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Autore: Emapiro95    08/04/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se la vita di un diciassettenne qualsiasi, che vive a Londra, venisse distrutta e stravolta dall'arrivo di un "exchange student?". Mi sono basato sulle mie esperienze personali per scrivere questo piccolo racconto, spero vi piaccia!
"Il mio nome è Jared Maycon, e questa è la mia storia, la storia di come tutta questa monotonia fu distrutta. Bastò il suo arrivo perché tutto cambiasse… Dalla “A” alla “Z”."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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loki

Capitolo 15 – “Over you"
 

Buooonsalve a tutti, e ben ritrovati qui, al quindicesimo capitolo della storia di Jared ed Alex, che questa volta si ritoveranno in situazioni ancora più delicate dell'ultima volta.
Be', detto questo vi auguro una buona lettura e, soprattutto, spero che questo capitolo vi piaccia e che continuiate a rendermi partecipe delle vostre impressioni lasciando una recensione qui o passando dalla mia pagina facebook e commentando con le vostre impressioni.

Alla prossima!



Dopo quel breve ma intenso scambio di battute avvenuto tra me ed Alex, ci avviammo insieme verso il cortile, per aspettare che la lezione di Biologia volgesse al termine.

«Sicuro di non voler tornare in classe? Non c’è bisogno che ti perdi la lezione per colpa mia…» Domandai io, una volta sedutici sulla panchina di fronte al campo da palla a canestro.

«E’ tipo la quinta volta che mi fai questa domanda, non ti rispondo neanche più.» Disse il biondo, sistemandosi accanto a me. «Più che altro… Vuoi dirmi cosa ti è preso?»

Cercai di pensare in maniera distaccata e razionale a quanto successo in quelle ultime ore, dalla discussione con Alex al mio distacco da Lydia, ma il mio cervello continuava ad aggrovigliarsi su se stesso, senza arrivare ad una soluzione da me accettabile.

Guardai Alex negli occhi, e rividi quello stesso colore che mi aveva svegliato sul volo da Vancouver. Non sapevo per quale motivo, ma in quegli ultimi momenti non avevo fatto altro che ripensare a quel momento. Lessi nei suoi occhi la voglia di sapere cosa fosse successo, in modo tale da potermi aiutare.

«Mi sono lasciato con Lydia.» Dissi poi, spostando lo sguardo verso il pavimento. Sapevo benissimo che non era quello il motivo del mio comportamento scontroso e irascibile delle ultime ore, così come sapevo di non poter dire la verità ad Alex.

«Cosa?!» Esclamò il canadese, posizionandosi a cavalcioni sulla panchina di pietra per avermi di fronte. «Quando è successo?»

«Esattamente prima della lezione del signor Boujdi.» Ammisi io, facendo finta di cercare qualcosa nel mio zaino.

«Oddio… E come… Insomma, perché?»

Non riuscii a trattenere una leggera risata, che dovetti immediatamente spiegare ad Alex, che mi aveva rivolto uno sguardo interrogativo. «Scusa,» dissi, «è solo che è abbastanza divertente il fatto che, mentre tu chiedi “perché si sono lasciati”, io mi chieda “perché ho aspettato tutto questo tempo?”»

Le mie parole fecero scendere su di noi una pesantissima cappa di silenzio, sotto cui si riusciva a sentire il ronzio dei nostri pensieri.

«Comunque è successo abbastanza velocemente, a dir la verità…» Dissi, riprendendo il discorso e sollevando lo sguardo da terra. «… Anche se abbastanza lentamente da farmi fare tardi a Biologia.» Sorrisi.

«Sì, ok… Ma cosa è successo?» Domandò di nuovo Alex.

“Sei arrivato tu.” Avrei voluto dire. «Era arrivato il momento di prendere le distanze.»

«Ok… Quindi era una cosa che stavi avvertendo nell’aria da un po’ di tempo, ormai?»

«Già.» Risposi.

«Bene…» Replicò il biondo, «Adesso mi vuoi dire il vero motivo per cui oggi sei stato così scontroso?»

«Come, scusa?»

«Già ti ho detto che ormai le tue bugie non attaccano con me. Anche perché - diciamoci la verità - non è che tu sia proprio bravo ad inventarle: non è stata la separazione con Lydia ad averti fatto innervosire così tanto oggi, altrimenti non si spiegherebbe il tuo comportamento di stamattina.»

Nei minuti di silenzio che seguirono le parole di Alex mi maledissi in silenzio, cercando qualche scappatoia per poter evitare di confessare al canadese il vero motivo per cui ero stato così intrattabile.

Potevo sentire le rotelle del mio cervello lavorare freneticamente, senza fermarsi un attimo, alla ricerca di qualche scusa per  deviare il discorso, quando la voce di Alex buttò a terra qualsiasi mio tentativo. «E’ per Joshua, non è così?»

“Ovvio che è per Joshua!” pensai in cuor mio, trattenendomi a fatica dall’urlargli addosso. «Anche…» Sussurrai infine, calando qualsiasi tipo di difesa.

«Lo sai, vero, che io non ho intenzione di andarmene finché non mi dici qual è il problema?» Il biondo mi fissò dritto negli occhi e sorrise, divertito.

«Il problema è Joshua.» Ammisi.

«E…?»

«E te! Ok? Il problema siete tu e Joshua!» Scoppiai esasperato, liberandomi da un enorme fardello. «Il problema è che non riesco a capire né cosa è successo tra voi due né quando; e non riesco a capire come tu abbia fatto a voler stringere i rapporti con una persona del genere!» Oramai sembravo un fiume in piena i cui argini erano stati distrutti. «Non capisco… Non… Come puoi anche solo pensare di voler passare del tempo con lui – e non con me, pensai – come se nulla fosse mai successo.»

«Ok.» Fu la risposta di Alex, che si sistemò una ciocca di capelli da davanti agli occhi. «Senti… Non puoi realmente pensare che io abbia dimenticato quanto successo. Quello che dico, però, è che in questo momento lui ha bisogno di qualcuno che gli sia vicino, così come ne avevo bisogno io, e non ho intenzione di voltargli le spalle.»

«Lo so, io…» Non riuscivo a cacciare le ultime parole, quelle che mi stavano logorando dall’interno. «E’ solo che io non capisco… Non capisco perché tutto questo mi dia così fastidio.» Dissi infine, voltando il capo verso di lui ed ancorando i miei occhi ai suoi, cercando conforto e risposte.

Mi accorsi della mia mano sulla sua solo quando le sue dita si strinsero intorno alle mie, facendomi accelerare il battito cardiaco e annebbiandomi la mente.

Ormai il pensiero di Lydia, di Joshua e di quanto successo in quegli ultimi giorni, mi sembravano delle luci lontane, nascoste da dense nubi che profumavano come la pioggia estiva. In quel momento tutto ciò che aveva importanza era lì, di fronte a me, e, nonostante tutto ciò mi provocasse uno strano stato di confusione, decisi, in quell’occasione, di smettere di pormi domande e freni inutili.

Così, per quella che fu una delle prime volte in vita mia, agii seguendo il mio istinto, e il mio stomaco. Lasciai che le mie stesse braccia si alzassero dalla pietra fredda della panchina e si posassero sul corpo di Alex - la destra sulla guancia e la sinistra sul braccio –, che rimase immobile, a fissarmi con un’intensità che mai avevo visto illuminare i suoi occhi. Potevo già immaginare le mie labbra posarsi sulle sue, e trasmettergli tutte le emozioni che erano nate dentro di me in questi ultimi mesi.

Mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto, con gli occhi socchiusi, quando la campanella della fine delle lezioni fece crollare questo sogno ad occhi aperti come il vento fa volare i castelli di carte; e tutto ritornò alla normalità, con Alex fermo nella stessa posizione, che mi fissava quasi speranzoso, e io che mi alzavo dalla panchina ed andavo a seguire la prossima lezione.

 

 

Cosa mi fosse saltato in mente non lo sapevo neanch’io, sapevo solo che non avrei avuto il coraggio di guardare Alex negli occhi per un bel po’ di tempo. In realtà non credevo sarei stato in grado di guardarmi allo specchio dopo quanto successo. Chi ero? Cosa era cambiato?

Quel pomeriggio a casa lo passai, quindi, a tormentarmi di domande, senza riuscire a trovare alcuna risposta, e a convincere i miei genitori a farmi rimanere a casa per un paio di giorni, il tempo di riprendermi dall’influenza che mi aveva fatto saltare la lezione del signor Boujdi.

Ero talmente concentrato su quanto accaduto con Alex, che mi ero completamente dimenticato degli ultimi svolgimenti con Lydia, e fu per questo motivo che, quando il giorno dopo si presentò alla porta di casa mia, ci misi un po’ per capirne il motivo.

«Che vuoi?» Chiesi, freddo. Non avevo alcuna intenzione di perdere tempo con lei.

«Voglio solo parlare, Jay…» Rispose la mia ex ragazza, con le mani nelle tasche del giubbotto. «Senti, non devi dire nulla, basta che mi ascolti, ok?»

In tutta risposta rimasi fermo a fissarla, intimandole di fare presto.

«Senti, mi dispiace per come mi sono comportata con te ieri, è solo che mi sento presa in giro e soprattutto messa in imbarazzo davanti a tutta la scuola…»

«E… Quindi?»

«Quindi,» ricominciò lei, inspirando profondamente, «non voglio rompere con te, ecco. Perciò non c’è bisogno che tu continui a tenere il muso, ti perdono.»

Il mio sguardo si trasformò da freddo e distaccato a divertito ed incredulo. «Certo che sei proprio stupida.» Dissi.

«Come, scusa?»

«Davvero credi che io sia qui ad aspettarti, pronto a tornare con te allo scoccare delle tue dita solo perché tu mi “perdoni” (per cosa, poi, devo ancora capirlo)?!» Esclamai, uscendo fuori casa e chiudendomi la porta alle spalle per evitare che i miei sentissero il mio litigio con Lydia. «Non ho intenzione di stare con te solo perché credo che sia la cosa conveniente.»

«Jared…»

«Sì Lydia, hai sentito bene.» La interruppi. «Senti, fatti un’analisi di coscienza e cerca di capire questi ultimi due anni da cosa sono stati guidati. Cerca di capire perché sei stata con me fino a questo momento e perché sei disposta ad umiliarti pur di continuare a farlo.» Dissi poi, con tono pacato. «Sei stata una parte importante della mia vita, e ti vorrò sempre bene, ma adesso basta fingere.»

«Non puoi troncare con me in questo modo, lo sai, vero?!»

«E invece credo proprio di sì Lydia…» Risposi, riaprendo la porta alle mie spalle. «L’ho appena fatto. E’ finita.»

   
 
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