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Autore: The Galway Girl    10/04/2015    1 recensioni
Gabrielle vive nella Parigi del fine 1800, è una ragazza semplice con un grande sogno: ballare al mitico Moulin Rouge. Un sogno impossibile, finché una scoperta (e un piccolo ricatto) la aiuterà a realizzarlo. Sarà così bello come se lo è sempre immaginato?
Genere: Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sei


Mi sveglio al suono della mamma che lavora nella stanza a fianco, la sento borbottare, probabilmente sta ancora rammendando qualche vestito.

Mi stiracchio sorridendo e mi alzo.

Prendo la brocca e verso dell'acqua nel catino per lavarmi la faccia, mi pettino come meglio riesco, non voglio disturbare Coralie, e mi vesto con il vestito che ho scelto ieri, che è quello che indosso tutti i giorni. Avrei preferito avere un vestito pulito per il primo giorno di prove, ma dato che il compito del bucato spetta a me, non avevo nessunissima voglia di lavarlo, anche perché avrebbe significato lavare anche tutti i vestiti della mamma e quelli di Coralie. Non che ne avrei avuto il tempo comunque, ho scoperto delle prove solo ieri, il pomeriggio l'ho passato a cucire con la mamma e dato il clima, piove praticamente ogni giorno, non sarebbe mai stato asciutto. Poco importa, quando sarò una ballerina affermata avrò un sacco di vestiti, non dovrò più preoccuparmi del bucato.

Vado nella stanza da giorno e come previsto trovo la mamma china su un vestito.

< < Hai già cominciato a cucire? > > le chiedo.

< < Si, sto sistemando questo mio vecchio vestito > > mi spiega < < Non lo uso più, ma è ancora buono, la stoffa è molto leggera e resistente, pensavo che con un orlo potrebbe andarti bene per le prove. > >

< < Mamma > > dico commossa < < Grazie. > >

< < Che nessuno dica che mia figlia si presenta al Moulin Rouge con un vestito sgualcito! > > dice con una risatina.

< < A proposito a che ora devi essere lì? > > mi chiede.

< < Mmm, alle nove. > >

< < Bé, farai meglio a sbrigarti allora, mancano dieci minuti alle nove > > mi dice indicando l'unico orologio che abbiamo in casa, il vecchio orologio da taschino di mio nonno.

Spalanco gli occhi, non riesco a credere che arriverò in ritardo il primo giorno di prove.

< < Saperlipopette*! Devo scappare! > > esclamo.

Afferro gli stivaletti, me li infilo ai piedi senza tante cerimonie senza neanche allacciarli e mi fiondo fuori dalla porta.

Corro a perdifiato per le vie, non guardo neanche dove sto andando, schivo alcuni passanti, beccandomi qualche maledizione, e per poco rischio di schiantarmi contro un carretto.

Continuo a correre e a un certo punto Bam! Mi ritrovo col sedere per terra.

Accidenti, sono inciampata nei lacci. Imprecando mi allaccio i miei dannati stivaletti, mi rialzo massaggiandomi le ginocchia e ignorando il dolore mi rimetto a correre.

Corro più veloce possibile e finalmente sono davanti al Mulino.

So di avere un aspetto orribile, sono tutta spettinata, ho il vestito stropicciato e le calze sporche, non immaginavo certo di affrontare il mio primo giorno da ballerina in questo stato, volevo essere perfetta.

Prendo un respiro profondo ed entro.

Seguo la musica del pianoforte e mi reco nel salone principale.

Senza volerlo sbatto la porta dietro di me e il pianoforte smette immediatamente di suonare.

Le ballerine si fermano e la signorina De La Tour si gira verso di me.

< < Sei in ritardo > > tuona.

< < Si, lo so, io, scusi > > farfuglio, questa donna mi mette in agitazione.

Senza aver sentito una parola, la coreografa batte la mani ed esclama < < E cinque, sei, sette, otto! >

Il pianoforte ricomincia a suonare e le ragazze ricominciano a ballare.

Io resto immobile.

Non so cosa devo fare, devo avvicinarmi, rimanere qui?

La coreografa non mi ha dato nessuna indicazione.

Mio padre ieri le ha detto che mi sarei allenata con loro, ma lei si sta comportando come se non esistessi.

Forse finiscono questa coreografia e poi si presentano.

Resto immobile vicino alla porta altri dieci minuti buoni e nessuno si ferma, nessuno si presenta.

< < Oggi guardi e basta > > mi dice secca la signorina De La Tour alzando la voce per farsi sentire oltre il pianoforte.

< < Oh, ok > > rispondo stupita.

Mi avvicino al gruppo di ballerine e mi sistemo su una sedia.

Le prove continuano per un'altra ora.

La coreografa continua a battere le mani, ferma il pianista con un semplice gesto della mano e lo fa ripartire con altrettanta semplicità.

Ad ogni suo gesto, le ballerine si fermano.

< < Più in alto le gambe! > > esclama. < < E piroette, salto, salto, gambe in alto! > > continua.

Le ballerine, una decina, tutte i fila una vicina all'altra seguono il ritmo del pianoforte e a tempo saltano e alzano le gambe sollevando le gonne e la sottogonna.

La musica è velocissima, non neanche come faccia il pianista a suonare così velocemente, ha un ritmo molto incalzante e non rallenta mai.

A turno le ballerine fanno una specie di acrobazia al centro della pista mentre le altre saltellano tenendo le gonne sollevate.

Non ho mai visto niente del genere.

Appoggiano le mani a terra e si sollevano ruotando le gambe in aria.

Continuano a saltellare e volteggiare per un'altra ora almeno, senza mai fermarsi, senza una pausa.

Al gesto di Eglantine la musica e le ragazze si fermano.

< < Adesso proviamo il finale, mi raccomando > > dice minacciosa < < A tempo, e sincronizzate! > tuona.

Con un gesto della mano fa ripartire la musica e le ragazze saltellano in fila, sollevano ancora più in alto le gambe e terminano tutte a terra con le gambe divaricate.

Non riesco a credere ai miei occhi.

Cos'era quello?

< < Bene, per oggi abbiamo finito. Inutile dire che fate schifo. > > dice la coreografa.

< < Ci vediamo lunedì, e mi raccomando > > dice rivolta a me < < Puntuale. > >

Esce sbattendo la porta.

Le ragazze borbottano tra di loro, capto frasi come “Oggi era più antipatica del solito” o “Non ce la faccio più, ancora una settimana così e mi uccido!”

Nel gruppo riconosco le ballerine che vidi quella sera. Una bionda dall'aria simpatica e una moretta con la vita più sottile che abbia mai visto.

Non so se avvicinarmi per fare conoscenza o se aspettare che siano loro a presentarsi.

Opto per la prima così mi alzo dalla sedia, trattengo un lamento, la caduta di prima si fa sentire prepotente ed essere rimasta seduta immobile per due ore non mi ha aiutata.

Mi avvicino alle ragazze che, in formazione compatta mi sfrecciano davanti ed escono dalla sala.

Non uno sguardo, non un saluto.

Rimango pietrificata sul posto chiedendomi cosa avrò mai fatto di male quando sento la porta dietro di me aprirsi.

< < Sono andate tutte via? > > una voce che ormai conosco bene mi chiede.

< < Si, le prove sono finite > > rispondo girandomi verso mio padre.

< < Com'è andata? > > mi chiede con un po' di apprensione.

< < Non è andata, oggi la Signorina De La Tour mi ha fatta solo guardare > > rispondo.

< < Bé, meglio no? Almeno ti sei potuta fare un'idea di come sarà e hai il week end per studiare un po' i passi da sola > > mi dice.

Non ci avevo pensato.

Ero talmente offesa quando Eglantine mi ha ordinato di sedermi che non ho realizzato che in realtà ho avuto una gran fortuna.

Diciamocelo, ho voluto a tutti i costi diventare ballerina ma non avevo la più pallida idea di cosa fosse il can-can e di come si ballasse.

Mio padre ha ragione, le “prove” di oggi sono state molto utili.

< < E' vero. Dovrei essere contenta > > dico sconsolata.

< < Cosa c'è? > > mi chiede.

< < Niente, è solo che, nessuna delle ballerine si è presentata, dovremmo ballare insieme, ma nessuna si è fermata a parlare con me > > dico sentendomi completamente stupida.

Non riesco a credere che me ne sto qui a piagnucolare e a lamentarmi con un signore che fino a ieri non conoscevo e che per di più è mio padre.

Lui fa una risatina e mi aspetto che mi prenda in giro invece mi risponde < < E' normale, loro hanno affrontato delle selezioni di ferro, avrai notato anche tu che la De La Tour è tosta. E' bravissima, per carità, per questo l'abbiamo voluta, ma è uno squalo. Hanno sudato per essere scelte, tu invece arrivi qui e con un mio schiocco di dita vieni assunta. > >

< < Quindi mi odieranno tutte a morte? > > chiedo preoccupata, mi basta avere la coreografa che mi detesta, se ci si mettono anche le ballerine ho chiuso.

< < Ma no! > > dice ottimista < < Bé, magari un po' all'inizio, ma poi vedrai che farete amicizia. >

< < Speriamo > > dico cercando di sembrare ottimista.

< < Allora ci vediamo lunedì? > > mi chiede < < Cioè, lunedì ti presenti vero? Verrai alle prove? > aggiunge in fretta.

< < Certo che verrò alle prove! Voglio diventare ballerina, non ho intenzione di gettare la spugna! > > dico convinta.

< < Ottimo allora > > dice.

Sembra che voglia aggiungere altro, invece si limita a dirmi < < A presto. > >

< < Certo, a presto > > gli rispondo.

Esco dal teatro zoppicando, sembro reduce da una guerra.

Ci impiego un'eternità a camminare fino a casa, il ginocchio mi fa malissimo, quando arrivo non trovo nessuno.

La mamma sarà andata a riconsegnare i vestiti alla signora Robyn e Coralie è a scuola.

Ne approfitto per sfilarmi le calze ancora sporche di fango, le sciacquo nella tinozza e le metto a stendere. Noto con disappunto che c'è un buco all'altezza di dove sono caduta, mi serviranno delle calze nuove.

Mi siedo sul divanetto e mi passo la spugna bagnata sul ginocchio per lavare via il fango e darmi un po' di sollievo. Spero non si gonfi, non posso permettermi di avere un infortunio a così poche settimane dall'apertura, in più devo trascorrere più tempo possibile a provare i movimenti. Lunedì dovrò arrivare al Mulino avendoli padroneggiati meglio possibile, così dovrò solo imparare la sequenza dei passi e poi potrò cominciare ad allenarmi con le altre ballerine per davvero.

Mi ricordo tutti i movimenti, bisogna saltellare sul posto e sollevare le gambe agitando la gonna, non dovrei aver problemi.

Non ho la minima idea però di come riprodurre quella strana acrobazia che ho visto fare, per non parlare di quel passo finale con le gambe divaricate.

Metto giù la spugna e decido di provare.

Sento ancora dolore a reggermi in piedi quindi mi siedo per terra e provo a divaricare le gambe il più possibile. Le ballerine avevano praticamente una gamba di fronte a loro e una dietro, quindi mi siedo con la gamba destra, quella malata, dritta davanti a me, e la sinistra piegata vicino al fianco.

Poco alla volta, prendendo dei respiri profondi, provo a muovere la gamba sinistra più indietro possibile.

Spalanco gli occhi. E' come se le mie gambe stessero prendendo fuoco, sento tutti i muscoli, che non sapevo neanche di avere, tirare in modo assurdo, sembra che qualcuno mi abbia infilato in una di quelle macchine da tortura medievali in cui tiravano le persone finché si strappavano in due.

Trattengo un lamento e mi tiro su in piedi.

Torno a sedermi e rimetto la spugna bagnata sul ginocchio, magari mi ha fatto così male perché ho la gamba ferita, ci riproverò quando il ginocchio sarà meno dolorante.

La mamma arriva mi lancia un'occhiata e quando nota il mio ginocchio mi chiede preoccupata < < Sacre bleu, Gabi, cosa hai fatto? > >

< < Niente, sono solo caduta > > spiego.

< < Quando? > >

< < Durante le prove > > invento, non posso certo dirle che sono caduta mentre mi recavo alle prove, mi prenderebbe in giro a vita.

< < Sei caduta ballando? E' così difficile? > > mi chiede.

< < Ma no!>> minimizzo < < Sono caduta proprio alla fine provando un'acrobazia. > >

< < Un'acrobazia? > > mi chiede stupita < < Da quando sai fare le acrobazie? > >

< < Non le so fare, per questo sono caduta. > >

Vedo che trattiene una risata così mi affretto ad aggiungere < < Ma adesso ho capito come funziona, ho solo sbagliato a posizionare le mani > > cerco di sembrare esperta.

Devo assolutamente imparare il nome tecnico dei passi, non posso continuare a chiamarli saltelli e acrobazie.

< < Se lo dici tu > > mi dice poco convinta < < Ti prendo l'unguento, spalmalo sopra così non si gonfia. >>

Sparisce nella sua stanza e ne esce con un vasetto che sprigiona un odore infernale.

< < Mon Dieu no! > > esclamo disgustata. Conosco benissimo quel “rimedio”, la mamma me lo spalma ovunque da quando ero piccola, funziona, ma ha un odore talmente cattivo e persistente che ti rimane addosso per giorni.

< < Non fare tanto la schizzinosa > > mi rimprovera < < Se ti si gonfia non potrai più fare le prove.>>

Mi afferra la gamba e ci spalma sopra una generosa dose di unguento.

Passo il resto del pomeriggio stesa sul letto con la gamba attentamente sistemata sopra le coperte, non voglio macchiare tutto, mi alzo solo per mangiare.

La sera la mamma va a lavorare alla bettola e io rimango in camera con Coralie che mi legge un libro di scuola finché non mi addormento.


Sabato mi sveglio e noto con soddisfazione che il ginocchio non è più gonfio e non mi fa neanche molto male.

Mi lavo bene la gamba con molto sapone per cercare di togliermi l'odore dell'unguento, mi vesto e decido di andare a far visita ad Elyse.

Non la vedo da molto, la sua vita matrimoniale le porta via molto tempo, e quello libero lo preferisce passare con le sue nuove amiche sposate.

Continuo a chiamarla la mia migliore amica perché è l'unica che ho, ci conosciamo dai tempi della scuola, una volta finita lei ha voluto sposarsi e io sono rimasta a casa con la mamma.

Busso alla sua porta e viene ad aprirmi Jules.

Questo ragazzo mi fa lo stesso effetto dell'unguento della mamma ma lo saluto sorridendo come faccio sempre.

< < Entra, Elyse è nel boudoir, si sta preparando > > mi spiega facendomi entrare.

Mi sistemo sul divano ma subito sento la voce della mia amica trillare < < Gabi! Bonjour! Stavo proprio uscendo a fare compere, accompagnami! > >

Acconsento controvoglia, non vorrei sforzare troppo il ginocchio, ma conoscendo la mia amica, ha un passo talmente lento che non dovrei stancarmi troppo.

Come previsto, Elyse si ferma ad ogni bancarella del mercato esclamando parole come “Adorabile”, “Delizioso”, “Sublime”.

< < Questa stoffa è bellissima, tua madre potrebbe confezionarti un vestito divino > > mi dice indicandomi un tessuto rosa pallido.

Io odio il rosa pallido. Da quando è sposata Elyse indossa un sacco di abiti color pastello, rosa, azzurro, una specie di viola che ho scoperto chiamarsi glicine. Io, invece, indosso sempre gli stessi colori scuri, sono più pratici per fare le faccende domestiche, se ti sporchi non si nota.

< < E quando lo indosserei? > > le chiedo.

Quando sarò una ballerina famosa, penso.

< < Bé, potresti indossarlo alla cena di sabato prossimo > > mi dice con un sorrisino.

< < Quale cena? > > chiedo stupita.

Da quando è sposata l'unica attività che facciamo è questa, passeggiare per il mercato, non mi invita mai alle sue feste.

< < Ho deciso di organizzare una cenetta al ristorante sabato. Solo tu, io e Jules. > > mi spiega.

< < E Gregoire > > aggiunge guardandomi di sottecchi.

< < Chi? > > chiedo.

< < Oh, è un socio di Jules, è adorabile, il tipo giusto per te! > > dice con entusiasmo.

Eccola, ci risiamo.

Un altro amico, socio, cugino di Jules che è perfetto per me.

Come faccio a dire alla mia amica che chiunque sia anche solo minimamente relazionato con il suo ributtante marito non è assolutamente il tipo giusto per me?

< < Elyse, un altro? > > chiedo con un lamento.

< < Si! Prima o poi qualcuno ti andrà bene! > > mi dice convinta.

< < Senti, io > > comincio.

< < No, senti tu Gabrielle > > mi interrompe < < Non puoi continuare a fare la difficile, te l'ho detto mille volte! Non vorrai ritrovarti come tua madre! > >

Il solito discorso. Sa che odio quando critica mia madre, e adesso che ho scoperto di mio padre mi da ancora più fastidio del solito.

< < Elyse, non ho intenzione di ritrovarmi come mia madre > > tento.

< < E' la fine che farai invece! > >

Alzo gli occhi al cielo come faccio sempre quando attacca questo discorso.

< < E poi non puoi continuare a vivere con lei, la gente penserà che sei strana. Devi trovarti un marito che provveda a te! > >

Ho la tentazione di infilarmi le dita nelle orecchie e cominciare ad urlare come fanno i bambini quando fanno i capricci.

Di solito le avrei dato corda, l'avrei fatta contenta dicendole che ha ragione, ma oggi no.

< < Non mi serve un marito che mi mantenga! > > esclamo decisa.

< < E cosa farai, allora? > > dice, ma senza alzare la voce, lei è una signora per bene.

< < Ho un lavoro adesso, potrò benissimo provvedere a me stessa > > dico trionfante.

La mia amica rimane spiazzata ma si ricompone subito < < E che lavoro sarebbe? > > mi chiedo con scherno.

< < Ballerò al Moulin Rouge! > > dico soddisfatta < < Sai quel locale alla moda in cui andrai con Jules? > > chiedo pur sapendo benissimo che sa di che posto sto parlando.

< < Cosa? Come hai fatto? > > mi chiede sospettosa.

< < Sai Elyse, ci sono persone che sanno fare altro che sorridere e annuire > > dico acida.

< < Bé, resta il fatto che rimarrai zitella. Una ballerina zitella > > mi dice senza scomporsi.

La sua abilità di avere sempre una risposta tagliente pronta mi affascina ogni volta.

< < Ok, verrò alla tua cena > > mi arrendo come sempre.

< < Ottimo > > dice battendo le mani < < E, Gabi, dicevo sul serio sul vestito, non provarti a presentarti con una delle tue mise da sguattera > > aggiunge con un sorrisino.




*saperlipopette: per dindirindina

  
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