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Autore: Rebecca_lily    10/04/2015    9 recensioni
“Puoi stare a casa mia per tutto il tempo di cui hai bisogno, se desideri”- disse Abel guardandola negli occhi...
La mia storia ha inizio quando Georgie incontra di nuovo Abel, dopo aver lasciato Lowell da Elise, e vuole esplorare il rapporto tra i due 'fratelli' nel periodo in cui cercano di salvare Arthur dalle grinfie del Duca Dangering. In particolare questa storia intende approfondire sia la lenta presa di coscienza di Georgie del suo amore per il suo ex-fratello sia il carattere di Abel come viene reso per buona parte del testo originale, ovvero del manga. Nella mia storia, Abel non vive dal sig. Allen e i due non affrontano immediatamente la questione del ritorno in Australia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori,
mi scuso enormemente per la mia lunghissima (e non volontaria) assenza, che vi ha lasciato sospesi in un momento così delicato della storia. E mi scuso anche con i miei personaggi per averli abbandonati in una situazione così disperata : (
 
Ben lieta di ritrovarvi, auguro a tutti voi una buona lettura.
Rebecca
 
Abel sentiva le sue palpebre farsi sempre più pesanti e, con il fluire via del sangue, il gelo attanagliargli le membra. Il suo corpo tremava sensibilmente e il dolore acuto gli rendeva il respirare molto faticoso. Tutto a un tratto, un rumore di passi che si avvicinavano svelti e una voce che lo chiamava si fecero breccia nel ronzio sempre più forte che risuonava nella sua testa. “Georgie?” – sussurrò incredulo e preoccupato. La ragazza - in preda all’angoscia – era, infatti, scesa dal carro sul quale suo padre era riuscito faticosamente a farla salire e, sprezzante del pericolo, era corsa in direzione del suo amato. Da lontano, Georgie aveva visto Abel accasciato lungo il muretto, ma solo mentre si avvicinava si era accorta del sangue che si trovava in terra e di quello che ricopriva le mani del ragazzo. “O mio Dio, Abel è ferito” – aveva pensato atterrita.
“Georgie ... che ci fai qui? ... è pericoloso...” – disse Abel allarmato, una volta che la fanciulla gli fu vicina. Georgie non gli rispose, ma si inginocchiò accanto a lui: vide allora l’espressione stremata del suo volto e il rivolo vermiglio che usciva dalle sue labbra. Un moto di commozione la spinse ad abbracciarlo e fu in quel momento che, con orrore, si rese conto di quanto rapidamente i vestiti di Abel, ancora bagnati dalle fredde acque del Tamigi, si andassero impregnando dei fiotti caldi del suo sangue. "No, ti prego, no ..." - disse affranta la ragazza.
Abel trasse breve conforto dall’abbraccio della sua Georgie, perché la preoccupazione per lei ebbe subito la meglio. Con fatica, il ragazzo tornò a parlarle: “E' pericoloso stare qui ... vai via …”. Le sue parole erano intervallate da colpi di tosse, che nuova linfa aggiungevano al suddetto rivolo. “Abel non credere neanche per un attimo che io possa abbandonarti” – rispose risoluta lei. I loro sguardi si incrociarono, restando incatenati. Con sforzo, Abel sollevò una mano e le sfiorò il volto. “No … ascoltami amore mio … io non sono in grado di proteggerti ora …” – cercò poi di insistere il ragazzo con il poco fiato che aveva in corpo, mentre continuava a tremare e a tossire. Georgie strinse la mano insanguinata di Abel, poggiandola sul proprio viso poi, piangendo e scuotendo la testa, continuò: “Oh, Abel, io ti amo, come posso lasciarti qui ferito?”. Quando tornò a guardarlo in volto, vide che Abel si stava sforzando di restare cosciente. “Arthur?” – le chiese il giovane, cercando di tenere gli occhi aperti. “E’ al sicuro” – rispose la ragazza. Abel le sorrise dolcemente, poi prese a tremare con maggiore intensità e chinò il capo. Disperata, Georgie lo afferrò per le spalle e prese a implorarlo: “Abel, ti prego, resta con me…. non mi lasciare, amore mio”. Abel alzò di nuovo il volto e la guardò commosso poi, con voce rotta, le disse: “Torna in Australia, Georgie ... ricordati la tua promessa …". Georgie vide allora i suoi meravigliosi occhi blu chiudersi e lo sentì accasciarsi tra le sue braccia. Per la ragazza fu come se il mondo le fosse crollato sotto i piedi. Cominciò, quindi, a urlare nel vano tentativo di risvegliarlo: “Abel, apri gli occhi. Parlami, parlami ancora una volta…”.
Georgie era così affranta che non si era neanche accorta del rumore di ruote che si avvicinavano veloci. Dopo pochi minuti, infatti, erano giunti sul luogo anche il Conte Gerard e Dick i quali, una volta assicuratisi che Arthur fosse in buone mani, erano tornati indietro a cercare Georgie e Abel. E li avevano trovati quasi subito: accasciati a terra, lungo il Tamigi, con la ragazza china sul corpo di un inerte Abel. Vicino a loro, Irwin privo di sensi.
Al Conte Gerard sembrò di rivivere un incubo, ma sapeva che era il momento di agire. Per prima cosa, quindi, disse a Dick di cercare una corda poi si avvicinò alla figlia, che lo implorò piangendo: “Oh papà, salvalo ti prego!”. Fritz le sorrise per darle fiducia, poi guardò Abel che giaceva esanime in un lago di sangue e sospirò rassegnato, pur pregando con tutto se stesso che a sua figlia fosse risparmiato il dolore per la perdita della persona amata. In quel momento tornò Dick e, insieme, legarono Irwin al lampione più vicino.
Successivamente, il Conte Gerard e Dick caricarono Abel sul carro, dopo avergli stretto attorno alla vita un pezzo di mantello tagliato con il pugnale di Irwin nel tentativo di fermare l’emorragia. La fuoriuscita del sangue, sebbene molto attenuata dalla fasciatura, non sembrava però avere intenzione di cessare e Georgie, che teneva stretta la mano di Abel, la sentiva farsi sempre più fredda. "Presto, corriamo a casa del sig. Allen" - esortava concitata la ragazza.
Arrivarono velocemente a destinazione. Una volta lì Dick e il Conte Gerard trasportarono Abel all’interno, adagiandolo sul letto di una delle tante stanze degli ospiti. Il signor Allen vedendo le sue condizioni disse allarmato: “Che cosa è successo al mio ragazzo?”. Il Conte Gerard gli raccontò brevemente l’accaduto e lo implorò di chiamare il medico che era da poco arrivato e che stava visitando Arthur. Emma andò invece da Georgie che aveva uno sguardo spettrale e si offrì di prepararle un tè e di lavare via il sangue dalle sue mani, ma Georgie si rifiutò categoricamente. In quel mentre, il dottore - un amico del sig. Allen - entrò nella stanza di Abel. Senza proferire parola alcuna, Georgie restò seduta ad ‘attendere il verdetto’, fissando con sguardo assente le sue mani e il vestito, ancora sporchi del sangue di Abel.
Dopo molto tempo il dottore uscì dalla stanza seguito dal signor Allen e dal Conte Gerard: avevano tutti un’espressione molto seria. Georgie andò subito loro incontro. All’implicita domanda contenuta nello sguardo disperato della ragazza, il dottore rispose: “La ferita è molto profonda e ha perso tanto sangue, ma il ragazzo sembra avere una tempra forte e questo ci dà un po’ di speranza. Se nei prossimi giorni non si svilupperà un’infezione, ci sono delle probabilità che sopravviva. E’ necessario però che la febbre si abbassi, quindi, cercate di idratarlo il più possibile. Un’ultima cosa, la ferita gli provocherà sicuramente molto dolore per cui dategli della morfina all’occorrenza e, mi raccomando, è fondamentale che non si muova, altrimenti la sutura potrebbe riaprirsi e ciò sarebbe molto pericoloso. Tornerò domani a controllare ma, se ci fossero degli sviluppi, tenetemi aggiornato”.
“Grazie dottore”- disse Georgie commossa e si precipitò nella stanza dove si trovava Abel. In un angolo, ammucchiati, c’erano la sua camicia, le lenzuola dell’operazione e dei catini pieni di acqua insanguinata. Il ragazzo era sdraiato sul letto con l’addome e la spalla sinistra coperti da ampie fasciature. Sul suo bel volto, ora pallido, erano sparsi dei capelli.
A Georgie si strinse il cuore: il suo Abel si trovava in quel letto a lottare tra la vita e la morte perché si era sacrificato per salvare tutti loro, per salvare lei... Si avvicinò a lui lentamente, gli spostò i capelli dal volto e gli sfiorò una mano: era bollente. Prese allora un fazzoletto, lo intinse in una ciotola di acqua pulita e glielo passò sulle labbra per dargli sollievo. Il respiro affannato del ragazzo sembrò calmarsi un poco. Georgie si sedette accanto a lui e lo vegliò a lungo.
  
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