Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: MadAka    10/04/2015    2 recensioni
Raccolta di diverse one-shot unite fra l'ora da un unico filo conduttore: i rapporti di coppia.
Ognuna delle opere qui inserite è una storia a sé stante, con protagonisti e contesti differenti, in cui si racconta l'avvicinamento fra due persone che non sempre è detto vada a buon fine.
Ogni capitolo è introdotto da una breve presentazione.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aidan è un giovane giocatore di rugby della squadra di Edimburgo.

Al termine del derby appena concluso contro la squadra di Glasgow, il ragazzo è costretto a dover affrontare i suoi ricordi e il suo passato, non appena si trova davanti agli occhi due delle figure a cui è profondamente legato.

 

 

 

– Aidan –

 

 

La prima cosa che fece come fu fuori, prima ancora di respirare a pieni polmoni l’aria della sera autunnale di Edimburgo, fu allentarsi il nodo alla cravatta e sbottonare i primi due bottoni della camicia. La stoffa si era stropicciata nei punti in cui David vi aveva affondato le dita, ma non era niente di che: si poteva tranquillamente fare finta non fosse accaduto nulla semplicemente stendendo le pieghe. Sospirò, passandosi prima una mano in volto, poi facendola scivolare fino ai capelli biondi. Gli sembrava ancora di vedere davanti a sé il volto dell’amico, l’espressione contratta dalla rabbia che gli era montata in fretta, forse anche per via dell’alcol. Aidan non pensava di poter arrivare a tanto con una semplice provocazione, ma quando aveva visto di essere vicino a scalfire la corazza dell’ex compagno di squadra, quando quest’ultimo gli aveva mostrato il fianco, lui aveva dato l’affondo decisivo. Visto da fuori, con il suo sorrisetto beffardo, doveva essere sembrato particolarmente stronzo mentre continuava a provocare David, cercando di sollecitarlo a parole, invitandolo a darsi una mossa prima che qualcuno più furbo di lui gli soffiasse via tutto da sotto il naso. Quando l’altro aveva reagito, afferrandolo per il colletto della camicia e spingendolo contro al muro, il silenzio era calato tutt’intorno a loro. Nella reazione di David, Aidan, aveva visto il gesto estremo, l’ultima cosa che si può fare prima di arrendersi completamente alla realtà. E lui non poteva dargliela vinta. Mantenendo il sangue freddo, consapevole che l’amico non gli avrebbe mai fatto niente, lo aveva guardato ancora una volta negli occhi con aria di sfida: «Di’ un po’» aveva detto. «Come puoi pretendere di parlare di lei come se fosse tua, se non hai neanche il coraggio di dirle quello che provi?»

A quelle parole David aveva stretto ancora di più la presa sull’ abito, guardando Aidan con occhi di fuoco. Poi erano intervenuti i compagni di squadra a separare i due. I giocatori di Edimburgo avevano allontanato Aidan e quelli di Glasgow David. Appena smise di pensare a tutto ciò, ricordandosi anche l’ultima occhiata lanciatagli da David, il ragazzo tornò ad abbottonarsi la camicia e a stringere il nodo della cravatta, sovrappensiero. Ormai, era fatta. Qualunque cosa fosse accaduta, da quel momento in poi, non poteva più tornare indietro. La breve, ma intensa, diatriba avuta con il suo ex compagno di squadra aveva smascherato i suoi sentimenti e quelli di David. Una persona furba, consapevole che non si aveva niente da perdere, avrebbe approfittato della situazione per cercare di dare una svolta a tutto, ma non era il caso di Aidan. A lui, farsi avanti, non sarebbe servito.

Ivy era il motivo del loro screzio. David non aveva mai fatto mistero di essere interessato seriamente alla ragazza, ma non era ancora riuscito a trovare il modo migliore per dirglielo. Anche per Aidan era così, più o meno. Ivy aveva cominciato a lavorare come fisioterapista per i Glasgow Warriors tre anni prima, quando lui ancora giocava per quella stessa squadra. Essendo coetanei i due avevano inevitabilmente finito con il fare amicizia e i sentimenti di lui si erano poi evoluti in fretta in qualcos’altro.

Ma l’anno dopo era subentrato David. Non solo giocava nel suo stesso ruolo – cosa che portava spesso entrambi a contendersi la maglia numero dieci – ma più loro due facevano amicizia, più Aidan capiva che, anche David, iniziava a essere interessato a Ivy, sempre di più. Mano a mano che i giorni passavano lui migliorava nel leggere i segnali. Le attenzioni che la ragazza riservava a David, i suoi sguardi, erano il palese messaggio che, il nuovo arrivato, non aveva surclassato Aidan solo sul campo da rugby, ma anche fuori. Così, a fine stagione, quando la squadra di Edimburgo aveva proposto al giocatore di diventare il nuovo numero dieci della formazione, Aidan aveva accettato. Aveva deciso di fare ritorno nella città in cui era nato, consapevole che, a Glasgow, non gli era rimasto niente di più di amicizie e innumerevoli sentimenti avvilenti.

L’aria della sera lo aiutò appena a schiarirsi le idee, ma il ragazzo continuava a chiedersi con che coraggio avrebbe potuto ripresentarsi davanti ai compagni di squadra e a tutti i presenti al terzo tempo. Per gli altri lui era sicuramente apparso un provocatore, un infame, quello che deve, e vuole, averla vinta sempre. Ma non aveva agito sotto quest’ottica e, probabilmente, l’unico a saperlo era proprio lui. Voleva semplicemente dare una scossa a David, spronarlo a farsi avanti con la ragazza, così che potessero essere felici entrambi. Perché a lui l’idea di aver accantonato i suoi sentimenti per Ivy perché lei potesse stare con David, faceva male ogni giorno più del precedente, proprio perché David non accennava a dichiararsi. Voleva soltanto questo, che si facesse avanti dando alla ragazza quello che voleva: una storia.

«Aidan» Qualcuno lo chiamò. Nel silenzio surreale della distesa del locale, quella voce penetrò fra i suoi pensieri, costringendolo a voltarsi. Ivy stava camminando verso di lui; a vederla sentì un tuffo al cuore, mentre i suoi occhi scivolavano sul corpo della ragazza fino a soffermarsi sul suo viso. Aidan si limitò a sorriderle, incurvando appena un angolo della bocca.

«Che cosa è successo?» chiese lei, come fu davanti al giocatore.

Anche se si erano già incontrati il giorno prima e quello stesso pomeriggio, lui rimase a guardarla, come a voler recuperare tutti i mesi in cui era rimasto senza averla avuta davanti come avrebbe voluto. Ivy non era cambiata, era sempre perfetta. I capelli biondi, mossi, tagliati a caschetto sembravano rilucere anche con i neon. Sulle labbra carnose aveva steso un leggero strato di rossetto e, quando incontrò i suoi occhi, le iridi ambra sembravano scrutare fin nel profondo il ragazzo.

«A cosa ti riferisci?» chiese lui, con fare innocente, distogliendo lo sguardo e allontanandosi appena da Ivy. Lei non esitò un solo momento: «Lo sai a cosa mi riferisco. Che cos’è successo fra te e David?»

Il ragazzo alzò le spalle: «Niente di che. Non dirmi che ti sei preoccupata»

«Certo che mi sono preoccupata. Gli altri giocatori hanno detto che eravate sul punto di fare a pugni» esclamò Ivy. Aidan tornò a guardarla, lasciandosi sfuggire uno sbuffo: «Hanno esagerato»

La ragazza non replicò. Rimase a fissare il giocatore per fargli capire che quella risposta non era sufficiente. Lui, allora, scrollò le spalle: «Ok, d’accordo. Abbiamo avuto un battibecco, ma niente di più. Diciamo che è stata una… scaramuccia da pari ruolo. Sai, siamo entrambi due numeri dieci, può succedere»

Lei continuava a guardarlo, non perfettamente convinta delle sue parole: «Davvero?»

«Sì, non ti fidi di me?»

Aidan cercò di mantenere il contatto visivo, così da non smascherarsi dato che non aveva raccontato alla ragazza l’esatto andamento delle cose. La causa della lite con David non era certo dovuta al loro contendersi una posizione di gioco. Quando gli occhi azzurri del ragazzo furono sul punto di cedere, per sua fortuna, Ivy prese parola: «D’accordo. Forse sono io che mi sono preoccupata troppo. È che, da come ne avevano parlato, sembrava una cosa ben più grave»

Lui sorrise: «No, non lo era. Ma ne hai parlato con David, almeno?»

«No, sono venuta prima da te»

Il ragazzo non replicò subito, rimase sorpreso per ciò che lei aveva appena detto. Tuttavia sapeva perfettamente che quella di Ivy era semplice curiosità da amica. È vero che era andata prima da lui a cercare di capire cosa poteva essere successo, ma era anche vero che questo lasciava intendere che le preoccupazioni maggiori della ragazza erano rivolte a quello che lui avrebbe potuto aver fatto a David.

«Dovresti andarne a parlare con lui» riprese dopo poco Aidan. «Ha senz’altro qualcosa da dirti»

«Che intendi dire?»

Lui si mise a ridere, una risata poco convinta, che usò principalmente per smettere di guardare Ivy in volto. Tutta quella storia stava cominciando a fargli male.

«Prova a sentire, no?»

«Devo preoccuparmi?»

«Non credo»

Lei lo guardò ancora, sospettosa, lui si limitò a sorriderle.

«Andrò a sentire cos’ha da dire David a riguardo» esordì Ivy, poi puntò un dito contro il giocatore, ma, data la differenza di statura, dovette puntarlo piuttosto in alto per riuscire a mirare alla sua faccia. «Se scopro che mi hai presa in giro, Aidan, ti uccido»

Lui alzò le braccia: «Mi saprai dire»

Ivy gli lanciò un’ultima occhiata, dopodiché gli diede le spalle e rientrò nella sala in cui si stava svolgendo il terzo tempo. Il calore della stanza quasi la ridestò. Si chiese come facesse, Aidan, a rimanere fuori dal locale per tanto tempo, si congelava. Si mise a cercare David fra le persone presenti, sperando di riuscire a trovarlo in fretta. Aidan non era stato sincero fino in fondo con lei, lo sapeva; conosceva troppo bene il ragazzo, anche se da sei mesi, ormai, lui viveva a Edimburgo. Fra loro due c’era un legame di intesa forte, un’amicizia, e quando il ragazzo non diceva la verità, lei lo capiva. L’unico indizio che Aidan le aveva dato era quello di parlare con David, lui, certamente, avrebbe potuto raccontarle com’erano andate realmente le cose, bastava solo riuscire a trovarlo. E lo trovò. David era seduto a un tavolo, un bicchiere d’acqua davanti agli occhi, i gomiti appoggiati alle ginocchia, le mani conserte. Ivy si sedette nella sedia libera che lui aveva vicino e il ragazzo alzò lo sguardo su di lei appena se la trovò accanto. Si guardarono. Lei non distolse lo sguardo dagli occhi marrone scuro di lui; conosceva perfettamente il suo volto e non le serviva indagarlo ulteriormente. Sapeva delle labbra sottili, della barba incolta e dei cortissimi capelli castani.

David respirò: «Che cosa ti hanno detto?» le chiese. Non era necessario specificare niente. Sapeva che Ivy lo aveva raggiunto con il chiaro intento di parlare con lui di quanto appena successo. Lo screzio con Aidan gli aveva fatto fare la parte di quello che reagisce alle provocazioni; un ruolo che non avrebbe mai voluto interpretare, ma che quella sera, anche per colpa dell’alcool che aveva in corpo – non troppo, ma sufficiente ad allentare i freni inibitori – gli si era dipinto addosso perfettamente.

«Ho parlato con Aidan»

David non si scompose: «E lui?» Rimase a guardarla negli occhi, aspettando che lei rispondesse, dandogli il colpo di grazia. David, ormai, aveva capito i sentimenti che Aidan provava per Ivy, gli stessi che sentiva lui. Dopo ciò che era accaduto, con molta probabilità, Aidan aveva approfittato della situazione per fare la prima mossa, dichiarandosi alla ragazza. A David parve passare un’eternità prima che Ivy si decidesse a parlare: «Ha detto che non è successo niente di che e che gli altri hanno esagerato nel raccontare la cosa»

Il ragazzo inarcò un sopracciglio: «Ha detto questo?»

«Sì. Che si è semplicemente trattato di una scaramuccia da pari ruolo»

David sorrise, muovendosi sulla sedia: «Che stronzo» mormorò, divertito. Aidan aveva preso le sue difese e lui, ci avrebbe potuto giurare, non ne capiva il motivo. O forse sì. Molto più semplicemente, l’amico non aveva preso le sue difese, bensì quelle di Ivy. Aidan non aveva detto la verità a Ivy perché voleva fosse lui a farlo. In un modo o nell’altro, il numero dieci di Edimburgo aveva costruito l’occasione ideale per permettergli di dichiarare i proprio sentimenti alla ragazza. Una mossa astuta, da vero mediano, ma che proprio non riusciva a capire. L’unica certezza che David aveva era che se non si fosse dichiarato in quel momento avrebbe solo dimostrato a Aidan di avere perfettamente ragione su di lui.

Ivy continuava a guardare il ragazzo, in attesa di una riposta. David si voltò a guardarla: «Quello che ti ha detto non è vero» esordì, decidendosi, finalmente, a dirle la verità. «Le cose non sono andate esattamente così»

La ragazza non riuscì a mascherare il suo rammarico a quelle parole. Sentire che Aidan le aveva mentito era una delusione.

«E allora che cosa è successo? Perché Aidan mi avrebbe detto una bugia?» domandò.

Il giocatore non abbassò un solo secondo lo sguardo, si limitò a prendere fiato: «Diciamo che… subito avevamo iniziato a prenderci un po’ in giro reciprocamente, a punzecchiarci, ricordando i mesi andati» Abbassò gli occhi: «Poi le cose sono un po’ degenerate»

Non le disse tutto quanto, ma le raccontò a sufficienza affinché lei potesse capire tutto. Le disse che Aidan aveva cominciato a parlare di lei, del fatto che, secondo lui, avrebbe dovuto seguirlo a Edimburgo, di cosa aveva da offrirle che, a Glasgow, non c’era. David le disse che, mano a mano che l’altro parlava, lui cominciava a spazientirsi, che aveva chiesto all’amico di piantarla e che l’altro, invece, gli aveva dato il colpo di grazia, facendolo infuriare. Non disse a Ivy le parole di Aidan, ma tornò a guardarla:

«Mi ha semplicemente provocato affinché fossi sincero con te»

Lei non capì: «Sincero in che senso?»

«Su quello che provo. Aidan mi ha fatto notare che non ha senso che io tenti di impedire a qualcuno di provare a costruire qualcosa con te se non ho il coraggio di dirti quello che sento»

Ivy spalancò gli occhi a quelle parole, mentre il suo cuore accelerava freneticamente i battiti.

David respirò a fondo ora che era arrivato al punto cruciale del suo discorso: «La verità è che mi piaci, e molto»

Calò il silenzio. La ragazza ci mise un po’ ad accertarsi di aver capito bene. La dichiarazione che aveva appena ricevuto le parve irreale per via del tempo da cui la stava aspettando. Dentro di sé, però, capì che non poteva essere realmente felice della notizia finché non avesse messo insieme ogni tassello, anche il più piccolo. Prima di gioire per quanto David le aveva detto, voleva il quadro completo: «E Aidan cosa c’entra? Perché ti ha detto tutte quelle cose e poi mi ha mentito?»

David scrollò le spalle, sorridendo. La reazione di Ivy non fu quella che si era immaginato, ma si era tolto un tale peso che si sentì ugualmente più leggero: «Perché anche lui prova lo stesso per te» Iniziò, poi rispose alla seconda domanda della ragazza: «Dio solo lo sa perché l’ha fatto. Giuro che, anche se penso di averlo capito, non ne sono assolutamente convinto»

Ivy si fece pensierosa. Ripensò a quanto David le aveva detto, prendendosi tempo a sufficienza per farlo. Non poteva negare di essere rimasta scossa a ciò che le aveva raccontato il giocatore. In cuor suo dovette ammettere di aver sospettato un paio di volte dell’interesse che Aidan nutriva verso di lei – e di cui aveva appena avuto conferma –, ma aveva sempre ignorato la cosa convinta di essersi immaginata tutto. Tuttavia non era così, l’aveva finalmente scoperto, ma davvero non riusciva a capire per quale motivo quella sera Aidan avesse agito di testa sua e, soprattutto, perché lo avesse fatto in quella maniera. Chiunque, consapevole che qualcun’altro prova gli stessi sentimenti per la medesima persona, avrebbe tentato di affossarlo prima che fosse troppo tardi. Aidan invece aveva preso le difese di David e aveva spinto lei fra le sue braccia, dando al ragazzo la motivazione migliore per dichiararsi. David non disse nulla, rimase a guardare Ivy aspettando che fosse lei la prima a parlare di nuovo.

«Quello che mi hai detto tu è vero?» chiese lei, alcuni secondi dopo.

Lui annuì: «Tutto quanto»

«Anche quello che provi per me?»

«Soprattutto»

Ivy sorrise, abbassando lo sguardo. La sua mano stava già scivolando verso quella del ragazzo, che non tardò ad accoglierla. Le parve tutto perfetto, in fin dei conti era quello che aveva sempre desiderato. Tuttavia il fatto di non aver fatto chiarezza continuava a perseguitarla e, dentro di sé, sapeva perfettamente che non sarebbe stata pienamente soddisfatta dell’esito di quella sera finché non avesse trovato una risposta all’unica cosa che, in quel momento, le premeva sapere. Per quale motivo Aidan lo avesse fatto.

 

*

 

Quasi due ore dopo Aidan era nuovamente nella distesa esterna del locale, solo. Aveva tentato di passare una serata normale, di divertirsi insieme ai compagni di squadra, di dimenticare l’esito negativo della partita di quel pomeriggio bevendo un bicchiere o due. I suoi tentativi erano serviti a poco; l’alcool non lo aveva aiutato a dimenticare un bel niente e i suoi compagni di squadra continuavano a punzecchiarlo con frasi idiote sulla sua breve lite con David. Era ancora fermo, il corpo appoggiato al muretto che delimitava la distesa del locale, l’aria della sera che si era fatta più fredda. Quando sentì scattare la porta si voltò in direzione dell’ingresso e vide Ivy andargli incontro. Lei era impassibile, guardava dritto davanti a sé, senza lasciare trapelare le sue emozioni. Aidan aspettò che gli si fermò accanto e che aprisse bocca per capire come le erano andate le ultime ore, per vedere se David, alla fine, era riuscito a svegliarsi. Ivy non alzò neanche per un momento lo sguardo sul ragazzo, come smise di camminare, assestò immediatamente un destro alla spalla di Aidan. Quest’ultimo spalancò gli occhi, sorpreso.

«Aoh!» esclamò, più per il gesto inaspettato che per il dolore.

«Scaramuccia da pari ruolo?» sbottò lei. «Cosa ti avevo detto, Aidan? Dovrei ammazzarti»

Il ragazzo si mise a ridere, massaggiandosi appena il punto del braccio destro in cui Ivy lo aveva colpito.

«Quindi, David che ti ha detto?» le chiese poco dopo.

Lei non rispose immediatamente, prima si sedette sul muretto che aveva vicino Aidan, poi si voltò a guardarlo, i loro occhi erano quasi alla stessa altezza: «Secondo te cosa può avermi detto?»

Lui alzò le spalle: «Non ne ho idea. O meglio, ne ho una e spero sia quella giusta» Sospirò, rendendosi conto che non avrebbe ottenuto granché così: «Andiamo, Ivy. Che cosa ti ha detto?»

Lei abbassò lo sguardo sulle sue mani: «Mi ha detto che gli piaccio» rispose, tornando a guardare il giocatore. «E che piaccio anche a te»

Aidan sussultò: «Beh, questo se lo poteva risparmiare» sentenziò.

Notò che Ivy lo stava ancora osservando. Si voltò verso di lei, appoggiando il fianco al muretto. «Ed è vero?» gli chiese la ragazza. Si limitò ad annuire con la testa, respirando.

«E perché non me l’hai mai detto?»

Lui puntò lo sguardo verso la porta che dava all’interno del locale. Nel punto in cui si trovavano loro due si intravedevano appena le figure ancora presenti dentro e che erano senz’altro meno rispetto a inizio serata. Aidan buttò fuori buona parte dell’aria che aveva in corpo prima di prendere parola: «A che scopo?»

Ivy lo guardò stranita, lasciando intendere che non aveva capito cosa intendesse dire.

«Perché avrei dovuto dirti che mi piacevi se tu eri già interessata a David?»

La ragazza spalancò gli occhi: «Lo sapevi?» mormorò.

Lui abbozzò un sorriso: «Lo avevo capito»

«Come?»

«Quando sei particolarmente interessato a qualcuno noti cose che prima non avresti mai pensato di vedere»

Fu Ivy la prima ad allontanare lo sguardo. Aidan continuava a tenere il suo fisso sulla ragazza: «Semplicemente avevo imparato a leggere le differenze fra gli sguardi che lanciavi a David e quelli che riservavi agli altri giocatori, incluso me. È così che ho capito che non avrei avuto possibilità con te. Ho semplicemente voluto risparmiarti il fatto di dovermi respingere» ammise. Era la verità. Quando lui si era reso conto dei sentimenti della ragazza aveva deciso di tenere i suoi a freno, preoccupato di rovinare tutto. In fin dei conti David ricambiava Ivy, era solo questione di tempo prima che i due lo scoprissero.

«É per questo che te ne sei andato?» gli chiese lei, molti secondi dopo. Si stava riferendo alla scelta di Aidan di lasciare Glasgow per far ritorno a Edimburgo, una scelta che, lei non ne aveva mai fatto mistero, l’aveva colta impreparata.

Aidan sorrise, dolcemente: «Glasgow iniziava a essere un po’ troppo stretta per me e David. Lui aveva più motivi di me per rimanere»

«Perciò tu hai provocato David apposta? Affinché si facesse avanti con me?»

Ivy finalmente cominciava a capire quello che Aidan aveva portato avanti in una singola sera. Non sapeva se sentirsi lusingata per gli sforzi del ragazzo o meno. Non sapeva neanche se essergli grata per aver spronato David – con i suoi discutibili metodi – oppure essere infastidita da tutta l’iniziativa che aveva preso.

«L’ho fatto per voi» mormorò il ragazzo poco dopo.

«Ah, davvero?» domandò la ragazza, ma le parole le uscirono con un tono più stizzito di quanto avrebbe voluto.

Aidan non fece una piega: «Davvero»

Era serio, maledettamente serio. La sua risolutezza colse impreparate perfino Ivy che conosceva bene il ragazzo che aveva davanti. La ragazza si pentì immediatamente di quanto appena detto. Il gesto che Aidan aveva compiuto nei suoi confronti lasciava perfettamente intuire quanto lui tenesse a lei. Il giocatore ricominciò a parlare: «David è un mio amico, aveva soltanto bisogno di svegliarsi un po’. Vorrei solo che ora voi due poteste stare insieme e che noi potessimo rimanere amici. Tengo troppo a te, Ivy. Non sopporterei di perderti per colpa di una sola sera»

La ragazza non riuscì a ribattere. Si sentì arrossire a quelle parole e vi si trovò d’accordo: nemmeno lei voleva rischiare di vedere il suo legame con Aidan distruggersi per colpa di una sera soltanto.

«Allora grazie per quello che hai fatto» gli disse infine, non trovando parole migliori.

Lui sorrise: «Prego»

Il loro contatto visivo non si interruppe più. Erano uno di fronte all’altra, gli sguardi alla stessa altezza. I rumori che avevano intorno provenivano solo dall’interno della sala, fra di loro il silenzio era totale. Ivy si avvicinò d’istinto al ragazzo e posò le labbra sulle sue. Aidan non reagì, si limitò a chiudere gli occhi, così da poter assaporare fino in fondo quel bacio, quel contatto delicato e lieve. Voleva imprimere nel profondo della sua mente il sapore e l’odore di Ivy, consapevole che, molto probabilmente, non avrebbe mai più avuto occasione simile. Quando lei si allontanò da lui, ritornò immediatamente a guardarlo. Aidan fece lo stesso: «È la bocca sbagliata» sussurrò, alludendo a David. Lei abbassò gli occhi, scostandosi una ciocca di capelli, incastrandola dietro all’orecchio. Scese dal muretto, si sistemò appena i vestiti e si avviò verso l’ingresso della sala. A metà strada circa, si voltò verso il giocatore: «Perché non vieni dentro? Si gela qui fuori» disse, per poi riprendere a camminare.

Aidan rimase immobile a osservare il punto in cui lei era appena scomparsa, consapevole che, una volta rientrata nel locale, si sarebbe certamente ricongiunta a David. Si spettinò i capelli con entrambe le mani, ripensando a quel leggero bacio che si erano appena scambiati e che era volutamente partito dalla bocca di Ivy. Aveva il caos dentro di sé, il caos più totale. Non era sicuro di avere fatto le mosse giuste, non aveva assolutamente idea se un giorno si sarebbe pentito o meno di ciò che aveva detto in quelle ore. Aveva una sola certezza, che cominciava già a divorarlo dentro: per dimenticare quella sera gli ci sarebbe voluto molto, molto tempo.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MadAka