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Autore: pierres    09/04/2015    0 recensioni
I tradimenti e le illusioni, le rabbie, i rancori, le gioie e le ombre e l'amore che tutto vince - et nos cedamus amori.
I templi eburnei si tingono di rosso.
[drabble; flashfic; oneshot] [tutti i pairing] [dèi ed eroi]
1. Era/Zeus - le piume di pavone frusciano e bisbigliano la loro approvazione
2. Dioniso/Atena - le lascerebbe addosso l'odore del vino per eoni
3. Apollo/Cassandra - «Hai promesso, Cassandra»
4. Dioniso, Persefone - si staglia sanguigno contro un tramonto che sembra una strage
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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2.





Quando è buio e le fiaccole muoiono nel nero della notte, si sentono in lontananza le risate di satiri e ninfe - sembrano vicini, giusto un passo nell'ombra, ma si potrebbe passare notti intere ad inseguirli senza trovarli mai.

E quando è buio, quando è davvero buio, nonostante l'acropoli sotto all’Olimpo si accenda di fuochi stentati, nel nero sa che da qualche parte lei lo sta pensando - Dioniso non è il dio dell'amore, figuriamoci delle profezie, ma sa che lo sta pensando perché tutti i giorni vede il suo volto e come distoglie lo sguardo continuando nonostante tutto ad osservarlo ombrosa, con la coda dell’occhio azzurrino.

Atena siede sul trono del consiglio con la testa alta e il busto dritto, il sorriso affilato e gli occhi di una civetta - indossa l'armatura e Dioniso non riesce a vedere sotto, ma gli piace credere di saper immaginare, forse anche troppo bene. Forse anche lei se ne accorge, e non che sia a disagio, perché Atena non è mai a disagio, ma gli rivolge delle vaghe occhiate tra il nauseato e l'irritato - chiaramente non può spaventarlo, con la sua logica ferrea e la frigida disciplina: sono doti ridicole, sarebbe come cercare di catturare l’acqua in una rete. Sente tuttavia - intuisce, ma l’irrazionale d’altronde è il suo campo - che qualcosa la attrae, può essere l’ignoto, o forse solo il riflesso violaceo dei suoi capelli.

Si volta imbarazzata quando lui morde un acino rosso come le sue guance rubizze, fissandole il collo.

Quando è buio, se tende le mani in avanti, nell'ombra assoluta che nemmeno le fiaccole o le stelle riescono a districare, riesce quasi a sentire i suoi sospiri scocciati che gli solleticano le dita - sa che basterebbe allungarsi ancora un po' di più e prenderla, ma poi non lo fa mai. Si immagina le costellazioni di lacrime sulle sue ciglia bionde, le sue guance rosa per l'ubriachezza e le labbra rosse del vino e dei suoi baci - ma si immagina e basta, perché Atena siede con la testa alta e il busto dritto e ha gli occhi di una civetta, e gli artigli di un fiera – Dioniso ride.

 

Quando beve, beve in suo onore. Alza il calice e lo porta alle labbra, la guarda - la fissa, fino all'ultima goccia, con quegli occhi fatti di fuoco viola e morbi di insania e pelliccia di tigre. Atena alza ancora il mento - come se stesse sfidando sé stessa a raggiungere un livello superiore di alterigia - e rivolge le sopracciglia arcuate da un'altra parte, mentre la presa sulla lancia ha uno spasmo sdegnoso. Punta gli occhi su qualsiasi altra cosa - qualsiasi - e li tiene lì finché Dioniso non ha prosciugato il calice della sua ultima goccia e, dopo aver indugiato dalla mandibola alla clavicola e alla coscia, la lascia andare.

Un secondo appena, il tempo di un ghigno, e sa che la dea sta espirando tutta l'aria che aveva ingoiato fino a quel momento - sa che basterebbe allungarsi un po' di più, oh dei, solo un po' di più e potrebbe stringerla così tanto da farle male e lasciarle addosso l'odore del vino per eoni.

Ma non lo fa, non lo fa mai.

Di notte, sempre irrequieto, passeggia tre volte sul vialetto che porta alla fontana, e sa che lei – perfetta, impeccabile stratega che studia il proprio nemico - ne è consapevole e per questo non esce mai di casa. Non guarda nemmeno la finestra dei suoi alloggi, perché Atena in ogni caso è troppo furba per farsi cogliere in fallo.

Ma lo diverte il pensiero di penetrare la sua camera virginale anche solo sotto forma di fantasma, l’idea che lei lo pensi, che magari sopprima l’impulso di immaginarlo mentre la sfiora, mentre la tocca - e sorride e si chiede: chissà se le sue dita evanescenti sono abili e discrete come quelle vere.




















































 

  
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