Videogiochi > Mass Effect
Segui la storia  |       
Autore: shadow_sea    10/04/2015    2 recensioni
La romance fra il comandante John Shepard e Jack, narrata in pochi capitoli ambientati alla fine di Mass Effect 3, ma costituita prevalentemente da rapidi flash back. Un'interpretazione personale del finale di questa saga.
Avverto i lettori che il linguaggio utilizzato è quello di Jack.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Jack, Liara T'Soni
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4. Stai invecchiando, comandante

- Stai invecchiando, comandante.
Così lo aveva preso in giro la prima volta in cui si erano incontrati nell’appartamento di Anderson. Quando Shepard aveva aperto la porta a lei e al varren che si era tirata appresso, la sua risata iniziale le si era seccata sulle labbra nel rendersi conto di quanto quelle rughe, già intraviste sul video del comunicatore, fossero diventate evidenti.
Era terribilmente stanco, provato dal peso immane che il mondo intero gli aveva caricato sulle spalle, ed era distrutto dal dolore per le troppe morti a cui aveva dovuto assistere. Solo un flebile filo di speranza lo teneva insieme e tutto l’amore che lei provava non avrebbe potuto aiutarlo veramente. Sapeva che avrebbe potuto distrarlo per pochi minuti, al massimo per qualche ora, perché l’uomo che aveva di fronte era il comandante Shepard, l’essere il cui unico scopo di vita consisteva nella salvezza della galassia.
A quell'obiettivo avrebbe sacrificato tutto, perfino la vita, così come da tempo aveva sacrificato i sentimenti. Per quel motivo aveva scelto di sacrificare Ashley sul suolo di Virmire, nonostante provassero attrazione l'uno per l'altra.

- Ashley era un soldato, esattamente come me. Kaidan era un biotico. Avevo bisogno di biotici a bordo - le aveva confidato durante una delle sue visite sul ponte secondario della sala macchine della Normandy.
- Già L'amore è una merda. Robaccia chimica che ti incasina il cervello.
- Non so se l'amassi. Direi di no. Ma mi piaceva, era una bella donna, e costituiva una sfida che mi intrigava. Comunque non potevo permettermi sentimentalismi: dovevo fermare Saren, e Kaidan mi era più utile.
- Ma poi una storia l'hai avuta. La tipa giapponese mi ha parlato di una certa asari. Non so immaginare cosa voglia dire fare sesso con un essere né uomo né donna...
- Apprezzo le asari. Il loro modo di amare non implica necessariamente un contatto fisico: un'esperienza unica, che non potrei descrivere a chi non la conosca già. Qualche mese prima avevo incontrato una delle asari più famose della galassia. Una sorta di cortigiana che viveva sulla Cittadella.
- Vai a puttane, comandante? - gli aveva chiesto ridendo.
- No, non direi. Non ho mai pagato una donna.
- E che fine ha fatto l'asari del tuo equipaggio?
- Ci sta aiutando a combattere contro i Collettori. Veglia su di noi da lontano.
- Una specie di fatina buona. Sei fortunato a poter contare su persone di questo calibro per questa tua missione così nobile - aveva commentato con sarcasmo.

Qualche tempo dopo, quando Shepard le aveva confessato che Liara era stata l'artefice della sua resurrezione, con tutte le conseguenze che ne erano seguite, al soprannome che le aveva affibbiato allora aveva aggiunto l'aggettivo turchino. Non per via del colore della sua pelle, ma perché era stata quella fata del cazzo a distruggere un burattino e a trasformarlo in quell'inutile bambino che neppure a Collodi doveva essere piaciuto poi tanto, visto che aveva smesso di occuparsi della storia di Pinocchio proprio nel momento della sua trasformazione.

Adesso la Fata Turchina le stava di fronte, immobile, con il viso ancora bagnato dalle lacrime. Sperò che la visione di quell'essere bionico che teneva in grembo riuscisse finalmente a farle capire la portata dell'errore commesso.
Come se avesse letto nei suoi pensieri Liara alzò il viso verso di lei e sillabò - Lo so perché ce l'hai con me, ma non puoi sapere cosa avresti fatto tu al mio posto. Lui avrebbe voluto tornare a combattere. Avrebbe voluto salvare la galassia dai Razziatori.
- Eggià. Nobili intenti. Peccato che non abbia salvato un cazzo. Né Tessia ieri, né la Terra oggi - rispose con sarcasmo.

Quello di Shepard era un obiettivo irragionevole e insensato, frutto di una mente malata, ma era un dato di fatto immutabile. Cercare di aprire gli occhi del comandante sull’insensatezza di quella lotta disperata equivaleva a convincere Don Chisciotte di star combattendo contro i mulini a vento.
Ci aveva provato, all'inizio. Ma presto si era resa conto che non poteva non sposare quella causa insensata, perché gli idealisti idioti e carismatici si possono solo disprezzare oppure amare alla follia.
E infatti, alla fine, aveva accettato tutto per lui, perfino l'impensabile.
Il colloquio a distanza che avevano avuto nel momento in cui le loro strade si erano separate, pochi giorni dopo l'attacco dei Razziatori alla Terra, ne era l'esempio più emblematico.

Si era addormentata su una sedia nella sala comunicazioni dell'accademia Grissom senza neppure accorgersene, vinta dalla stanchezza e dalla preoccupazione per quegli ultimi eventi. Non aveva ricevuto notizie, non sapeva dove si trovasse il comandante e neppure se fosse sopravvissuto all'attacco.
Era stata ridestata da Kahlee che le aveva stretto un braccio chiamandola per nome.
- Ti vogliono al terminale - le aveva detto, indicandole uno schermo acceso.
Sentendosi attanagliare dal terrore che si trattasse solo di un sogno, si era precipitata lì davanti a fissare quel volto che compariva ostinatamente nei sonni di ogni dannata notte solitaria.
- La Terra è stata attaccata, Jack - era stata la frase che Shepard aveva pronunciato non appena l'aveva scorta nel video.
- Lo so. Ho visto molte immagini di Vancouver prima che le comunicazioni diventassero impossibili. Dove sei ora?
- Sulla Normandy.
- Questo lo vedo. La riconosco ancora, sai? In che cazzo di quadrante ti trovi?
- Non ha importanza. Volevo solo avvisarti che sto bene.
- Potevi farlo prima, bastardo! L'attacco alla Terra è di tre giorni fa.
- E' stata dura, Jack. Kaidan è vivo per miracolo e qui è tutto un gran casino.
- Come sarebbe a dire che non ha importanza dove sei? Come cazzo arrivo lì? Mi mandi un taxi?
- Voglio che tu resti lì, Jaqueline.
- Non chiamarmi in quel modo! E cosa ci fa quella lì a bordo? Quella lì ce la vuoi, invece? - aveva urlato in preda ad un attacco isterico, intravedendo Liara passare alle spalle del comandante.
Lo aveva visto girarsi repentinamente, ordinare qualcosa alla “quella lì” in questione e tornare a rivolgersi a lei, usando quel tono che odiava, quello che si usa con una bambina capricciosa.
- Puoi aiutarmi meglio da lì, Jack. Non hai idea di che tipo di guerra è questa contro i Razziatori, ma io sì. Non c'entra nulla con ciò che abbiamo affrontato in passato. Averti al mio fianco non potrà aiutarmi in alcun modo. Ma tu e i tuoi biotici potreste fare la differenza. So che vi siete addestrati duramente. Continuate a farlo. Potreste difenderci con le barriere restando nelle retrovie, quando si arriverà a uno scontro diretto. Ho bisogno di te, Jack. Ho bisogno di tutto l'aiuto possibile in questa fottutissima guerra.
Era rimasta in silenzio a fissare quell'insolito sguardo da ragazzo smarrito, chiedendosi cosa fosse accaduto per farlo preoccupare così tanto.
- Vorrei che la smettessi di fare il Gesù Cristo della situazione. Non ha fatto una bella fine, se ci pensi bene, a meno che tu ti beva la storia della sua resurrezione. Ah, ma già... ovvio che sì. Ci sei passato anche tu, no?
- Mi mancavano terribilmente il tuo ottimismo e i tuoi incoraggiamenti - aveva risposto John quasi immediatamente, ritrovando per un attimo l'ombra del suo solito sorriso lievemente ironico.
- Dimmi il motivo vero, fottuto bastardo.
- Non mi crederesti.
Non gli aveva neppure risposto, limitandosi a fissarlo.
- Mi hanno affidato un compito che non credo potrò mai portare a termine. Dovrei riuscire a radunare tutte le razze della galassia per contrastare l'avanzata dei Razziatori. Ce li vedi i krogan a collaborare con salarian e turian? E le asari si abbasseranno mai a combattere fianco a fianco con razze che reputano inferiori, come gli umani e i volus? - le aveva confessato alla fine, abbassando le spalle come se si fosse quasi già arreso di fronte all'enormità di quella missione.
- Già che c'erano... ti hanno mica chiesto di far alleare i geth con i quarian? - aveva commentato ironicamente - Comunque non vedo cosa c'entro io con questo troiaio...
- In questa guerra ci saranno morti, molte morti. Abbiamo appena iniziato e Kaidan sta già rischiando di non vedere l'alba di domani. Vorrei potermi illudere che almeno tu sei al sicuro. Non voglio dovermi preoccupare per te. Non credo che potrei farcela, Jaqueline. Non farmi questo, ti prego...
Era una preghiera talmente assurda sulle labbra del comandante della Normandy che lei capì quanto fosse sincera e quanta disperazione provasse il suo uomo in quel momento. Ingoiò le lacrime e assentì con un cenno della testa, capendo finalmente che non aveva altro modo per aiutarlo.
- Ti porterò a ballare, alla fine di questa fottuta guerra - aveva concluso Shepard con un sorriso stentato.
- Hai appena fatto una promessa, comandante. Vedi di mantenerla. Resta vivo - gli aveva risposto con semplicità.

Quei ricordi la spogliarono dalle ultime barriere residue e un sentimento di dolcezza assoluta l'invase e la spezzò dentro. Si accartocciò su se stessa, fino a ritrovarsi con il viso a pochi centimetri da quello di lui. Assaporò il sapore salato delle lacrime che si sforzava di trattenere e tirò su con il naso, poi affondò il viso nella cavità fra il collo e l'ampia e spalla del comandante, aspirando l'odore di sudore e di sangue, di olio di fucile e di clip esplose.
- Maledizione, John - gli sussurrò all'orecchio in un singhiozzo - Riesci a sentirmi?
Gli cercò la mano, quella illesa, quella che teneva stretta una pistola fra le dita e gliela strinse con forza, conscia che tutto quello che stava facendo e pensando la spingeva verso un pianto disperato che le sarebbe stato arduo arginare. Si sarebbe trovata in balia delle proprie emozioni, completamente incapace di dominarle, come un naufrago alle prese con un gorgo nato negli abissi.
E questa volta il comandante non avrebbe potuto offrirle la mano tesa e trarla in salvo, come faceva sempre, perché adesso era altrove, in quella zona sconosciuta e misteriosa che non è più vita, ma non è ancora morte.
Combatté contro quel pianto che la premeva da ogni lato, come un mare burrascoso che mastichi i margini di un'isola, mentre la mente riandava impietosa ad altri brevi spezzoni delle poche ore che erano riusciti a trascorrere insieme, nei ritagli di un'esistenza dedicata al combattimento. Lui aveva sempre lottato per la salvezza della galassia e lei, prima di incontrarlo, per la sua stessa sopravvivenza e per vendicarsi dei suoi troppi aguzzini. In seguito aveva finito per combattere la battaglia del comandante Shepard, ma lo aveva fatto solo per lui, non per il bene di una galassia della quale se ne fotteva alla grande.

Sussultò all'improvviso al suono inaspettato della voce del comandante che le risuonò chiaramente nell'orecchio. Si tirò su, incerta se avesse solo sognato, ma vide Liara armeggiare con il factotum e subito dopo il tenue raggio di luce della torcia tornò a centrare il ferito.
- Cos'ha detto? - chiese a quel punto la asari con voce tremante, aspettandosi una rispostaccia tagliente e sgarbata.
- Non ne sono sicura - rispose invece Jack, facendole segno di avvicinarsi - Ma credo abbia chiamato Anderson.
Rimasero vicine a spiare il volto del comandante. Videro le sue labbra tremare e poi contrarsi, come se tentasse di parlare, ma senza che ne uscisse alcun suono.

- Sta sognando? Oppure delira? Il tuo raffinato factotum asari cosa dice?
- Un congegno elettronico non può dirci nulla. Io però potrei capire... Se tu volessi... Se me lo permettessi - fu la risposta esitante di Liara che non si girò neppure a guardare Jack in faccia, ma che mantenne invece i suoi occhi scuri sul volto dell'uomo che aveva amato e che ancora amava con tutta se stessa.
- So che non ti piaccio. Forse mi odi addirittura, ma questo è irrilevante ora, Jack.
- Va bene. Fallo, maledizione! Io... Io devo sapere.

- Scostati allora. Togliti di mezzo - le rispose seccamente, un po' per necessità e un po' perché era profondamente irritata. Aspettò che la donna si spostasse, dopo essersi sfilata di dosso il giubbotto di pelle che ripiegò per farne una sorta di cuscino che pose sotto la testa del comandante.
- Abbraccia l’eternità - sussurrò poi sottovoce, per pura forza di abitudine, ben sapendo che Shepard non avrebbe potuto sentirla.
Ci volle qualche secondo perché l’unione creasse una connessione fra le loro menti, ma Liara non se ne preoccupò, ben sapendo le difficoltà a cui sarebbe andata incontro effettuando quel tentativo con una persona non cosciente.
Ma la mancanza di lucidità del comandante giocava anche a suo favore, annullando ogni possibile residuo di quell'innata resistenza che aveva avvertito ogni volta in cui avevano comunicato a quel modo, anche nelle ormai lontane notti intrise d’amore. C’era una zona della mente che lui istintivamente nascondeva a qualunque indagine, erigendo una barriera che lei non aveva mai provato a forzare, rispettando la sua intimità.
Neppure ora cercò di intrufolarsi in quella regione, anche se sapeva bene dove si trovava. Si concentrò invece sulle immagini e sui suoni che lui avvertiva, rendendosi immediatamente conto della loro vivezza. Capì all’istante che non si trattava di un semplice sogno o, meglio, che se di sogno di trattava, doveva apparirgli molto più reale della comune realtà.

Percepì un lungo corridoio, appena illuminato da una flebile luce rossastra che si rifletteva sulle superfici metalliche. Il pavimento era ricoperto da sangue rosso e disseminato di cadaveri umani ammassati l'uno sull'altro, come fossero sacchi di spazzatura.
Intravide i Custodi della Cittadella che si aggiravano silenziosi in quello spazio, frugando fra quei resti inanimati e sentì la voce di Anderson e quella di Shepard che si scambiavano informazioni e formulavano domande a cui non sapevano trovare una risposta.
Visse l'incontro fra i due, seguito dall'arrivo dell'Uomo Misterioso, e notò le dita di Shepard mentre premevano il grilletto della pistola che teneva in mano. Assistette al suicidio del leader di Cerberus e vide la mano di Shepard premere un pulsante su una console posta al centro della stanza.
Si emozionò alla vista delle pareti della grande sala che si aprirono per mostrare i cieli nei quali le forze alleate e i Razziatori stavano combattendo, e sussultò all'apertura delle braccia della Cittadella.
Assistette impotente alla morte di Anderson e si immaginò seduta al fianco di Shepard, sulla piattaforma circolare, a piangere lacrime infinite per la fine di quella guerra troppo lunga e troppo costosa in termini di vite andate perdute.

Liberò la mente dal contatto, prostrata dallo sforzo fatto e dalla sofferenza provata, e fece dei lunghi respiri, lenti e cadenzati.
- Mi serve un po' di tempo - sussurrò a bassa voce, senza guardare Jack.
Lottò per qualche minuto, non tanto per riprendersi dalla fatica, ma per vincere l'astio che provava per l’umana ottusa e presuntuosa che sedeva sull’asfalto vicino a lei, la saccente che pensava di aver capito tutto, la miope arrogante che si era arrogata il diritto di giudicare le sue scelte, poi cominciò a raccontare le visioni del comandante.

- Non so che posto fosse, né quale tempo, ma ho visto Anderson. C'era anche l'Uomo Misterioso che stava minacciando Shepard, affermando di poter piegare la sua volontà e controllarlo - furono le frasi con cui iniziò il racconto che proseguì con la scena del ferimento del Consigliere della Cittadella da parte del comandante e con il suicidio dell’Uomo Misterioso, per concludersi infine con la morte di Anderson e con l'apertura delle braccia della Cittadella.
Le frasi che usò per descrivere ciò che aveva visto mediante l'unione asari furono brevi e secche, ma anche indecise perché, nonostante avesse vissuto in prima persona le esperienze del comandante, stentava a dare un senso a quelle immagini bizzarre, ambientate in un luogo sconosciuto e avvolte da un'atmosfera irreale che ricordava il mondo dei sogni.
Si limitò di proposito a un resoconto breve e asettico, perché voleva tenere solo per sé almeno una parte di Shepard. Sapeva di essere ingiusta, ma odiava Jack: era a causa sua che aveva perso l'uomo che amava. Se non l'avesse incontrata, era certa che il comandante avrebbe continuato a restare con lei. Perché lui aveva compreso cosa l'aveva spinta ad affidare le sue spoglie a Cerberus, aveva compreso come quella sua decisione tanto sofferta fosse stata anche l'unica possibile.
Era vero: l'aveva riportato alla vita con una scelta unilaterale. Ma non aveva potuto chiedergli cosa volesse: non si chiacchiera con i defunti.
Aveva agito per egoismo? Sì, anche, forse. Ma si era trattato soprattutto di altruismo. Come l'Uomo Misterioso, anche lei era certa che la galassia non sarebbe potuta sopravvivere all'attacco dei Razziatori senza Shepard. Lui, e solo lui, avrebbe potuto guidare la resistenza e guidare gli eserciti alleati.
Aveva dovuto scegliere e lo aveva fatto, conscia che ci sarebbero state conseguenze. Ma una parte di sé sapeva che, se fosse stato cosciente, anche lui avrebbe chiesto il miracolo di poter tornare sui campi di battaglia. Perché era quello il suo destino, lo era stato fin dall'inizio.
La salvezza della galassia era l'obiettivo a cui avrebbe sacrificato tutto e tutti, se stesso incluso. Era fatto così, il comandante. Ed era quello il motivo per cui era diventato il punto di riferimento dell'intera Via Lattea ed era stato costretto a sostenerne tutto il peso sulle sue spalle.
Quell'umana dalla vita troppo breve non poteva capire, eppure aveva finito per sposare anche lei la sua missione. Forse quella scelta era dipesa dall'amore che provava per lui ma a Liara non interessava Jack, né conoscere le sue vere emozioni e motivazioni, quelle che nascondeva sempre a tutti, e probabilmente anche a se stessa.

- Non capisco... Cosa significano tutte queste assurdità? Lui crede di trovarsi lì, ora? In quello strano posto? - chiese Jack, senza riuscire a credere alle parole che aveva appena ascoltato.
- Con questa cosa, con l'unione asari o come si chiama questa specie di telepatia, puoi capire anche cosa sta provando? Sai dirmi se sta soffrendo? - chiese ancora, afferrando una mano del comandante e stringendogliela forte, come se volesse fargli coraggio e confortarlo.
Quelle domande, espresse in tono ansioso e stranamente prive di colorite imprecazioni, riportarono Liara alla realtà presente.
Fissò per qualche secondo il viso dell'umana e finalmente si decise a descriverle anche le emozioni di Shepard, per quel poco che l’unione le aveva suggerito tramite le immagini che aveva visto scorrere dinanzi ai suoi occhi: il dolore per la morte di Anderson, la soddisfazione per aver portato a termine la missione che gli era stata affidata e una sorta di apatia che sovrastava tutto il resto, ma che lei non riusciva a comprendere.
- Non so cosa fosse, Jack. Non so interpretare quell'ultima emozione. In quella dimensione, in quel luogo e tempo, aveva raggiunto l'obiettivo a cui ha dedicato tutta la sua vita. Non so se provasse estasi e smarrimento insieme. Forse si sentiva svuotato, ormai privo di scopi o desideri - le confessò scuotendo lentamente la testa.
- La sua mente non ha formulato alcuna immagine sul futuro che aspetta tutti noi dopo la vittoria, né ha ripescato dalla memoria le fattezze di un solo viso - continuò poi - Non c'era Ashley e non c'ero io, ma neppure tu, Jack. Sopra a ogni emozione dominava incontrastata quella sensazione strana. Forse di delusione? Potrebbe essere inevitabile alla fine di una lotta tanto lunga e sofferta.
- Non riesce a capacitarsi che la pressione di un semplice pulsante sia stato sufficiente a porre fine a questa guerra. Nessuno potrebbe credere a un miracolo del genere, neppure se delirasse, neppure se fosse stato indottrinato - commentò Jack quando Liara smise di parlare.
E a quel punto restarono entrambe in silenzio, ognuna isolata nelle proprie meditazioni e nei propri ricordi.


Nota
Questo è il capitolo più importante di questa storia, quello che rivela chiaramente tutto. Nonostante la trilogia che ho dedicato a Shepard-Vakarian, è questo il vero finale di Mass Effect, secondo me.
Prima di andarmi a chiudere nella cella imbottita che talvolta condivido con Giulia, vi rivelo il motivo del titolo: è appositamente in inglese per un intraducibile gioco di parole che forse qualcuno ha già compreso a questo punto. Nought è il cognome vero di Jack, ma è anche un sinonimo di naught, nothing.
Mancano ancora tre capitoli alla conclusione di questa storia. Sono curiosa di vedere chi avrà ancora voglia di seguirmi: lasciate ogni speranza, voi ch'intrate... (scritta sulla porta dell'Inferno di Dante Alighieri)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: shadow_sea