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Autore: vermissen_stern    08/04/2015    1 recensioni
Queste sono storielle brevi. Spaccati di vita quotidiana decisamente tragicomici che avranno come protagonisti i personaggi di Reignite sia canonici che creati da me, il tutto ambientato prima della trama principale e probabilmente anche dopo il suo seguito. Non posso sapere quanto questa raccolta sarà lunga ( potrebbe anche concludersi in un paio di capitoli ) per cui prendetela per come viene!
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione! In questo capitolo sono presenti solo degli OC ( miei e di _Dracarys_ ) e quindi per conoscere bene il personaggio di Uriel vi conviene aver letto Reignite, mentre per farvi una idea di Spectrus Specter vi conviene leggervi Reignite2. Per il resto ringrazio nuovamente _Dracarys_ per la sua disponibilità di “prestarmi” anche l’amica innominata di deSanta, e spero possiate fare ugualmente buona lettura!

 

 

“è da più di venti minuti che sta rileggendo quella lettera… non è che vuole contare tutte le fibre di cui è composto quel foglietto?”

Le preoccupazioni di Nuala erano legittime, in quanto non aveva mai visto la propria collega di lavoro comportarsi così. Conosceva bene Uriel Truce deSanta e sapeva che quella donna aveva una sorta di squilibrio psichico forse dovuto alle “belle” esperienze avvenute in gioventù, e la sua voglia di sperimentare, chiamiamola così, ogni sorta di possibilità sul campo di battaglia ai danni dei nemici alle volte dava l’idea che volesse costantemente smentire le teorie di un’altra persona a lei fin troppo nota.

Uriel era cresciuta sulla Terra, al contrario di molte di loro, ed era uno tra i membri più giovani all’interno dell’inquisizione amazzoniana meglio conosciuta come la “Corte delle rose nere” dando prova fin da subito di una specie di sadismo che nascondeva, in realtà, una perversa voglia di sperimentare lo sperimentabile.

Di spiegare a tutti che la sua visione del mondo era quella più giusta e vera, per quanto non avesse torto sotto un certo punto di vista, smentendo ogni qual volta una possibile visione ottimista della vita o di una possibilità di cambiamento in essa compiendo costantemente i soliti processi quasi rituali della vita di ogni giorno.

Era matta, oppure era semplicemente troppo sveglia dinnanzi ad una realtà che fin da bambina non le aveva permesso di sognare e credere in qualcosa. Ad ogni modo ciò che c’era scritto su quella missiva che un emissario della Corte aveva recapitato loro quella mattina doveva essere alquanto importante.

Attualmente le due donne non erano in un luogo specifico di Amazon che valeva la pena menzionare, se non che erano in una piccola cittadina storica, e comunque sia era straordinario come i loro superiori riuscissero sempre a rintracciarle ovunque esse fossero.

– Sono ventidue minuti e undici secondi che il tuo naso appuntito è attaccato a quel pezzo di carta… suppongo sia una lettura interessante se paragonata a “guerra e pace” –

Non le ci volle molto per sentire la risposta da una collega che le stava dando le spalle, quasi affacciata alla finestra/balcone della piccola stanza in cui erano, lasciando che a parlare fosse il piacevole venticello primaverile che spirava dalla finestra aperta solo per qualche secondo.

– … è morto mio padre. La lettera mi dice solo questo, oltre che le condoglianze –

Lo disse con tono piatto, quasi basso in una strana forma di rispetto, tanto da sorprendere la donna dalle sei braccia che già si era preparata una sequela di battute sagaci riguardo il contenuto di quella misteriosa lettera. Per quanto Nuala ne sapesse la storia di Uriel era quasi come un libro aperto per quanti aneddoti sciorinasse riguardo il suo fantomatico passato, ma per l’appunto non era possibile definire qual era il confine tra realtà vera e propria con quella distorta al limite dell’aneddoto puro che spesso la giovane Deva si lasciava scappare.

Non che deSanta fosse una bugiarda patologica che necessitava di inventarsi delle storie per apparire più credibile, ma ogni sua esperienza di vita vissuta sempre pericolosamente ne traeva sempre un esempio che rasentava il didattico.

A parere della donna dalle insolite sei braccia, ereditate dal “padre”, Uriel aveva ricevuto un tipo di educazione puntato nell’apprendere importanti nozioni ad ogni azione compiuta.

Una azione, una conseguenza. Nel bene e nel male suo padre le aveva trasmesso una conoscenza feroce e diretta sul proprio stile di vita.

Testuale risposta venne accolta con un imbarazzante silenzio da Nuala, che per tutta risposta decise di ridestarsi da quel momento di stasi con un brusco colpo di tosse.

– Beh… suppongo che tu voglia prenderti un po’ di riposo… oppure andare in giro a massacrare un po’ di gente a random come sei solita fare quando ti annoi – proprio non riuscì a non essere sarcastica – ad ogni modo, sarei una ipocrita se dicessi che mi dispiace… vero? –

– Dannatamente vero, difatti penso che andrò a farmi un giro… sei gentile quando vuoi, sai?–

– E questo è un difetto?! Pensavo facesse parte della “civile convivenza” nonché alla base di una educazione civilizzata e non di una probabile dipartita dovuta alla tua scellerata anarchia…–

La Deva di tutta risposta rise piano, senza dare segni di irritazione come di solito faceva quando la collega faceva le sue battute al vetriolo, in uno stato emotivo quasi imperscrutabile che Nuala non le aveva mai visto sembrandole quasi… nostalgica.

La gentilezza ha condannato mio padre. Se fosse stato meno gentile forse io non sarei qui a sorbirmi le tue battutacce! – scavalcò agilmente la ringhiera della porta/finestra decidendo di dare un ultima occhiata alla sua collega, prima di sparire tra le file di panni stesi che si perdevano a vista d’occhio in quella antica “skyline” – ad ogni modo, vado a commemorare la sua morte come quella vìbora avrebbe voluto! –

E sparì così, portandosi appresso quel foglietto letto e riletto nei suoi punti più salienti nascondendo in essi le ultime volontà di uno tra i mercenari e chojin più sanguinari dell’intera galassia. Non attese il proverbiale “aspetta” dettato da una collega ancora in parte incredula per quella inaspettata rivelazione, a volte ci si scordava istintivamente che Uriel aveva avuto dei genitori, dileguandosi silenziosamente come un serpente, come quelli tatuati sul suo corpo, lasciando sbuffare seccata una Nuala presa alla sprovvista.

Precisina com’era la donna si sarebbe aspettata quantomeno una delucidazione di dove diavolo fosse andata quella collega scellerata, d’altra parte le era morto un parente… e anche se non propriamente gradito chissà come stava ora deSanta a livello emotivo, ma tutto ciò che aveva ricevuto in cambio erano delle parole sibilline e nulla di più.

– Si… certo! Sei stata tu la rovina di tuo padre… gne, gne – fece ella, con un sarcasmo forse non propriamente adatto alla situazione, ma non era una sprovveduta e conosceva l’inquisitrice da diversi anni – o magari è stato lui a condizionarti la vita fin dal principio! –

 

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A Spectrus Specter non piaceva quando una preda gli sfuggiva di mano. Era lui ad essere il cacciatore, mai l’incontrario, dunque ebbe emozioni piuttosto contrastanti quando rivide quella donna che lo aveva abbandonato come un fesso dopo quella che lui aveva definito come “una tra le sue migliori caccie”.

Quando la rivide lì, a danzare tra le luci soffuse di un rinomato locale di intrattenimento di tipo folkloristico, ebbe quasi l’impulso di saltare sul piccolo palco rialzato su cui era per poterla strattonare via da quel luogo rumoroso e darle una “sonora lezione” al suo solito modo. Uriel tuttavia si accorse di quello sguardo freddo come il ghiaccio di quello che era stato un passatempo piuttosto interessante, e invece di ritirarsi da quella danza sensuale per via di quegli occhi azzurri che facevano decisamente paura, si concentrò maggiormente lasciandosi aiutare dai propri serpenti tatuati sulla sua stessa pelle ambrata.

Il rumore era tanto e la gente guardava tutte le ballerine presenti lodandone la bravura, e nessuno trovò strano che quella Deva flessibile come l’acqua, con quei serpenti stilizzati che sembravano danzare assieme a lei dandole un’aria quasi mistica, fosse stata adocchiata dal cliente meno raccomandabile di tutta la folta clientela oltre che probabilmente il più ricco tra tutti i turisti su Amazon.

La prima volta che i loro sguardi si erano incrociati era stato sulla Terra, svariati mesi fa, e l’uomo fu piuttosto sicuro che neppure il loro primo incontro era stato un colpo di fortuna. Quella femmina non la si incontrava mai due volte nella vita se non era lei a volerlo, sfuggente come un serpente… velenosa come un serpente, e per quanto avesse deciso che doveva essere sua per quella notte fu piuttosto difficile “convincerla” a venire a letto con lui.

Gli affari spingevano Spectrus a viaggiare per mezza galassia, e per quanto non fossero propriamente legali era abbastanza potente da poter sottomettere anche il chojin più avventato senza troppe difficoltà. Quella femmina aliena si era rivelata molto più pericolosa di lui se possibile, con quei suoi tatuaggi stregati che avevano viaggiato anche sulla sua di pelle cercando di dilaniargli le carni inutilmente, eppure per quante parole irriverenti avesse usato nei suoi confronti si poteva dire che ne era uscita soddisfatta da quella notte di passione. Come tutte del resto… anche quelle che costringeva.

Ma quella sensazione di soddisfazione che lo aveva accompagnato per tutto quel pseudo inseguimento post ballo, proprio come era successo sula Terra mesi prima, al successivo amplesso dopo si stemperò con una visione mattutina che decisamente non gli piacque.

– Tzk… non mi pare di averti detto che potevi alzarti dal letto–

Erano giunti a godere della reciproca compagnia dentro la stanza di un albergo a cinque stelle, ossia quelle del pseudo “avvocato” Spectrus Specter che tanto uomo di legge non era, e al momento la Deva se ne stava seduta su di una poltroncina vicino ad una porta/finestra intenta a fumarsi una semplice sigaretta.

A quella frase severa la donna si limitò a sbuffare divertita e a spegnere la suddetta sigaretta fumata solo a metà sul pavimento di marmo nero della suite, per quanto all’uomo poco importò di quel gesto e molto più concentrato ad osservare una preda troppo distante da lui.

– Se è per questo non mi hai detto neppure di farmi una doccia e di rivestirmi… sono  piccoli gesti quotidiani che ci accompagnano ogni giorno Specter, o fai parte di quella categoria di uomini anticonvenzionali? –

– Si da il caso che tu sia mia ospite qui, e gradirei che tu ti attenessi alle mie regole – si alzò dal letto adoperando un tono freddo e piatto, che di solito funzionava con le sue vittime, ed incurante di coprirsi le nudità si avvicinò ad una donna tutt’altro che impressionata dal suo falso moralismo – ad ogni modo, di che diavolo stai parlando? –

Aveva intuito che deSanta non era esattamente euforica come quando l’aveva conosciuta, e per carità per quanto riguardava la sfera sessuale nulla di cui lamentarsi… era perfetta, per questo fu con un cenno di curiosità che decise di farsi i fatti suoi trovandola stranamente accondiscendente nel dare spiegazioni. L’inquisitrice si alzò dunque in piedi, allontanandosi volutamente da un uomo alto due metri e mezzo che molto probabilmente non aveva solo voglia di parlare e basta ( ma se avesse avuto cattive intenzioni non avrebbe avuto problemi a metterlo a posto ), e dando una spiegazione che quasi sicuramente avrebbe dato a Spectrus di che pensare.

– Dimmi hombre… cosa ricordi di tuo padre?! –

Una domanda che sembrava fuori luogo e che portò il giovane avvocato ad inarcare un sopracciglio nero come i suoi “scompigliati” capelli corvini, ma che prontamente rispose alla propria squisita ospite rimembrando una figura paterna che mai avrebbe odiato per nessun motivo al mondo.

– Ricordo che il mio vecchio era una persona… onorevole. Non è che andassi propriamente d’accordo con lui, ma a modo mio gli volevo bene e mai mi sarei permesso di tradirlo in qualche modo–

– Un ammirevole padre per un ammirevole figlio. Suppongo che non sia stato molto gentile nei tuoi confronti nei momenti più cruciali della tua esistenza –

– Hm, come fai a saperlo? –

– Chissà… magari perché mio padre ha peccato di gentilezza unicamente nei miei confronti?! Si, può essere–

Prese nuovamente le distanze dal maschio impudente che ancora non accennava a volersi rivestire, non che questo dava particolarmente fastidio alla Deva se non che le sembrava un po’ ridicolo, e si avvicinò al grande balcone della suite di lusso il cui sole nascente si intravedeva perfettamente nello scenario urbano in cui erano. Spectrus la seguì senza troppi problemi. Non che fosse un esibizionista ma era sempre dell’idea che gli altri non avrebbero fatto altro che apprendere qualcosa di utile da lui, anche se avesse deciso di possedere proprio li Uriel senza contare che qualcuno, magari, avrebbe potuto vederli dalle finestre dei palazzi vicini.

– Sono cresciuta sulla Terra… non ricordo molto di mia madre ma da quello che ho capito è morta quando io ero molto piccola, e mio padre decise di prendermi sotto la sua protezione e di istruirmi fin da bambina al suo squallido mestiere in compagnia dei suoi poco affidabili compagni di giochi – si girò lentamente verso di lui e appoggiò entrambi i gomiti sulla balaustra di marmo, sorridendo quasi amaramente – sono cresciuta in un ambiente merdoso di soldati mercenari… gli uomini di mio padre erano affidabili come un perro idrofobo, e in battaglia si macchiavano delle più disgustose nefandezze sotto lo sguardo compiaciuto del mio vecchio. Ma per loro non possedeva la stessa “gentilezza” che aveva con me –

Questa volta non si allontanò quando Specter la “incastrò” contro la balaustra del grande balcone, limitandosi a sorridere con una certa cattiveria accarezzandogli lievemente con una mano gli addominali tesi.

– La gentilezza è un’arma a doppio taglio, Specter. Ti porta ad abbassare la guardia e a sottovalutare anche la più singola cosa che tu credi di conoscere bene… e tutto si trasforma in una pazzia che ci si trascina per anni sperando che le cose cambino nonostante s continui a commettere lo stesso miserabile errore–

– Sei criptica oggi – fece lui, dopo averla ascoltata in silenzio, accarezzandole il mento con un paio di dita – mi stai forse dicendo che hai tradito tuo padre approfittando della sua gentilezza? Indubbiamente avrai colto l’occasione giusta… ma personalmente non apprezzo questo atteggiamento, tanto che ti meriteresti una punizione. Tu che dici? –

Francamente parlando deSanta non aveva voglia di farsi mettere nuovamente le mani addosso da quella specie di “maschio dominante”, francamente parlando aveva già dato, tanto che lo spintonò via in malo modo una volta che tentò di baciarla.

Spectrus cadde a terra ma fu lesto a rialzarsi in piedi, piuttosto infastidito da quell’atteggiamento riluttante e poco sottomesso, e con uno sguardo ancor più freddo del solito volle dare una lezione a quella Deva cercando di catturarla per i polsi. Il risultato che ottenne fu solo parziale, poiché la donna si lasciò catturare con facilità ma solo per potergli assestare un calcio al ventre abbastanza forte da farlo spingere, assieme a lei poiché decisamente non mollò la presa sulla propria preda, fino in camera da letto dove ci fu una breve collutazione.

Tale lotta tutt’altro che leggera si concluse con l’inquisitrice seduta a cavalcioni sopra di lui, e non sarebbe stata neanche una brutta posizione se non fosse stato per i tatuaggi della donna che ora viaggiavano anche sul corpo di Spectrus con una furia tale da fargli digrignare i denti seccato per non riuscire a muoversi come avrebbe voluto.

– La conosci la definizione di pazzia, Specter? Vuoi che ti faccia un disegnino così che tu possa comprenderla appieno – il tono di Uriel si ridusse ad un sibilo serpentino, ostentando sicurezza nonostante stesse facendo fatica a tenerlo fermo – la pazzia è fare e rifare le stesse identiche cose, ogni giorno della propria miserabile esistenza, sperando che qualcosa cambi! No fraintendermi, devo molto a mio padre a partire dai suoi tatuaggi che ho ereditato geneticamente e dagli insegnamenti che mi ha trasmesso…ma la sua gentilezza nei miei confronti ha sempre rappresentato uno ostacolo nella mia integrazione con l’intero gruppo! Forse il suo era un modo per proteggermi dal suo stesso mondo de mierda, e ciò che ne è conseguito è stata una frattura nella sua stupida pazzia di stagnazione–

La situazione si ribaltò ancora quando Spectrus riuscì a liberarsi di quegli infidi serpenti stilizzati con un colpo di reni, strappandoli via dalle proprie carni e provocando come del dolore a Uriel pur non badandoci troppo, riuscendo dunque a bloccare la guerriera sotto di se scrutandone la figura dalla pelle ambrata ora resa brillante da una lieve patina di sudore. Era una donna a dir poco bellissima e indisponente, che non stava ai suoi giochi e non vi era nessun modo di imbrogliare con false promesse di amore eterno.

Era un vortice di sensazioni primordiali, le stesse che lo colsero come un fiume in piena nel momento stesso in cui fu lei a prendere l’iniziativa di baciarlo prepotentemente ben ricambiata nell’atto, ed era abbastanza potente da fargli dimenticare brevemente tutto il suo sproloquio su cose che lui aveva compiuto solo in parte. Spectrus era un grandissimo bugiardo, ma mai che avesse ingannato il proprio vecchio approfittando della sua gentilezza nei suoi confronti.

 

La verità era un’altra. Più nascosta e volutamente non detta poiché faceva parte di quell’emisfero di intimità che Uriel non si sarebbe mai permessa di rivelare a nessuno ne alle proprie colleghe, ne tantomeno ad amanti occasionali che non l’avrebbero capita a fondo perché… forse se li cercava troppo simili al suo vecchio. Tipo quello che ora le stava sfilando via gli shorts, impaziente di ricominciare i proprio gioco preferito con tutta la complicità della Deva stessa.

Taurus Truce deSanta, detto la Vipera Nera, era morto in prigione maledicendo la stessa figlia che aveva deciso di tradirlo facendolo arrestare dalle autorità dopo tanti anni di latitanza e massacri. Il vero motivo del tradimento di Uriel tuttavia non andava cercato nell’eccessiva accondiscendeva del padre che le manteneva un trattamento di favore all’interno del gruppo, quanto a qualcosa che non era mai riuscita a spiegarsi se non lasciandole degli atroci dubbi lungo l’intero arco della sua vita.

La Deva un tempo possedeva una amica… l’unica vera amica che avesse mai avuto per quanto il loro rapporto in apparenza fosse tutt’altro che roseo quantomeno dal suo stesso punto di vista. Una totale diversità di caratteri e opinioni, come il giorno e la notte, con Uriel ad essere una pessimista totale e lei a essere fin troppo ottimista per i suoi gusti. Eppure per quanti battibecchi potesse avere con quella ragazza così solare non poteva fare a meno della sua presenza per sentirsi in qualche modo normale e consona al mondo che la circondava. Una sorta di velo nero che la rendesse cieca alle bruttezze del mondo, e che si stemperò in una sola notte di tremenda distruzione fatta di fiamme dolose.

Lo stabile dove lavorava la ragazza aveva preso fuoco durante una notte afosa, quasi impermeabile, e le lingue di fuoco che uscivano dalle finestre spaccate avvolgendo le mura con il loro caldo abbraccio non permettendo a nessuno di accedere al suo interno per scoprire se ci fossero sopravvissuti oppure solo vittime.

Chi aveva appiccato quell’incendio? Un corto circuito oppure la mano di qualcuno?

Era un pensiero che aveva tormentato per un po’ deSanta, nutrendo forti sospetti che le fiamme fossero state guidate dalla volontà di Taurus convinto che la propria figlia potesse spingersi tra le braccia di una vita normale che poco si addiceva ad una futura mercenaria.

Ma tra le mani aveva, e avrebbe sempre e solo avuto, delle chiacchiere buone solo da raccontarsi se non si aveva niente di meglio da fare e non una verità che in fin dei conti avrebbe voluto cercare solo per sfizio.

Una verità che l’aveva spinta a lasciare quel mondo marcio, quella cittadina piena di miseria e corruzione, proprio come aveva fatto la sua stessa amica perita tra le fiamme.

Forse avrebbero lasciato quella cittadina assieme se tutta quella pazzia stagnante e ripetitiva non si fosse spezzata in una notte di agosto inoltrato, forse era questo il timore principale di Taurus per quanto si fosse dissociato da quell’evento anche nell’ultima lettera che aveva scritto a Uriel, ma ciononostante la ragazza aveva avuto modo di agire e cambiare il proprio destino dopo aver fatto il più brutto sogno della propria vita.

Così vivido e reale mentre osservava la propria amica di infanzia cercare di parlarle con un sorriso simile ad un ghigno, a causa delle fiamme che le avevano mangiato le palpebre e le labbra rendendo la sua carne scura come un tronco, nel mentre che la sua roca voce le diceva che sarebbe andata via per sempre da quel lurido posto senza conservare nessun tipo di rancore.

Fino a quel momento Uriel aveva creduto che il rapporto che la legava con quella fantomatica amica fosse qualcosa di assolutamente fievole come il lume di una candela, eppure, per quanto si sentisse stupida per aver dato retta ad un sogno tanto vivido da esserle sembrato quasi vero, mai come quella mattina che si era risvegliata con un paio di occhiaie di tutto rispetto aveva capito che quel sogno macabro altro non era che il suo subconscio che le diceva di destarsi da quella pazzia di gentilezza e di ripetizione che da troppo tempo la assillava.

Doveva agire. Doveva mollare tutto e ricominciare per il verso giusto prima di perdere completamente contatto con la realtà. Doveva farlo per lei, perché se non le avesse detto di andarsene molto probabilmente non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Quello era il suo piccolo segreto, la sua scomoda verità, e mai si sarebbe permessa di rivelarla nella sua interezza quantomeno per quanto riguardava il suo coinvolgimento emotivo in quel sogno funesto. Aveva tradito suo padre sfruttando gli stessi insegnamenti che le aveva donato, e sfruttando quella sua gentilezza che persino nelle ultime righe della missiva che le aveva inviato traspariva con la sua volontà di non condannarla del tutto ma anzi, di complimentarsi con lei per averlo incastrato a dovere e colpirlo dove gli altri non lo avevano colpito.

Ma ora non era tempo di rivangare ulteriormente una infanzia tutt’altro che rosea, e il suo tributo alla vita lo avrebbe consumato a dovere anche, soprattutto, in onore del proprio vecchio. Molto probabilmente Specter non avrebbe gradito risvegliarsi in un letto dalle lenzuola sfatte e tutto solo, dopo tutta la fatica che aveva fatto per trovarla, ma quello non era un problema che riguardava Uriel.

  
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