI OSSERVAZIONE,  PER ME ERA CHIARO CHE MENTISSE.ERA TRISTE PENSARE CHE QUEL RAGAZZO NON AVESSE NEANCHE UN PREGIO, LA NATURA ERA STATA CRUDELE, AVEVA SPRECATO UN BEL VISINO SU UNA PERSONA SPREGIEVOLE, CHE NON COMBINAVA NIENTE, BUGIARDA E INSICURA, EH SI, LO AVEVO INQUADRATO BENE IL PERSONAGGIO. UN GIORNO SI ERA ADDIRITTURA INVENTATO CHE NON SAREBBE ANDATO A PRESTARE SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO A 18 ANNI perché IMPEGNATO SI NEGLI STUDI, MA perché LUI AVEVA GIà FATTO QUEL SERVIZIO, MOLTI ANNI PRIMA PER ESTREMO TALENTO. A CHIUNQUE OBBIETTASSE E GLI CHIEDESSE PERCHE NON TORNAVA, DOTATO DI TAL TALENTO, A PRESTARE SERVIZIO DI NUOVO, EGLI RISPONDEVA CHE AVREBBE DOVUTO DARE SPAZIO A CHIUNQUE DI SVOLGERE IL PROPRIO DOVERE E MOSTRARE IL PROPRIO VERO TALENTO, perché NONOSTANTE LUI AVESSE TALENTO, NON ERA QUELLA LA COSA IN CUI LUI ERA PIU BRAVO, E NON ERA QUELLA LA COSA CHE GLI PIACEVA DI PIU. E AGGIUNGEVA CON UN SORRISO DI CHI SA MOLTO “QUANDO LASCI UNA COSA CHE TI PIACE PER UNA CHE TI PIACE UN PO’ MENO SEI COSì OSSESSIONATO DALLA PRIMA CHE COMINCI A ODIARE LA SECONDA, E QUANDO NON TI PIACE CIò CHE FAI, LO FAI MALE” DEVO AMMETTERE CHE ERO RIMASTA COLPITA DALLA SUA RISPOSTA, SEMBRAVA CHE CI CREDESSE DAVVERO, DUBITAI PER UN SECONDO CHE STESSE DICENDO UNA BUGIA, MA MI BASTò RIPENSARE ALL’ASSURDITà DELLA COSA CHE AVEVA DETTO E RITORNAI SULLA RETTA VIA DELLA COMPRENSIONE.TORNATA  A CASA DOPO QUEL TUFFO NELLA GIOVENTù, ERO FELICISSIMA, NON RIUSCIVO A DORMIRE, NON PENSAVO MI SAREBBE MAI ACCADUTO DI PENSARE A PAROLE CHE LA GENTE AVEVA PRONUNCIATO A ME, SU DI ME, IMPARAVO A GUARDARE GLI OCCHI DELLE PERSONE VERSO  DI ME.