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Autore: KyraPottered22years    09/04/2015    6 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
(SECONDA STAGIONE DI TWO BODIES, ONE SOUL)
Artemis ritorna ad Asgard, la sua terra natia, dopo circa venti lunghi anni. Il desiderio di conoscere Persefone e Klaus, i suoi fratelli, si realizza, essi sono gli ultimi membri della sua famiglia, il motivo per cui lei è veramente ritornata ad Asgard. E' diventata una guerriera e dopo due anni dalla partenza, proprio quando ha raggiunto l'apice della felicità, ella si accorge di non avere in realtà nulla. Loki è il suo tutto e senza di lui la maledizione dell'Alao Obscuro si è risvegliata.
Il folle richiamo di lui porta Artemis a far riaccendere dentro di lei una passione che aveva attenuato, ma Persefone mette in guardia la sorella prima che sia troppo tardi...
Trailer della storia: https://www.youtube.com/watch?v=h8aTonsSA1A
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Two souls, one heart.


 
"Meet the time as it seeks us."
(Andiamo a far fronte agli eventi che ci si parano davanti)
 
William Shakespeare, La tragedia di Cimbelino 


* * *




 
* * *

 
 
Klaus si svegliò non appena i primi raggi di Sole illuminarono la camera da letto. Era sdraiato a pancia in giù e solo quando cercò di issarsi su con i gomiti sentì delle forti fitte alla schiena. Soffocò un gemito e si coricò supino. Rimase sorpreso quando si rese conto di essere da solo sul letto, così si sedette e appoggiò la schiena allo schienale.
"Buongiorno." Sorrise Klaus.
"Buongiorno." Rispose l'altro di rimando, mentre si allacciava i braccioli di bronzo.
Klaus controllò l'orario nella meridiana poggiata ordinatamente sul comodino: era ancora presto per prepararsi, così, si rilassò un altro po' sul soffice materasso.
"Stanco?" Gli domandò dopo un po', avvicinandosi a lui.
"Tutta colpa tua." Ridacchiò con un po' di malizia, saltando improvvisamente in piedi. Anche l'altro iniziò a ridere, fino a quando Klaus si avvicinò a lui, lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.  Era da molto che non passavano una notte insieme e quella fu la più intensa di tutte. 
"Adesso devo andare, tra pochi minuti inizia il mio turno." A malincuore, Ares si staccò dal suo amante e si avviò verso la porta.
"Ci vediamo a lavoro." Klaus sorrise maliziosamente e Ares rispose chiudendo l'occhio destro con fare giocoso, dopo di ché sparì dietro la porta.
 

 
"Buongiorno, Lady Persefone." Il suo fiume di pensieri venne interrotto da... Ares? Persefone rimase sbigottita per un paio di secondi, ma fortunatamente riuscì a riprendersi dallo schok momentaneo e si alzò velocemente dalla sedia. Le sue labbra schiuse rilasciarono un:
"Buongiorno." E cercò di sorridere. "Vi accompagno alla porta?" Propose educatamente.
"Conosco la via, non vi scomodate." Ares sorrise, con un inchino del capo si congedò una seconda volta e andò via. 
Persefone abbandonò la sua colazione sul tavolo, salì velocemente le scale - stando attenta a non inciampare - e prima di entrare in camera del fratello bussò energicamente.
"Sempre di buon umore, sorella." Commentò sarcastico Klaus mentre di vestiva della blusa. Persefone chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò a lui.
"Devo chiederti una cosa, fratello."
"Anche due, mia dolce sorella." Persefone deglutì e schiuse le labbra per parlare, dando libero sfogo alla sua frustrazione.
"Hai idea di quanto sia pericoloso farlo uscire dalla porta principale? Cosa potrebbe pensare la gente?" Domandò con le mani poggiate sui fianchi, in attesa di una risposta. Klaus squadrò la sorella con noncuranza e, dopo vari secondi, si decise a parlare.
"Penseranno che abbia passato la notte con te." Rispose con la mascella digrignata, più irritato che mai.
Odiava quando sua sorella si faceva così protettiva riguardo quel segreto. Persefone aveva accettato quella relazione fra suo fratello ed Ares, appoggiandola addirittura, ma da quando ne era venuta a conoscenza, la sua paranoia era cresciuta senza limiti. 
"Quindi la gente può tranquillamente immaginare che io sia impura, giusto?" Il tono di voce di Persefone divenne più marcato. Klaus poté leggere nello sguardo della sorella quanto lei si fosse offesa. 
"No, non fraintendere la mia parola." Disse, pentendosi di ciò che aveva detto precedentemente.
Persefone sospirò, cercando di calmarsi, ma la vena sopra il sopracciglio sinistro continuava a pulsare.
"Cerco solo di aiutarti, Klaus." 
"Allora non ti sforzare più di tanto." Legò i lacci dei braccioli, raccolse l'elmo e la spada. "Se non ti dispiace, adesso dovrei andare a svolgere il mio dovere." Era furioso: il suo sguardo di ghiaccio e le parole che gli uscivano dalla bocca erano taglienti come lame affilate. Persefone si scostò e lo lasciò passare.
"Se fossi in te, mia cara sorella, mi preoccuperei più per me stesso." Persefone sgranò gli occhi, lo guardò incredula mentre i battiti del suo cuore si fecero più pesanti e frequenti. "Non sapevo che il principe Thor visitasse la nostra dimora, appositamente per te." Lei rimase immobile dov'era, quasi non fiatò per la sorpresa. Come aveva fatto a scoprirlo? Klaus sorrise tagliente a quella reazione e si voltò, andando per la sua strada.
 
 
                                                                              
                                     °     °

 
 
Lady Sif contava ogni stridulo rumore che producevano le lame nell'impatto in cui si scontravano. Fandral era un incredibile spadaccino, lottava con grazia ed agilità. Tutto il contrario di me. Quella era proprio una giornata no per la sottoscritta: durante il duello ero solamente capace di schivare gli attacchi (a mala pena).
Improvvisamente alzai una mano in aria, ponendo fine al duello.
"Ti arrendi?" Domandò sbigottito il guerriero, mentre il mio viso assumeva una strana espressione.
"Sta vomitando?" Domandò Volstagg con un grappolo d'uva in mano.
Starnutii, facendo cadere a terra la spada.
La sera precedente ero cascata nella vasca di Loki e avevo percorso metà castello con gli abiti fradici, ero fortunata ad essermi presa solo un raffreddore. Tirai fuori dal bracciolo destro un fazzoletto di cotone, asciugandomi le lacrime che erano sgorgate via dagli occhi nel momento dello starnuto.
"Non puoi mettere fine ad un duello perché devi starnutire!" Mi ricomposi al severo richiamo si Lady Sif. "Immagina di duellare contro un gigante di ghiaccio: gli chiedi una pausa perché devi starnutire? Stiamo scherzando?!" In effetti aveva ragione. Per me, quello era il primo addestramento con i miei nuovi compagni di squadra. Avevamo iniziato due ore fa e non c'era ancora stata una pausa, nemmeno per un minuto. Lady Sif non faceva altro che osservare ogni mia mossa, ogni mio movimento; era un po' imbarazzante, in realtà. Mi studiava come se stesse cercando di cogliere il suddetto pelo nell'uovo.
"Mi dispiace." Cercai di dire ad alta voce, ma mi uscii quasi in un sussurro. "Non si ripeterà." 
"Lo spero." Annunciò rigidamente. "Afferra l'elsa della tua spada, Lady Artemide. Combatterai contro di me." La guerriera sguainò la sua arma e dall'elsa fuoriuscì un'altra lama. Con un po' di esitazione, raccolsi da terra la spada e ne sguainai un'altra. Incrociai le lame davanti a me, studiando con attenzione lo sguardo tagliente della mia avversaria.
Quando il suo piede destro avanzò, mi scostai velocemente, schivando un colpo che andò a scagliarsi violentemente sul terreno. Fino a quel momento non avevo attaccato nemmeno una volta, ma presa dall'adrenalina avanzai, e cercai di colpirla allo stomaco, ma la lama della mia spada si scagliò contro la sua avversaria in uno stridulo colpo. Continuò così per un'altra decina di mosse, fino a quando non iniziai a stancarmi sul serio. Nel tentativo di schivare l'abile attacco di Lady Sif, indietreggiai, inciampando su un sasso. Caddi a terra, bloccando la lama avversaria tra l'incrocio delle mie due spade.
Era tutta questione di forza, chi cedeva, perdeva.
Un rumore paragonabile a mille unghie che graffiano una lavagna invase i miei timpani. Per circa un minuto opposi resistenza, ma la voce di Thor mi colse alla sprovvista, così le mie spade caddero a terra e la lama di Sif mi sfiorò la gola, proprio sopra la ferita del morso dell'alao obscuro.
"Artemide." La voce del principe mi chiamò una seconda volta. Sif sogghignò crudelmente e si scostò, lasciandomi alzare. Recuperai le spade e le infilai nei propri foderi. 
"Ti ascolto." Le mie gote si colorarono di un rosso intenso, sia per la fatica, sia per l'imbarazzo della sconfitta.
"Questa mattina hai ispezionato le stanze di Loki?" Porca miseria.
"No." Me ne ero completamente dimenticata. Che stupida.
"Allora va a svolgere il tuo dovere." Mi ordinò.
"Lo farò." Senza congedarmi con i due guerrieri e Lady Sif, camminai lesta verso le stanze di Loki.
"Dopo aver svolto il tuo compito, devi correre ad allenarti!" Udii la voce di Lady Sif in lontananza, ma non mi voltai. Solo mi nascosi dientro una colonna, recuperando fiato.
"E' una stolta!" Disse a denti stretti la guerriera, rivolgendosi a Thor. "Pare che in questi sei mesi non si sia preparata a niente!" Gridò quasi.
"Dalle tempo, Sif, è il suo primo allenamento con noi, falla abituare." Volstagg era sempre il più ottimista del gruppo (e il più affamato), per quel poco tempo che avevo passato con loro, avevo colto questo particolare.
"Non so come diamine abbia fatto a prendersi il titolo di Lady guerriera!" Era davvero furiosa, potevo comprendere la sua rabbia. Anche io ero arrabbiata con me.
"Concordo con Sif. Thor, ha fermato il duello perché doveva starnutire!" Sentii dire da Fadral.
Basta.
Mi staccai dalla colonna e mi incamminai verso le stanze di Loki, non li volevo stare lì ad ascoltarli nemmeno un secondo di più.

 
 
"Avanti." Rispose dopo tre bussi. 
La voce di Loki non mi era affatto mancata, invece, ne avevo timore. Temevo che quelle note così rudi e graffianti mi avessero fatto perdere il controllo un'altra volta, e non dovevo assolutamente farlo di nuovo. Per dimenticarlo al meglio sarei dovuta stare lontana da lui, ma a quanto pareva, tutti lì volevano che il principe passasse del tempo con me; tuttavia non potevo lamentarmi, dato che ero stata così maldestra da far capire i miei sentimenti a quei tutti.
Presi un respiro profondo e mi feci coraggio, entrai nelle stanze e chiusi la porta alle mie spalle.
Loki se ne stava sdraiato sul letto a torso nudo, con un paio di libri disposti alla rinfusa sull'enorme materasso. Ingoiai un fiotto di saliva, cercando di mantenere il controllo e di non arrossire. Trasalii quando si alzò improvvisamente in piedi, facendo cadere un libro sul pavimento in marmo.
"Buongiorno." Ammiccò, avvicinandosi lentamente a me. 
Dovevo far finta di niente.
Dovevo comportarmi come se avesse addosso una blusa.
Semplice, no? No.
"Non sono qui per giocare, principe Loki." Annunciai con fredezza e camminai per tutta la stanza, ispezionandola, proprio comemi era stato ordinato. 
Eppure volevo stare ai suoi giochetti, volevo rispondere alle sue provocazioni, fare il suo gioco.
"Non so a cosa vi state riferendo, Lady Artemide." Le sue sottili labbra si schiusero in un ammiccante sorrisetto, scatenando in me il lato che voleva provocarlo alla stessa maniera di lui.
"Ditemi, principe, è di vostra abitudine presentarvi nudo, o seminudo, dinanzi alle fanciulle?" Congiunsi le mani dietro la schiena piantonando il mio sguardo in quello suo. Una risata gorgogliò nella sua gola e mi fu impossibile non ammirare con la coda dell'occhio la perfezione di quei pettorali così delineati e diafani da sembrare di porcellana.
"Dipende dalla fanciulla, milady."
"Ma davvero?" Incrociai le braccia al petto, inarcando un sopracciglio.
"Ad esempio," Loki avanzò un'altra verso di me con fare lento, provocante, sensuale.
Tutta colpa del torso nudo, pensi fra me e me. "Voi, milady, siete una di quelle fanciulle che tentano di resistere in tutti i modi al fascino dell'uomo che più vi attrae," I miei piedi si incollarono al pavimento quando Loki fu davanti a me. Pochi centimetri ci distanziavano e non nego che quella vicinanza mi intimidii così tanto da far impazzire i battiti del mio cuore (e i miei ormoni pure). "Ma in realtà siete così deboli da non comprendere ciò che bramate di più." La sua voce si ridusse in sussurro.
"Sarebbe?"
Prima di mordersi il labbro inferiore, se lo leccò, piantonando i suoi occhi sulle mie labbra. Fu proprio in quel momento che ricordai con ardore il bacio nella vasca da bagno. Loki mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, si abbassò in modo tale che le sue labbra arrivassero al lobo. 
"Pura lussuria, milady."  Sussurrò. Il mio cervello entrò in uno stato di confusione: quelle parole mi stordirono completamente. Quando il suo viso fu vicinissimo al mio, percepii l'attrazione che vi era fra le nostre bocche, come fossero armoniosi i nostri respiri assaporati da vicino e quanto le mie dita bramassero lambire ogni centimetro della sua pelle nuda.
Ma ebbi la forza di non cedere così facilmente, il mio buon senso, fortunatamente, ritornò a riprendere le redini della situazione.
"Ho detto che non sono qui per giocare, Loki." Sibilai sprezzante, avvicinandomi così tanto da sfiorare il suo naso con il mio. Indietreggiai e mi voltai, ma proprio quando stavo per avanzare di un passo, le dita affusolate di Loki impugnarono il mio polso, costringendomi a rivolgergli ancora una volta le mie attenzioni. Le braccia di lui circondarono la mia vita e mi ritrovai con le mani poggiate sopra i suoi pettorali.
"Ammettilo." Il suo respiro sfiorava le mie labbra. I nostri corpi erano attraversati da fremiti elettrici, il tocco della sua pelle era piacevolmente rilassante ed eccitante. "Vuoi ammettere che in questo momento mi vuoi con tutta te stessa?"
No, non lo avrei mai ammesso.
"Ho i miei doveri." Lo spinsi via. "Non posso perdere tempo con voi, principe." Mi allontai velocemente da lui, dirigendomi verso la porta. Prima di uscire dalle sue stanze mi voltai verso di lui, con una brillante idea in testa. "Se volete soddisfare le vostre voglie, mi occuperò io stessa di trovarvi una compagnia per questa notte." 

 
 
Se voleva giocare sporco, io ci stavo.
Loki doveva mettersi in testa che io ero cambiata e l'Artemis che aveva conosciuto sulla Terra era morta da quando aveva iniziato il primo allenamento ad Asgard. 
"Che cosa posso fare per aiutarti?" I sorrisi di Klaus mi tiravano sempre su di morale, erano dolci, ma quello di quel giorno era particolarmente frizzantino. Non mi suffermai a chiedere del perché di quel particolare.
"Ti prego di non fraintendermi quando te lo chiederò, ma..." Ecco, come avrei mai potuto domandare una cosa del genere a mio fratello, sottolineando che lo conoscevo da soli sei mesi, quindi non si era ancora fatto una precisa idea di come ero in realtà? Farfugliai per un po', ma la sua aria confusa ed enigamatica mi fecero già sentire da principio in imbarazzo. "Qui ad Asgard esistono dei... centri... di... ecco..." Continuai a farfugliare.
"Alagasies, cosa stai cercando di chiedermi?" Nemmeno quel suo gentile sorriso di incoraggiamento riuscì a darmi un po' di forza di spirito.
"Ad Asgard esistono dei..."  Dai, su forza, è semplice. Dillo. Dillo! "Delle locande... del piacere?" Non mi venne un modo più elegante e appropiato per dirlo, ma fui comunque fiera di quello che dissi, o almeno fino a quando Klaus non mi fissò sbigottito.
"Case di piacere? Sì, Alagasies." Quel sopracciglio inclinato verso il basso gli dava un'aria maledettamente stranita e confusa. "Ma... perché dovrebbe interessarti?" Ora entrambi i sopraccigli erano inclinati verso il basso.
"Beh, ecco..." Dovevo dirgli la verità, non poteva mica pensare che sua sorella era una pervertita! "Tu sai che Odino mi ha assegnato il compito di vigilare personalmente le stanze di Loki, no?" Non appena pronunciai il suo nome, Klaus sgranò gli occhi e nel suo sguardo riuscii a scorgere un fortissimo sentimento.
Odio.
"No, non ne ero al corrente!" Alzò la voce di qualche decibel in più e questo fece voltare un paio di dame verso di noi. 
"Non avete niente da fare?" Le ripresi non appena iniziarono pure a parlottare di noi. Rivolsi nuovamente le mie attenzioni a Klaus. "Comunque, Loki è un uomo e ha le sue... voglie." Pensavo di essermi espressa bene, ma lo sguardo di mio fratello continuava a vagare ovunque, pensieroso e preoccupato. "Klaus?" I suoi occhi furono sui miei. "Ti senti bene?"
"Devi stare attenta, Alagasies. Quel dio è pericoloso, manipola la mente delle persone anche senza usare la magia, quando vuole una cosa la ottiene con inganno. Lui è il..." Si interruppe. Che brutta immagine che aveva di lui, del resto, tutti gli Asgardiani lo odiavano dopo quello che aveva fatto; e se non avessi ascoltato per prima la versione dei fatti da Loki stesso, la gente di Asgard me lo avrebbe fatto odiare.
"Ti prometto che starò attenta." Ingoiai un fiotto di saliva. Lo so bene, Klaus. So bene che devo stare attenta, gli avrei voluto dire, ma mi morsi la lingua, trattenendomi.
"Comunque vada, vuoi che ti accompagni io?" 
"Sarebbe magnifico." Infatti lo sarebbe stato, per due semplici motivi: 1) non conoscevo la strada e 2) non potevo mica presentarmi da sola in un bordello, che cosa ne sarebbe stata della mia immagine da guerriera(non che se ci fossi andata in compagnia la cosa sarebbe cambiata, se si entra lì a prescindere si è rovinati)? 
 

 
Arrivammo lì a cavallo, prima di entrare indossai il cappuccio del mio mantello verde, cosa che Klaus invece non fece.
"Perché non ti...?" Domandai retorica.
"Non ce n'è di bisogno." Sicuramente ci sarà già stato una volta.
Non appena entrammo, il boato di risate e musica mi pervase violentemente i timpani. C'erano moltissimi tavoli di legno pieni di bottiglie di vino e altre strane bevande, uomini ubriachi e dolci compagnie ovunque; alcune prostitute giravano a petto nudo, altre invece erano vestite. In fondo alla locanda c'era una specie di bancone, ove ci stava appollaiata una donna cicciottella. 
"Quella è la proprietaria della Casa." Klaus si dovette avvicinare al mio orecchio per fare in modo che io lo sentissi bene. "Ti avviso, non tutte le donne avranno il coraggio di giacere insieme a Loki." 
"Pensi che avranno il coraggio di fare il loro lavoro se le pago con dieci monete d'oro?" Domandai con un piccolo sorrisetto, convinta di potercela fare, e Klaus ricambiò quel sorriso complice.
"Ti aspetto fuori, tu parla direttamente con lei." Mi fece cenno alla donna panzuta dietro il bancone. Prima che potessi fiatare, Klaus era già fuori. 
Odiavo già quel posto, così decisi che avrei fatto il tutto in fretta.
Mi incamminai verso quel bacone a passi decisamente da gigante, con una mano poggiata sull'elsa di una delle mie spade: non si sa mai. Solo un metro mi distanziava da quella donna quando qualcuno si buttò a peso morto su di me. Fui abbastanza svelta da spingere quella persona via, ma mi si parò davanti e con imbarazzo notai che si trattava di una prostituta.
"Tesoro, vuoi passare una notte di fuoco?" Solo due persone mi si erano avvicinate così tanto in tutta la mia vita: Steve e Loki. Solo un centimetro e quelle labbra impregnate di vino sarebbero finite sulle mie. Mi fu maledettamente difficile repirimere un conato di vomito.
"Sono una donna." Schifata, mi scostai da lei.
"Lo sapevo!" Mi fece l'occhiolino, allontanadosi di sua spontanea volontà (sì, o lo avrei fatto io con un gancio destro). Il mio corpo venne attraversato da un brivido di ribrezzo a sol pensiero di quello che avevo appena vissuto, ma ritornai in me e in due passi fui davanti al bancone.
Dopo una lunga sorsata dal suo boccale, la donna si decise a rivolgermi l'attenzione. Non sentii nemmeno una sillaba di quello che disse dato che all'improvviso tutti gli uomini di quel locale gridarono all'unisolo "Un altro!", scaraventando i boccali a terra, riducendoli in mille frantumi sul pavimento.
Devo. Andarmene. Via. Subito!
"Sono Lady Artemide, guerriera al servizio di Odino." La donna, anche se ubriaca, cercò di assumere una posizione più formale.
"Come posso servirla, milady?" Ecco che arriva la parte cruciale, pensai mentre ingoiavo la bile.
"Fra le vostre... dame, vi è una disposta a giacere per una notte con il Principe Loki?" La proprietaria della Casa sgranò gli occhi in un'espressione sbigottita e spaventata. Per un attimo dubitai che mi cacciasse via dalla locanda a calci per il sedere.
"Almeno un paio ce ne dovranno essere, ma tutto dipende dalla vostra offerta, milady." Ma la sua paura svanì subito e accennò un sorrisetto malizioso. Tirai fuori dalla mia sacca di cuoio un sacchiettino, lo diedi alla donna, non appena constatò che le monete erano d'oro chiuse il bottino e se lo conservò dietro la gonna, sfoggiando un sorriso a trentadue denti... forse non proprio trentadue...

 
 
I decolté delle due erano troppo succinti, così gli prestai due mantelli con cui coprirsi. Giunte davanti alla porta, ordinai loro di entrare non appena glielo avrei ordinato io stessa. Durante il tragitto le sentii sussurrare eccitate di quanta paura avessero a soddisfare come cliente il Principe Loki in persona, affermando senza pudore quanto potesse essere bello e sensuale quel suo essere cattivo e misterioso. Mi scrocchiai più volte le dita, una strana sensazione di rabbia ribolliva sempre di più ad ogni passo che facevo. 
Non posso essere gelosa, sono solo due prostitute, mi petei per l'ennesima.
Quando fummo davanti alle porte ordinai alle due di entrare solo quando io glielo avrei detto; dopo di ché, entrai. Individuai subito Loki: era nel balconcino, appoggiato alla balaustra, ed osservava Asgard di sera con espressione maliconica, anche se era presente un filo di ammirazione. 
Quando mi guardò negli occhi ebbi un tuffo al cuore. Entrò in stanza e si avvicinò a me. Più le distanze si accorciavano, più uno strano senzo di rimorso si appesantiva nel mio petto.
"Buonasera." Sorrise malizioso, come al solito.
"Buonasera, Principe Loki." Lo salutai senza ombra di cortesia, fui fredda e distaccata. Aggrottai le sopracciglia quando poggiò una mano sulla mia guancia, facendo scorrere le dita sui miei capelli castani. I suoi movimenti non erano guidati da avidità o malizia, ma dalla dolcezza. 
Eccolo lì, il Loki di cui mi ero follemente innamorata, con cui ci avevo fatto l'amore.
"Non te l'ho ancora detto, ma i capelli così ti donano." Adesso mi carezzava con due mani ed i miei piedi si erano saldamente incollati al pavimento.
"Che stai facendo?" Gli domandai con voce tremante, e i nostri occhi crearono un fantastico contatto visivo.
"Ci ho pensato molto, Artemis." Era incredibile come facesse suonare così bene il mio nome. Ormai quasi nessuno mi chiamava così: i miei fratelli mi chiamavano Alagasies e tutti gli altri Lady Artemide o milady. Ogni volta che pronunciava il mio nome, il mio cuore aveva così tanti tuffi che dubitavo si fosse aperto un parco acquatico nel mio petto. "Ho pensato ai nostri momenti a Midgard." Oh, credimi, ci ho pensato pure io. "Mi manchi, Artemis. Mi manca tutto di te." Le sue parole sono leali, dolci, piene di... amore? "Ricordo quando ti ho detto che ti amavo." Una lacrima mi riga il volto, ma lui me la asciuga col suo pollice. Le mie barriere, pian piano, si stavano spezzando. "E mentirei se ti dicessi che non provo più gli stessi sentimenti di sei mesi fa." La sua fronte toccò la mia e nostri nasi si sfiorarono dolcemente. 
Oh Loki, quanto mi sei mancato.
"Tu sei il dio degli inganni." Sorrisi lievemente. "Come faccio a sapere se dici il vero?" Accarezzavo i dorsi delle sue mani poggiate sulle mie guance e i nostri sguardi non si staccavano nemmeno per un secondo. 
"Io posso essere sincero solo con te, Artemis." Le sue labbra sfiorarono le mie, inutile dire che quel contatto mi fece impazzire, proprio come la sera precendente, nella vasca da bagno.
Lo spingo via quando mi ritornarono in mente le due prostitute che aspettavano dietro la porta.
Che cosa ho fatto? Piagnucolai dentro di me. Proprio quando Loki si decideva a fare sul serio, mi mettevo ad ordinargli puttane come la pizza? 
"Che cosa succede?" Domanda un po' preoccupato, data la mia espressione.
Mi stavo abbandonando a lui ancora una volta, lui stava vincendo ancora una volta. No. Non dovevo farlo. L'indomani lui avrebbe giocato un'altra volta con i miei sentimenti. Io non avevo dimenticato come mi aveva trattata nella Stark Tower mentre ero debole e disarmata. E se si stesse solo divertendo, dato che è destinato a stare in prigione per il resto della sua eterna vita?
Dovevo essere forte. E se invece sono io quella che si sta facendo trascinare dai pregiudizi degli altri?
Quella volta toccava a me coglierlo di sorpresa. Rifletti, Artemis, rifletti.
Indietreggio di un po' e schiudo le labbra per parlare:
"Potete entrare." Dissi ad alta voce. Le due donne entrarono nelle stanze di Loki e quest'ultimo le fissò indignato, sorpreso, deluso. I suoi occhi furono sui miei e per un attimo mi feci intimidire dalla sua rabbia, ma con gli occhi lucidi e arrossati dal pianto, dissi: "Spero che queste donne possano soddisfarvi, Principe Loki." Dopo di ché andai via. 
Quella era la seconda sera che uscivo dalle sue stanze correndo, in lacrime, in un mare di rimorsi. 
Non potevo continuare così. Anche mio fratello mi aveva messo in guardia!
L'indomani stesso avrei chiesto udienza ad Odino, quella storia doveva finire. E subito.



Nda.

Chiedo scusa per il ritardo, non avevo ispirazione e dovevo aggiornare altre storie! Ieri ho provato a pubblicare, ma tutta la correzione mi si è cancellata e non ho potuto fare niente se non incazzarmi come una bestia!
Ma... dopo mille peripezie eccolo qui un bel capitolo (luuungo).

Che ne pensate di queste insicurezze da parte di Artemis e anche da parte di Loki? Quale sarebbe la soluzione per farli smettere con queste provocazioni? Rispondete e fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto in una recensione.

Vi adoro,

alla prossima;)
  
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