Aidan è un
giovane giocatore di rugby della squadra di Edimburgo.
Al termine
del derby appena concluso contro la squadra di Glasgow, il ragazzo è costretto a
dover affrontare i suoi ricordi e il suo passato, non appena si trova davanti
agli occhi due delle figure a cui è profondamente legato.
– Aidan –
La prima cosa che fece come fu fuori, prima ancora
di respirare a pieni polmoni l’aria della sera autunnale di Edimburgo, fu
allentarsi il nodo alla cravatta e sbottonare i primi due bottoni della
camicia. La stoffa si era stropicciata nei punti in cui David vi aveva
affondato le dita, ma non era niente di che: si poteva tranquillamente fare
finta non fosse accaduto nulla semplicemente stendendo le pieghe. Sospirò,
passandosi prima una mano in volto, poi facendola scivolare fino ai capelli
biondi. Gli sembrava ancora di vedere davanti a sé il volto dell’amico,
l’espressione contratta dalla rabbia che gli era montata in fretta, forse anche
per via dell’alcol. Aidan non pensava di poter arrivare a tanto con una
semplice provocazione, ma quando aveva visto di essere vicino a scalfire la
corazza dell’ex compagno di squadra, quando quest’ultimo gli aveva mostrato il
fianco, lui aveva dato l’affondo decisivo. Visto da fuori, con il suo
sorrisetto beffardo, doveva essere sembrato particolarmente stronzo mentre
continuava a provocare David, cercando di sollecitarlo a parole, invitandolo a
darsi una mossa prima che qualcuno più furbo di lui gli soffiasse via tutto da
sotto il naso. Quando l’altro aveva reagito, afferrandolo per il colletto della
camicia e spingendolo contro al muro, il silenzio era calato tutt’intorno a
loro. Nella reazione di David, Aidan, aveva visto il gesto estremo, l’ultima
cosa che si può fare prima di arrendersi completamente alla realtà. E lui non
poteva dargliela vinta. Mantenendo il sangue freddo, consapevole che l’amico
non gli avrebbe mai fatto niente, lo aveva guardato ancora una volta negli
occhi con aria di sfida: «Di’ un po’» aveva detto. «Come puoi pretendere di
parlare di lei come se fosse tua, se non hai neanche il coraggio di dirle
quello che provi?»
A quelle parole David aveva stretto ancora di più
la presa sull’ abito, guardando Aidan con occhi di fuoco. Poi erano intervenuti
i compagni di squadra a separare i due. I giocatori di Edimburgo avevano
allontanato Aidan e quelli di Glasgow David. Appena smise di pensare a tutto
ciò, ricordandosi anche l’ultima occhiata lanciatagli da David, il ragazzo
tornò ad abbottonarsi la camicia e a stringere il nodo della cravatta,
sovrappensiero. Ormai, era fatta. Qualunque cosa fosse accaduta, da quel
momento in poi, non poteva più tornare indietro. La breve, ma intensa, diatriba
avuta con il suo ex compagno di squadra aveva smascherato i suoi sentimenti e
quelli di David. Una persona furba, consapevole che non si aveva niente da
perdere, avrebbe approfittato della situazione per cercare di dare una svolta a
tutto, ma non era il caso di Aidan. A lui, farsi avanti, non sarebbe servito.
Ivy era il motivo del loro screzio. David non
aveva mai fatto mistero di essere interessato seriamente alla ragazza, ma non
era ancora riuscito a trovare il modo migliore per dirglielo. Anche per Aidan
era così, più o meno. Ivy aveva cominciato a lavorare come fisioterapista per i
Glasgow Warriors tre anni prima, quando lui ancora giocava per quella stessa
squadra. Essendo coetanei i due avevano inevitabilmente finito con il fare
amicizia e i sentimenti di lui si erano poi evoluti in fretta in qualcos’altro.
Ma l’anno dopo era subentrato David. Non solo
giocava nel suo stesso ruolo – cosa che portava spesso entrambi a contendersi
la maglia numero dieci – ma più loro due facevano amicizia, più Aidan capiva
che, anche David, iniziava a essere interessato a Ivy, sempre di più. Mano a
mano che i giorni passavano lui migliorava nel leggere i segnali. Le attenzioni
che la ragazza riservava a David, i suoi sguardi, erano il palese messaggio
che, il nuovo arrivato, non aveva surclassato Aidan solo sul campo da rugby, ma
anche fuori. Così, a fine stagione, quando la squadra di Edimburgo aveva
proposto al giocatore di diventare il nuovo numero dieci della formazione,
Aidan aveva accettato. Aveva deciso di fare ritorno nella città in cui era
nato, consapevole che, a Glasgow, non gli era rimasto niente di più di amicizie
e innumerevoli sentimenti avvilenti.
L’aria della sera lo aiutò appena a schiarirsi le
idee, ma il ragazzo continuava a chiedersi con che coraggio avrebbe potuto
ripresentarsi davanti ai compagni di squadra e a tutti i presenti al terzo
tempo. Per gli altri lui era sicuramente apparso un provocatore, un infame, quello
che deve, e vuole, averla vinta sempre. Ma non aveva agito sotto quest’ottica
e, probabilmente, l’unico a saperlo era proprio lui. Voleva semplicemente dare
una scossa a David, spronarlo a farsi avanti con la ragazza, così che potessero
essere felici entrambi. Perché a lui l’idea di aver accantonato i suoi
sentimenti per Ivy perché lei potesse stare con David, faceva male ogni giorno più del precedente,
proprio perché David non accennava a dichiararsi. Voleva soltanto questo, che
si facesse avanti dando alla ragazza quello che voleva: una storia.
«Aidan» Qualcuno lo chiamò. Nel silenzio surreale
della distesa del locale, quella voce penetrò fra i suoi pensieri,
costringendolo a voltarsi. Ivy stava camminando verso di lui; a vederla sentì
un tuffo al cuore, mentre i suoi occhi scivolavano sul corpo della ragazza fino
a soffermarsi sul suo viso. Aidan si limitò a sorriderle, incurvando appena un
angolo della bocca.
«Che cosa è successo?» chiese lei, come fu davanti
al giocatore.
Anche se si erano già incontrati il giorno prima e
quello stesso pomeriggio, lui rimase a guardarla, come a voler recuperare tutti
i mesi in cui era rimasto senza averla avuta davanti come avrebbe voluto. Ivy
non era cambiata, era sempre perfetta. I capelli biondi, mossi, tagliati a
caschetto sembravano rilucere anche con i neon. Sulle labbra carnose aveva
steso un leggero strato di rossetto e, quando incontrò i suoi occhi, le iridi
ambra sembravano scrutare fin nel profondo il ragazzo.
«A cosa ti riferisci?» chiese lui, con fare
innocente, distogliendo lo sguardo e allontanandosi appena da Ivy. Lei non
esitò un solo momento: «Lo sai a cosa mi riferisco. Che cos’è successo fra te e
David?»
Il ragazzo alzò le spalle: «Niente di che. Non
dirmi che ti sei preoccupata»
«Certo che mi sono preoccupata. Gli altri
giocatori hanno detto che eravate sul punto di fare a pugni» esclamò Ivy. Aidan
tornò a guardarla, lasciandosi sfuggire uno sbuffo: «Hanno esagerato»
La ragazza non replicò. Rimase a fissare il
giocatore per fargli capire che quella risposta non era sufficiente. Lui,
allora, scrollò le spalle: «Ok, d’accordo. Abbiamo avuto un battibecco, ma
niente di più. Diciamo che è stata una… scaramuccia da pari ruolo. Sai, siamo
entrambi due numeri dieci, può succedere»
Lei continuava a guardarlo, non perfettamente
convinta delle sue parole: «Davvero?»
«Sì, non ti fidi di me?»
Aidan cercò di mantenere il contatto visivo, così
da non smascherarsi dato che non aveva raccontato alla ragazza l’esatto
andamento delle cose. La causa della lite con David non era certo dovuta al
loro contendersi una posizione di gioco. Quando gli occhi azzurri del ragazzo furono
sul punto di cedere, per sua fortuna, Ivy prese parola: «D’accordo. Forse sono
io che mi sono preoccupata troppo. È che, da come ne avevano parlato, sembrava
una cosa ben più grave»
Lui sorrise: «No, non lo era. Ma ne hai parlato
con David, almeno?»
«No, sono venuta prima da te»
Il ragazzo non replicò subito, rimase sorpreso per
ciò che lei aveva appena detto. Tuttavia sapeva perfettamente che quella di Ivy
era semplice curiosità da amica. È vero che era andata prima da lui a cercare
di capire cosa poteva essere successo, ma era anche vero che questo lasciava
intendere che le preoccupazioni maggiori della ragazza erano rivolte a quello
che lui avrebbe potuto aver fatto a David.
«Dovresti andarne a parlare con lui» riprese dopo
poco Aidan. «Ha senz’altro qualcosa da dirti»
«Che intendi dire?»
Lui si mise a ridere, una risata poco convinta,
che usò principalmente per smettere di guardare Ivy in volto. Tutta quella
storia stava cominciando a fargli male.
«Prova a sentire, no?»
«Devo preoccuparmi?»
«Non credo»
Lei lo guardò ancora, sospettosa, lui si limitò a
sorriderle.
«Andrò a sentire cos’ha da dire David a riguardo»
esordì Ivy, poi puntò un dito contro il giocatore, ma, data la differenza di
statura, dovette puntarlo piuttosto in alto per riuscire a mirare alla sua
faccia. «Se scopro che mi hai presa in giro, Aidan, ti uccido»
Lui alzò le braccia: «Mi saprai dire»
Ivy gli lanciò un’ultima occhiata, dopodiché gli
diede le spalle e rientrò nella sala in cui si stava svolgendo il terzo tempo.
Il calore della stanza quasi la ridestò. Si chiese come facesse, Aidan, a
rimanere fuori dal locale per tanto tempo, si congelava. Si mise a cercare David
fra le persone presenti, sperando di riuscire a trovarlo in fretta. Aidan non
era stato sincero fino in fondo con lei, lo sapeva; conosceva troppo bene il
ragazzo, anche se da sei mesi, ormai, lui viveva a Edimburgo. Fra loro due
c’era un legame di intesa forte, un’amicizia, e quando il ragazzo non diceva la
verità, lei lo capiva. L’unico indizio che Aidan le aveva dato era quello di
parlare con David, lui, certamente, avrebbe potuto raccontarle com’erano andate
realmente le cose, bastava solo riuscire a trovarlo. E lo trovò. David era
seduto a un tavolo, un bicchiere d’acqua davanti agli occhi, i gomiti
appoggiati alle ginocchia, le mani conserte. Ivy si sedette nella sedia libera
che lui aveva vicino e il ragazzo alzò lo sguardo su di lei appena se la trovò
accanto. Si guardarono. Lei non distolse lo sguardo dagli occhi marrone scuro di
lui; conosceva perfettamente il suo volto e non le serviva indagarlo
ulteriormente. Sapeva delle labbra sottili, della barba incolta e dei
cortissimi capelli castani.
David respirò: «Che cosa ti hanno detto?» le
chiese. Non era necessario specificare niente. Sapeva che Ivy lo aveva
raggiunto con il chiaro intento di parlare con lui di quanto appena successo.
Lo screzio con Aidan gli aveva fatto fare la parte di quello che reagisce alle
provocazioni; un ruolo che non avrebbe mai voluto interpretare, ma che quella
sera, anche per colpa dell’alcool che aveva in corpo – non troppo, ma
sufficiente ad allentare i freni inibitori – gli si era dipinto addosso
perfettamente.
«Ho parlato con Aidan»
David non si scompose: «E lui?» Rimase a guardarla
negli occhi, aspettando che lei rispondesse, dandogli il colpo di grazia. David,
ormai, aveva capito i sentimenti che Aidan provava per Ivy, gli stessi che
sentiva lui. Dopo ciò che era accaduto, con molta probabilità, Aidan aveva
approfittato della situazione per fare la prima mossa, dichiarandosi alla
ragazza. A David parve passare
un’eternità prima che Ivy si decidesse a parlare: «Ha detto che non è successo
niente di che e che gli altri hanno esagerato nel raccontare la cosa»
Il ragazzo inarcò un sopracciglio: «Ha detto questo?»
«Sì. Che si è semplicemente trattato di una scaramuccia
da pari ruolo»
David sorrise, muovendosi sulla sedia: «Che
stronzo» mormorò, divertito. Aidan aveva preso le sue difese e lui, ci avrebbe
potuto giurare, non ne capiva il motivo. O forse sì. Molto più semplicemente,
l’amico non aveva preso le sue difese, bensì quelle di Ivy. Aidan non aveva
detto la verità a Ivy perché voleva fosse lui a farlo. In un modo o nell’altro,
il numero dieci di Edimburgo aveva costruito l’occasione ideale per permettergli
di dichiarare i proprio sentimenti alla ragazza. Una mossa astuta, da vero
mediano, ma che proprio non riusciva a capire. L’unica certezza che David aveva
era che se non si fosse dichiarato in
quel momento avrebbe solo dimostrato a Aidan di avere perfettamente ragione su
di lui.
Ivy continuava a guardare il ragazzo, in attesa di
una riposta. David si voltò a guardarla: «Quello che ti ha detto non è vero»
esordì, decidendosi, finalmente, a dirle la verità. «Le cose non sono andate
esattamente così»
La ragazza non riuscì a mascherare il suo
rammarico a quelle parole. Sentire che Aidan le aveva mentito era una
delusione.
«E allora che cosa è successo? Perché Aidan mi
avrebbe detto una bugia?» domandò.
Il giocatore non abbassò un solo secondo lo
sguardo, si limitò a prendere fiato: «Diciamo che… subito avevamo iniziato a
prenderci un po’ in giro reciprocamente, a punzecchiarci, ricordando i mesi
andati» Abbassò gli occhi: «Poi le cose sono un po’ degenerate»
Non le disse tutto quanto, ma le raccontò a sufficienza
affinché lei potesse capire tutto. Le disse che Aidan aveva cominciato a
parlare di lei, del fatto che, secondo lui, avrebbe dovuto seguirlo a
Edimburgo, di cosa aveva da offrirle che, a Glasgow, non c’era. David le disse
che, mano a mano che l’altro parlava, lui cominciava a spazientirsi, che aveva
chiesto all’amico di piantarla e che l’altro, invece, gli aveva dato il colpo
di grazia, facendolo infuriare. Non disse a Ivy le parole di Aidan, ma tornò a
guardarla:
«Mi ha semplicemente provocato affinché fossi
sincero con te»
Lei non capì: «Sincero in che senso?»
«Su quello che provo. Aidan mi ha fatto notare che
non ha senso che io tenti di impedire a qualcuno di provare a costruire
qualcosa con te se non ho il coraggio di dirti quello che sento»
Ivy spalancò gli occhi a quelle parole, mentre il
suo cuore accelerava freneticamente i battiti.
David respirò a fondo ora che era arrivato al
punto cruciale del suo discorso: «La verità è che mi piaci, e molto»
Calò il silenzio. La ragazza ci mise un po’ ad
accertarsi di aver capito bene. La dichiarazione che aveva appena ricevuto le
parve irreale per via del tempo da cui la stava aspettando. Dentro di sé, però,
capì che non poteva essere realmente felice della notizia finché non avesse
messo insieme ogni tassello, anche il più piccolo. Prima di gioire per quanto
David le aveva detto, voleva il quadro completo: «E Aidan cosa c’entra? Perché
ti ha detto tutte quelle cose e poi mi ha mentito?»
David scrollò le spalle, sorridendo. La reazione
di Ivy non fu quella che si era immaginato, ma si era tolto un tale peso che si
sentì ugualmente più leggero: «Perché anche lui prova lo stesso per te» Iniziò,
poi rispose alla seconda domanda della ragazza: «Dio solo lo sa perché l’ha
fatto. Giuro che, anche se penso di averlo capito, non ne sono assolutamente
convinto»
Ivy si fece pensierosa. Ripensò a quanto David le
aveva detto, prendendosi tempo a sufficienza per farlo. Non poteva negare di
essere rimasta scossa a ciò che le aveva raccontato il giocatore. In cuor suo
dovette ammettere di aver sospettato un paio di volte dell’interesse che Aidan
nutriva verso di lei – e di cui aveva appena avuto conferma –, ma aveva sempre
ignorato la cosa convinta di essersi immaginata tutto. Tuttavia non era così,
l’aveva finalmente scoperto, ma davvero non riusciva a capire per quale motivo
quella sera Aidan avesse agito di testa sua e, soprattutto, perché lo avesse
fatto in quella maniera. Chiunque, consapevole che qualcun’altro prova gli
stessi sentimenti per la medesima persona, avrebbe tentato di affossarlo prima
che fosse troppo tardi. Aidan invece aveva preso le difese di David e aveva
spinto lei fra le sue braccia, dando al ragazzo la motivazione migliore per
dichiararsi. David non disse nulla,
rimase a guardare Ivy aspettando che fosse lei la prima a parlare di nuovo.
«Quello che mi hai detto tu è vero?» chiese lei,
alcuni secondi dopo.
Lui annuì: «Tutto quanto»
«Anche quello che provi per me?»
«Soprattutto»
Ivy sorrise, abbassando lo sguardo. La sua mano
stava già scivolando verso quella del ragazzo, che non tardò ad accoglierla. Le
parve tutto perfetto, in fin dei conti era quello che aveva sempre desiderato.
Tuttavia il fatto di non aver fatto chiarezza continuava a perseguitarla e,
dentro di sé, sapeva perfettamente che non sarebbe stata pienamente soddisfatta
dell’esito di quella sera finché non avesse trovato una risposta all’unica cosa
che, in quel momento, le premeva sapere. Per quale motivo Aidan lo avesse
fatto.
*
Quasi due ore dopo Aidan era nuovamente nella
distesa esterna del locale, solo. Aveva tentato di passare una serata normale,
di divertirsi insieme ai compagni di squadra, di dimenticare l’esito negativo
della partita di quel pomeriggio bevendo un bicchiere o due. I suoi tentativi
erano serviti a poco; l’alcool non lo aveva aiutato a dimenticare un bel niente
e i suoi compagni di squadra continuavano a punzecchiarlo con frasi idiote
sulla sua breve lite con David. Era ancora fermo, il corpo appoggiato al
muretto che delimitava la distesa del locale, l’aria della sera che si era
fatta più fredda. Quando sentì scattare la porta si voltò in direzione
dell’ingresso e vide Ivy andargli incontro. Lei era impassibile, guardava
dritto davanti a sé, senza lasciare trapelare le sue emozioni. Aidan aspettò
che gli si fermò accanto e che aprisse bocca per capire come le erano andate le
ultime ore, per vedere se David, alla fine, era riuscito a svegliarsi. Ivy non
alzò neanche per un momento lo sguardo sul ragazzo, come smise di camminare,
assestò immediatamente un destro alla spalla di Aidan. Quest’ultimo spalancò
gli occhi, sorpreso.
«Aoh!» esclamò, più per
il gesto inaspettato che per il dolore.
«Scaramuccia da pari ruolo?» sbottò lei. «Cosa ti
avevo detto, Aidan? Dovrei ammazzarti»
Il ragazzo si mise a ridere, massaggiandosi appena
il punto del braccio destro in cui Ivy lo aveva colpito.
«Quindi, David che ti ha detto?» le chiese poco
dopo.
Lei non rispose immediatamente, prima si sedette
sul muretto che aveva vicino Aidan, poi si voltò a guardarlo, i loro occhi
erano quasi alla stessa altezza: «Secondo te cosa può avermi detto?»
Lui alzò le spalle: «Non ne ho idea. O meglio, ne
ho una e spero sia quella giusta» Sospirò, rendendosi conto che non avrebbe
ottenuto granché così: «Andiamo, Ivy. Che cosa ti ha detto?»
Lei abbassò lo sguardo sulle sue mani: «Mi ha
detto che gli piaccio» rispose, tornando a guardare il giocatore. «E che
piaccio anche a te»
Aidan sussultò: «Beh, questo se lo poteva
risparmiare» sentenziò.
Notò che Ivy lo stava ancora osservando. Si voltò
verso di lei, appoggiando il fianco al muretto. «Ed è vero?» gli chiese la
ragazza. Si limitò ad annuire con la testa, respirando.
«E perché non me l’hai mai detto?»
Lui puntò lo sguardo verso la porta che dava
all’interno del locale. Nel punto in cui si trovavano loro due si intravedevano
appena le figure ancora presenti dentro e che erano senz’altro meno rispetto a
inizio serata. Aidan buttò fuori buona parte dell’aria che aveva in corpo prima
di prendere parola: «A che scopo?»
Ivy lo guardò stranita, lasciando intendere che
non aveva capito cosa intendesse dire.
«Perché avrei dovuto dirti che mi piacevi se tu
eri già interessata a David?»
La ragazza spalancò gli occhi: «Lo sapevi?»
mormorò.
Lui abbozzò un sorriso: «Lo avevo capito»
«Come?»
«Quando sei particolarmente interessato a qualcuno
noti cose che prima non avresti mai pensato di vedere»
Fu Ivy la prima ad allontanare lo sguardo. Aidan
continuava a tenere il suo fisso sulla ragazza: «Semplicemente avevo imparato a leggere le
differenze fra gli sguardi che lanciavi a David e quelli che riservavi agli
altri giocatori, incluso me. È così che ho capito che non avrei avuto
possibilità con te. Ho semplicemente voluto risparmiarti il fatto di dovermi
respingere» ammise. Era la verità. Quando lui si era reso conto dei sentimenti
della ragazza aveva deciso di tenere i suoi a freno, preoccupato di rovinare
tutto. In fin dei conti David ricambiava Ivy, era solo questione di tempo prima
che i due lo scoprissero.
«É per questo che te ne sei andato?» gli chiese
lei, molti secondi dopo. Si stava riferendo alla scelta di Aidan di lasciare
Glasgow per far ritorno a Edimburgo, una scelta che, lei non ne aveva mai fatto
mistero, l’aveva colta impreparata.
Aidan sorrise, dolcemente: «Glasgow iniziava a
essere un po’ troppo stretta per me e David. Lui aveva più motivi di me per
rimanere»
«Perciò tu hai provocato David apposta? Affinché
si facesse avanti con me?»
Ivy finalmente cominciava a capire quello che
Aidan aveva portato avanti in una singola sera. Non sapeva se sentirsi
lusingata per gli sforzi del ragazzo o meno. Non sapeva neanche se essergli
grata per aver spronato David – con i suoi discutibili metodi – oppure essere
infastidita da tutta l’iniziativa che aveva preso.
«L’ho fatto per voi» mormorò il ragazzo poco dopo.
«Ah, davvero?» domandò la ragazza, ma le parole le
uscirono con un tono più stizzito di quanto avrebbe voluto.
Aidan non fece una piega: «Davvero»
Era serio, maledettamente serio. La sua
risolutezza colse impreparate perfino Ivy che conosceva bene il ragazzo che
aveva davanti. La ragazza si pentì immediatamente di quanto appena detto. Il
gesto che Aidan aveva compiuto nei suoi confronti lasciava perfettamente
intuire quanto lui tenesse a lei. Il giocatore ricominciò a parlare: «David è
un mio amico, aveva soltanto bisogno di svegliarsi un po’. Vorrei solo che ora
voi due poteste stare insieme e che noi potessimo rimanere amici. Tengo troppo
a te, Ivy. Non sopporterei di perderti per colpa di una sola sera»
La ragazza non riuscì a ribattere. Si sentì arrossire
a quelle parole e vi si trovò d’accordo: nemmeno lei voleva rischiare di vedere
il suo legame con Aidan distruggersi per colpa di una sera soltanto.
«Allora grazie per quello che hai fatto» gli disse
infine, non trovando parole migliori.
Lui sorrise: «Prego»
Il loro contatto visivo non si interruppe più.
Erano uno di fronte all’altra, gli sguardi alla stessa altezza. I rumori che
avevano intorno provenivano solo dall’interno della sala, fra di loro il
silenzio era totale. Ivy si avvicinò d’istinto al ragazzo e posò le labbra
sulle sue. Aidan non reagì, si limitò a chiudere gli occhi, così da poter
assaporare fino in fondo quel bacio, quel contatto delicato e lieve. Voleva
imprimere nel profondo della sua mente il sapore e l’odore di Ivy, consapevole
che, molto probabilmente, non avrebbe mai più avuto occasione simile. Quando
lei si allontanò da lui, ritornò immediatamente a guardarlo. Aidan fece lo
stesso: «È la bocca sbagliata» sussurrò, alludendo a David. Lei abbassò gli
occhi, scostandosi una ciocca di capelli, incastrandola dietro all’orecchio.
Scese dal muretto, si sistemò appena i vestiti e si avviò verso l’ingresso
della sala. A metà strada circa, si voltò verso il giocatore: «Perché non vieni dentro? Si gela qui fuori»
disse, per poi riprendere a camminare.
Aidan rimase immobile a osservare il punto in cui
lei era appena scomparsa, consapevole che, una volta rientrata nel locale, si
sarebbe certamente ricongiunta a David. Si spettinò i capelli con entrambe le
mani, ripensando a quel leggero bacio che si erano appena scambiati e che era
volutamente partito dalla bocca di Ivy. Aveva il caos dentro di sé, il caos più
totale. Non era sicuro di avere fatto le mosse giuste, non aveva assolutamente
idea se un giorno si sarebbe pentito o meno di ciò che aveva detto in quelle
ore. Aveva una sola certezza, che cominciava già a divorarlo dentro: per
dimenticare quella sera gli ci sarebbe voluto molto, molto tempo.