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Autore: SagaFrirry    08/04/2015    1 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XX

 

PROVA

 

“Mi sto chiedendo una cosa..” mormorò Arles, camminando per la tredicesima.

“Che cosa?” sorrise Eros, in visita al grande tempio.

Il fratello minore pareva piuttosto annoiato, oltre che dubbioso. Il Dio, al contrario, aveva un gran sorriso in mezzo alla faccia.

“Fai uso di droga, Eros?” domandò il sacerdote.

“Perché?!”.

“Perché..dai..Atena ed Ares? Solo un pazzo o un drogato potrebbe concepire un’idea così malsana!”.

Eros scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

“Cos’hai da ridere?” alzò un sopracciglio Arles.

“Niente. Solo che pure Anteros era perplesso. Ma sai bene che non sono io a decidere..”.

“Facile dare sempre la colpa agli altri dei casini che si combina!”.

“Ma..”.

“Cosa fai qui, Eros?”.

“Ho accompagnato Efesto, giunto qui su richiesta di Atena. Pare che le armature divine di lei e papà siano state danneggiate da Giove”.

“Peccato non ci sia Afrodite. Mi sarei divertito..”.

“Tu sei un..”.

Il Dio non finì la frase perché un altro Dio entrò nella stanza, scostando la tenda. Ares, con un mezzo ghigno, salutò i figli. Eros rispose con entusiasmo ed Arles si voltò, continuando la sua passeggiata insensata lungo il tappeto rosso della sua dimora.

“Cos’è sto muso lungo, Arles?” sorriso il Dio della guerra “Sorridi! È primavera, il sole splende, il capo nemico è morto e la vita è bella”.

“Ecco un altro drogato” commentò il sacerdote, continuando a camminare. Ares scattò in avanti ed afferrò il figlio per la vita, sollevandolo. Arles protestò ma il Dio non voleva sentir ragioni. Sempre ridendo, il padre portò fuori di peso il figlio.

“Mettimi giù! Che cazzo fai?! Ti sei fumato l’erba gatta di Ioria?!” gridava il sacerdote, mentre il padre continuava a camminare, diretto all’arena.

Lì molti cavalieri erano riuniti per gli allenamenti e gli strepiti del loro capo un po’ li spaventarono. Per quale ragione il Dio della guerra teneva su una spalla il sacerdote, che scalciava e lanciava maledizioni, fra una bestemmia ed un’altra. Poi fece silenzio. Ares un po’ si stupì della cosa. Si voltò indietro e vide che il figlio fra le mani stava creando una sfera. D’istinto, il Dio lo scaraventò in terra, in uno scatto simile a chi si ritrova di colpo un ragno sulla mano.

“Hai tentato di another dimensionarmi?!” esclamò Ares.

Il sacerdote si rialzò, pulendosi la veste dalla polvere. Non parlò. Congiunse le mani, nascondendole dentro le maniche, e fece per andarsene.

“Dove te ne vai?” lo apostrofò il Dio della guerra.

“A lavorare. Cosa che dovresti fare anche tu”.

“Sai una cosa? Sei troppo stressato. Non so che problemi hai, ma dovresti farti una risata”.

“Cresci!”.

Ares spalancò gli occhi, che si iniettarono immediatamente di rosso. Il figlio gli dava le spalle, ignorandone la collera improvvisa. Questo gli impedì di vedere la mossa fulminea che il Dio fece, che andò a colpire in pieno il sacerdote. Arles barcollò in avanti, sbilanciato da quella botta. Si portò una mano alla testa, il punto colpito.

“Sei rimasto in piedi. Che bravo” sbottò, sarcastico, Ares.

“Ma che problemi hai?!” sbraitò Arles, voltandosi di scatto.

“Porta rispetto, ragazzino!”.

“Crepa!”.

Ioria ed Aiolos, anche loro in arena, si lanciarono un’occhiata preoccupata. Il santuario era in mano a simili individui?

“Devi imparare a stare al giusto posto, l’ho sempre detto” continuò il Dio della guerra, sollevando un braccio.

Il rosso cosmo scintillante di Ares brillò. Arles si accigliò e concentrò pure lui il cosmo, pronto ad attaccare. Il padre rise, divertito dal fatto che il figlio volesse davvero rispondere alla provocazione.

“Non voglio farti del male, cucciolo” ridacchiò il Dio.

“Io invece voglio disintegrarti la faccia!” ringhiò il sacerdote.

“Come se avessi qualche speranza..”.

“Ma vuoi lasciarmi in pace?!”.

“Sono il Dio della guerra, non lascio in pace nessuno!”.

“Allora vai a fare in culo!”.

“Succhiamelo!”.

“Va a fartelo succhiare da Atena!”.

Ares non disse altro. Cacciò un grido, infastidito da quelle frasi, e tentò di tirare un cazzotto al figlio. Arles riuscì a schivarlo, ma il Dio reagì subito e questa volta il mortale ebbe la peggio. Finì scagliato all’indietro. Questo non placò l’ira del genitore, che lo raggiunse con l’intento di infierire. Arles però non si fece prendere alla sprovvista e lanciò il suo attacco.

“Ma che combinate?” si spaventò Atena, comparendo nell’arena e vedendo padre e figlio azzuffarsi.

“State indietro, Signora!” si affrettò a dire Aiolos “È pericoloso!”.

“Perché litigano?”.

“Soliti futili motivi, mia Dea”.

“Smettetela! Risparmiate le energie per la guerra!”.

Inaspettatamente, Ares si fermò. Sorrise alla Dea e fece un piccolo inchino. Arles si rialzò e si scosse, tenendosi un fianco. Ignorò i presenti, volendo raggiungere in fretta la tredicesima.

“Stai bene?” si preoccupò Discordia.

“Da Dio” sbottò il sacerdote.

Discordia capì che non era il caso di seguirlo, anche se era preoccupata. Stava perdendo sangue, ma era evidente che non era dell’umore adatto per avere compagnia.

“Sei uno stupido!” rimproverò Atena, puntando il dito contro Ares.

“Chiedo perdono. Sono questioni di famiglia”.

“Lascia stare il mio sacerdote! Mi serve!”.

“Serve anche a me!”.

Il Dio della guerra si passò un paio di dita sulla guancia, percependo un lieve fastidio. Si stupì, perché sopra ci vide del sangue. Notevole! Il mortale era stato in grado di ferirlo, anche se solo lievemente! Allora gli allenamenti servivano a qualcosa!

 

“Dici sul serio, Kiki?” domandò Dohko, non del tutto certo di aver capito.

“Ho un compito da svolgere” annuì il giovane “E lo porterò a termine! Devo spezzare quei sigilli!”.

“Anche se ti dico che è una follia?”.

“Esatto!”.

“Non te lo permetterò”.

Kiki si guardò attorno. Ma i cavalieri di bronzo mandati a combattere a suo fianco non facevano nulla? Anche loro erano dalla parte di Dohko? Non era certo di poter tenere testa a tutti loro, però doveva tentare! Si concentrò, caricando cosmo. Dohko fece lo stesso, ma una voce femminile interruppe il loro silenzio.

“Qual è il problema?” parlò ancora la donna.

Apparve, fra le acque della cascata, fluttuando.

“E tu chi saresti?” domandò Seiya.

“Sono Eleonore, seconda moglie di Hades. E, da quel che sento, avete qualche problema con i sigilli. L’esercito del mio uomo è pronto, ma con i sigilli attivi non è possibile per noi entrare in campo. Siamo alleati, adesso. Per quale motivo non volete averci a fianco della vostra Dea?”.

“Non riesco a fidarmi dell’esercito di Hades” ammise Dohko.

“In questo caso..seguitemi”.

“Dove?”.

“Da chi non vi fidate. Sono certa con una buona conversazione fra gentiluomini possa risolvere molte cose”.

“Io non voglio parlare! Meno che mai con Hades!” protestò Seiya “E poi pure tu potresti essere una minaccia”.

“Una minaccia? Io?”.

“Certo! Sei la moglie di Hades!”.

“E anche se lo fossi?”.

“Ti sconfiggerei!”.

“Provaci!”.

Seiya corse verso Eleonore, caricando il suo colpo. Eleonore attese qualche istante e, quando il cavaliere fu abbastanza vicino, saltò all’indietro e ruotò, colpendo con un calcio Pegaso.

“HALF MOON NIGHT!” scandì colei che un tempo era la sacerdotessa di Artemide.

Delle falci argento apparvero in cielo ed investirono Seiya, che finì a gambe all’aria.

“E adesso obbedisci, ronzino, e seguimi!” ordinò lei.

“Ma..” domandò Kiki “Voi siete la ex moglie di Saga?”.

“Sì. La cosa vi crea qualche problema?”.

“Parecchi!” ammise Hyoga “Fra noi e Saga non scorre buon sangue”.

“Biondino..sono la sua EX moglie, comprendi? Non ho più nulla a che fare con lui, se non il fatto che dovremmo combattere come alleati. E adesso muovetevi e seguitemi, o prendo a calci tutti quanti!”.

 

Kanon non riusciva a crederci. Stava davvero allo stesso tavolo con Poseidone ed i suoi sottoposti? E si stava perfino divertendo!

“Allora è vero? Hanno ammazzato Giove?” chiese il Dio dei mari.

“Esatto. Massacrato” confermò Kanon.

“Quindi ora riescono davvero a combattere assieme?”.

“Sì. E girano voci che non facciano solo quello insieme, se capisci quel che intendo..”.

“La notizia mi stupisce alquanto ma..si sa che Ares ed i suoi discendenti dopo una battaglia cercano divertimento. Atena sarà capitata nel mezzo”.

“Non so. Lei mi pare di buon umore. Non ha l’aria di chi è stata violentata, costretta o ingannata”.

“Davvero? Beh, staremo a vedere”.

“Sì, simili questioni si possono rimandare anche a dopo la guerra”.

“Vero. E, parlando di questo, mi piace l’idea di un attacco diretto all’Olimpo. Quando si saprà se il piano è confermato?”.

“Credo molto presto. Ora che le due divinità guerriere vanno d’accordo, si ragiona!”.

“Ottimo. E mio fratello Hades?”.

“Dei cavalieri sono in missione per sciogliere i sigilli, così il suo esercito si unirà”.

“Insieme, dopo tanto tempo. Da quanto noi fratelli non combattiamo insieme! Anche se questa volta non ci sarà Zeus..”.

“Già. Pensi che Era combatterà?”.

“Vedremo. Credo di sì. Di certo è ancora irata con il nemico per quel che hanno fatto al marito”.

“Sarebbe fantastico”.

 

Discordia era riuscita ad entrare nelle stanze del sacerdote e lo stava aiutando con le bende.

“Non rattristatevi” mormorò la Dea, baciando Arles sulla nuca, fra i capelli “Il Dio della guerra è un uomo senza pietà, non dovete sentirvi debole perché vi ha ferito”.

“Ma io ho promesso a mio padre la testa di Marte. Come faccio ad ottenerla? Marte è potente come mio padre..”.

“Saprete come fare. Usate il cervello, cosa che gli Dei come Ares e Marte non fanno spesso”.

“Smettila di usare l’onorifico. Non lo hai mai fatto, prima d’ora! E poi..Marte è tuo fratello! Non puoi darmi suggerimenti su come ucciderlo!”.

“Siamo in guerra. C’è chi vivrà e chi morrà. Ma posso strapparvi una promessa?”.

“Dipende..inizia dandomi del tu, poi vediamo..”.

“Torna da me! Promettimi che, qualsiasi cosa accada, tu non ti lascerai sopraffare dallo sconforto. Promettimi che, anche se il tuo animo è triste, combatterai con tutte le forze per tornare da me”.

“Tornare da te? E perché?”.

“So che il tuo cuore non mi appartiene ma, in tutti gli anni che ho trascorso a questo mondo, non mi sono mai sentita così legata a qualcuno e sento che ne morirei se tu non tornassi”.

“Non esagerare. Sei una Dea, con tutta l’eternità per trovare qualcun altro a cui legarti”.

“Se fin ora non è mai successo, non credo possa accadere ancora. Poi..chi lo sa..però fammi questa promessa! Lotteremo fianco a fianco e vivremo entrambi. Prometti?”.

“Farò il possibile, Discordia”.

La Dea lo baciò di nuovo sulla nuca e lo abbracciò. Arles sobbalzò.

“Scusa! Ho toccato la ferita!” si dispiacque lei.

“Non fa niente. Passerà..”.

“Sai..io sono Discordia. Ho un doppio volto, come sai. So essere terribile, vendicativa e spaventosamente stronza. Ma con te..con te non potrei mai. Anche se tu mi riservi solo la totale indifferenza”.

“Penso che potresti trovare compagnia migliore della mia altrove. Se non oggi, nei secoli a venire”.

“Io voglio restare qui accanto a te. Sono forse un fastidio? L’altra notte, mi hai chiamato Eleonore mentre..”.

“Ti chiedo perdono. Immagino che questo ti abbia ferita. Non lo ricordavo..”.

“Non importa il nome con cui vuoi chiamarmi. L’importante è che tu sia soddisfatto..”.

“Vuoi farmi da puttana? Credevo che quella notte, dopo il massaggio, fosse stato solo una sorta di..incidente..”.

“Se vuoi, posso essere la tua puttana. E lo consideri un incidente?”.

“Non voglio una puttana. Voglio una donna. È che a volte perdo il controllo e..”.

 “Oh, baciatemi, Signor Arles!”.

La Dea scattò in avanti e baciò il sacerdote, che finì ribaltato all’indietro sul letto. Discordia stava usando i suoi poteri divini e quindi per Arles non c’erano molte possibilità di fuga. Non provò nemmeno a fuggire. Aveva assaporato l’amore divino qualche sera prima, dopo quel massaggio, e ne era assuefatto.

“Voglio essere la tua donna, stanotte e per il tempo a venire” mormorò lei, baciandolo “E ti farò gridare il mio nome! Griderai! Griderai Discordia. E sarai mio”.

“Sì” gemette Arles, ansimando per il piacere “Urlerò il tuo nome! E tu pronuncerai il mio!”.

“Ah..Arles!”.

 

I due cavalieri di bronzo, Kiki e Dohko seguirono Eleonore nel regno di Hades.

“Vi avviso..”parlò la sposa del Dio “..il tempo nell’oltretomba non scorre in modo lineare. Perciò non trattenetevi troppo a lungo”.

“Io non mi tratterrei affatto!” storse il naso Seiya.

“Chiudi la bocca!” lo zittì Radamante, che si avvicinò ad Eleonore come sua scorta.

“Radamante! Dannato!”.

“Sì, in effetti lo sono e non poco. Ma non è questo il problema oggi”.

Camminando, il gruppo udiva urla di anime tormentate e pianti. Che luogo lugubre e terribile! Kiki osservava Eleonore, chiedendosi come potesse vivere lì, dopo aver vissuto alla luce della luna come sacerdotessa di Artemide. Il pallore della donna era quasi mortale, ma restava comunque bellissima. La seguirono in silenzio ed infine giunsero al palazzo di Hades.

“Benvenuti” salutò il padrone di casa, con in braccio il figlio.

Il Dio non sorrideva ed i cavalieri d’Atena si misero tutti in posizione d’attacco, tranne Kiki che voleva a tutti i costi compiere la sua missione. Accanto al padrone di casa, Aiaco e Minos osservavano gli intrusi. Thanatos ed Hypnos, invece, ignoravano i presenti e suonavano assieme a Pandora. Poi un’ombra si mostrò e Dohko sobbalzò.

“Shion!” esclamò, riconoscendo il collega con indosso la surplice.

 

“Adesso cerca di darti una calmata!” sbottò Minerva, osservando il fratello minore che camminava nervosamente da una parte all’altra.

“Calmarmi? Ma li mortacci tua, femmina! Calmate te! Come ha osato? Come?!” ringhiò Marte.

“Non lo so. Ma reagire così non serve”.

“Discordia! ‘A mi cara sorellina, che me pianta così, e se butta dalla parte der nemico! Da dove cazzo gli è uscita sta fantasia?! Dal buco der culo?!”.

“Non è detto che lo abbia fatto..” mormorò la Dea, rimanendo calma ed affilando la sua lancia.

“J’ho sempre voluto ‘n bene! E mo se è andata a sbatte quel mortale, quel semidio irritante..che je possa pija ‘n colpo, a tutte e due!” sibilò il Dio, agitando le mani in modo sconnesso ed agitandosi.

“Fra l’altro, il semidio è quello che ti ha imbrogliato con le illusioni”.

“Se lo becco, lo crepo! Lo sgozzo co’ e mano mia e con ‘a sua testa me ce addobbo la casa come ‘n trofeo! Già mi faceva girà i cojoni perché è er bastardo de quel poeraccio che cerca de venimme dietro che se chiama Ares, mo’ però ‘o vojo proprio massacrà! ”.

“Ti concederò l’onore di occuparti di lui. Io prenderò Atena. Vendicherò Padre Giove”.

“Daje! ‘O vedi che stai a muove er culo pure te? Le chiacchiere tue me stavan veramente a stressà er cazzo. Ciò ‘n incazzatura dentro che nun poi sapè! Prima uccido quer pezzo de merda che m’ha preso per culo co’ le illusioni, e poi faccio secca la puttanella sua!”.

“Non è detto che sia la sua puttana e poi..è tua sorella!”.

“Mo’ non più. Er traditore che cojona Marte, o more o parte! Ha da morì o dà cambià pianeta!”.

“Fratello, dobbiamo muoverci”.

“Che te passa pè ‘a capoccia, Minè?”.

“Attacchiamo. Attacchiamo tutti insieme, in nome di Padre Giove”.

Marte rise, pregustando la battaglia. E Minerva gridò, chiamando a raccolta tutte le divinità che all’Olimpo attendevano ordini.

 

Kanon era rientrato al tempio, con al seguito Poseidone ed il suo esercito. I greci si stavano radunando, con l’intento di sferrare un attacco combinato all’Olimpo. Come di consueto, il cavaliere salì fino alla tredicesima per fare rapporto. La stanza era buia e pensò che forse il sacerdote non era ancora sceso. Però era strano..a quell’ora stava sempre lì!

“Saga!” chiamò, alzando la voce “Fratello, sono io. Stai facendo il bagnetto con le paperelle? Se sei con una donna, scusa il disturbo”.

Non ottenne risposta. Camminò ancora lungo il tappeto rosso e poi vide che qualcuno c’era, accovacciato nell’ombra, fra le tende.

“Saga?” chiamò ancora, piegandosi leggermente di lato, cercando di vedere meglio.

Kanon udì un gemito disperato ed un respiro affannoso. Quando fu abbastanza vicino, il cavaliere capì di avere di fronte il fratello, come temeva.

“Saga?” ripeté ancora “Cosa succede?”.

Il sacerdote girò la testa, mostrando il suo peggior sguardo da folle. Il fratello ne fu lievemente spaventato, ma non si mosse. Poi il maggiore sollevò una mano, mostrandola coperta di sangue.

“Che hai fatto?” esclamò Kanon, notando l’inconfondibile luccichio della daga d’oro nell’altra mano di colui che aveva di fronte “Non avrai mica ferito Atena? Oppure hai..”.

“Kanon..” scandì lentamente Saga, con tono malinconico.

“Sì, fratello. Sono io” rispose il minore, sempre più preoccupato.

“Lei morirà” riprese il sacerdote, con sguardo perso nel nulla.

“Lei chi?”.

“Discordia..”.

“Discordia? La romana? Perché dovrebbe?”.

“Perché tutto quel che si avvicina a me, muore. Tutti quelli che mi amano, muoiono”.

“Oh, ma che dici? Lei è una Dea!”.

Kanon si chinò, in modo da sedersi accanto al fratello. Cercava di guardarlo negli occhi, ma Saga fissava il vuoto.

“Lei morirà..” ripeté di nuovo il maggiore, come ipnotizzato.

Dicendo questo, sollevò il pugnale e lo guardò, inclinando leggermente la testa. Era sporco di sangue, ma non in quantità tali da indicare l’uccisione di qualcuno.

“Forse dovrei..sparire” continuò il sacerdote “Così non morirebbe più nessuno”.

“Posa subito quel pugnale!” ordinò Kanon, iniziando a capire.

“Forse dovrei..”.

“Posa quel pugnale! Fallo per me..andiamo! Hai provato ad accoltellarti, vero? Vero, Saga? Però Arles ha avuto la meglio ed ha fermato quella lama prima che fosse tardi. Sei ferito alla mano”.

“Va via..”.

“Non vado via! Non ci penso proprio! Saga! Parlami! Perché sei così angosciato? Ne abbiamo passate tante io e te, ma ci siamo sempre rialzati. E lo rifaremo ancora!”.

“Non so se è quello che voglio..”.

“Certo che è quello che vuoi. Dammi quel coltello! Lo farò gettare a Capo Suion!”.

“Così che qualche altro traditore possa usarlo, come è successo a te con il tridente di Poseidone?”.

“No, così che tu non lo possa vedere più. Se non ti va bene quel posto, ne troverò uno diverso. Ma adesso dammelo, o giuro che tiro su un casino che metà tempio sarà qui in un attimo a vederti in questo stato. Ed io so che non lo vuoi..”.

Saga rimase immobile, con il coltello ancora fra le mani.

“Sai..” parlò ancora, lentamente “..in questo momento Kiki è con lei..”.

“Kiki?” domandò Kanon, senza capire “Da lei? Da lei chi?”.

“Da Eleonore..”.

“E tu come lo sai?”.

“Porta con sé la mia collana. Ha parte del mio cosmo..percepisco ciò che accade”.

“Quindi sai perché il sigillo di Hades non è ancora stato sciolto?”.

“Già..”.

“Sei andato fuori di testa perché hai ripensato a lei? Ma perché, fratello, perché? Comprendo sia stata un’esperienza dolorosa, ma appartiene al passato! Guarda al futuro, ed al presente! Ci sono tante cose belle nella tua vita”.

“Ad esempio?”.

“Cazzo, sei il figlio di Ares!”.

“Anche tu..”.

“Io mi esalto per questo. Sono un semidio! E dovresti farlo anche tu”.

“Non fa che picchiarmi e ricordarmi quanto sono debole e stupido”.

“Non sei nessuna delle due cose. Adesso alzati e dammi quel coso, se non vuoi farmi arrabbiare sul serio”.

“Ma che ti importa? Anche se muoio, a te che cosa cambia?”.

“Smettila di fare domande cretine! Ho una voglia di prenderti a sberle adesso che mi trattengo a malapena!”.

“Perché non lo fai?”.

“Non darmi stimoli! Oh, andiamo! Tutti commettiamo degli errori ed a tutti capitano cose brutte. A qualcuno capita qualcosa di più brutto rispetto ad altri ma..la forza di una persona si misura anche da questo! Dalla sua capacità di rialzasi e continuare. Ed io sono sicuro che tu ne sei in grado. Sono assolutamente certo delle tue capacità, fratellone. Perché ti conosco bene. E mi rendo conto che non sia affatto semplice. Vedo anche il tuo lato Arles arrancare a volte, ma sono convinto che ce la farai”.

“Bei discorsi..”.

“Esprimo quel che penso, non sto mentendo!”.

“Sai chi mi ricorda Ares?”.

“Hem..te stesso?”.

“Anche. Ma principalmente Shion”.

“Shion?”.

“Sì. Noi eravamo bambini non voluti, siamo stati abbandonati e ci ha cresciuti lui. Però quanto era stronzo! Non faceva che pretendere, sempre di più. Ero solo un bambino e mi riempiva la testa di discorsi sulla guerra santa, sulla fine del mondo e su quanto io dovessi impegnarmi per essere gran sacerdote. L’ho odiato, credimi..”.

“Sapessi io..”.

“Un bambino che corre appresso a colui che dovrebbe considerare un padre, che gli racconta orgoglioso i suoi progressi e le sue conquiste, che si sente rispondere che non è abbastanza..ma come vuoi che cresca?”.

“Frustrato, come te. Ma lo hai ucciso anche per questo, perciò..”.

“Non mi aiuti!”.

“Lui non ti amava, quello era certo. Ti ha riempito la testa di sogni poi svaniti. È normale arrabbiarsi. Certo, un po’ meno normale ucciderlo, però..insomma, guarda me! Poseidone mi odiava ed ora siamo di nuovo alleati. So che sei triste per Eleonore, ma pensa al fatto che lei ora è felice. Felice e viva! Non è cibo per i vermi, bensì una fanciulla in grado ancora di sorridere. E questo anche grazie a te. E per quanto riguarda il presente..Discordia è una Dea e non morirà tanto facilmente, anche se ti sta vicino..anche troppo!”.

“Ma se morisse..”.

“Non morirà! È questo che ti frena? È questa paura che ti impedisce di vivere una storia decente? Sei lagnoso! Provaci, almeno! Prova a vivere, e non solo a rimpiangere!”.

“Io ci provo!” gridò Saga, accigliandosi e zittendo il fratello “Io ci provo, credimi. Ricordo cosa si prova quando si è innamorati, quando qualcuno ti scalda il cuore e quel sentimento è ricambiato. Lo ricordo e..mi manca! Mi manca tanto ma..ho paura! Sono un debole ed un deficiente! Io sono un semidio, il sacerdote di Atena, un cavaliere potente e guardami! Ho praticamente quarant’anni e sto qui come un ragazzino idiota! Mi sento così stupido..”.

Kanon intravide una lacrima sul viso del fratello e gli si avvicinò. Lentamente, prese possesso del pugnale e lo gettò lontano.

“Sì, sei uno stupido, Saga. Ma resti comunque il mio fratellone. E poi..che c’entra l’età?! L’amore rincoglionisce tutti, anche i quasi quarantenni con il corpo che sta ringiovanendo! Ama Discordia. Provaci! Eleonore non tornerà, non ti ama più!”.

“Nemmeno Discordia mi ama. È solo legata a me perché l’ho aiutata”.

“Si è schierata contro la sua famiglia! Credi che lo faccia solo perché si annoia?”.

“Non lo so. Io..”.

Kanon scattò ed abbracciò il fratello, sorridendo.

“Tu, fratello mio, dovresti pensare di meno. Fai come papà: agisci d’istinto”.

“Ma..ma che dici?!”.

“Promettimi che le darai una possibilità. Che proverai ad aprire il tuo cuore ed il tuo animo a questa donna che chiede disperatamente di entrarvi. Io ho conosciuto Sarah e, credimi, non potrei essere più felice con lei accanto. e voglio che tu possa provare altrettanto”.

“E se..poi fosse tutto sbagliato?”.

“L’amore può far soffrire. Ma può anche lenire un sacco di vecchie ferite. Provaci”.

“E se ne aprirà delle nuove?”.

“Di ferite? Cureremo anche quelle. Siamo cavalieri, le ferite fanno parte della nostra vita”.

 

“A chi il gran sacerdote ha affidato la collana per spezzare i sigilli?” domandò Shion.

“A me” rispose Kiki, mostrandola.

Shion parve stupito e sorrise. Si avvicinò al ragazzo, osservandolo.

“Tu sei Kiki, giusto?” domandò.

“Sì. Mur mi ha parlato molto di voi”.

“E Saga? Non ti ha parlato di me?”.

“Certo, come era ovvio che facesse”.

“Ma perché non è venuto qui di persona a spezzare questo sigillo?”.

“Perché Atena gli ha dato altri compiti. Qual è il problema?”.

“Nessuno. Credevo che fosse ferito o morente, dato che già ha scelto il suo successore..”.

“Sta benissimo”.

“Anche a livello mentale?”.

“Piantatela! Siamo qui per spezzare il sigillo, non per spettegolare!”.

“Devo interpretarlo come un NO? Comunque da pure a me la collana, ci penso io a spezzare il sigillo”.

“Shion!” lo fermò Dohko “Di nuovo? Sono di nuovo costretto a combattere contro di te?”.

“E perché?!”.

“Non permetterò agli specter di marciare per la terra!”.

“Ma siamo alleati adesso!”.

“Certo. Per quanto tempo? Quando la guerra sarà finita, poi di noi che sarà?”.

“Shion!” si intromise Hade, alzandosi “Zittisci quel vecchio e spezza quel sigillo! La guerra incombe, non possiamo stare qui a giocare”.

“Sì, signore”.

“Signore? Come puoi chiamare Hades con tale epiteto?” protestò Dohko, preparandosi a combattere.

Seiya e Hyoga seguirono l’esempio. Hades sospirò e guardò i suoi giudici, che non vedevano l’ora di infierire su quei seguaci di Atena.

“Non uccideteli” aggiunse il Dio “Atena si irriterebbe”.

“Ma..io non voglio combattere!” protestò Kiki.

“Sei messo alla prova, ragazzo” spiegò Shion “Vediamo un po’ che sai fare! Se ti mostrerai all’altezza, sarai tu stesso a spezzare il sigillo”.

 

“Hei! Mi senti?!” gridò Deathmask e il sacerdote sobbalzò.

“Che c’è?” domandò, scuotendosi.

“Sto qua da un sacco di tempo, sai? Che stai facendo?”.

“Controllo quel che combinano Kiki e gli altri che ho mandato a spezzare il sigillo”.

Arles sbadigliò. Aveva la mano fasciata e Discordia al suo fianco, seduta su una dei braccioli, che continuava a pettinargli i capelli. Non si annoiava mai, perché li trovava splendidi.

“E che fanno?” domandò il cavaliere del Cancro, incrociando le braccia.

“Perdono tempo, ecco quel che fanno!”.

“Per colpa di Kiki?”.

“No, Kiki è l’unico che non rompe le palle in quel gruppo!”.

“Ah, ottimo. Almeno uno decente in sta generazione nuova..”.

“Ad ogni modo, è meglio che si sbrighino”.

“Concordo. Sono qui per dirti che i romani si stanno muovendo e stanno venendo qui. Ci dobbiamo radunare il prima possibile”.

“Cosa?! Atena lo sa?”.

“No. Il gran sacerdote sei tu, sacerdotizza!”.

“Poseidone si è già messo in viaggio, così come molti altri greci. Ci serve il sigillo di Hades spezzato, il più in fretta possibile!”.

“Lo posso fare io? I cinque picchi li posso raggiungere in un attimo passando per lo Yomotzu”.

“Grazie, Deathmask, ma Kiki ha la collana. L’unica soluzione è che o io o Atena..ma voglio dare fiducia a chi ho mandato in missione. Probabilmente non si accorgono del tempo che passa. Ormai è più di una settimana che sono via! Attenderò ancora per un po’. Dopo sarò costretto ad intervenire, e la cosa mi scoccia!”.

“Anche perché come figlio di Ares sei più utile qui”.

“Gradirei non venir identificato solo come figlio del Dio della guerra..”.

“Ma è quello che sei..”.

“Metti in allerta i cavalieri, sono tutti al tempio. Io vado ad avvisare Atena ed Ares”.

“Posso avere l’onore di avvisare anche le tue sorelle?”.

“Le amazzoni? Come preferisci..”.

Deathmask sorrise ed il sacerdote scosse la testa, divertito. Come faceva quel cavaliere a pensare sempre alle donne, anche in un momento simile?

   
 
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