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Autore: rossella0806    07/04/2015    3 recensioni
Il commissario Alessandro Terenzi torna all'attacco: dopo averlo lasciato a Porto Ercole, in Toscana, alle prese con misteriose sparizioni e spartiti musicali inesistenti, ora lo ritroviamo nella sua Torino ad indagare su un caso apparentemente semplice.
Al suo fianco ritroveremo l'ispettore Francesco Ghirodelli, la burbera questore e, ovviamente Ginevra, la studentessa di Archeologia e aspirante investigatrice, di cui il poliziotto ha fatto la conoscenza proprio a Porto Ercole, e che si rivelerà una piacevole ed inaspettata compagnia.
La Germania, dove il caso ha avuto inizio nove anni prima, appare lontana, ma ben presto Terenzi dovrà ricredersi, perchè nulla appare come sembra.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Venerdì 16 aprile, ore 15.45, commissariato “L’Aquila”

La pioggia era notevolmente diminuita durante la notte: nella mattinata era scesa solo qualche goccia, per poi smettere completamente, anche se nel cielo continuavano a persistere nuvoloni minacciosi.
Terenzi, gli occhi bassi a rileggere gli appunti sull’omicidio della pittrice, è seduto alla scrivania in attesa dell’arrivo di Virginia Rocca Regaldi, la signora Steinke.
E’ curioso di conoscerla: al telefono la sua voce risuonava calda e piacevole, chissà se è davvero come se l’è immaginata, un po’ altera e regale, come il suo cognome da nubile le impone.
Mancano poco più di quarantotto ore alla chiusura del caso, pensa il poliziotto, lei è una delle mie ultime carte da giocare: se anche questo interrogatorio si rivelerà un flop, sarò costretto ad archiviare definitivamente le indagini.
Niente assassinoo meglio c’era ma adesso è morto- e niente prove; per non parlare degli indizi, l’unico degno di nota è il messaggio misterioso scritto dalla Dünnerz alla suora, continua a riflettere, e che proprio il presunto omicida le ha consegnato appena due settimane fa, nascosto malamente in un’icona della Madonna.
Continuando a sfogliare in preda alla disperazione più nera, il poliziotto non può dimenticarsi del mistero che ruota attorno a  “Il Rosso e il Fiume”, e nemmeno delle lettere scritte dal Perrez, quando soggiornava amabilmente in Brasile…
-Commissario- Ghirodelli entra aprendo leggermente la porta, reggendo un raccoglitore nero e dal bordo spesso.
-Vieni, entra- lo invita il superiore, alzando gli occhi scuri dai fogli.
-E’ arrivata la signora Steinke. La faccio accomodare?-
-E’ in anticipo. Sì, falla entrare- constata con un sospiro, guardando l’orologio da polso.
Terenzi approfitta di quei pochi istanti per sistemare le carte sulla scrivania: una buona impressione è fondamentale per ottenere la fiducia delle persone.
Ritira velocemente i plichi di documenti di indagini ormai arretrate in uno dei cassetti del mobile, lasciando qualche pila di fogli per non sembrare uno scansafatiche, attributo che non gli calza per nulla.
Fa appena in tempo a riordinare le penne nell’apposito soprammobile, quando sente il rumore ritmico dei tacchi risuonare sul pavimento di fronte al suo ufficio: alza gli occhi come se fosse stato sorpreso a rubare in casa d’altri, e rimane piacevolmente stupito dalla presenza che appare davanti a lui.
Una donna alta e particolarmente magra, sui quarant’anni e i capelli castano ramato sciolti sulle spalle, si fa avanti sorridendo diplomaticamente.
Indossa un attillato abito blu, forse di raso, con scarpe basse e una borsa in tinta, talmente minuscola che quasi Terenzi non la notava: però, riflette per un nanosecondo l’uomo, che persona camaleontica
-Prego, si accomodi, signora Steinke-
Il poliziotto si alza cercando di darsi un tono e, con un gesto della mano destra, la invita a prendere posto all’altro lato della scrivania.
-Buon giorno, commissario, forse sono un po’ in anticipo- saluta la donna, stringendogli la mano e accomodandosi sulla sedia di fronte al poliziotto.
-No, non si preoccupi. La stavo comunque aspettando, quindi meglio così!- il poliziotto si appoggia allo schienale, sorridendo di rimando.
-Allora, per prima cosa la ringrazio per la sua disponibilità- continua solenne.
-Se posso esserle d’aiuto, e se finalmente si riuscirà a scoprire chi ha ucciso Rebecca, non esiti a pormi tutte le domande che ritiene necessarie … -
-Dalle sue parole deduco che lei è ancora convinta dell’innocenza del signor Perrez. Dico bene?-
-Certamente. Dal primo momento che sono venuta a conoscenza della morte di Rebecca, ho sempre creduto nell’innocenza di Sebastian. Si amavano troppo, erano la coppia perfetta, e poi lui non aveva movente per fare quello che sostenete abbia fatto- il tono controllato della donna, si tinge di una nota di rimprovero.
-Signora Steinke, rimane il fatto che l’impermeabile del fidanzato della sua amica sia stato rinvenuto in casa della vittima, macchiato del sangue della signorina Dünnerz. Inoltre, in questi nove anni, il signor Perrez si è dato alla fuga e, poco prima di uccidersi, ha chiamato Marz, il commissario che ha seguito le indagini a Berlino, dicendogli che non riusciva più a sopportare il peso di quello che aveva fatto. Lei che cosa penserebbe, se fosse al posto mio?-
-Sinceramente?- domanda alzando un sopracciglio e arricciando leggermente le labbra non troppo carnose.
-Ovvio- la invita il poliziotto, aiutandosi con un sorriso di circostanza.
-Non nego che la ricostruzione che ha appena fatto sia più che convincente, tuttavia continuo a pensare che Sebastian si sia sentito braccato: immagino fosse stanco di fuggire per qualcosa che non aveva fatto, forse la sua mente non ha più retto a tutte queste pressioni, fisiche e psichiche intendo. Credo sia per questo motivo che si sia ucciso-
-Quindi la colpa sarebbe della polizia?- cerca di capire Terenzi, accigliato e divertito al contempo.
-No, commissario, non dico questo. Voi avete fatto il vostro lavoro in questi anni, come è giusto che sia. Quello che sto cercando di dire, è che Sebastian è sempre stato un ragazzo sensibile e gentile con tutti. E’ molto probabile che, durante questo tempo trascorso lontano, da solo, non sia più riuscito a mantenere i nervi saldi-
La donna accavalla le gambe, incrociando le mani dalle dita affusolate sulla coscia sinistra.
-E’ un’ ipotesi interessante, signora, ma ad essere sinceri non mi convince molto. Per fare quello che ha fatto si deve essere dotati di sangue freddo e parecchia lucidità. Non crede?-
-Lei mi ha detto di parlare sinceramente, commissario, e io l’ho fatto-
-Ha ragione. Sapeva che il signor Perrez aveva abitato per un certo periodo in Brasile?-
Virginia Rocca Regaldi lo guarda con fare imperscrutabile, difficile da decifrare: non sembra né stupita né a conoscenza della risposta alla domanda a cui è appena stata sottoposta.
-No- emette alla fine, con lo stesso tono incolore e cauto di prima.
-Sa se lui e Rebecca hanno abbiano mai fatto un viaggio in Sud America?-
-No, anche di questo sono sicura-
-Quindi non era a conoscenza del fatto che loro due avessero intenzione di sposarsi?-
Un lampo di smarrimento attraversa gli occhi della donna: oh, finalmente, pensa soddisfatto Terenzi, sembra che ho fatto breccia nell’armatura di questa specie di robot!
-Sposarsi? No, non lo sapevo, ma chi gliel’ha detto?-
-Suor Maria-
-Ah, capisco- lei abbozza un sorriso, come a sottolineare l’ovvietà della fonte da cui proviene quell’informazione.
-Non è stupita di questo?-
-Non particolarmente. Suor Maria avrebbe potuto inventare tutto: era così affezionata a Rebecca e a Sebastian, come chi li conosceva del resto, che avrebbe potuto travisare le loro reali intenzioni-
-Uhm … - su questo punto non ha completamente torto, rifette Terenzi  -come vi siete conosciute, lei e la signorina Dünnerz?-
Virginia fa un lungo sospiro, le mani incrociate sempre adagiate elegantemente sulle gambe.
-E’ passato molto tempo da allora, più di dodici anni se non ricordo male.
Dei colleghi di mio marito le avevano comprato alcuni quadri, ed erano venuti a sapere che Rebecca cercava persone che fossero disposte a posare per altri suoi dipinti che stava realizzando. Mi è sembrata una proposta insolita, ma anche interessante, perciò decisi di recarmi a casa sua per conoscere qualcosa in più su questa iniziativa. Fissammo un appuntamento per qualche giorno più tardi. E’ così che è cominciata la nostra amicizia- spiega con un sorriso nostalgico la donna  - era una professionista molto valida, e una ragazza gentile e affabile-
-E quando ha finito di posare per lei, vi siete continuate a vedere?-
-Sì, esatto. Durante il periodo di produzione delle tele, ci incontravamo nella sua villa vicino a Berlino.
La cosa andò avanti per tre o quattro mesi, non ricordo bene. Una volta terminato il quadro, Rebecca ed io continuammo a frequentarci per fare le solite cose normali che si fanno tra amiche: uscireinsieme, andare al cinema, organizzare una cena… cose di questo genere -
-All’epoca era già fidanzata con il signor Perrez, vero?-
-Sì- conferma Virginia, sempre immutabilmente ferma nella sua posizione, quasi come se stesse ancora posando per un dipinto presente solo nella sua testa.
-Si erano conosciuti all’università, proprio qui a Torino. A volte, soprattutto quando andavo a cena da lei, c’era anche Sebastian. Mio marito ed io uscivamo spesso con loro-
-Quando l’ha vista per l’ultima volta, signora Steinke?- le domanda il poliziotto.
La donna abbassa per un paio di secondi lo sguardo, come a non voler farsi distrarre dalla presenza dell’uomo di fronte.
Quando lo rialza, scuote impercettibilmente il capo e, sollevando vinta il sopracciglio di sinistra, ammette suo malgrado:
 -E’ passato molto tempo, commissario, credo che fosse un paio di giorni prima di quello che è … successo. Era venuta a casa mia, per prendere il the-
-L’aveva invitata lei?-
-Non ricordo … sì, forse sì-
-E come le era sembrata? Nervosa, preoccupata?-
-No- risponde questa volta prontamente, abbozzando un sorriso  -era assolutamente normale, proprio come le altre volte-
-Non le ha parlato di qualcosa in particolare?-
-Nulla di insolito-
-C’era anche il signor Perrez?-
-La venne a prendere nel pomeriggio. Mi ricordo che ci siamo fermati a parlare ancora un po’, ma poi se ne sono andati tranquilli, come se niente fosse, perché non era successo nulla, glielo ho detto-
-Quindi non era nervoso nemmeno lui?-
-Per nulla. Era normalissimo-
-Mi scusi la domanda, ma in questi anni lei non ha per caso visto o sentito il signor Perrez, vero?-
-Certo che no, commissario! Non le nego che da una parte avrei voluto rincontrarlo, ma solamente per chiedergli perché continuasse a fuggire invece di consegnarsi alla polizia. Pero, dal momento che l’occasione non si è mai presentata, non capisco il motivo della sua domanda … -
-Fa parte delle solite domande di routine, signora. Va bene, per me è sufficiente così. Grazie di essere venuta fino a qui, davvero-
-Purtroppo non le sono stata molto utile, mi dispiace, ma è tutto quello che so- si giustifica la donna, alzandosi e riprendendo la borsetta che aveva appoggiato –o meglio sprofondato- sulla sedia di fianco alla sua.
-Non si preoccupi, lei ha fatto quello che poteva. Arrivederci, signora- Terenzi le stringe la mano e, precedendola prontamente, la accompagna all’uscita del commissariato.


La speranza di riuscire a sapere qualcosa di importante dal colloquio con la signora Virginia Steinke risulta alla fine vana.
Terenzi, terminati di fare gli onori di casa, fa dietrofront e va alla ricerca dell’ispettore Ghirodelli, per metterlo al corrente delle novità che, purtroppo, non ci sono.
Trova senza difficoltà il poliziotto, intento a prendere un caffè, vicino all’erogatore automatico di bevande.
-Commissario, ho visto andare via la Steinke. Come è andata?-
-Direi male: l’interrogatorio è servito a ben poco- commenta mesto l’altro –mi ha ripetuto le stesse cose che mi ha detto anche suor Maria: la Dünnerz e Perrez erano praticamente la coppia perfetta, andavano d’amore e d’accordo, mentre noi siamo ancora qui, punto e a capo. Anzi, ha persino messo in dubbio l’intenzione di quei due di sposarsi-
-Uhm … ero davvero convinto che avrebbe potuto dirci qualcosa di interessante-
-Anch’io, evidentemente la sorte non gioca a nostro favore. Mi hai fatto venire voglia di caffè-
Terenzi infila la chiavetta personale nell’apposita fessura, schiaccia sul bottone caffè macchiato e attende che sia pronto.
-Abbiamo solo quarantotto ore prima di chiudere definitivamente il caso-
-Lo so, Ghirodelli, non me lo ricordare-
L’ispettore finisce di bere l’ultimo sorso di caffè, butta il bicchierino di carta nel cestino della spazzatura, e aspetta che faccia altrettanto anche il suo superiore.
-Sai una cosa? Sono convinto che suor Maria non mi abbia detto tutto-
-Pensa che sappia qualcosa in più sulla morte dei due fidanzati?-
-E’ solo una mia sensazione, ma credo di sì- afferma pensieroso Terenzi, continuando a sorseggiare il caffè.
-Cosa pensa di fare?-
-Non lo so, devo cercare di capire se e cosa mi nasconde quella donna-
-La vuole interrogare di nuovo?- s’informa accigliato il sottoposto, la spalla destra appoggiata al muro.
-Sì, ma questa volta o viene lei qui o la sentirò telefonicamente-
-Prima lo fa e meglio è, commissario-
-Hai ragione, proverò subito a chiamare il convento. Però ti devo chiedere un favore … -
-Tutto quello che vuole-
-Fammi un elenco delle persone scomparse il giorno in cui è morto Perrez: restringi il campo agli uomini fisicamente uguali a lui, stessa corporatura, stesso colore dei capelli, stessa altezza. D’accordo?-
-Va bene. Mi concentro sul territorio svizzero e italiano?-
-Sì, chiama la polizia elvetica. Ah, se trovi dei cittadini che non sono di nazionalità tedesca, includili nell’elenco, ovviamente: quell’uomo era od è tanto furbo da non poter sottovalutare nulla-
-Sarà fatto, commissario-
-Perfetto. Ti chiedo solo una cosa: prima mi porti quell’elenco e meglio è!-
-Certamente. Mi metto subito al lavoro-
Il commissario annuisce soddisfatto: getta il bicchiere di carta nella spazzatura, dà una pacca sulla schiena dell’ispettore e si dirige nel suo ufficio, le spalle leggermente incurvate dalle preoccupazioni.


NOTA DELL’AUTRICE:

Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Accidenti, la sorte è proprio sfavorevole a Terenzi e alle sue indagini! Nemmeno la signora Steinke è riuscita a dirgli qualche cosa di utile su Rebecca e Sebastian.
E di nuovo l’ultimo appiglio rimane suor Maria!
Sarà disposta nuovamente a collaborare? E Ghirodelli, nella sua ricerca di persone scomparse, troverà qualche pista concreta?
Lascio a voi le risposte!
Grazie tantissimo a chi legge e recensisce: mi fa sempre tanto piacere leggere un vostro commento!
A presto!

   
 
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