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Autore: bAgHiNa_93    22/12/2008    1 recensioni
...solo in quel momento la guardò attentamente. Non era molto alta, ma aveva dei lunghi capelli castani che le cadevano sulle spalle e un sorriso dolcissimo. Ma la cosa che più lo colpì furono i suoi occhi: due grandi e intensi occhi verdi … Bill era rimasto incantato da quegli occhi e continuava a fissarli perso, senza dire alcuna parola. - emh… posso… aiutarla??- ripeté la ragazza confusa da quello sguardo...
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente sono riuscita ad aggiornare!!!! Fra scuola, compere natalizie e tutto il resto non ho mai tempo di scrivere... okok, la voglia mancava perooooò ora ho aggiornato e spero durante queste settimane di essere più veloce nel postare i nuovi capitoli. Prima di lasciarvi alla storia vorrei fare un rigraziamento speciale ad angeli neri che mi lascia sempre delle bellissime recensioni, ma anche a tutti quelli che leggono la mia fic. P.S. Buon natale a tutti!!! E mi raccomando... come regalino di natale non mi dispiacerebbe affatto trovare qualche bella recensione!!! Bacio^^ baghina_93

Gli occhi erano fissi sulla strada, le mani salde al freddo volante nero e la schiena appoggiata comodamente sul sedile. Era una giornata pessima. I tergicristalli scostavano ritmicamente le gocce che si succedevano abbondanti sul vetro della macchina e il cielo grigio era tempestato da enormi nuvoloni che offuscavano il sole proprio come i suoi pensieri riempivano la sua mente. Tanti, troppi. Confusi, mescolati gli uni con gli altri. Spense nervosamente la radio e continuò la guida accendendo l’ennesima sigaretta. Non riusciva ancora a rendersi conto di quello che stava facendo. Ormai era passato tanto tempo. Per un attimo fu sul punto di fare inversione ma poi proseguì sospirando. La tensione cresceva chilometro dopo chilometro e dopo diverse snervanti ore di viaggio finalmente raggiunse la meta che aveva cercato di raggiungere innumerevoli volte. Ogni particolare era rimasto impresso nella sua mente e ci volle poco prima di riconoscere l’albergo in cui alloggiava insieme al resto del gruppo e il negozio della ragazza che aveva notato sorpreso, essere diventato una famosa pasticceria. Lanciò uno sguardo distratto all’interno del locale approfittando del semaforo rosso, ma poco dopo venne riportato alla realtà dall’assordante suono di un clacson alle sue spalle. Sospirò di nuovo e procedendo lentamente nel traffico giunse a quella strada, quella che aveva percorso per l’ultima volta ben due anni prima. Due anni. Solo dopo due anni era riuscito a trovare il tempo e il coraggio di tornare da lei. “coglione” pensò scuotendo la testa e parcheggiando il suo BMW sul ciglio della strada. Ancora un respiro profondo, poi scese dall’auto e alzò gli occhi al cielo percorrendo con lo sguardo il muro rossiccio del condominio. Ormai quello era l’unico ostacolo che li separava. Esitò qualche istante, poi si diresse verso il portone d’ingresso che aprì con una strana sicurezza. Iniziò a salire le scale, gradino per gradino, fino a che … eccola, la porta di legno da cui era scappato la mattina della partenza. Sentì il battito del suo cuore farsi sempre più veloce e irregolare mentre il suo corpo agitato iniziava inspiegabilmente a tremare. Chiuse gli occhi perfettamente truccati e bussò. Alcuni secondi e poi la porta si aprì di scatto. Il moro spalancò la bocca senza riuscire a pronunciare alcuna parola. Un ragazzo sulla ventina lo osservava stupito dalla soglia di casa: alto, ma non troppo, corpo perfettamente scolpito, ma non eccessivamente muscoloso, capelli scuri e occhi azzurri, intensi … proprio come quelli di Fra. “coglione” ripeté la voce dentro di sé “ te la sei fatta scappare, complimenti”. Ad un tratto una voce lo distrasse da quei pensieri: - si? – disse il ragazzo inclinando leggermente il capo continuando a non capire. Nel frattempo Bill iniziò a grattarsi la nuca cercando di ricordare le poche parole italiane che aveva imparato sfogliando un piccolo dizionario. – emh … stavo, stavo cercando Fra … sono amico- - sono spiacente ma non conosco nessuna Fra … - - ???- -ah!! Forse ho capito … stai cercando la ragazza che abitava qui prima? - - abitava? - - sì … si è trasferita un anno fa circa- continuò il ragazzo – dunque, se non sbaglio si è trasferita in un piccolo paesino non molto lontano da qui. Dovrei avere ancora l’indirizzo da qualche parte … solo un secondo- disse ancora il ragazzo prima di sparire in cucina. Bill era confuso. L’unica cosa che era riuscito a capire era che Fra non era più lì. “ Forse non è destino” ancora una volta quella vocina lo assalì rimbombandogli nella testa. In quel momento riapparve il ragazzo con un piccolo pezzo di carta in mano che sorridendo gli disse: - che fortuna!! Ho trovato l’indirizzo, tieni … - - danke, cioè grazie … - rispose Bill prendendo l’indirizzo. Lesse velocemente il biglietto e ringraziandolo ancora lo salutò. Tornò alla sua auto sempre più confuso. Si gettò sul sedile tenendo ancora stretto tra le mani quel piccolo pezzo di carta accartocciato. Lo rilesse un paio di volte e senza indugiare inserì l’indirizzo sul navigatore, poi rimise in moto.

...

Il piccolo paese in cui si ritrovò tre quarti d’ora più tardi era molto simile a Lipsia. Caldo, accogliente, pieno di piccole villette a schiera le une di fianco alle altre. La gente passeggiava allegra per le strade e l’atmosfera era straordinariamente pacifica nonostante il tempo fosse estremamente triste. Gli venne spontaneo sorridere mentre, numero dopo numero, cercava la casa in cui, presumibilmente, abitava ora Fra. – 80, 81, 82 e 83 … ecco, dovrebbe essere questa- disse accostando nuovamente l’auto. Nell’istante in cui scese però un gruppo di ragazzine passò al suo fianco. Cercò di nascondersi invano, ma stranamente nessuno fece caso a lui, “ incredibile, non mi hanno riconosciuto” disse abbozzando un altro sorriso. Si guardò intorno e guardò la casa. Era un’opportunità che non poteva perdere. Così si diresse verso il centro del paesino e dopo aver girovagato indisturbato e messo qualcosa sotto i denti fece ritorno alla casa di Fra con addosso la spensieratezza di un bambino, persa da tempo. Giunto però dove aveva lasciato la sua macchina rivenne travolto da quell’agitazione con cui aveva quasi imparato a convivere. Si fece forza e bussò alla porta. Nessuna risposta. Attese qualche istante, poi riprovò a bussare. Ancora una volta, nessuna risposta. Si voltò sospirando, ma a metà strada sentì il rumore della maniglia abbassarsi, costringendolo a voltarsi. “no” pensò osservando la donna che aveva di fronte, “ non è possibile che abbia sbagliato ancora”. Deglutì rumorosamente cercando con la coda dell’occhio di controllare che il numero civico al lato destro della porta fosse giusto. “ che faccio adesso?” continuò a ripetersi cercando di sorridere. La donna lo guardava completamente pietrificata fissando con i suoi grandi occhi verdi le iridi del moro. Ora che Bill la osservava meglio, c’era una certa somiglianza con Fra. No, non poteva essere lei. I capelli neri portati corti all’altezza dell’orecchio, il viso pallido e gli occhi spenti, persi … non erano gli occhi di Fra. Inoltre il taglio lasciava scorgere sulla parte sinistra del collo un piccolo tatuaggio, probabilmente una scritta in giapponese. Ne era certo. Quella non era la sua Fra. Erano ormai diversi minuti che si fissavano immobili senza proferire parola. “ non posso rimanere qui in eterno” si disse Bill. Così bisbigliando qualcosa sottovoce decise di trovare le parole giuste per scusarsi e congedarsi il più in fretta possibile. Ma prima che potesse dire qualcosa fu la voce della donna a colmare quel silenzio che sembrava infinito: - … Bill … - riuscì solo a pronunciare flebilmente mentre una lacrima le rigava la pelle bianca. Il ragazzo sgranò gli occhi incredulo. In quel preciso istante però i loro innumerevoli pensieri e tutte quelle emozioni che erano state soffocate per due anni vennero interrotti da un pianto che sembrava provenire dall’interno della casa.

  
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