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Autore: pica    08/04/2015    3 recensioni
Nove volte che negli occhi di Erik non c'è stato che Charles, e negli occhi di Charles non c'è stato che Erik.
[raccolta di flashfic per il Sillabario di Maridichallenge]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eccezione
s.f. [ec-ce-zió-ne]
[dal lat. exceptio -onis, der. di excipĕre «eccepire», part. pass. exceptus]
1 Azione e risultato dell'eccettuare; ciò che esce dalla regola, ciò che si distingue
2 D'eccezione, fuori dell'ordinario, straordinario

 
Non è mai stato il tipo da regalare buoni gesti alla gente, lui, ma non si considera particolarmente egoista e nemmeno una cattiva persona. Erik sa, dopo tutto quello che gli è successo, dopo il male che si è lasciato scivolare addosso come fosse un elisir di lunga vita, di essere nel giusto. Non dalla parte del torto, non uno spietato assassino, né tantomeno una persona senza cuore – no. Se esiste un posto dove siedono le bestie sacrificali che hanno azzannato la mano del proprio carnefice ululando alla libertà e alla giustizia, lì è dove ha intenzione di stare lui. Fra coloro che il diritto di vivere se lo sono guadagnato con il sangue – il proprio, quello di altri, ad un certo punto cessa di avere importanza, fintanto che ti accorgi di respirare.
“Erik?”
Solleva gli occhi dalla scacchiera, ancora mezzo assorto. La voce di Charles non è mai stata piccola o discreta, fin da quella prima volta che si sono trovati avvinghiati a decine di metri sotto il letto di un mare scosso quanto loro.
“Tutto a posto?”, gli chiede l’altro; Erik si accorge di averlo fissato in silenzio un po’ troppo a lungo, ma non gli importa granché: la vita, dopotutto, è troppo breve per far caso a inutili etichette. Charles è una bella persona da guardare e, se vuole perdere pomeriggi interi a fissarlo lo farà senza chiedere permesso.
Arriccia appena le labbra, alla fine, annuendo. Allunga due dita verso il tavolino, sposta la torre di lato (una mossa sciocca, lo sa, l’ha scelta lui) e solleva nuovamente lo sguardo su di lui. Può quasi sentire sul palato il sapore dell’esitazione di Charles, mentre ricambia il suo sguardo. Delizioso, come tutto di lui del resto.
Continuano a giocare per minuti interi fatti di silenzi e qualche sguardo occasionale, niente che vada oltre il tentare di decifrare la prossima mossa dell’altro dal modo in cui i loro occhi s’incontrano, o almeno è questo ciò che vorrebbe far credere a Charles. Eppure: si può davvero imbrogliare un telepate giocando a scacchi? Sembra assurdo, ma la conclusione a cui è giunto Erik è che si, si può eccome, e pure con estrema facilità. E se non gli fosse rimasto un lembo di dignità da difendere, si alzerebbe dalla sua poltrona solo per stringere Charles contro di sé e sussurrargli quanto è adorabile, quando inarca le sopracciglia in quel modo ed aggrotta la fronte assorto, concentrato in chissà quale macchinazione.
E poi, alla fine, “Scacco matto!”, esclama l’inglese sollevando le braccia e distendendosi con un lungo sospiro fiero contro lo schienale. Erik non può fare a meno di sorridere fra sé e guardare il suo alfiere nero, posizionato anni luce da dove dovrebbe stare. Una mossa sciocca. Un piccolo gesto. Lo vuole regalare solo a Charles.
“Non c’è gusto a giocare contro un telepate”, dice.
“Non uso il mio potere mentre giochiamo”, un minuscolo broncio.
Lo so, potrebbe rispondergli Erik. Solo per Charles, un gesto piccolo quanto un segreto. 
   
 
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