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Autore: nuvole_e_popcorn    10/04/2015    1 recensioni
Tutte le volte che lo vedeva, aggirarsi per il Campo, abbaiando ordini a destra e a manca, gli si spezzava il cuore. Era come vedere metà di una persona vagare in cerca dell’altra metà senza posa. Jasper dubitava perfino che dormisse davvero. Quando avevano perso Clarke Griffin avevano perso anche Bellamy Blake, era lì fisicamente, ma c’era ancora qualcosa che vagava nell’aria. Quell’insieme che lui aveva fallito. [BELLARKE!]
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Marcus Kane, Octavia Blake, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IX  

Clarity 

 

Quando, la mattina dopo, Bellamy si fu ripreso abbastanza da aver - definitivamente -smesso di perdere conoscenza ogni due per tre, e mentre ovviamente, mezzo campo si accalcava fuori dall'Infermeria per sapere delle sorti del ragazzo. Clarke temeva il momento in cui fossero rimasti da soli. Perché avrebbero dovuto riaprire quel discorso. Non che lei non fosse stata felice di non essere stata - per ora - apertamente respinta. Aveva sviluppato l'insana (nell'opinione di Raven che aveva ascoltato le tesi dell'amica) convinzione che Bellamy la vedesse come una sorella (aveva detto lei e Octavia in fondo, le sue due sorelle)… Raven le aveva tirato i capelli e se ne era andata. La ragazza era particolarmente manesca, una cosa che Clarke non sopportava molto, ma in fondo, erano amiche proprio perché Raven con i suoi comportamenti era in grado di farle vedere ciò che altrimenti avrebbe temuto anche solo di immaginare. Quindi, mentre metteva apposto tutte le boccette e gli strumenti di sua madre quando sentì un sospiro e l'improvviso silenzio seppe che era giunta la sua ora.  

 

Bellamy non le aveva permesso di controbattere, quindi ora, a una settimana dalla sua operazione Clarke (che Miller e Monroe, su ordine di Bellamy, aiutarono) aveva spostato tutta la sua roba nella tenda del suo co-leader, e, esausta, si era buttata faccia in giù sul letto di Bellamy. Tra sentire le lamentele dei 47 e pensare alla propria vita sentimentale (quasi completamente assente, secondo lei) e preoccuparsi di Bellamy e della sua lenta ripresa non aveva avuto un momento libero. A forza si rialzò dal letto e si costrinse a mettere un minimo di ordine tra le sue cose che ancora erano sparse in giro per la tenda.  

"Clarke..? - la testa di Octavia (probabilmente in cerca del fratello) fece capolino dalla tenda - che diavolo ci fai nella tenda di mio fratello?" ed eccola lì. La prima di tante domande che sarebbero seguite... Perché l'aveva messa in quella situazione? Cosa aveva fatto di male? Ah, sì, si era confessata ora ricordava. 

"Ehm... -balbettò, abbassando il viso color porpora sulle proprie mani giunte - ecco... questa è una bella domanda..." Octavia la trucidò con un'occhiata scettica, prima che la voce di Bellamy interrompesse le sue parole quasi senza senso. 

"D'ora in poi lei starà con me" rispose quindi entrando nella tenda e ignorandola del tutto "E no, O, lo saprà l'intero campo, ma non puoi spifferarlo in giro" Octavia - che stava per parlare - aprì la bocca e la richiuse per poi domandare: 

"Ma allora state assieme?" 

"No!" 

"Sì" 

"hey aspetta un attimo! - esclamò Clarke, improvvisamente dimentica del proprio imbarazzo - chi ti ha detto che stiamo assieme?" 

"Io" 

"Ma..." 

"Oh andiamo, Clarke! - fece Bellamy facendo un passo verso la bionda, mentre Octavia se ne andava imbarazzata - devo davvero chiedertelo ufficialmente?" Clarke fece un passo verso di lui fissandolo in malo modo, pronta a obiettare quando fecero irruzione nella tenda Miller e Monroe, per nulla in imbarazzo per la situazione che si trovarono di fronte. 

"Scusate, ma c'è un Terrestre all'entrata che pretende di parlare con voi due" Clarke e Bellamy si scambiarono un'occhiata e uscirono insieme dalla tenda, lasciando indietro Miller e Monroe. 

"Perché non vuole parlare con noi!" si stava lamentando Abby con Kane, dato che il Terrestre si rifiutava di conferire con nessun altro sennon Clarke e Bellamy. 

"Ho ordini precisi - rispose quello tranquillo - devo parlare solo con Clarke Griffin e Bellamy Blake" spiegò lui, le braccia incrociate al petto, ma nel momento in cui vide Clarke e Bellamy raggiungerli si tese tutto e fece un leggero inchino col capo. 

"Che succede qui?" domandò Clarke, per poi rivolgersi al Terrestre "ci volevi vedere?" quello annuì per poi dire "Heda Lexa mi ha mandato a chiamarvi perché intende conferire con voi - rispose quello biascicando qualche parola - desidera parlare della condotta contro gli Sciamani"  

"Non vedo per quale ragione dovremmo fidarci di parlare con una donna che ci ha già traditi" obiettò Clarke inarcando un sopracciglio. 

"Erede Heda Clarke - rispose quello tranquillamente - un erede di un comandante non può rifiutarsi di parlare al comandante se richiesto, e comunque Heda Lexa permetterà che entriate armati"  

"Erede?" domandò Bellamy perplesso. 

"Heda Lexa ha designato Erede Heda Clarke come sua erede" 

"COSA?" esclamò Abby intromettendosi "Tu sei l'erede di un comandante di Terrestri?" 

"Non ne ero a conoscenza" rispose Clarke incrociando le braccia al petto e poi voltando lo sguardo verso Bellamy in cerca di appoggio e consiglio. 

"Ci da la possibilità di entrare armati nel villaggio - fece notare lui - e ti ha nominata sua erede quindi tu sei comunque protetta. Possiamo resistere agli Sciamani anche da soli forse, ma a che prezzo? Io dico che non ci costa niente stare a sentire cosa ha da dire, purché ci riserviamo di non dover per forza accettare... Lei non mi piace, lo sai. Ma so che farebbe di tutto per te, e il fatto che ti protegga anche dalla sua gente designandoti come sua erede mi tranquillizza... Credo che sia meglio per noi andare" Clarke si voltò verso il Terrestre. 

"Molto bene. Conferiremo con Lexa. Partiremo tra due ore" il Terrestre fece un altro cenno col capo e poi porse a Bellamy un pugnale di fattura terrestre, di fronte allo sguardo perplesso dell'altro rispose: 

"E' un usanza di pace. Heda Lexa mi ha detto di consegnarlo a Bellamy Blake in quanto Protettore dell'Erede Heda Clarke, perché tutti i Terrestri sappiano che è sotto la protezione di Heda Lexa. Questo invece va a Erede Heda Clarke - disse porgendo un secondo pugnale a Clarke di fattura più pregiata di quello di Bellamy - è il suo simbolo" detto questo si ricompose nella posizione in cui era quando giunsero a braccia conserte lo sguardo perso nel vuoto.  

"Veniamo anche noi" 

"Mamma" 

"Veniamo anche noi, Clarke" 

"Principessa, facciamoli venire è meglio che Lexa conosca anche loro perché anche loro devono intrattenere dei rapporti coi Terrestri quando noi saremo partiti" le suggerì Bellamy, che Clarke notò era diventato la voce della ragione. 

"Ok" annuì la bionda "tra due ore ai cancelli" 

Bellamy e Clarke si diressero alla loro tenda e nessuno osò anche solo fiatare.  

 

"Erede" borbottò Clarke "Deve per forza trovare un modo di legarmi a lei" Bellamy la trascinò accanto a sé sedendosi sul letto e abbracciandola.  

"Ti sta solo proteggendo. E almeno in questo io e quella vipera andiamo d’accordo." la sua batuuta la fece quasi ridere, ma era troppo preoccupata.  

"Hey, Principessa, guardami - fece lui prendendole il viso fra le mani - andrà tutto bene. Supereremo anche questa insieme" Clarke annuì poggiando la fronte a quella del ragazzo.  

"Posso baciarti?" questo la fece ridere di gusto, tanto da tirare indietro il proprio viso per permettersi di ridere meglio. 

"Bellamy Blake sta davvero chiedendo il permesso?" 

"Assolutamente" rispose quello, ridendo " ti avvertivo" attirandola poi improvvisamente a sé, ogni traccia di risata scomparve dall'aria, ma il sorriso di Clarke rimase al suo posto mentre sentiva le palpebre chiudersi e le labbra del ragazzo discendere sulle sue. Erano screpolate dal vento e dalle intemperie, ma erano piene e calde e in breve si rese conto che avevano un sapore tutto loro, il sapore di Bellamy, più deciso di quello di Finn, un sapore di uomo. Del suo uomo. Almeno nella sua testa. Un sapore che le entrava nel corpo, le scorreva nelle vene e che, si accorse, le era mancato fino a quel momento, ma che aveva sempre atteso. Si domandò in quel momento perché ci avessero messo tanto, ma quando la lingua del moro si insinuò fra le sue labbra schiuse ogni pensiero coerente fu respinto e l'unica cosa che poté sentire fu Bellamy, il suo sapore di ribelle, le ricordava un torrente in piena. Tutto era Bellamy. Da parte sua il moro non si sarebbe aspettato di meno, le loro due lingue che combattevano per dominare l'una sull'altra, i capelli biondi di Clarke fra le sue dita, il profumo di lei, femminile e fresco, il suo sapore, sapeva di more e di pensieri mai espressi, di occasioni mai raccolte. In lontananza gli sembrò di sentire la melodia che lei aveva canticchiato ad Atom per accompagnarlo nella morte. Ho bisogno di te. Gli parve di risentire la sua voce. Il misto delle loro lacrime quella sera. Quando per la prima volta l'aveva toccata davvero, quando stava cadendo in quella trappola, quel giorno, comprese, le loro anime si erano scontrate e solo ora capiva, non poteva avere la sua senza perdere la propria, ma era un sacrificio che era più che disposto a fare. Capì allora che avrebbe fatto qualunque cosa per quella donna che stringeva fra le labbra e che era la sua sanità, il suo respiro e il suo battito.  

Ed era vero. Anche se non fossero mai scesi sulla Terra, lo sapeva, in qualche modo l'avrebbe trovata. L'avrebbe sempre trovata.  

Fine nono capitolo 

 

Nel prossimo capitolo: 

"Gli sciamani non ci permetteranno di avere molto tempo per prepararci" fece Bellamy. 

"Infatti" rispose Lexa "per questo ancora prima della fine dell'Inverno vi ho fatti chiamare" 

"Dobbiamo attaccare per primi" 

 

"Non ti lascerò andare laggiù da sola!" sbottò Bellamy portandosi le mani ai fianchi. 

"Anche io preferirei di no, ma devi capire che non posso lasciarli senza una guida! Ho bisogno che tu rimanga qui!" 

"Non ti guarderò andartene un'altra volta, Clarke - rispose lui determinato - se tu vai, io vengo con te. Fine della discussione. Jasper e Monty possono occuparsi di loro e con loro ci saranno anche Raven e Wick, sapranno badare a loro stessi. Tu non lascerai la mia vista di nuovo, Clarke Griffin - suonava come una minaccia - o giuro che ti legerò a questo letto e non usciremo mai più dalla nostra tenda. Tu vai, io vengo. Tu resti, io resto. Punto" Clarke non sapeva se strangolarlo o baciarlo. Ma come sempre alla fine, l'avrebbe baciato, l'avrebbe perdonato e l'avrebbe accontentato, non poteva farne a meno, anche perché anche lei lo sapeva, quando non erano insieme si trovavano sempre nei guai. Ma non l'avrebbe abbandonato per nulla al mondo.  

 

Si lo so, sono in ritardo e spero di essermi fatta perdonare! Ma avevo una buona ragione! Sono diventata zia e quindi sono stata molto impegnata! Infatti questo capitolo (sperando che vi piaccia) è dedicato al mio nipotino :) E niente, spero vi piaccia e come sempre ringrazio coloro che recensiscono e che migliorano la mia giornata, ma anche tutti i lettori silenziosi che hanno messo la mia storia fra preferite/seguite/ricordate :) Vi aspetto al prossimo capitolo! Un bacio, Giu :)    

  
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