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Autore: _Sherazade_    07/04/2015    1 recensioni
C'era una volta, in un regno tanto lontano, un re solitario, tanto temuto quanto rispettato.
Attorno a questo re si erano create tante dicerie, dato il suo volontario "esilio".
Si diceva che questo re potesse controllore gli scorpioni, e che lui li mandasse in giro per i villaggi per punire i malfattori che non rispettavano la legge.
La nostra storia però non parlerà di questo re, ma di uno de suoi sudditi: il piccolo Antares, lo scorpioncino che si innamorerà di una fanciulla, e che farà di tutto per poter conquistare il suo amore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VIII
 

Gli abitanti dei due villaggi che si erano dimostrati ben disposti verso gli scorpioni, si trovavano non molto lontani dal castello di Antares.
E uno di questi era proprio quello dove Nib avrebbe commesso il suo ultimo furto nella valle.
Antares radunò un piccolo gruppo di scorpioni, sue fedeli guardie, e assieme a Rea e a Girtab si preparò per raggiungere quei luoghi, per parlare coi rispettivi capi. Antares non aveva mai parlato con nessun umano, oltre a Rea ovviamente, e la cosa lo rendeva parecchio inquieto.
- Non essere troppo nervoso, - cercò di rassicurarlo Rea, - se sei incerto o nervoso finirai per insospettirli. Non si potrebbero mai fidare di qualcuno tanto titubante, non trovi? Sii te stesso e vedrai che andrà tutto bene - il re Scorpione annuì, ringraziando Rea per il suo incoraggiamento.
Durante il loro tragitto, spiegò alla giovane cosa avrebbe dovuto fare o dire ai capi villaggio prima di introdurlo.
Rea avrebbe dovuto parlare con onestà ai capi, spiegando loro che il grande re della valle aveva scoperto i piani malvagi di Nib. Uomo all’apparenza buono, gentile e onesto, ma che in realtà era il peggiore dei briganti.
Rea avrebbe poi condotto i capi al cospetto di Antares, che si sarebbe fatto conoscere e avrebbe spiegato il suo piano.
Come Antares, anche Rea era un po' tesa, pur volendo fare il possibile per perorare la causa degli scorpioni e fermare quel traditore di Nib.
Girtab però le confidò dei piccoli trucchetti per riuscire a far dissipare l'imbarazzo ed essere più sciolta.


Dopo molto viaggiare, finalmente, videro in lontananza le porte del villaggio.
Antares e il suo seguito si allontanarono dalla strada principale, dirigendosi verso il grande altare di pietra ai limiti del villaggio.
Normalmente la gente vi si recava solo durante le grandi cerimonie, per questo erano sicuri che avrebbero potuto restare in quel posto senza che nessuno li potesse scoprire.
Prima di incontrare qualsiasi altra persona, volevano aver già discusso con il capo, per essere certi di avere l'approvazione e il sostegno che stavano ricercando.
L’unica persona che effettivamente avrebbero potuto incontrare in quel luogo, era proprio il buon capo villaggio. Infatti l'uomo vi si recava spesso per pregare o pensare.
Rea conosceva solo il suo nome: Altarf.
Altarf era molto famoso per essere non solo un uomo saggio, ma soprattutto molto vicino agli dei. Proprio come il “sacerdote” Nib, solo che a differenza sua, Altarf era davvero capace di sentire la presenza divina.
Aveva ereditato dai suoi avi l’antica arte della divinazione. Tramite essa era stato in grado, in gioventù, di prevenire gravi calamità che altrimenti avrebbero gettato la valle e tutti i suoi abitanti nella desolazione e nella disperazione.
Con la vecchiaia questa dote si era affievolita, ma Altarf aveva ancora la capacità di capire se la persona con cui stava parlando fosse sincera o meno.


Nib non era mai entrato in quel villaggio. Probabilmente temeva che il vecchio Altarf potesse smascherarlo, pensò Rea mentre cercava fra le case, l'abitazione del capo.
Sebbene fosse a tutti gli effetti una forestiera, la gente fu molto cortese e ospitale nei suoi confronti. Non sapendo dove abitasse Altarf, chiese a una giovane di indicarle la strada, e lei gentilmente la condusse di fronte alla bella casetta del capo villaggio.
Bussò, ma non udì alcuna risposta. Bussò ancora, e ad aprirle fu una persona che proprio non si aspettava: Chrono.
I due si guardarono, e la ragazza, pietrificata dalla paura, voleva correre via verso Antares. Chrono non aveva impedito a Nib di farle del male e vedendola, avrebbe di certo riferito al perfido uomo che si era salvata, e chissà che altro.
Anche se Chrono, era sempre stato gentile con lei quando era bambina, le cose erano cambiate da quello sventurato giorno.
Anche se scioccata, Rea fece per fuggire, ma un emozionato Chrono la fermò, afferrandola per i polsi.
- Sei viva! - gridò gioendo. Rea non capiva.
Altarf, che se ne era rimasto in disparte fino a quel momento, si avvicinò chiedendo a Chrono cosa stesse accadendo, e chi fosse la fanciulla giunta alla sua porta.
Chrono gli disse che era la ragazza del suo villaggio, della quale gli aveva appena parlato, e Altarf fece accomodare Rea in casa sua.
- Questa è Rea, amico mio. - Rea ancora non capiva. Chrono non la odiava?
Il suo vecchio capo villaggio allora le raccontò del perché si fosse recato nel villaggio di Altarf.
Dopo la presunta morte della giovane infatti, Chrono aveva tenuto d’occhio il giovane Nib.
Sapeva di avere sbagliato nel non opporsi maggiormente al destino che quell’uomo aveva riservato alla dolce Rea, per questo aveva deciso di tenere d’occhio quell’uomo del quale aveva cominciato a dubitare.
In cuor suo, Chrono aveva l'orribile sospetto che Nib li avesse raggirati tutti.
Perché Rea avrebbe dovuto allearsi con degli scorpioni maligni per arrecare danno ad altri villaggi ed in seguito rivoltarsi anche contro il proprio?
Era amata, e tenuta in considerazione, non avrebbe avuto motivo di far del male a nessuno. Non era nella sua indole.
Rea aveva amato Nib fin dal primo momento. Il vecchio Chrono se ne era subito accorto, vedendo la bambina che scorrazzava libera per i prati, trasformarsi in una donna grazie a quell'amore che era appena sbocciato.
Tutto quello che Nib gli aveva detto, per Chrono era sempre stato poco chiaro. L'anziano uomo aveva passato ore chiuso in casa da solo, ad interrogarsi su queste domande che lo affliggevano.
Fu così che cominciò a tenerlo d’occhio e scoprì anche lui l’amara verità. Gli uomini di Nib erano tutt’altro che furbi, e Chrono li sentì parlare incautamente del colpo che volevano fare ai danni del ricco mercante in arrivo al villaggio di Altarf.
Rea, rincuorata dalle rivelazioni fatte da Chrono, e dalle scuse che lui le fece, lo abbracciò versando molte lacrime di gioia. Lui non l’aveva tradita, non l’odiava. Era solo rimasto inerme di fronte a quella serpe di Nib che era stato in grado di manipolare tutti quanti.
- Ma tu Rea, come hai fatto a salvarti? - Chrono e Altarf fissavano la giovane in attesa di una risposta.
Rea non sapeva bene come rispondere a quella semplicissima domanda.
Ma i due anziani però aspettavano una sua risposta, e lei era lì proprio per dargliela. Era l’unico modo per poter garantire non solo la liberazione dei loro villaggi, ma anche la salvezza di molti altri.
Rea prese fiato e cominciò a raccontare gli avvenimenti che si erano susseguiti da quando Nib l'aveva gettata nel lago. Si era basata su quanto Shaula le aveva detto dato che lei era rimasta priva di sensi per parecchio tempo. Rea raccontò agli increduli capi, di come i pesci la liberarono dalla sua zavorra e riportata a riva grazie al pesce Alpherg, di come il cavallo Matar l’avesse trasportata poi al grande palazzo del bosco, il palazzo del re Scorpione, e di come venne poi accudita e calorosamente accolta dai piccoli abitanti dell'immenso castello.
Raccontò loro anche dell'incontro che aveva avuto con Antares quella sera in cui aveva scoperto la verità. Senza Antares, probabilmente Nib si sarebbe preparato per attuare il suo piano, e con ogni probabilità, lo avrebbe pure portato a compimento.
L’attuale re Scorpione, come il precedente, aveva un grande sogno. Così disse loro Rea, e scoperto quanto le era accaduto e conosciute le vere intenzioni del malefico Nib, voleva muoversi per porre fine, una volta per tutte, all'operato di quell'uomo e dei suoi amici briganti.


Rea chiese quindi ai due uomini di seguirla, poiché il re li stava aspettando, ansioso di poter parlare con loro. Le sue intenzioni non riguardavano solo il perfido Nib, ma voleva soprattutto, poter creare un punto d’incontro fra le varie specie. Questo era il prezioso sogno a cui i due sovrani scorpioni si erano dedicati.
I due uomini si guardarono e sorrisero.
- Ce ne è voluto di tempo, ma finalmente qualcosa sta cambiando. Vero, amico mio? - chiese Chrono ad Altarf, alzandosi dalla sedia.
- Meglio tardi che mai, Chrono. - Rea fissò i due uomini che sembravano saperla lunga, senza però dire altro. Sorridendo soddisfatti, si fecero condurre da Rea verso l'altare di pietra, dove Antares e gli altri scorpioni li stavano attendendo.
Chrono fece strada, mentre Altarf si fece scortare a braccetto da Rea.
- Sai, piccola, quando ero giovane, i miei genitori mi dissero che nei tempi antichi uomini e bestie erano legati da profondo rispetto e amicizia. Gli uomini conoscevano il linguaggio animale, e così anche gli animali conoscevano il nostro.
Un giorno, esponenti di entrambe le specie, troppo orgogliosi e invidiosi, decisero di troncare i rapporti, e via via, sempre più facilmente, persone e animali si allontanarono, ergendo un muro che per secoli ci ha separati.
Si diceva però che un giorno qualcuno, avrebbe cominciato a ricostruire quell’antico ponte, e mia cara, credo proprio che quel qualcuno sia proprio tu.
- Io? No, io no. È Antares quello che sta facendo tutto, io lo sto solo aiutando. - rispose lei con dolcezza.
- È te che gli animali hanno aiutato, o sbaglio? Il re Antares, è per te che si è mosso fin dal principio, o no? - Rea non sapeva che rispondere e, imbarazzata, cambiò discorso. Erano finalmente arrivati al grande altare di pietra.
Antares era lì coi suoi scorpioni, ad attenderli, sperando che il colloquio di Rea fosse andato a buon fine.
Lei gli sorrise non appena lo rivide, e lui si rilassò.


Dopo un primo imbarazzo iniziale, e dopo le presentazioni, Antares espose ai due capi villaggio quanto aveva appreso dai suoi scorpioni.
Al colpo, pareva, avrebbe partecipato l’intero gruppo di Nib, e infatti, subito dopo aver derubato il ricco mercante, avrebbero lasciato la loro valle.
Probabilmente avrebbero anche saccheggiato qualche casa, data la grande frenesia per l’imminente festa che si sarebbe celebrata quella sera stessa.
Il ricco mercante proveniente dalle prosperose terre del sud, sarebbe giunto proprio in occasione delle feste sacre del raccolto.
Tutti gli abitanti sarebbero stati per le strade, durante il banchetto cittadino; per questo, nessuno sarebbe stato d’ostacolo per i furti extra commessi dagli incauti briganti che avrebbero potuto agire indisturbati. L’unico veramente da temere era Nib, furbo come una volpe e lesto come un gatto. Quell’uomo poteva essere molto pericoloso, e per questo non avrebbero mai dovuto prenderlo troppo alla leggera.
Chrono, Altarf e Antares sembravano andare molto d’accordo, e mentre discutevano di un possibile piano, a Rea tornò in mente il fatto che c’era un altro capo villaggio da interpellare.
Più persone avrebbero dato il loro appoggio, e più vi sarebbero state possibilità di bloccare l’intero gruppo di Nib.
Chrono chiese il nome del capo villaggio, ma né Rea, né Antares o Girtab lo conoscevano. Conoscevano solo il nome del villaggio: Acuben.
- Ma certo! - esclamò Altarf, - Non mi sorprende che l’unico altro villaggio ben disposto che avete trovato, fosse proprio Acuben. Il capo villaggio è mio fratello: Tegmine.
Altarf invitò quindi Rea, Antares e i suoi scorpioni nel villaggio dove, dopo l’iniziale sorpresa dei suoi abitanti, vennero tutti accolti con gli onori.
Molti arrivarono per ringraziare Antares. Infatti, per merito di alcune sue guardie, molte donne o bambini erano stati salvati da alcuni briganti durante delle scampagnate nei boschi.
Altarf mandò il nipote al vicino villaggio di Acuben per convocare, con la massima urgenza, il fratello.
Nel frattempo, Chrono parlò con alcune delle guardie presenti nel piccolo villaggio di Altarf.
La valle era una zona piuttosto tranquilla, ma ogni villaggio aveva qualche uomo addestrato alle armi. Non erano tanti, ma sapevano maneggiare molto bene le spade.
Dovevano essere pronti allo scontro, e per questo si riunirono per decidere insieme la linea d'azione. Gli uomini di Nib non erano particolarmente pericolosi, per quanto riguardava l'astuzia. Erano forti, ma non erano degli strateghi. Per quello bastava Nib, purtroppo, che in quanto ad astuzia era un vero maestro.
In attesa dell'arrivo di Tegmine, erano già stati in grado di elaborare un piano d'azione.


Vedendo Antares così preso e così a proprio agio, Rea ripensò a quanto era accaduto subito dopo avere avuto la bella notizia da parte delle sentinelle scorpione mandate in avanscoperta nei villaggi.
Sebbene in quel momento fossero presi da altro, contenti com'erano per essersi finalmente ritrovati, sapevano di doversi muovere in fretta dato che non avevano più molto tempo.
La fortuna non li aveva abbandonati, aveva solo impiegato un po' per dare loro una mano.
Antares, mentre aspettavano di radunare le guardie per partire dal palazzo, aveva confidato a Rea di essere molto preoccupato.
Aveva paura di fallire, e di non riuscire a farsi accettare dagli umani. Non era la prima volta che una paura del genere lo assaliva, ma quello era il primo vero contatto che avrebbe mai avuto con un essere umano.
- Con me alla fine sei riuscito, no?
- Con te è un discorso diverso, e lo sai bene. Potrei non riuscire a trovare le parole, o a non essere molto gradito, oppure… - Rea gli posò la mano sulla testa, e si chinò per poter avere lo sguardo allo stesso livello.
- Con me può anche essere stato diverso, ma ti basterà aprire loro il tuo cuore. Queste persone ti sono già grate per il solo fatto che ogni giorno i tuoi scorpioni hanno vegliato e protetto il loro villaggio. Fidati, devi solo essere te stesso. Magari all’inizio alcuni potrebbero spaventarsi, del resto tu sei diverso da tutti gli altri scorpioni… - Rea sospirò, poi proseguì guardandolo con quella dolcezza che Antares aveva sempre sperato di leggerle nel volto, e che fosse rivolta verso di lui. - Alla fine però capiranno quanto sei buono e giusto, e il tuo aspetto non avrà più alcuna importanza.
Antares sorrise, e le porte del palazzo si aprirono per permettere loro di partire.


Rea si sentiva orgogliosa di lui. All’inizio era molto preoccupato, ma una volta sul posto, era riuscito a farsi apprezzare per quello che era e a superare i suoi timori.
Girtab richiamò l’attenzione della giovane, che era così assorta nei propri pensieri, da non aver sentito il consigliere che l’aveva chiamata svariate volte.
- C’è qualcosa che ti preoccupa, mia cara?
- A dire il vero no. Non ero preoccupata. Antares se la sta cavando davvero molto bene. Si sta facendo amare da tutti, e apprezzare sinceramente.
- Sembra però che qualcosa ti turbi. -Girtab studiò la giovane che non aveva distolto mai, per un solo istante, lo sguardo dal suo re. - Non dirmi che non è niente, a me queste cose non sfuggono, mia cara.
Rea era talmente presa dal seguire quello che Antares faceva che non ebbe la forza di mentire o negare.
- Li invidio. Solo questo. - Girtab ne rimase davvero sorpreso dato che non si aspettava da lei una risposta del genere. Chi invidiava? Girtab glielo chiese, ma la ragazza non rispose.
- Su, che ti costa dirmelo? - Rea sbuffò, spostando il ciuffo che le ricadeva sugli occhi, e gli disse che invidiava quei ragazzi che in quel momento conversavano con Antares.
- Se vuoi la sua compagnia di certo dopo Antares avrà del tempo libero. L’altro capo villaggio dovrebbe essere qui a breve, e per questo avrà bisogno di un po’ di tempo per mettersi d’accordo anche con lui. Servirà anche la tua presenza chiaramente. Dopo però potrete stare insieme. - Girtab sorrise soddisfatto. Le cose cominciavano davvero ad andare bene. E Antares non avrebbe potuto che gioirne.
- Non è per questo che li invidio, Girtab.
- E per quale ragione, allora?
- Perché loro sono riusciti a fare quello che io non sono mai riuscita a fare fin dall’inizio. - la voce di Rea tremava mentre ammetteva quella che, per lei, era stata una delle sue colpe più grandi.
- Non capisco. Di cosa stai parlando, Rea?
- Loro sono riusciti ad accettarlo fin dall’inizio… Io invece l’ho insultato e rifiutato. Quando l'ho conosciuto, pensavo fosse solo frutto di un sogno. Un sogno meraviglioso. Speravo che potesse diventare reale, più lo conoscevo e più il nostro rapporto diventava importante… Eppure, quando quel sogno ho scoperto che poteva divenire realtà e l’ho visto la prima volta, ho avuto paura, e l’ho rinnegato. Rifiutandolo e trattandolo come un'orribile bestia, rivolgendogli parole indegne.- In quelle parole, e in quelle lacrime che solcavano le gote dorate di Rea, Girtab sentì tutta la colpa che la giovane provava nel cuore.
- Ora però l’hai fatto. - commentò Girtab e Rea annuì.
- Però l’ho ferito tante volte. - la giovane aveva capito quanto Antares tenesse a lei, e lei stessa aveva capito che il sentimento che aveva provato per il suo “Principe dei Sogni” si era trasferito al vero. Tuttavia, nel suo cuore, non poteva scordare come lei lo aveva trattato. Lui era sempre stato molto gentile con lei, ma lei non lo era stata altrettanto con lui.
- Le cose sono cambiate però, ora lo rispetti. Ora gli vuoi bene. Credo che questo conti più di ogni altra cosa, Rea. - Girtab la guardò intenerito.
In pochi giorni l’aveva vista cambiare e crescere. Dopo quella prima e unica volta, Girtab non aveva più seguito Antares nelle sue visite serali alla giovane dato che non ce ne era più bisogno.
Aveva già capito che quei due erano sulla strada giusta.
Un problema però sorgeva: se anche Rea lo avesse amato, tanto quanto Antares amava lei, come avrebbero fatto ad avere una vita insieme, come una normale coppia? Lui era pur sempre uno scorpione, e lei era pur sempre umana. Non avrebbero mai avuto fino in fondo una vita serena.
Girtab aveva sempre temuto l’arrivo di quel giorno, il giorno in cui i sogni di entrambi si sarebbero infranti. Ma ancora sperava in un miracolo.
- Oh, pare che sia arrivato Tegmine. - Rea indicò un uomo non giovanissimo, appena arrivato da est del villaggio. Dall’accoglienza che gli avevano riservato sia Chrono che Altarf, senza considerare la straordinaria somiglianza, era chiaro che fosse Tegmine.
“È inutile che mi preoccupi ora” pensò Girtab. “Quando verrà il tempo ce ne preoccuperemo, fino ad allora è bene che vivano tutto questo nella maniera più libera e spensierata possibile.”
- Che ne dici di raggiungere Antares, allora? Di certo avrà bisogno di entrambi.
Rea e Girtab si riunirono al gruppo. Chrono aveva già fatto le presentazioni, e Tegmine, di temperamento molto più gioviale e sbarazzino rispetto al fratello, dopo essersi presentato, abbracciò immediatamente Rea riempiendola di complimenti. Tegmine le disse che era la giovane più bella che avesse mai visto, e che le ricordava moltissimo sua moglie da giovane.
I capi villaggio, Antares e Girtab, discussero fino a tardi sulla strategia da utilizzare, e quando ebbero finalmente concluso era impensabile lasciare il villaggio per tornare al palazzo.
Antares inviò così una delle sue guardie per poter avvisare Shaula, e comunicarle il da farsi.


Altarf concesse a Rea, ad Antares e seguito, una delle stanze libere della sua piccola dimora. Le grandi porte permisero ad Antares di passarvi attraverso, e così il re poté entrare nella camera che il buon Altarf aveva preparato. Gli scorpioni, guidati da Girtab, preferirono però restare all’esterno, per vigilare sul villaggio e lasciar riposare il loro re e Rea.
- Sembra di essere tornati alla mia vecchia casa, non trovi anche tu? - chiese Rea ad Antares mentre si coricava.
- Già, mi mancava un po’, sai?
- Anche a me. - Rea arrossì mentre tirava le coperte fin sotto al mento. Si girò dalla parte del letto che guardava la parete, e mentre scivolava nel sonno disse ad Antares che era stato davvero molto bravo e che era fiera di lui.
Antares la ringraziò, assicurandole che avrebbero fermato Nib, e che la tranquillità sarebbe ritornata nella valle.
- Antares? - lo chiamò Rea con la voce impastata per il sonno.
- Dimmi, Rea.
- Grazie per tutto quanto. Senza di te, io non so che farei. - Antares non si aspettava che dal nulla Rea gli dicesse una cosa del genere. Balbettò per cinque minuti ringraziamenti vari, e complimenti rivolti a Rea. Complimenti rimasti per anni solo nella sua testa.
Antares sentiva che quello era il momento giusto per dichiararsi.
Si fece coraggio e quando finalmente lo fece, quando riuscì a dirle quelle parole che tanto aveva sperato di poterle dire senza alcun timore, senza alcun velo, senza alcun problema… si accorse che Rea era già scivolata nel sonno da qualche minuto.
Antares sorrise, potendo ammirare da vicino il viso disteso e rilassato di lei. Anche se lei non aveva potuto udire le sue parole, lui avrebbe trovato un’altra occasione per potersi dichiarare.
Ancora più bella, ancora più speciale.
Rea oramai, Antares lo sapeva, gli voleva davvero bene, e questo per lui era già un sogno che diventava realtà.
- Buonanotte mia dolce Rea. Ti amo, e non smetterò mai di farlo, da qui fino all’eternità. - Sfiorandole leggermente la guancia con la chela, Antares si coricò a sua volta, promettendo ancora una volta a sé stesso di proteggere per sempre la donna che amava.



 
L'angolo di Shera ^^
Scrivi una fiaba, dicevano. Saranno solo pochi capitoli... dicevano.
E invece no... Siamo già all'ottavo, e ancora, quel dannato Nib, Rompe ancora le scatole. Tranquilli, col nono TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUTTO si sistemerà, con lui dico. Per la fiaba in sé non so ancora quanto dovrò tribulare. E dire che mi sembrava molto breve all'inizio, ma i miei personaggi hanno deciso invece di farmi andare avanti ancora per un bel po'.
Spero che vi stia piacendo, mi piacerbbe sapere che ne pensate ;)

Alla prossima


Aggiornamento del 25/08/2015
  
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