Capitolo
15 – “Over you"
Dopo quel breve ma
intenso scambio di battute avvenuto tra me ed Alex, ci avviammo insieme verso
il cortile, per aspettare che la lezione di Biologia volgesse al termine.
«Sicuro di non
voler tornare in classe? Non c’è bisogno che ti perdi la lezione per colpa
mia…» Domandai io, una volta sedutici sulla panchina di fronte al campo da
palla a canestro.
«E’ tipo la quinta
volta che mi fai questa domanda, non ti rispondo neanche più.» Disse il biondo,
sistemandosi accanto a me. «Più che altro… Vuoi dirmi cosa ti è preso?»
Cercai di pensare
in maniera distaccata e razionale a quanto successo in quelle ultime ore, dalla
discussione con Alex al mio distacco da Lydia, ma il mio cervello continuava ad
aggrovigliarsi su se stesso, senza arrivare ad una soluzione da me accettabile.
Guardai Alex negli
occhi, e rividi quello stesso colore che mi aveva svegliato sul volo da
Vancouver. Non sapevo per quale motivo, ma in quegli ultimi momenti non avevo
fatto altro che ripensare a quel momento. Lessi nei suoi occhi la voglia di
sapere cosa fosse successo, in modo tale da potermi aiutare.
«Mi sono lasciato
con Lydia.» Dissi poi, spostando lo sguardo verso il pavimento. Sapevo
benissimo che non era quello il motivo del mio comportamento scontroso e
irascibile delle ultime ore, così come sapevo di non poter dire la verità ad
Alex.
«Cosa?!» Esclamò il
canadese, posizionandosi a cavalcioni sulla panchina di pietra per avermi di
fronte. «Quando è successo?»
«Esattamente prima
della lezione del signor Boujdi.» Ammisi io, facendo finta di cercare qualcosa
nel mio zaino.
«Oddio… E come…
Insomma, perché?»
Non riuscii a
trattenere una leggera risata, che dovetti immediatamente spiegare ad Alex, che
mi aveva rivolto uno sguardo interrogativo. «Scusa,» dissi, «è solo che è
abbastanza divertente il fatto che, mentre tu chiedi “perché si sono lasciati”,
io mi chieda “perché ho aspettato tutto questo tempo?”»
Le mie parole
fecero scendere su di noi una pesantissima cappa di silenzio, sotto cui si
riusciva a sentire il ronzio dei nostri pensieri.
«Comunque è
successo abbastanza velocemente, a dir la verità…» Dissi, riprendendo il
discorso e sollevando lo sguardo da terra. «… Anche se abbastanza lentamente da
farmi fare tardi a Biologia.» Sorrisi.
«Sì, ok… Ma cosa è
successo?» Domandò di nuovo Alex.
“Sei arrivato tu.” Avrei voluto dire. «Era arrivato il momento di
prendere le distanze.»
«Ok… Quindi era una
cosa che stavi avvertendo nell’aria da un po’ di tempo, ormai?»
«Già.» Risposi.
«Bene…» Replicò il biondo,
«Adesso mi vuoi dire il vero motivo per cui oggi sei stato così scontroso?»
«Come, scusa?»
«Già ti ho detto
che ormai le tue bugie non attaccano con me. Anche perché - diciamoci la verità
- non è che tu sia proprio bravo ad inventarle: non è stata la separazione con
Lydia ad averti fatto innervosire così tanto oggi, altrimenti non si
spiegherebbe il tuo comportamento di stamattina.»
Nei minuti di
silenzio che seguirono le parole di Alex mi maledissi in silenzio, cercando
qualche scappatoia per poter evitare di confessare al canadese il vero motivo
per cui ero stato così intrattabile.
Potevo sentire le
rotelle del mio cervello lavorare freneticamente, senza fermarsi un attimo,
alla ricerca di qualche scusa per
deviare il discorso, quando la voce di Alex buttò a terra qualsiasi mio
tentativo. «E’ per Joshua, non è così?»
“Ovvio che è per Joshua!” pensai in cuor mio, trattenendomi a fatica
dall’urlargli addosso. «Anche…» Sussurrai infine, calando qualsiasi tipo di
difesa.
«Lo sai, vero, che
io non ho intenzione di andarmene finché non mi dici qual è il problema?» Il
biondo mi fissò dritto negli occhi e sorrise, divertito.
«Il problema è
Joshua.» Ammisi.
«E…?»
«E te! Ok? Il
problema siete tu e Joshua!» Scoppiai esasperato, liberandomi da un enorme
fardello. «Il problema è che non riesco a capire né cosa è successo tra voi due
né quando; e non riesco a capire come tu abbia fatto a voler stringere i
rapporti con una persona del genere!» Oramai sembravo un fiume in piena i cui
argini erano stati distrutti. «Non capisco… Non… Come puoi anche solo pensare
di voler passare del tempo con lui – e
non con me, pensai – come se nulla fosse mai successo.»
«Ok.» Fu la
risposta di Alex, che si sistemò una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
«Senti… Non puoi realmente pensare che io abbia dimenticato quanto successo.
Quello che dico, però, è che in questo momento lui ha bisogno di qualcuno che
gli sia vicino, così come ne avevo bisogno io, e non ho intenzione di voltargli
le spalle.»
«Lo so, io…» Non
riuscivo a cacciare le ultime parole, quelle che mi stavano logorando
dall’interno. «E’ solo che io non capisco… Non capisco perché tutto questo mi
dia così fastidio.» Dissi infine, voltando il capo verso di lui ed ancorando i
miei occhi ai suoi, cercando conforto e risposte.
Mi accorsi della
mia mano sulla sua solo quando le sue dita si strinsero intorno alle mie,
facendomi accelerare il battito cardiaco e annebbiandomi la mente.
Ormai il pensiero
di Lydia, di Joshua e di quanto successo in quegli ultimi giorni, mi sembravano
delle luci lontane, nascoste da dense nubi che profumavano come la pioggia
estiva. In quel momento tutto ciò che aveva importanza era lì, di fronte a me,
e, nonostante tutto ciò mi provocasse uno strano stato di confusione, decisi,
in quell’occasione, di smettere di pormi domande e freni inutili.
Così, per quella
che fu una delle prime volte in vita mia, agii seguendo il mio istinto, e il
mio stomaco. Lasciai che le mie stesse braccia si alzassero dalla pietra fredda
della panchina e si posassero sul corpo di Alex - la destra sulla guancia e la
sinistra sul braccio –, che rimase immobile, a fissarmi con un’intensità che
mai avevo visto illuminare i suoi occhi. Potevo già immaginare le mie labbra
posarsi sulle sue, e trasmettergli tutte le emozioni che erano nate dentro di
me in questi ultimi mesi.
Mi ritrovai a pochi
centimetri dal suo volto, con gli occhi socchiusi, quando la campanella della
fine delle lezioni fece crollare questo sogno ad occhi aperti come il vento fa
volare i castelli di carte; e tutto ritornò alla normalità, con Alex fermo
nella stessa posizione, che mi fissava quasi speranzoso, e io che mi alzavo
dalla panchina ed andavo a seguire la prossima lezione.
Cosa mi fosse
saltato in mente non lo sapevo neanch’io, sapevo solo che non avrei avuto il
coraggio di guardare Alex negli occhi per un bel po’ di tempo. In realtà non
credevo sarei stato in grado di guardarmi allo specchio dopo quanto successo.
Chi ero? Cosa era cambiato?
Quel pomeriggio a
casa lo passai, quindi, a tormentarmi di domande, senza riuscire a trovare
alcuna risposta, e a convincere i miei genitori a farmi rimanere a casa per un
paio di giorni, il tempo di riprendermi dall’influenza che mi aveva fatto
saltare la lezione del signor Boujdi.
Ero talmente
concentrato su quanto accaduto con Alex, che mi ero completamente dimenticato
degli ultimi svolgimenti con Lydia, e fu per questo motivo che, quando il
giorno dopo si presentò alla porta di casa mia, ci misi un po’ per capirne il
motivo.
«Che vuoi?» Chiesi,
freddo. Non avevo alcuna intenzione di perdere tempo con lei.
«Voglio solo
parlare, Jay…» Rispose la mia ex ragazza, con le mani nelle tasche del
giubbotto. «Senti, non devi dire nulla, basta che mi ascolti, ok?»
In tutta risposta
rimasi fermo a fissarla, intimandole di fare presto.
«Senti, mi dispiace
per come mi sono comportata con te ieri, è solo che mi sento presa in giro e
soprattutto messa in imbarazzo davanti a tutta la scuola…»
«E… Quindi?»
«Quindi,»
ricominciò lei, inspirando profondamente, «non voglio rompere con te, ecco.
Perciò non c’è bisogno che tu continui a tenere il muso, ti perdono.»
Il mio sguardo si
trasformò da freddo e distaccato a divertito ed incredulo. «Certo che sei
proprio stupida.» Dissi.
«Come, scusa?»
«Davvero credi che
io sia qui ad aspettarti, pronto a tornare con te allo scoccare delle tue dita
solo perché tu mi “perdoni” (per cosa, poi, devo ancora capirlo)?!» Esclamai,
uscendo fuori casa e chiudendomi la porta alle spalle per evitare che i miei
sentissero il mio litigio con Lydia. «Non ho intenzione di stare con te solo
perché credo che sia la cosa conveniente.»
«Jared…»
«Sì Lydia, hai
sentito bene.» La interruppi. «Senti, fatti un’analisi di coscienza e cerca di
capire questi ultimi due anni da cosa sono stati guidati. Cerca di capire perché
sei stata con me fino a questo momento e perché sei disposta ad umiliarti pur
di continuare a farlo.» Dissi poi, con tono pacato. «Sei stata una parte
importante della mia vita, e ti vorrò sempre bene, ma adesso basta fingere.»
«Non puoi troncare
con me in questo modo, lo sai, vero?!»
«E invece credo
proprio di sì Lydia…» Risposi, riaprendo la porta alle mie spalle. «L’ho appena
fatto. E’ finita.»