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Autore: Sarabi_ingonyama    09/04/2015    1 recensioni
Sarabi è una leonessa coraggiosa e tenace, piena di orgoglio e forza di volontà. La Regina delle Terre del Branco, però, com'è arrivata fin qui? Forse il suo passato può darci delle risposte...
(primissima fanfiction, abbiate pietà di me e soprattutto...recensite!^^)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mufasa, Nuovo personaggio, Sarabi, Scar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16 CICATRICI (parte 2)
Quella sera soffiava una forte brezza dal nord e le nuvole erano state trascinate via dal vento fresco, lasciando il cielo stellato terso e immacolato. L'immensa luna piena risplendeva di luce eterea, quasi magica, coprendo il terreno delle ombre frastagliate degli alberi.
In quell'atmosfera pacifica, una figura scheletrica correva slanciata attraverso la pianura: il pelo biondastro coperto di polvere le aderiva alla pelle sottostante, mettendo ancor più in evidenza le ossa troppo esposte, il muso affilato era dominato da due enormi occhi stanchi, le zampe ormai erano ridotte a esili bastoni rinsecchiti, ben diverse da quelle belle, potenti armi che le servivano un tempo per la caccia. Già, la caccia...il gusto del sangue e la magnifica sensazione della preda ancora calda stretta fra le mascelle. Da quanto non si nutriva più di carne fresca? Quanto tempo era passato da quando l'ultima pattuglia fortunata aveva portato a casa qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti? Mesi? Anni, forse? Tanto, ormai, che differenza faceva più? Tutto il branco ormai aveva perso l'antica gloria, il vecchio splendore era ormai soltanto un lontano ricordo di tempi ormai dimenticati...
Quale ragione avevano ancora per trascinarsi dietro quelle vecchie ossa?
Lei sì però, aveva ancora un motivo per sopravvivere.
Giunta al limite della foresta, vi entrò, tenendo occhi e orecchie all'erta nello stanare qualsiasi eventuale spia mandata da Hasidi per pedinarla.
D'un tratto, il fitto della vegetazione si aprì in uno spazio aperto; nel centro, un giovane leone maschio con un ciuffo scuro cascante sulla fronte sonnecchiava tranquillo accanto ad una femmina scura, anche lei dedita al riposo.
Il rumore delle zampe di Daima fra le foglie li svegliò. Il giovane alzò la testa e si allargò in uno sbadiglio, poi esibì un dolcissimo sorriso che fece gioire la leonessa stremata.
Ni le si avvicinò e le passò sotto il mento facendo le fusa e strusciando il suo pelo contro il suo.
-Che bello, sei tornata!- esclamò il cucciolo entusiasta.
Il cuore di Daima si riempì di tenerezza.
-Come ti avevo promesso, piccolo mio...- disse lei leccandogli la fronte.
La leonessa nera aprì un occhio e mosse la coda contenta, poi si mise a sedere e cominciò a pulirsi il pelo e a lisciarlo con la lingua.
Daima la guardò mentre si lavava e i loro sguardi si incontrarono. Nyeusi le sorrise:
-Hai mangiato?-
Daima scosse la testa sconsolata: -vedo che voi avete avuto più fortuna, invece.- aggiunse notando le macchie di sangue fresco che circondavano le bocche di entrambi i leoni vagabondi.
-Solitamente cacciamo da noi...-la giovane fu scossa da un violento attacco di tosse, poi continuò pacata -...ma stavolta ci siamo dovuti accontentare di una carcassa. Era una giovane antilope appena catturata, poco dentro il confine delle Terre del Branco.-
-È pericoloso entrare nei territori di caccia altrui!- esclamò Daima scocciata.
Nyeusi rispose senza scomporsi. -E tu dove pensi di essere?-
La vagabonda fece un cenno con il capo all'amica e indicò in direzione di Ni, che era intento a lottare contro una piccola cavalletta verde.
La leonessa chiara sospirò e raggiunse il giovane, alle prese con l'insetto che aveva catturato.
-Ni?-
-Sì, mamma?- Daima sentì il suo cuore stringersi di compassione nel sentire il cucciolo chiamarla in quel modo.
-Vieni, ti devo palare...-
Ni lasciò perdere la cavalletta e seguì la leonessa fino ad un'acacia poco distante dallo spiazzo erboso.
-Mamma, quando è che potremo tornare a casa?- chiese il piccolo maschio sedendosi
Daima si lasciò sfuggire il sospiro carico di ansia. Come poteva distruggere il mondo in cui quel piccoletto era cresciuto fino per tutta la vita? Che diritto aveva lei di fargli questo.
Una fitta di rimorso le attanagliò le viscere vedendo Ni sorridere contento mentre la luna si rifletteva nei suoi occhioni dorati.
-Piccolo, io...io non sono la tua vera mamma-
-Ma sì che lo sei: Tombi ha detto che tu sei mia madre e mi hai affidato a loro perchè non avevi latte...ma ora non bevo più quella roba dolciastra, sto imparando a cacciare! Presto potremo tornare a casa e io caccerò per te tuuuutte le gazzelle della savana! Sei contenta, mamma?-
Daima sentì la gola e il naso bruciare, gli occhi le pungevano e capì di essere sul punto di scoppiare a piangere. Si voltò e cercò di ricomporsi, ma le lacrime cominciarono a scendere calde lungo il suo muso senza che lei lo volesse, ma non fece nulla per fermarle.
-M-mamma? S-stai...stai bene?-
Una voce dolce, ma roca e flebile irruppe nella conversazione:
-Stai tranquillo, piccolo...ha solo bisogno di un attimo per ricomporsi.-
Nyeusi uscì dall'oscurità della foresta e si diresse verso la leonessa chiara ancora in lacrime. Dolcemente, le appoggiò il muso sulle spalle e le asciugò le lacrime con un rapido gesto della coda.
La luce della luna rischiarava le terribili cicatrici che le attraversavano il collo e il torace, incrociandosi sotto il mento, ma negli occhi azzurri brillava una voglia di vivere che Daima aveva visto così forte solo in poche leonesse.
-Non fare così, spaventi il cucciolo.- le sussurrò la leonessa nera nell'orecchio -Se tieni davvero a lui, sai che farlo vivere in un mondo di bugie non sarà la cosa migliore per lui. Certe questioni sono difficili, ma devono essere affrontate. D'ora in poi lui cercherà solo vendetta nei confronti di chi l'ha tradito e tu dovrai dimostrargli che non è la giusta via da seguire!-
Gli occhi di Nyeusi si erano trasformati in due cristalli di rocca che risplendevano alla luce lunare, ma Daima intravide anche dolore, tanto dolore che la leonessa scura celava dentro sé.
“Se lo tiene segreto, ci sarà un perchè.” Pensò lei, senza farsi ulteriori domande sull'amica.
-Ora va', parlaci e non vergognarti delle lacrime.- La incoraggiò Nyeusi, mal celando un triste mugugno -ho imparato che sta peggio chi non piange.-

-Quindi...il mio papà non mi voleva. È colpa mia, per caso? Gli ho fatto qualcosa di male?-
Ora era Ni che stava per scoppiare a piangere. Daima trascinò a sé il piccoletto e lo avvolse fra le sue zampe.
-Tu non hai fatto nulla, tesoro mio...Hasidi è un leone malvagio, il suo cuore è fatto di pietra...tu non ne hai colpa.-
-Ma perchè? COS'È CHE NON VA IN ME?!-
-Ni, aspetta! Non...- ma il cucciolo era già corso via piangendo, spingendola lontano da lui con le zampine pallide.
La leonessa si mise a inseguirlo, ma Ni era sparito nel fitto della vegetazione. Daima fu costretta ad affidarsi al suo olfatto per ritrovare il piccolo e nonostante il suo fiuto fosse ancora affinato, quando lo ebbe finalmente trovato la luna stava tramontando dietro le cime degli alberi.
Le tracce avevano portato nient'altro che nello spiazzo dove si erano incontrati prima, facendo capire che il loro era stato solamente un grande girotondo per la foresta e dintorni.
Ritrovò Ni addormentato fra le zampe di Nyeusi e per un momento invidiò il forte legame che univa quei due.
“Va bene così.” Si arrese “Entrambi hanno bisogno di qualcuno che li ami.”
Il cucciolo ronfava tranquillo cullato da una ninna-nanna cantata sommessamente dalla leonessa scura, l'affetto per quell'esserino si rifletteva nel suo sguardo.
Era una dolce musica che le pareva quasi familiare...ma come?
All'improvviso le si aprì la mente. Barcollò sulle zampe sorpresa: come poteva quella vagabonda conoscere tale melodia?
Era una nenia che nel suo branco veniva tramandata dalle madri ai figli da generazioni!
Forse c'era qualcosa di speciale in quella leonessa...
-Daima? Qualcosa non va?- chiese Nmyeusi. Si accorse di star tremando.
-N-no...tutto bene...- non era convincente e se ne rese conto, ma la randagia non fece altri commenti.
Mandando un tacito ringraziamento agli spiriti dei suoi antenati Daima si allontanò dalla foresta, mentre Nyeusi portava a casa Ni, che dal giorno dopo avrebbe cominciato il suo addestramento per combattere il padre e salvare così il branco delle Terre dell'Ovest dalla sua tirannia.
Cresci piccolo mio. Ci salverai, un giorno...
Di lui si fidava, ma non poteva fare a meno di pensare a quella leonessa nera...
Strabuzzò gli occhi.
No! Non può essere!
   
 
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