XX
PROVA
“Mi
sto chiedendo
una cosa..” mormorò Arles, camminando per la
tredicesima.
“Che
cosa?” sorrise
Eros, in visita al grande tempio.
Il
fratello minore
pareva piuttosto annoiato, oltre che dubbioso. Il Dio, al contrario,
aveva un
gran sorriso in mezzo alla faccia.
“Fai
uso di droga,
Eros?” domandò il sacerdote.
“Perché?!”.
“Perché..dai..Atena
ed Ares? Solo un pazzo o un drogato potrebbe concepire
un’idea così malsana!”.
Eros
scoppiò a
ridere, scuotendo la testa.
“Cos’hai
da ridere?”
alzò un sopracciglio Arles.
“Niente.
Solo che
pure Anteros era perplesso. Ma sai bene che non sono io a
decidere..”.
“Facile
dare sempre
la colpa agli altri dei casini che si combina!”.
“Ma..”.
“Cosa
fai qui,
Eros?”.
“Ho
accompagnato
Efesto, giunto qui su richiesta di Atena. Pare che le armature divine
di lei e
papà siano state danneggiate da Giove”.
“Peccato
non ci sia
Afrodite. Mi sarei divertito..”.
“Tu
sei un..”.
Il
Dio non finì la
frase perché un altro Dio entrò nella stanza,
scostando la tenda. Ares, con un
mezzo ghigno, salutò i figli. Eros rispose con entusiasmo ed
Arles si voltò,
continuando la sua passeggiata insensata lungo il tappeto rosso della
sua
dimora.
“Cos’è
sto muso
lungo, Arles?” sorriso il Dio della guerra
“Sorridi! È primavera, il sole
splende, il capo nemico è morto e la vita è
bella”.
“Ecco
un altro
drogato” commentò il sacerdote, continuando a
camminare. Ares scattò in avanti
ed afferrò il figlio per la vita, sollevandolo. Arles
protestò ma il Dio non
voleva sentir ragioni. Sempre ridendo, il padre portò fuori
di peso il figlio.
“Mettimi
giù! Che
cazzo fai?! Ti sei fumato l’erba gatta di Ioria?!”
gridava il sacerdote, mentre
il padre continuava a camminare, diretto all’arena.
Lì
molti cavalieri
erano riuniti per gli allenamenti e gli strepiti del loro capo un
po’ li
spaventarono. Per quale ragione il Dio della guerra teneva su una
spalla il
sacerdote, che scalciava e lanciava maledizioni, fra una bestemmia ed
un’altra.
Poi fece silenzio. Ares un po’ si stupì della
cosa. Si voltò indietro e vide
che il figlio fra le mani stava creando una sfera. D’istinto,
il Dio lo
scaraventò in terra, in uno scatto simile a chi si ritrova
di colpo un ragno sulla
mano.
“Hai
tentato di
another dimensionarmi?!” esclamò Ares.
Il
sacerdote si
rialzò, pulendosi la veste dalla polvere. Non
parlò. Congiunse le mani,
nascondendole dentro le maniche, e fece per andarsene.
“Dove
te ne vai?” lo
apostrofò il Dio della guerra.
“A
lavorare. Cosa
che dovresti fare anche tu”.
“Sai
una cosa? Sei
troppo stressato. Non so che problemi hai, ma dovresti farti una
risata”.
“Cresci!”.
Ares
spalancò gli
occhi, che si iniettarono immediatamente di rosso. Il figlio gli dava
le
spalle, ignorandone la collera improvvisa. Questo gli impedì
di vedere la mossa
fulminea che il Dio fece, che andò a colpire in pieno il
sacerdote. Arles
barcollò in avanti, sbilanciato da quella botta. Si
portò una mano alla testa,
il punto colpito.
“Sei
rimasto in
piedi. Che bravo” sbottò, sarcastico, Ares.
“Ma
che problemi
hai?!” sbraitò Arles, voltandosi di scatto.
“Porta
rispetto,
ragazzino!”.
“Crepa!”.
Ioria
ed Aiolos,
anche loro in arena, si lanciarono un’occhiata preoccupata.
Il santuario era in
mano a simili individui?
“Devi
imparare a
stare al giusto posto, l’ho sempre detto”
continuò il Dio della guerra,
sollevando un braccio.
Il
rosso cosmo
scintillante di Ares brillò. Arles si accigliò e
concentrò pure lui il cosmo,
pronto ad attaccare. Il padre rise, divertito dal fatto che il figlio
volesse
davvero rispondere alla provocazione.
“Non
voglio farti
del male, cucciolo” ridacchiò il Dio.
“Io
invece voglio
disintegrarti la faccia!” ringhiò il sacerdote.
“Come
se avessi
qualche speranza..”.
“Ma
vuoi lasciarmi
in pace?!”.
“Sono
il Dio della
guerra, non lascio in pace nessuno!”.
“Allora
vai a fare
in culo!”.
“Succhiamelo!”.
“Va
a fartelo
succhiare da Atena!”.
Ares
non disse
altro. Cacciò un grido, infastidito da quelle frasi, e
tentò di tirare un
cazzotto al figlio. Arles riuscì a schivarlo, ma il Dio
reagì subito e questa
volta il mortale ebbe la peggio. Finì scagliato
all’indietro. Questo non placò
l’ira del genitore, che lo raggiunse con l’intento
di infierire. Arles però non
si fece prendere alla sprovvista e lanciò il suo attacco.
“Ma
che combinate?”
si spaventò Atena, comparendo nell’arena e vedendo
padre e figlio azzuffarsi.
“State
indietro,
Signora!” si affrettò a dire Aiolos
“È pericoloso!”.
“Perché
litigano?”.
“Soliti
futili
motivi, mia Dea”.
“Smettetela!
Risparmiate le energie per la guerra!”.
Inaspettatamente,
Ares si fermò. Sorrise alla Dea e fece un piccolo inchino.
Arles si rialzò e si
scosse, tenendosi un fianco. Ignorò i presenti, volendo
raggiungere in fretta
la tredicesima.
“Stai
bene?” si
preoccupò Discordia.
“Da
Dio” sbottò il
sacerdote.
Discordia
capì che
non era il caso di seguirlo, anche se era preoccupata. Stava perdendo
sangue,
ma era evidente che non era dell’umore adatto per avere
compagnia.
“Sei
uno stupido!”
rimproverò Atena, puntando il dito contro Ares.
“Chiedo
perdono.
Sono questioni di famiglia”.
“Lascia
stare il mio
sacerdote! Mi serve!”.
“Serve
anche a me!”.
Il
Dio della guerra
si passò un paio di dita sulla guancia, percependo un lieve
fastidio. Si stupì,
perché sopra ci vide del sangue. Notevole! Il mortale era
stato in grado di ferirlo,
anche se solo lievemente! Allora gli allenamenti servivano a qualcosa!
“Dici
sul serio,
Kiki?” domandò Dohko, non del tutto certo di aver
capito.
“Ho
un compito da
svolgere” annuì il giovane “E lo
porterò a termine! Devo spezzare quei
sigilli!”.
“Anche
se ti dico
che è una follia?”.
“Esatto!”.
“Non
te lo
permetterò”.
Kiki
si guardò
attorno. Ma i cavalieri di bronzo mandati a combattere a suo fianco non
facevano nulla? Anche loro erano dalla parte di Dohko? Non era certo di
poter
tenere testa a tutti loro, però doveva tentare! Si
concentrò, caricando cosmo.
Dohko fece lo stesso, ma una voce femminile interruppe il loro silenzio.
“Qual
è il
problema?” parlò ancora la donna.
Apparve,
fra le
acque della cascata, fluttuando.
“E
tu chi saresti?”
domandò Seiya.
“Sono
Eleonore,
seconda moglie di Hades. E, da quel che sento, avete qualche problema
con i
sigilli. L’esercito del mio uomo è pronto, ma con
i sigilli attivi non è
possibile per noi entrare in campo. Siamo alleati, adesso. Per quale
motivo non
volete averci a fianco della vostra Dea?”.
“Non
riesco a
fidarmi dell’esercito di Hades” ammise Dohko.
“In
questo
caso..seguitemi”.
“Dove?”.
“Da
chi non vi
fidate. Sono certa con una buona conversazione fra gentiluomini possa
risolvere
molte cose”.
“Io
non voglio
parlare! Meno che mai con Hades!” protestò Seiya
“E poi pure tu potresti essere
una minaccia”.
“Una
minaccia? Io?”.
“Certo!
Sei la
moglie di Hades!”.
“E
anche se lo
fossi?”.
“Ti
sconfiggerei!”.
“Provaci!”.
Seiya
corse verso
Eleonore, caricando il suo colpo. Eleonore attese qualche istante e,
quando il
cavaliere fu abbastanza vicino, saltò all’indietro
e ruotò, colpendo con un
calcio Pegaso.
“HALF
MOON NIGHT!”
scandì colei che un tempo era la sacerdotessa di Artemide.
Delle
falci argento
apparvero in cielo ed investirono Seiya, che finì a gambe
all’aria.
“E
adesso obbedisci,
ronzino, e seguimi!” ordinò lei.
“Ma..”
domandò Kiki
“Voi siete la ex moglie di Saga?”.
“Sì.
La cosa vi crea
qualche problema?”.
“Parecchi!”
ammise
Hyoga “Fra noi e Saga non scorre buon sangue”.
“Biondino..sono
la
sua EX moglie, comprendi? Non ho più nulla a che fare con
lui, se non il fatto
che dovremmo combattere come alleati. E adesso muovetevi e seguitemi, o
prendo
a calci tutti quanti!”.
Kanon
non riusciva a
crederci. Stava davvero allo stesso tavolo con Poseidone ed i suoi
sottoposti?
E si stava perfino divertendo!
“Allora
è vero?
Hanno ammazzato Giove?” chiese il Dio dei mari.
“Esatto.
Massacrato”
confermò Kanon.
“Quindi
ora riescono
davvero a combattere assieme?”.
“Sì.
E girano voci
che non facciano solo quello insieme, se capisci quel che
intendo..”.
“La
notizia mi
stupisce alquanto ma..si sa che Ares ed i suoi discendenti dopo una
battaglia
cercano divertimento. Atena sarà capitata nel
mezzo”.
“Non
so. Lei mi pare
di buon umore. Non ha l’aria di chi è stata
violentata, costretta o ingannata”.
“Davvero?
Beh,
staremo a vedere”.
“Sì,
simili
questioni si possono rimandare anche a dopo la guerra”.
“Vero.
E, parlando
di questo, mi piace l’idea di un attacco diretto
all’Olimpo. Quando si saprà se
il piano è confermato?”.
“Credo
molto presto.
Ora che le due divinità guerriere vanno d’accordo,
si ragiona!”.
“Ottimo.
E mio
fratello Hades?”.
“Dei
cavalieri sono
in missione per sciogliere i sigilli, così il suo esercito
si unirà”.
“Insieme,
dopo tanto
tempo. Da quanto noi fratelli non combattiamo insieme! Anche se questa
volta
non ci sarà Zeus..”.
“Già.
Pensi che Era
combatterà?”.
“Vedremo.
Credo di
sì. Di certo è ancora irata con il nemico per
quel che hanno fatto al marito”.
“Sarebbe
fantastico”.
Discordia
era
riuscita ad entrare nelle stanze del sacerdote e lo stava aiutando con
le
bende.
“Non
rattristatevi”
mormorò la Dea, baciando Arles sulla nuca, fra i capelli
“Il Dio della guerra è
un uomo senza pietà, non dovete sentirvi debole
perché vi ha ferito”.
“Ma
io ho promesso a
mio padre la testa di Marte. Come faccio ad ottenerla? Marte
è potente come mio
padre..”.
“Saprete
come fare.
Usate il cervello, cosa che gli Dei come Ares e Marte non fanno
spesso”.
“Smettila
di usare
l’onorifico. Non lo hai mai fatto, prima d’ora! E
poi..Marte è tuo fratello!
Non puoi darmi suggerimenti su come ucciderlo!”.
“Siamo
in guerra.
C’è chi vivrà e chi morrà.
Ma posso strapparvi una promessa?”.
“Dipende..inizia
dandomi del tu, poi vediamo..”.
“Torna
da me!
Promettimi che, qualsiasi cosa accada, tu non ti lascerai sopraffare
dallo
sconforto. Promettimi che, anche se il tuo animo è triste,
combatterai con
tutte le forze per tornare da me”.
“Tornare
da te? E
perché?”.
“So
che il tuo cuore
non mi appartiene ma, in tutti gli anni che ho trascorso a questo
mondo, non mi
sono mai sentita così legata a qualcuno e sento che ne
morirei se tu non
tornassi”.
“Non
esagerare. Sei
una Dea, con tutta l’eternità per trovare qualcun
altro a cui legarti”.
“Se
fin ora non è
mai successo, non credo possa accadere ancora. Poi..chi lo
sa..però fammi
questa promessa! Lotteremo fianco a fianco e vivremo entrambi.
Prometti?”.
“Farò
il possibile,
Discordia”.
La
Dea lo baciò di
nuovo sulla nuca e lo abbracciò. Arles sobbalzò.
“Scusa!
Ho toccato
la ferita!” si dispiacque lei.
“Non
fa niente.
Passerà..”.
“Sai..io
sono
Discordia. Ho un doppio volto, come sai. So essere terribile,
vendicativa e
spaventosamente stronza. Ma con te..con te non potrei mai. Anche se tu
mi
riservi solo la totale indifferenza”.
“Penso
che potresti
trovare compagnia migliore della mia altrove. Se non oggi, nei secoli a
venire”.
“Io
voglio restare
qui accanto a te. Sono forse un fastidio? L’altra notte, mi
hai chiamato
Eleonore mentre..”.
“Ti
chiedo perdono.
Immagino che questo ti abbia ferita. Non lo ricordavo..”.
“Non
importa il nome
con cui vuoi chiamarmi. L’importante è che tu sia
soddisfatto..”.
“Vuoi
farmi da
puttana? Credevo che quella notte, dopo il massaggio, fosse stato solo
una
sorta di..incidente..”.
“Se
vuoi, posso
essere la tua puttana. E lo consideri un incidente?”.
“Non
voglio una
puttana. Voglio una donna. È che a volte perdo il controllo
e..”.
“Oh, baciatemi,
Signor Arles!”.
La
Dea scattò in
avanti e baciò il sacerdote, che finì ribaltato
all’indietro sul letto.
Discordia stava usando i suoi poteri divini e quindi per Arles non
c’erano
molte possibilità di fuga. Non provò nemmeno a
fuggire. Aveva assaporato l’amore
divino qualche sera prima, dopo quel massaggio, e ne era assuefatto.
“Voglio
essere la
tua donna, stanotte e per il tempo a venire”
mormorò lei, baciandolo “E ti farò
gridare il mio nome! Griderai! Griderai Discordia. E sarai
mio”.
“Sì”
gemette Arles,
ansimando per il piacere “Urlerò il tuo nome! E tu
pronuncerai il mio!”.
“Ah..Arles!”.
I
due cavalieri di
bronzo, Kiki e Dohko seguirono Eleonore nel regno di Hades.
“Vi
avviso..”parlò
la sposa del Dio “..il tempo nell’oltretomba non
scorre in modo lineare. Perciò
non trattenetevi troppo a lungo”.
“Io
non mi
tratterrei affatto!” storse il naso Seiya.
“Chiudi
la bocca!”
lo zittì Radamante, che si avvicinò ad Eleonore
come sua scorta.
“Radamante!
Dannato!”.
“Sì,
in effetti lo
sono e non poco. Ma non è questo il problema oggi”.
Camminando,
il
gruppo udiva urla di anime tormentate e pianti. Che luogo lugubre e
terribile!
Kiki osservava Eleonore, chiedendosi come potesse vivere lì,
dopo aver vissuto
alla luce della luna come sacerdotessa di Artemide. Il pallore della
donna era
quasi mortale, ma restava comunque bellissima. La seguirono in silenzio
ed
infine giunsero al palazzo di Hades.
“Benvenuti”
salutò
il padrone di casa, con in braccio il figlio.
Il
Dio non sorrideva
ed i cavalieri d’Atena si misero tutti in posizione
d’attacco, tranne Kiki che
voleva a tutti i costi compiere la sua missione. Accanto al padrone di
casa,
Aiaco e Minos osservavano gli intrusi. Thanatos ed Hypnos, invece,
ignoravano i
presenti e suonavano assieme a Pandora. Poi un’ombra si
mostrò e Dohko
sobbalzò.
“Shion!”
esclamò,
riconoscendo il collega con indosso la surplice.
“Adesso
cerca di
darti una calmata!” sbottò Minerva, osservando il
fratello minore che camminava
nervosamente da una parte all’altra.
“Calmarmi? Ma li mortacci
tua, femmina! Calmate
te! Come
ha
osato? Come?!” ringhiò Marte.
“Non
lo so. Ma
reagire così non serve”.
“Discordia!
‘A mi
cara sorellina, che me pianta così, e se butta dalla parte
der nemico! Da dove
cazzo gli è uscita sta fantasia?! Dal buco der
culo?!”.
“Non
è detto che lo
abbia fatto..” mormorò la Dea, rimanendo calma ed
affilando la sua lancia.
“J’ho
sempre voluto ‘n
bene! E mo se è andata a sbatte quel mortale, quel semidio
irritante..che je
possa pija ‘n colpo, a tutte e due!”
sibilò il Dio, agitando le mani in modo
sconnesso ed agitandosi.
“Fra
l’altro, il
semidio è quello che ti ha imbrogliato con le
illusioni”.
“Se
lo becco, lo
crepo! Lo sgozzo co’ e mano mia e con ‘a sua testa
me ce addobbo la casa come ‘n
trofeo! Già mi faceva girà i cojoni
perché è er bastardo de quel poeraccio che
cerca de venimme dietro che se chiama Ares, mo’
però ‘o vojo proprio massacrà!
”.
“Ti
concederò
l’onore di occuparti di lui. Io prenderò Atena.
Vendicherò Padre Giove”.
“Daje!
‘O vedi che
stai a muove er culo pure te? Le chiacchiere tue me stavan veramente a
stressà
er cazzo. Ciò ‘n incazzatura dentro che nun poi
sapè! Prima uccido quer pezzo
de merda che m’ha preso per culo co’ le illusioni,
e poi faccio secca la
puttanella sua!”.
“Non
è detto che sia
la sua puttana e poi..è tua sorella!”.
“Mo’
non più. Er
traditore che cojona Marte, o more o parte! Ha da morì o
dà cambià pianeta!”.
“Fratello,
dobbiamo
muoverci”.
“Che
te passa pè ‘a
capoccia, Minè?”.
“Attacchiamo.
Attacchiamo tutti insieme, in nome di Padre Giove”.
Marte
rise,
pregustando la battaglia. E Minerva gridò, chiamando a
raccolta tutte le
divinità che all’Olimpo attendevano ordini.
Kanon
era rientrato al
tempio, con al seguito Poseidone ed il suo esercito. I greci si stavano
radunando, con l’intento di sferrare un attacco combinato
all’Olimpo. Come di
consueto, il cavaliere salì fino alla tredicesima per fare
rapporto. La stanza
era buia e pensò che forse il sacerdote non era ancora
sceso. Però era
strano..a quell’ora stava sempre lì!
“Saga!”
chiamò,
alzando la voce “Fratello, sono io. Stai facendo il bagnetto
con le paperelle?
Se sei con una donna, scusa il disturbo”.
Non
ottenne
risposta. Camminò ancora lungo il tappeto rosso e poi vide
che qualcuno c’era,
accovacciato nell’ombra, fra le tende.
“Saga?”
chiamò
ancora, piegandosi leggermente di lato, cercando di vedere meglio.
Kanon
udì un gemito
disperato ed un respiro affannoso. Quando fu abbastanza vicino, il
cavaliere
capì di avere di fronte il fratello, come temeva.
“Saga?”
ripeté
ancora “Cosa succede?”.
Il
sacerdote girò la
testa, mostrando il suo peggior sguardo da folle. Il fratello ne fu
lievemente
spaventato, ma non si mosse. Poi il maggiore sollevò una
mano, mostrandola
coperta di sangue.
“Che
hai fatto?”
esclamò Kanon, notando l’inconfondibile luccichio
della daga d’oro nell’altra
mano di colui che aveva di fronte “Non avrai mica ferito
Atena? Oppure hai..”.
“Kanon..”
scandì
lentamente Saga, con tono malinconico.
“Sì,
fratello. Sono
io” rispose il minore, sempre più preoccupato.
“Lei
morirà” riprese
il sacerdote, con sguardo perso nel nulla.
“Lei
chi?”.
“Discordia..”.
“Discordia?
La
romana? Perché dovrebbe?”.
“Perché
tutto quel
che si avvicina a me, muore. Tutti quelli che mi amano,
muoiono”.
“Oh,
ma che dici?
Lei è una Dea!”.
Kanon
si chinò, in
modo da sedersi accanto al fratello. Cercava di guardarlo negli occhi,
ma Saga
fissava il vuoto.
“Lei
morirà..”
ripeté di nuovo il maggiore, come ipnotizzato.
Dicendo
questo,
sollevò il pugnale e lo guardò, inclinando
leggermente la testa. Era sporco di
sangue, ma non in quantità tali da indicare
l’uccisione di qualcuno.
“Forse
dovrei..sparire” continuò il sacerdote
“Così non morirebbe più
nessuno”.
“Posa
subito quel
pugnale!” ordinò Kanon, iniziando a capire.
“Forse
dovrei..”.
“Posa
quel pugnale!
Fallo per me..andiamo! Hai provato ad accoltellarti, vero? Vero, Saga?
Però
Arles ha avuto la meglio ed ha fermato quella lama prima che fosse
tardi. Sei
ferito alla mano”.
“Va
via..”.
“Non
vado via! Non
ci penso proprio! Saga! Parlami! Perché sei così
angosciato? Ne abbiamo passate
tante io e te, ma ci siamo sempre rialzati. E lo rifaremo
ancora!”.
“Non
so se è quello
che voglio..”.
“Certo
che è quello
che vuoi. Dammi quel coltello! Lo farò gettare a Capo
Suion!”.
“Così
che qualche
altro traditore possa usarlo, come è successo a te con il
tridente di
Poseidone?”.
“No,
così che tu non
lo possa vedere più. Se non ti va bene quel posto, ne
troverò uno diverso. Ma
adesso dammelo, o giuro che tiro su un casino che metà
tempio sarà qui in un
attimo a vederti in questo stato. Ed io so che non lo vuoi..”.
Saga
rimase
immobile, con il coltello ancora fra le mani.
“Sai..”
parlò ancora,
lentamente “..in questo momento Kiki è con
lei..”.
“Kiki?”
domandò
Kanon, senza capire “Da lei? Da lei chi?”.
“Da
Eleonore..”.
“E
tu come lo sai?”.
“Porta
con sé la mia
collana. Ha parte del mio cosmo..percepisco ciò che
accade”.
“Quindi
sai perché
il sigillo di Hades non è ancora stato sciolto?”.
“Già..”.
“Sei
andato fuori di
testa perché hai ripensato a lei? Ma perché,
fratello, perché? Comprendo sia
stata un’esperienza dolorosa, ma appartiene al passato!
Guarda al futuro, ed al
presente! Ci sono tante cose belle nella tua vita”.
“Ad
esempio?”.
“Cazzo,
sei il
figlio di Ares!”.
“Anche
tu..”.
“Io
mi esalto per
questo. Sono un semidio! E dovresti farlo anche tu”.
“Non
fa che
picchiarmi e ricordarmi quanto sono debole e stupido”.
“Non
sei nessuna
delle due cose. Adesso alzati e dammi quel coso, se non vuoi farmi
arrabbiare
sul serio”.
“Ma
che ti importa?
Anche se muoio, a te che cosa cambia?”.
“Smettila
di fare
domande cretine! Ho una voglia di prenderti a sberle adesso che mi
trattengo a
malapena!”.
“Perché
non lo
fai?”.
“Non
darmi stimoli!
Oh, andiamo! Tutti commettiamo degli errori ed a tutti capitano cose
brutte. A
qualcuno capita qualcosa di più brutto rispetto ad altri
ma..la forza di una
persona si misura anche da questo! Dalla sua capacità di
rialzasi e continuare.
Ed io sono sicuro che tu ne sei in grado. Sono assolutamente certo
delle tue
capacità, fratellone. Perché ti conosco bene. E
mi rendo conto che non sia
affatto semplice. Vedo anche il tuo lato Arles arrancare a volte, ma
sono
convinto che ce la farai”.
“Bei
discorsi..”.
“Esprimo
quel che
penso, non sto mentendo!”.
“Sai
chi mi ricorda
Ares?”.
“Hem..te
stesso?”.
“Anche.
Ma
principalmente Shion”.
“Shion?”.
“Sì.
Noi eravamo
bambini non voluti, siamo stati abbandonati e ci ha cresciuti lui.
Però quanto
era stronzo! Non faceva che pretendere, sempre di più. Ero
solo un bambino e mi
riempiva la testa di discorsi sulla guerra santa, sulla fine del mondo
e su
quanto io dovessi impegnarmi per essere gran sacerdote. L’ho
odiato,
credimi..”.
“Sapessi
io..”.
“Un
bambino che
corre appresso a colui che dovrebbe considerare un padre, che gli
racconta
orgoglioso i suoi progressi e le sue conquiste, che si sente rispondere
che non
è abbastanza..ma come vuoi che cresca?”.
“Frustrato,
come te.
Ma lo hai ucciso anche per questo, perciò..”.
“Non
mi aiuti!”.
“Lui
non ti amava,
quello era certo. Ti ha riempito la testa di sogni poi svaniti.
È normale
arrabbiarsi. Certo, un po’ meno normale ucciderlo,
però..insomma, guarda me!
Poseidone mi odiava ed ora siamo di nuovo alleati. So che sei triste
per
Eleonore, ma pensa al fatto che lei ora è felice. Felice e
viva! Non è cibo per
i vermi, bensì una fanciulla in grado ancora di sorridere. E
questo anche
grazie a te. E per quanto riguarda il presente..Discordia è
una Dea e non morirà
tanto facilmente, anche se ti sta vicino..anche troppo!”.
“Ma
se morisse..”.
“Non
morirà! È
questo che ti frena? È questa paura che ti impedisce di
vivere una storia
decente? Sei lagnoso! Provaci, almeno! Prova a vivere, e non solo a
rimpiangere!”.
“Io
ci provo!” gridò
Saga, accigliandosi e zittendo il fratello “Io ci provo,
credimi. Ricordo cosa
si prova quando si è innamorati, quando qualcuno ti scalda
il cuore e quel
sentimento è ricambiato. Lo ricordo e..mi manca! Mi manca
tanto ma..ho paura! Sono
un debole ed un deficiente! Io sono un semidio, il sacerdote di Atena,
un
cavaliere potente e guardami! Ho praticamente quarant’anni e
sto qui come un
ragazzino idiota! Mi sento così stupido..”.
Kanon
intravide una
lacrima sul viso del fratello e gli si avvicinò. Lentamente,
prese possesso del
pugnale e lo gettò lontano.
“Sì,
sei uno
stupido, Saga. Ma resti comunque il mio fratellone. E poi..che
c’entra l’età?!
L’amore rincoglionisce tutti, anche i quasi quarantenni con
il corpo che sta
ringiovanendo! Ama Discordia. Provaci! Eleonore non tornerà,
non ti ama più!”.
“Nemmeno
Discordia
mi ama. È solo legata a me perché l’ho
aiutata”.
“Si
è schierata
contro la sua famiglia! Credi che lo faccia solo perché si
annoia?”.
“Non
lo so. Io..”.
Kanon
scattò ed
abbracciò il fratello, sorridendo.
“Tu,
fratello mio,
dovresti pensare di meno. Fai come papà: agisci
d’istinto”.
“Ma..ma
che dici?!”.
“Promettimi
che le
darai una possibilità. Che proverai ad aprire il tuo cuore
ed il tuo animo a
questa donna che chiede disperatamente di entrarvi. Io ho conosciuto
Sarah e,
credimi, non potrei essere più felice con lei accanto. e
voglio che tu possa
provare altrettanto”.
“E
se..poi fosse
tutto sbagliato?”.
“L’amore
può far
soffrire. Ma può anche lenire un sacco di vecchie ferite.
Provaci”.
“E
se ne aprirà
delle nuove?”.
“Di
ferite? Cureremo
anche quelle. Siamo cavalieri, le ferite fanno parte della nostra
vita”.
“A
chi il gran
sacerdote ha affidato la collana per spezzare i sigilli?”
domandò Shion.
“A
me” rispose Kiki,
mostrandola.
Shion
parve stupito
e sorrise. Si avvicinò al ragazzo, osservandolo.
“Tu
sei Kiki,
giusto?” domandò.
“Sì.
Mur mi ha
parlato molto di voi”.
“E
Saga? Non ti ha
parlato di me?”.
“Certo,
come era
ovvio che facesse”.
“Ma
perché non è
venuto qui di persona a spezzare questo sigillo?”.
“Perché
Atena gli ha
dato altri compiti. Qual è il problema?”.
“Nessuno.
Credevo che
fosse ferito o morente, dato che già ha scelto il suo
successore..”.
“Sta
benissimo”.
“Anche
a livello
mentale?”.
“Piantatela!
Siamo qui
per spezzare il sigillo, non per spettegolare!”.
“Devo
interpretarlo
come un NO? Comunque da pure a me la collana, ci penso io a spezzare il
sigillo”.
“Shion!”
lo fermò
Dohko “Di nuovo? Sono di nuovo costretto a combattere contro
di te?”.
“E
perché?!”.
“Non
permetterò agli
specter di marciare per la terra!”.
“Ma
siamo alleati
adesso!”.
“Certo.
Per quanto
tempo? Quando la guerra sarà finita, poi di noi che
sarà?”.
“Shion!”
si
intromise Hade, alzandosi “Zittisci quel vecchio e spezza
quel sigillo! La guerra
incombe, non possiamo stare qui a giocare”.
“Sì,
signore”.
“Signore?
Come puoi
chiamare Hades con tale epiteto?” protestò Dohko,
preparandosi a combattere.
Seiya
e Hyoga
seguirono l’esempio. Hades sospirò e
guardò i suoi giudici, che non vedevano l’ora
di infierire su quei seguaci di Atena.
“Non
uccideteli”
aggiunse il Dio “Atena si irriterebbe”.
“Ma..io
non voglio combattere!”
protestò Kiki.
“Sei
messo alla
prova, ragazzo” spiegò Shion “Vediamo un
po’ che sai fare! Se ti mostrerai all’altezza,
sarai tu stesso a spezzare il sigillo”.
“Hei!
Mi senti?!”
gridò Deathmask e il sacerdote sobbalzò.
“Che
c’è?” domandò,
scuotendosi.
“Sto
qua da un sacco
di tempo, sai? Che stai facendo?”.
“Controllo
quel che
combinano Kiki e gli altri che ho mandato a spezzare il
sigillo”.
Arles
sbadigliò. Aveva
la mano fasciata e Discordia al suo fianco, seduta su una dei
braccioli, che
continuava a pettinargli i capelli. Non si annoiava mai,
perché li trovava
splendidi.
“E
che fanno?”
domandò il cavaliere del Cancro, incrociando le braccia.
“Perdono
tempo, ecco
quel che fanno!”.
“Per
colpa di Kiki?”.
“No,
Kiki è l’unico
che non rompe le palle in quel gruppo!”.
“Ah,
ottimo. Almeno uno
decente in sta generazione nuova..”.
“Ad
ogni modo, è
meglio che si sbrighino”.
“Concordo.
Sono qui
per dirti che i romani si stanno muovendo e stanno venendo qui. Ci
dobbiamo
radunare il prima possibile”.
“Cosa?!
Atena lo sa?”.
“No.
Il gran
sacerdote sei tu, sacerdotizza!”.
“Poseidone
si è già
messo in viaggio, così come molti altri greci. Ci serve il
sigillo di Hades
spezzato, il più in fretta possibile!”.
“Lo
posso fare io? I
cinque picchi li posso raggiungere in un attimo passando per lo
Yomotzu”.
“Grazie,
Deathmask,
ma Kiki ha la collana. L’unica soluzione è che o
io o Atena..ma voglio dare
fiducia a chi ho mandato in missione. Probabilmente non si accorgono
del tempo
che passa. Ormai è più di una settimana che sono
via! Attenderò ancora per un
po’. Dopo sarò costretto ad intervenire, e la cosa
mi scoccia!”.
“Anche
perché come
figlio di Ares sei più utile qui”.
“Gradirei
non venir
identificato solo come figlio del Dio della guerra..”.
“Ma
è quello che
sei..”.
“Metti
in allerta i
cavalieri, sono tutti al tempio. Io vado ad avvisare Atena ed
Ares”.
“Posso
avere l’onore
di avvisare anche le tue sorelle?”.
“Le
amazzoni? Come preferisci..”.
Deathmask
sorrise ed
il sacerdote scosse la testa, divertito. Come faceva quel cavaliere a
pensare
sempre alle donne, anche in un momento simile?