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Autore: Pando91    09/04/2015    5 recensioni
Camila ama Lauren. Lauren è l'unica a non saperlo.
“Te l’ho mai detto che non sei per niente silenziosa?”
Sento le sue dita sfiorarmi il ventre, il suo respiro nei miei capelli, così vicina e sexy, con quella voce rauca. Cerco di non morire di infarto, tentando di darle una risposta sensata.
“Diverse volte”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAMILA POV
 
“Camz… sveglia”
 
Sento una voce soffice sussurrare il mio nome. Non sono pronta a svegliarmi, non sono pronta ad aprire gli occhi e a ritornare al mondo reale. La serata di ieri è stata perfetta e voglio riviverla, oggi, domani, sempre.
 
Una mano mi sfiora la guancia e i capelli e il sorriso increspa le mie labbra. Con gli occhi ancora chiusi stiro le braccia, sentendo la sensazione di godimento che le mie ossa stanno provando.
 
“Camz…”
 
La sua voce dolce raggiunge ancora le mie orecchie e il mio cuore palpita: prima volta della giornata. Apro gli occhi, stanca ma incapace di non posarli sulla persona che sta tentando di svegliarmi dolcemente.
 
“Buongiorno”
 
Le sorrido di nuovo e lei ricambia. La luce del mattino filtra dalle finestre e si infrange sui suoi capelli e sul suo viso. Il mio respiro fa fatica ad uscire per un momento, a lasciare le mie labbra, così presa dai suoi occhi smeraldo, le sue labbra gonfie, il suo profumo e quello sguardo così dolce da farmi sciogliere. Senza pensarci due volte, una volta ripresa coscienza del mio respiro, le lascio un bacio sulla bocca, leggero. Lei automaticamente chiude gli occhi per poco, finché le nostre labbra non si separano.
 
“Buongiorno”
 
Mi risponde, un sorriso sul volto. Mi aggrappo al suo corpo. Le sue gambe sono intrecciate alle mie ed ora le mie mani sono sui suoi fianchi. Sento l’impulso di starle vicina, di sentire il calore della sua pelle contro la mia. È tutto così spontaneo e rilassante che mi fa sentire sicura e amata.
 
Amata.
 
Il ricordo della sera prima mi riempie la mente di ricordi, e non posso far altro che darle un altro bacio, quando i miei occhi finiscono sulla sveglia, che a pochi minuti avrebbe cominciato a suonare. Forse non era di quello che mi sarei dovuta preoccupare.
 
 
FLASHBACK.
 
“[…] Quindi Camila Cabello ti amo, e questo è tutto”
Il mio cuore batte e tutto ciò intorno a me diventa nullo, bianco, incerto. Mi ama.
Mi sembra quasi impossibile. Sto sognando? Senza farmi troppo notare mi do un pizzicotto sul fianco, ma quel gesto serve solo a crearmi un dolore non richiesto.
 
Non è un sogno, Camila, lo sta dicendo sul serio.
 
Mi giro e la guardo e non posso fare a meno di sorridere. Dopo più di un anno di assoluta tristezza, di speranze celate, di rapporti cambiati. Dopo giornate a ricordarmi che tutto quello non sarebbe mai accaduto, che la vita a volte ti riserva alcuni dolori per renderti forte, e non debole. Dopo giornate a piangere frustrata, a ridere senza sentirlo davvero, a guardarla da lontano senza ben sapere cosa fare. Dopo giornate passate a tenerle la mano, nonostante non lo volessi, perché solo un gesto di amicizia; ad ascoltare ogni sua parola; a sentire la gelosia avere la meglio, a fingere di farmi piacere qualcuno di cui mi importava poco e niente. Dopo giornate del genre, ora mi ritrovo in un letto, con Lauren vicina a me, i suoi occhi nei miei, una delle sua mani che mi accarezzano la schiena, un viso dolce e la sua solita bellezza a cui non so dare descrizione.
 
Mi ritrovo in un letto con colei che ho amato sin dall’inizio, che mi ha fatto scoprire una parte di me che non conoscevo; mi ritrovo con la ragazza che ho sempre voluto. Mi ritrovo a sentirla dire quelle parole che ho sempre desiderato, sognato, a cui sempre ho aspirato. Quelle due parole che a volte vengono usate troppo e male; quelle due parole che pochi secondi fa sono volate libere dalle sue labbra e hanno raggiunto il mio cuore.
 
E il mio cuore sta esplodendo, il mio cuore nega e accetta, il mio cuore rincorre, il mio cuore è eccitato. Il mio cuore non vede l’ora di ricambiare quelle parole, il mio cuore ha bisogno di essere preso e posseduto.
 
Sbatto gli occhi, rimettendo a fuoco la stanza, dopo alcuni secondi di pensieri.
 
È reale Camila, diglielo.
 
“Io…”
 
E provo a dirglielo, ma le mie parole si fermano. Le parole si fermano perché mi sembrano così insignificanti ora. Come fanno due parole ad esprimere ciò che provo per lei? La tempesta di sensazioni ed emozioni che mi colpiscono appena mi guarda o sorride?
 
Scuoto la testa, portandomi una mano tra i capelli.
 
“Camz, te l’ho detto, non devi sentirti obbligata-”
 
Ma la interrompo, alzando la mano. Lei si blocca e mi guarda confusa. Alzo gli occhi sul suo viso e le accarezzo le guance.
 
“Io non ti amo” le dico, e i suoi occhi si riempiono di terrore e mi affretto a continuare perché non voglio farla stare male. “Io non ti amo, io provo adorazione per te. Credo di essermi innamorata di te da subito. Cioè, l’ho realizzato dopo, ma quando mi sono accorta di amarti la prima volta mi sono resa conto che non riguardava solo quel momento, ma tutto il nostro passato insieme. Ricordi quando sono finita in ospedale e mi sono persa una tappa del tour coi Vamps?”.
 
Lei annuisce e il suo corpo è più rilassato di quando ho iniziato il mio discorso.
 
“Stavo dormendo e mi hai svegliata e mi hai accusata di non volere dormire con te e di aver trovato nell’ospedale una scusa per starti lontana. C’è stato un momento in cui siamo rimaste in silenzio e lì ho capito. Lì ho capito che mi ero innamorata di te. È stata una sensazione strana, non mi era mai successo e non potevo paragonare quei sentimenti con niente, perché erano così forti da farmi quasi male. Quel giorno ho iniziato a capire perché non riuscivo a pensare ad altro, ma solo a te. Quel giorno ho iniziato a capire perché quando ti prendevo per mano mi sentivo al sicuro e mi sentivo così bene che il mio cuore si riempiva di qualcosa che non conoscevo allora, ma che era amore.
Io… non mi va di dirti che ti amo, perché non descrive effettivamente cosa provo per te, non rende minimamente l’idea di quello che provo per te. Mi sembra di minimizzare tutto ciò che sento e non voglio. E so di essere impazzita quando mi hai detto che eri innamorata di me, perché non ci credevo e ho avuto paura che non fosse vero. Credevo di essermi messa il cuore in pace e mi ero convinta che non avrei mai avuto una vera possibilità con te, che non riuscivo a mandare giù l’idea di averti veramente. Quello che voglio dirti con questo discorso confuso Lo, è che non ti amo, io ti sento, ti voglio e ti respiro ogni giorno. Io ti conosco e ti capisco, ti osservo e ti percepisco. Io non ti amo perché amare a volte limita, e tutto il resto non lo fa. E io non voglio più limiti, sono stufa. Voglio abbracciarti e sentire la tua voce; voglio respirare il tuo profumo; voglio capire ciò che sei ancora di più di quello che faccio oggi e voglio conoscere ogni minima parte di te. Voglio osservarti mentre il tuo sguardo è sereno, voglio osservarti quando arricci le labbra, agitata, o quando fai una delle tue solite smorfie, troppo abituata a dire la verità per non capire quando nascondere le tue emozioni. Voglio percepire la tua presenza, voglio averti e voglio fare l’amore con te. E so quanto possa sembrare sdolcinato e magari stupido, ma io non ti amo, io voglio darti tutto quello che a volte l’amore non può dare e forse anche di più.”
 
Non so cosa stia pensando Lauren in questo momento, ma il mio cuore si sente così libero e pieno allo stesso tempo che non potrei provare sensazioni più belle.
 
“Lo sai che se fossi debole di cuore a quest’ora mi sarebbe già venuto un infarto?”
 
Rido piano, abbassando il capo, imbarazzata, le guance rosse. La stringo a me, così contenta da non poter far altro che baciarla intensamente.
 
Quando ci stacchiamo, i respiri sono affannati e il mio corpo è sopra al suo.
 
“Spero che tu sappia a cosa vai incontro, perché mi avrai tra i piedi per un bel po’”
 
Le sorrido, gli occhi gonfi, la voglia di averla mia per un’altra notte.
 
“Lasciami mostrarti quanto io abbia voglia di averti tra i piedi”
 
Con quella frase chiudo il discorso e con calma comincio a baciarle il collo, mani tra i capelli e respiri che si incastrano tra di loro. Con la sola voglia di sentire ogni parte di lei, la spoglio e la faccio mia, sperando che quel “un bel po’” sia più di quanto io possa solo desiderare.
 
FINE FLASHBACK

 
______


“Non voglio alzarmi, perché il tempo non si ferma? È così ingiusto!”
 
La sveglia è suonata da diversi minuti. Mi lamento, stringendomi più vicina a Lauren. La vedo sorridere, mentre infila la mano nei miei capelli e me li sfiora, giocandoci. È uno dei gesti che amo di più, mi fa sentire rilassata e serena.
 
“Vieni qua”
 
Lo dice ridendo, avvicinando le sue labbra alle mie per darmi l’ennesimo bacio del buongiorno. Restiamo con i visi vicini, la fronte appoggiata l’una all’altra.
 
“Non farlo, così non mi alzo proprio più”
 
La testa di Lauren finisce all’indietro, una parvenza di rossore sulle sue guance e un risata sul viso.
 
“Ma sfortunatamente dobbiamo, muovi il sedere Camzi”
 
Sorrido udendo il soprannome, ma quando Lauren fa per alzarsi, la trascino di nuovo nelle lenzuola disordinate. Siamo nude, i nostri corpi attaccati, piccoli segni del nostro passaggio lasciati la notte prima. Comincio a baciare i punti in cui la sua pelle è più scura. Lei resta ferma, non si muove più, non scappa più dalle mie braccia.
 
“Camz… non abbiamo tempo”
 
Ma la mia bocca non si ferma, e riempie di baci il suo braccio, poi il suo ventre. Il suo respiro è pesante, i suoi occhi nascosti dietro le palpebre e la bocca mezza aperta. Mi fermo un attimo per osservarla, così presa dalla sua bellezza da non rendermene quasi conto.
 
“Sei bellissima”
 
Le sussurro, quasi spaventata da quanto effettivamente sento di amare ogni parte di lei, anche quel piccolo neo che in un mese avevo imparato a conoscere. Lei apre gli occhi e spinge il mio viso vicino al suo, facendo scontrare le nostre labbra. Il bacio è affannato e siamo così prese dalle nostre emozioni che non sentiamo lo scatto della carta passata sulla serratura, e ci accorgiamo che qualcuno sta entrando quando la porta comincia ad aprirsi.
 
“Staranno ancora dormendo…”
 
Sento la voce di mia madre raggiungermi le orecchie e questa volta ringrazio io di non essere debole di cuore perché una scossa mi attraversa tutto il corpo e il panico si fa gioco di me. Tento con sgarbo e ferocia di coprirmi il corpo con le lenzuola che sono ai piedi del letto.

Vedo Lauren affannarsi sotto lo sguardo di mia madre e della persona che ha vicino. Quando mi accorgo che anche Clara è nella stanza mi sento quasi svenire. Mi si annebbia la vista e so che siamo nei guai. E la cosa che mi colpisce di più è che la paura più grande che mi ritrovo ad avere è il fatto che Lauren possa allontanarsi di nuovo da me.
 
Ci portiamo entrambe le lenzuola fino a sotto il mente, gli sguardi sorpresi e impauriti.
 
Le nostre mamme sono davanti a noi, la bocca spalancata, la porta che piano, piano si chiude dietro alla loro presenza.
 
“Mija”
 
Mia madre resta immobile, la chiave in una mano e il caffè nell’altra. Clara è l’identica copia.
 
“Mamma…”
 
Ma non sono io a parlare, è Lauren. Mi giro verso di lei, cercando di darle sostegno, ma lei non mi guarda. Il dolore di poter perderla di nuovo mi colpisce più forte e mi fa sentire male ed arrabbiata.
 
“Noi… vi stavamo portando un caffè, pensavamo dormiste ancora”
 
Sono le parole che escono dalla bocca di Clara. Non c’è rabbia sul suo volto, più che altro sembra sorpresa e stupita. Abbasso gli occhi perché non riesco a mantenere un contatto visivo con nessuna delle due donne. Il fatto di aver nascosto una cosa del genere a mia madre per più di un anno mi aveva fatta sentire in colpa, però non avevo avuto il coraggio di dirglielo. Trovare tua figlia in una situazione del genere senza essere a conoscenza di nulla credo possa essere terrificante e pauroso allo stesso tempo.
 
“Siamo sveglie”
 
Sento la voce di Lauren raggiungermi e mi chiedo come faccia anche solo a parlare. Il nodo in gola che mi ritrovo non riesce neanche a farmi deglutire.
 
Non esistono più scuse, non esistono più misteri, domande non risposte, preoccupazione mal riposte. Questa volta esiste soltanto la realtà. Nessun incubo potrebbe essere peggiore di quello che sta succedendo ora.
 
Mia madre mi aveva sempre detto di come non le importava se qualcuno amasse una persona dello stesso sesso. “Certo, è un po’ strano a pensarci ma ognuno nella vita fa quello che vuole” mi diceva sempre: spero che per sua figlia valga lo stesso discorso.
 
“Vestitevi, ci vediamo di sotto per la colazione”
 
È mia madre a parlare, il tono duro e di rimprovero. So già cosa mi aspetta e non so se sono pronta ad affrontarlo. Annuisco piano e con la coda dell’occhio vedo Lauren fare lo stesso. Intimidite aspettiamo che escano dalla stanza, lasciandoci i due caffè sulla scrivania di fronte al letto.
 
“Merda”
 
Mi giro verso Lauren, la mano tra i capelli e uno sguardo esasperato. Quando mi guarda e nota la mia espressione, i suoi occhi cambiano sentimento e mostrano preoccupazione.
 
“Piccola, come stai?”
 
Mi ritrovo in iperventilazione. Mi ritrovo in iperventilazione perché Lauren è ancora qui, Lauren non sta prendendo la sua roba arrabbiata, non mi sta dicendo che non può più farlo, che nonostante provi per me qualcosa di forte non sa se è capace di affrontare quello che sta per arrivare. Perché Lauren è qui, preoccupata di come mi possa sentire, una mano sulla mia, il pollice che strofina il mio palmo nel tentativo di tranquillizzarmi.
 
Lauren è qui.
 
“Non lo so”
 
È l’unica risposta che mi attraversa le labbra e la mente.
 
“Neanche io”
 
Restiamo per un attimo sdraiate, le dita intrecciate, i respiri pesanti. Nessuna delle due ha voglia di affrontare quel discorso, nessuna delle due sente di poterlo sopportare.
 
“Non so cosa fare”
 
Il mio cuore batte veloce, agitata. Lei mi stringe la mano e mi guarda dritta negli occhi.
 
“Prima o poi l’avrebbero scoperto. Certo, dirglielo sarebbe stato meglio, ma ora non possiamo più farci niente. Parla con tua madre Camz, vedrai che ha solo bisogno di spiegazioni. La stessa cosa vale per me. Non succederà niente, stai tranquilla ok?”
 
Le sue parole mi rassicurano e non so come faccia a rimanere così lucida, ma ringrazio di averla accanto.
 
“Parlami”
 
Si avvicina e mi ascolta, il lenzuolo che le copre il corpo.
 
“Ad un certo punto ho pensato di averti persa di nuovo”
 
Vedo la sua pelle incresparsi di brividi e i suoi occhi riempirsi di tristezza e capisco di averla colpita in uno dei suoi punti deboli.
 
“Quello che ti ho detto ieri è reale. Non l’ho detto con l’intenzione di scappare e correre via alla prima difficoltà. So che non sarà facile e ho paura. Ho paura che qualcosa possa andare storto e che si mettano in mezzo altre cose. E sinceramente sono terrificata all’idea di parlare con mia madre, ma non voglio scappare, non mi è neanche passato per l’anticamera del cervello. Sono qui con te e non ti abbandono, ok?”
 
Le sue parole mi fanno sentire così amata e protetta che mi ritrovo a darmi della stupida. Ma è più forte di me, non comando il mio cuore, non sempre.
 
Annuisco senza dire nient’altro. Lei si avvicina per abbracciarmi e lasciarmi un bacio sulla fronte.
Il cuore continua a battermi all’impazzata e lo stomaco è in travaglio. Lasciamo i due caffè sopra alla scrivania, nessuna delle due in grado di mettere qualcosa sotto ai denti o nello stomaco.
 
Quando stiamo per raggiungere la sala, Lauren lascia andare la mia mano e mi fa un sorriso rassicurante. Mia madre è seduta su di una poltrona nella hall e appena mi vede mi fa segno di raggiungerla. Do un ultimo sguardo a Lauren prima di finire il corridoio e ritrovarmi a pochi passi da mia madre: che Dio, l’universo, o l’entità che gestisce il mondo me la mandi buona.
 
__
 
LAUREN POV
 
“Da quanto vi frequentate?”
 
“Un mese”
 
Siamo di un angolo della sala conferenza. La stanza è vuota e mia madre mi ci ha portato dopo aver chiesto se fosse libera. “Almeno non ci sente nessuno”, mi ha detto, portandosi tranquilla verso la porta, lasciandomi entrare poco dopo.
 
“Perché non mi hai detto niente?”
 
“Avevo paura”
 
Rispondo automaticamente, anche se sono sicura che mia madre sapesse già la mia risposta. Nonostante abbia sempre avuto un rapporto più stretto con mio padre, e questo non ho mai potuto negarlo, mia madre era quella persona che ti sbatteva la verità in faccia e per quanto mi desse fastidio a volte e mi facesse paura, ho sempre saputo che lo faceva per il mio bene e che dopotutto mi rispecchiava.
 
“Lauren, sai come la penso su questo argomento, quindi sai anche che per quanto non me l’aspettassi, non mi importa che tu stia con un ragazzo o con una ragazza”
 
Le parole di mia madre mi fanno rilassare. Ne abbiamo sempre parlato, ho sempre saputo che avesse un pensiero positivo e che fosse totalmente aperta all’omosessualità, tanto che lei era stata la prima ad insultare mia zia quando aveva fatto dei commenti poco carini. Ma quando si tratta di tua figlia tutto cambia, e quindi non potevo fare a meno di sentirmi a nudo e depistata. Quindi non potevo non pensare che forse, non avrebbe reagito come mi sarei aspettata.
 
Per fortuna, mia madre non si tira indietro, mi capisce e mi fa sentire cullata e amata, ma non è questo il discorso che vuole intraprendere in questo momento, e so dove vuole arrivare, e questo sì, che mi fa paura.
 
“Lo so mamma”
 
Le rispondo, prima che lei continui il discorso che so mi farà sentire male.
 
“Però Lauren, qua non si tratta solo di amore” la vedo in difficoltà, probabilmente in colpa per quello che mi sta per dire: limitare una persona e una relazione è una cosa che ha sempre odiato, ma vuole prepararmi a quello a cui potremmo andare in contro.
 
“Fossi a casa, senza un marketing e la celebrità alle tue spalle, non ci sarebbe alcun problema, ma per te è diverso. In questo ambiente tutto sarà diverso. Non dovete mettere in mostra la vostra relazione per vostra, la vostra vita personale non deve finire sui giornali e per fortuna per ora non è difficile evitare i paparazzi. Quello che mi preoccupa di più è il management, sai che dovete sempre metterli a conoscenza di queste cose, di tutta la vostra vita. È una cosa che avete accettato quando avete firmato il contratto, e sono persone con cui passata tutto il giorno, quindi prima o poi lo scopriranno. Dovreste parlarne con loro e capire cosa vogliono”
 
Mi metto le mani sul viso, sconfitta dalla sincerità di mia madre e dalla verità delle sue parole. E’ sempre stato difficile aprirmi con persone che in qualche modo manovrano la mia vita, ma ho sempre accettato il fatto che dovessi e fossi obbligata a farlo. Ma questa volta è diverso, questa volta è complicato.
 
Mia madre si avvicina ma non tanto da abbracciarmi, conoscendomi abbastanza bene da sapere che il contatto fisico quando sono frustrata non mi aiuta affatto.
 
“Mija, ascolta, non deve per forza andare male. Parlane con Camila e decidete cosa fare. È una decisione che dovete prendere entrambe”
 
Annuisco piano, portandomi le mani nei capelli, cercando di non scoppiare a piangere in modo isterico. Scuoto la testa mentre mia madre mi osserva.
 
“Riprenditi e vieni a fare colazione. Vedrai che andrà tutto bene, io sono qui per te come sempre”
 
Mi appoggia una mano sulla schiena, prima di alzarsi ed uscire dalla sala conferenza. In questo momento avrei bisogno di mio padre, una delle poche persone che con la sua dolcezza mi fa sentire meglio. O avrei bisogno di Camila. Sono così confusa da non sapere neanche a cosa pensare.
 
Scoprire di provare amore per lei, e ammettere di non poterlo mostrare a nessuno, vivendomi appieno tutto ciò che ne concerne è spaventoso. Sgattaiolare nelle varie parti dei teatri per un mese è stato divertente ed eccitante, ma tutto ha una fine ed essere scoperte stava diventando più facile. Non sono ancora pronta a mostrarmi a tutti per quella che sono realmente, sentirmi etichettata, far decidere agli altri chi sono, perché dopotutto non lo so neanche io.
 
Amare Camila vuol dire essere lesbica?
 
Non sono neanche capace a rispondere da sola e so già che nessuno ha una risposta giusta per me. E in realtà io non lo voglio sapere, non voglio decidere, perché non ha nessuna importanza. La mia identità non rimarrà per sempre la stessa, cambierà attraverso esperienze, cadute, viaggi e amori.
 
Quello che ha importanza ora è che tutto ciò a cui penso, che cerco, che voglio è lei, lei soltanto.
 
Quando esco dalla porta della sala conferenza, trovo Camila ad aspettarmi.
Lei alza gli occhi e capisco, e dopo pochi secondi la prendo per mano e la trascino dentro. La abbraccio mentre lacrime bagnano la mia spalla, le sue braccia attorno ai miei fianchi.
 
“Camz…”
 
Lei scuote la testa, stringendomi ancora di più. E io decido di non parlare, decido di lasciarla sfogare, decido in quel preciso momento che non mi importa del management, di quello che potrebbero pensare gli altri, della mia famiglia e dei miei amici. In questo momento, con Camila che si lascia andare a singhiozzi sconnessi, realizzo che senza di lei non posso farcela, che ciò che importa è lei, e che nessuno potrà mai negarmi di averla, l’unica persona che potrebbe farlo è lei stessa.
 
“Ti amo”
 
Le ripeto per la seconda volta, e i suoi singhiozzi aumentano. Le accarezzo i capelli, cercando di tranquillizzarla.
 
“Sono stanca”
 
Riesco ad udire, il suo viso nella mia spalla, le sue mani che tremano.
 
“Lo so, ma ce la faremo, vedrai”
 
Sono le ultime parole che riesco a dire, prima che Dinah apra la porta per invitarci a fare colazione. Guarda la scena con occhi tristi, e Camila cerca di ricomporsi. Mi lancia uno sguardo confuso e io scuoto piano la testa e lei capisce che non è il momento di fare domande. Annuendo sparisce dietro la porta, la consapevolezza sul volto.
 
“Andiamo a mangiare qualcosa, poi ne parliamo”
 
Le sussurro tra i capelli e lei annuisce, anche se so già che non riuscirà a mettere cibo in bocca.
 
“Ti amo anche io”
 
Mi risponde, il viso bagnato. Io le sorrido e le cancello le lacrime dalle guance. Le lascio un piccolo bacio sulle labbra e la sua espressione si rilassa. Non mi importa di niente, di nessuno, perché niente e nessuno potrà mai liberarmi quelle emozioni nello stomaco con un solo sguardo, con un’espressione, con le mie labbra a contatto con le sue. Nessuno che non sia Camila.
 
Quando usciamo dalla stanza, so a cosa andiamo incontro, so che tutto ciò che succederà sarà difficile e che la vita si riserverà battaglie impegnative, ma con lei a fianco mi sento forte, con lei a fianco mi sento me stessa. Le afferro la mano e abbandoniamo la sala, e quando noto le ragazze sorriderci in lontananza, Ally eccitata per un waffle, Normani che cerca di non scottarsi con il cappuccino e Dinah tentare di non infilare le unghie nel donut che ha nel piatto, so che non saremo sole. So che questo cammino sarà impegnativo e difficile, ma avremo con noi loro, e il mio cuore si rasserena. Stringo la mano a Camila, lei mi capisce e sorride, e mi sento già pronta a combattere.

L’amore fa miracoli, dopotutto. 




PANDANGOLO:

Hello! 
Sono tornata con il penultimo aggiornamento di questa storia. Sapere che sta per finire mi rende un po' triste, ma il loro percorso s sta per concludere, e non avrebbe senso portarla avanti.

Questo non è l'ultimo capitolo, anche se può sembrare. Le cose si complicano, ma non può succedere altro nella situazione in cui si ritrovano. 

Spero che vi sia piaciuto. Ringrazio tutte le persone che mi fanno sapere cosa ne pensano e chi legge in silenzio: siete tutti importanti quindi GRAZIE!!

Scusate se ci sono degli orrori ortografici, ma scrivere di notte, quando tutti dormono, mi rende più libera... anche se ovviamente più stanca. 

Grazie ancora a tutti, al prossimo capitolo,
Pando :D 


 
  
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