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Autore: ToscaSam    10/04/2015    2 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e l’Impropria Proprietà, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e l’Ordine della Fenice a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del secondo capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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Nate Babbane e i Blasoni Familiari
 
* angolo dell’autrice *
Come il precedente Nate Babbane e l’Impropria Proprietà, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e l’Ordine della Fenice a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Nate Babbane è una serie che parte come fanfiction ma che si sviluppa come un regalo. Ora, non so quanto si possa classificare “regalo” una storia lunga, che richiede la costante collaborazione delle persone a cui è diretto, però dal profondo del cuore, quest’avventura vuole essere davvero un pensiero per le mie più care amiche (e udite udite, anche un amico!).
Alcune precisazioni prima di incominciare a leggere:
- Se sei un “estraneo” (ossia, se non sei un personaggio di questa fanfiction), don’t worry: sei più che bene accetto e anzi, la tua visualizzazione mi farà sclerare di gioia fino alla follia. Potrai benissimo leggere e capire quel che succede nella storia, dovrai solo avere la pazienza di abituarti a questi personaggi che ne sono i protagonisti. (Se non hai letto la prima parte della storia, che è ambientata nel corso di Harry Potter e il Calice di Fuoco, ti consiglio di leggerla, o non capirai granché ^_^)
- Se sei un personaggio: ragazzuole (ora mi tocca pure dire “e ragazzuolo” lol), da questo momento in poi siamo diventate al 100% dei personaggi. Non siamo più noi, persone fisiche che ci conosciamo e che usciamo insieme XD Si, i personaggi hanno i nostri volti, i nostri caratteri, i nostri modi di fare, però voglio che sappiate che da questo capitolo si crea una vera scissione col mondo reale. Perché dico questo? Perché (come ben sapete, visto che vi ho stressate per inventarvi un background) da adesso entreranno nella storia le famiglie dei nostri personaggi. Quindi ci tengo a sottolineare che genitori/parenti/fratelli/nonne/cammelli/bimbi piccni etc sono soltanto di fantasia e non hanno nulla a che vedere con le vostre famiglie reali. Oh mamma come sono formale. Perdonate questo slancio di correttezza (leggetelo con la voce di Percy Weasley, che mi sembra un discorso adatto a lui) e proseguiamo con le solite risate!
In ultimo, annuncio che stresserò EFP e le mie amiche (e amico, oh ma che macarons! Persona-uomo-o-fangirl-a-cui-è-rivolto-questo-maschile: mi sei già venuto a noia!! >: D ) fino alla fine, perché la mia trama a lungo termine raggiunge Harry Potter e i Doni della Morte (e lo voglio assolutamente scrivere perché è una figata pazzesca *-*).
Non trovo questo maxi capitolo granché entusiasmante, quindi se vi farà schifo, pazientate perché l’ultimo sarà una boooomba!
E ora via, ricominciamo … cominciamo …. *ehm* dov’ero rimasto, figliolo?
A “hoketi poketi”?
Oh, si si è vero! Hoketi poketi uoketi uà, tutto quel che servirà, hai quasi finito di imballar, non ti farò aspettar ….
* se ne va cantando nel più totale nonsense *
E mangiate la minestrina, bimbi. Che vi si fredda.


 
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Ashington
 
Era l’ultima settimana di agosto, ma il sole non accennava per niente a far credere che tra un po’ sarebbe arrivato il ventoso settembre.
La cittadina di Ashington era immersa nell’estate come il resto del Paese, ma era avvantaggiata per la brezza leggera proveniente dal mare.
Una casetta solitaria, piazzata sull’estremità di una ripida scogliera, accoglieva il vento morbido, il quale trasportava con sé il rumore di gaie e fragorose risate.
 
« Facciamo cambio! Non ne posso più!» disse una ragazza dai chiari capelli castani, lisci, i cui occhiali rettangolari riflettevano la luce del sole e scintillavano. Era in groppa ad un manico di scopa e volteggiava a circa due metri dal terreno, ma quando pronunciò quella frase, stava già iniziando la discesa.
Toccò terra e si sdraiò sull’erba verde, morbida e profumata.
Era Laura, stanca e sudata.
« Ok, salgo io!» rispose invece Dara, ricciuta, dal sorriso splendente e la pelle color biscotto. Indossava una canottiera a fiori molto sgargiante.
 Si avvicinò a Laura, che le cedette la scopa, poi si alzò in volo verso un canestro dall’aspetto malandato.
Le altre ragazze lì presenti, si erano fermate a riprendere fiato, tutte divertite ma affaticate dalle pesanti martellate del sole cocente.
Stavano giocando a uno sport inesistente, a metà fra il Quidditch e la pallacanestro: una a turno saliva sull’unica scopa che avevano a disposizione e doveva difendere il canestro, mentre quelle a terra si passavano una vecchia palla alla volta di far canestro.
Mentre la partita stava per ripartire, Alice, alta, magra e con bellissimi occhi celesti che spuntavano dai grandi occhiali, uscì dalla porta di legno della casa alle spalle della piccola comitiva.
« La mamma ha detto che ci ha preparato merenda! E sono arrivate le lettere da Hogwarts» disse entusiasta.
« Eddai, era il mio turno, era … possiamo venire dopo?» protestò Dara, dall’alto, in sella alla scopa.
« Dai, Dara. Continuiamo dopo a giocare … sto morendo!» insistette Irene, che si stava risistemando la coda di cavallo sui capelli biondo scuro. La prospettiva di fare merenda l’aveva rinfrancata e, sinceramente, anche tutte le altre avrebbero dato chissà che cosa per un sorso di succo d’arancia ghiacciato.
Dopo qualche altra protesta di Dara, tutte entrarono in casa e la scopa venne appoggiata nell’ingresso, dentro un grande portaombrelli.
 
Alice aveva invitato le sue amiche di scuola a trascorrere l’ultima settimana di vacanza a casa sua. Era con una gioia infinita che i suoi genitori avevano accolto quella marmaglia di stravaganti ragazze e con altrettanto interesse le avevano bombardate già da due giorni di ogni tipo di domanda. Alice era infatti l’unica dotata di sangue magico all’interno di quella famiglia.
« Guarda là come siete sudate, andatevi a cambiare, che altrimenti vi prendete il raffreddore!»
La signora Jackson aveva assistito alla sfilata delle sue ospiti che una a una erano rientrate madide e affaticate.
« Mamma, è agosto!»
« Non importa! Non voglio che vi ammaliate e che non possiate andare a scuola …» riprese la signora con un amorevole tono imperioso.
Le ragazze non si fecero ripetere le condizioni che avrebbero permesso loro di far merenda – visto che l’ammonimento era stato seguito da un invitante profumo di toast e crema di nocciole – e filarono nella grande stanza che fungeva loro da camera in quella settimana.
« Scusate ancora se ci sono scatole in giro, ma sapete com’è … Robert ed Elizabeth ogni tanto portano le cose di lavoro …» disse la signora Jackson con tono colpevole.
Le ragazze si affrettarono a ripetere che non c’era nessun problema e che anzi era stata anche troppo gentile a mettere a loro disposizione il salone della casa.
Fecero dunque molto in fretta a cambiarsi.
C’era Dara: l’insostituibile compagna di Corvonero di Alice. Si cambiò con un vestito leggero, sintomo che già le era passata la voglia di tornare a cavalcare la scopa.
Sara e Samantha, le due studentesse di Grifondoro, dormivano nello stesso angolo e anche loro si unirono a Dara per raggiungere la cucina.
Irene, di Tassorosso, per quanto fosse mossa dal suo grande appetito, era spesso la più lenta a cambiarsi e anche stavolta si dimostrò tale.
Laura e Bianca erano le uniche Serpeverde presenti, anche se avevano un’altra amica appartenente a quella Casa, ossia Valentina.
Laura era quella che aveva portato la scopa con cui avevano giocato per tutto il pomeriggio.
Tutte insieme fecero il loro ingresso nell’assolata cucina dei signori Jackson e si sedettero al tavolo, stringendosi un poco.
Mentre si servivano di pan carré tostato con crema di nocciole e succo di arancia freddo, la mamma di Alice le guardò, sorridente:
« È così buffo pensare che voi sapevate di avere poteri magici! Mi ricordo quando accompagnavo Alice a scuola e voi le correvate incontro …»
Alice alzò gli occhi al cielo, temendo che sua madre incominciasse un nuovo giro di spettacolari domande sul mondo magico.
« Beh, io non ne ero certa finché non ho ricevuto la lettera. Sa, mia madre è una strega ma ha genitori Babbani, mentre mio padre è Babbano. Avevo parecchie probabilità di non venir fuori con sangue magico!» sorrise Irene alla signora, mentre faceva sparire la sua seconda fetta di pane.
Un batuffolo bianco come il latte fece una gran capriola in aria e si andò ad adagiare sulla spalla di Irene.
« Tegamina! Hai finito il riposino?» chiese la ragazza alla sua Puffola, che fino a poco prima aveva dormito dentro una scarpa, vicino al sacco a pelo della sua padrona.
La signora Jackson guardò l’animaletto, ammirata, ma non disse nulla perché sapeva che Alice non ne poteva più,  dei suoi interrogatori.
Tuttavia non seppe resistere e cominciò:
« Vediamo se ho capito bene. Nella Casa di Alice, che è Corvonero, c’è anche Dara. E siete tutte o molto intelligenti o molto eccentriche?» esclamò con un gran sorriso.
Dara rise, di rimando e annuì dicendo che però c’erano anche dei bei rimbambiti, fra i Corvonero.
« Irene è in Tassorosso … dove ci stanno i ragazzi buoni e leali» continuò la mamma di Alice, indicando la ragazza con la Puffola. Quella annuì, mentre offriva un bicchierino di succo anche a Tegamina.
« È una bella casa, no? Alice, perché non ci sei andata pure tu?»
La figlia ridacchiò che non era stata una scelta in suo potere.
« Poi ci sono le Grifondoro, che sono Sara e Samantha, ossia le coraggiose e nobili d’animo» riprese la donna. Sara alzò la mano alzano l’indice e il medio, in segno di vittoria. Samantha l’accompagnò annuendo, mentre si affogava nel suo toast e ne riemergeva sporca di cioccolata come una bambina.
« E poi le Serpeverde. Bianca e Laura. Laura è quella che gioca bene a quello sport con le scope, vero?»
Laura arrossì e Bianca le stese un elogio in cui raccontava quel che la loro professoressa di Volo spesso ripeteva (che Laura avrebbe dovuto giocare nella squadra della Casa per la sua bravura innata).
« Anche se non c’è, non scordarti di Valentina, eh mamma!» la rimbeccò dolcemente Alice, pulendosi la bocca con un tovagliolo di carta.
« Già! La vostra amica, quella del drago!»
« Sch! Mamma! Non devi dirlo ai quattro venti così! Non sai cos’abbiamo passato per colpa di quel drago. È illegale!»
Alice non si preoccupava più di tanto che sua madre fosse a conoscenza della loro disavventura col drago Esmeralda. Entrambi i suoi genitori erano Babbani, quindi non potevano conoscere l’entità del rischio, né era probabile che qualcuno dal mondo magico venisse a contattarli.
L’unica volta era stata l’estate precedente, quando il professor Silente era venuto a far loro visita. Quando aveva bussato, il padre di Alice l’aveva creduto un venditore ambulante e non era propenso ad aprirgli, dopo aver notato il suo stravagante abbigliamento.
Per fortuna si erano poi convinti, e allora lui aveva spiegato con le più convincenti e sincere buone maniere, che Alice era destinata a frequentare una Scuola di Magia, poiché nelle sue vene scorreva il sangue di quella che sarebbe stata una strega coi fiocchi.
« Non vedo l’ora di rivedere Moris» disse Irene, abbandonandosi sullo schienale della sedia di legno.
Le altre assentirono con leggeri monosillabi, troppo concentrate a masticare.
Valentina, o Moris, per gli amici, non aveva potuto rispondere all’invito di Alice.
Un bel mattino di luglio, le era arrivato un gufo dall’aspetto serio, che portava una busta altrettanto formale.
Quando l’aveva aperta, ci aveva trovato dentro un modulo di iscrizione e una lettera piegata, scritta con una grafia maschile un po’ disordinata.
Il suo buon senso le aveva fatto leggere la lettera prima, senza guardare il modulo bianco. Una volta che ebbe finito, però, l’emozione le aveva impedito per una buona mezz’ora di intendere e volere.
Qualcuno che si era firmato “J.B.” (Valentina era sicura di sapere chi fosse) le aveva raccomandato un posto in un campus in Romania per lavorare a contatto con i draghi. Si trattava di un campo di avviamento al lavoro e solitamente era richiesto il diploma M.A.G.O., ma grazie all’intercessione del suddetto J.B., Valentina aveva la straordinaria occasione di prenderne parte.
Senza farselo ripetere più volte, Moris aveva compilato il modulo di iscrizione e dal primo di agosto se ne era partita alla volta della Romania e dei draghi.
Quando aveva scritto di questa incredibile novità alle sue amiche, era apparso a tutte, lampante come il sole, che quello fosse un “trattato di pace”.
Il loro caro amico Joe – si fa per dire – pregava Valentina e con lei tutti gli umani coinvolti nella vicenda di Esmeralda, di starsene zitti e lasciar correre.
Dopo un iniziale risentimento per la corruzione e il doppiogiochismo di Joe, le amiche di Valentina avevano deciso che potevano perdonarlo e concedere alla giovane Serpeverde, di godersi quello straordinario premio.
«Almeno la smetterà per tutto l’anno di stressarci coi draghi, dopo che avrà passato un mese a spalare la loro …» aveva detto Bianca.
« Io credo che invece subiremo un dettagliatissimo resoconto di ogni giorno, ogni ora e ogni minuto del campus» aveva risposto saggiamente Samantha.
 
L’estate delle otto amiche, in conclusione, non era stata così terribile come avevano previsto.
Era iniziata con quanta più tristezza avessero potuto immaginare, ma poi si era sviluppata con leggerezza.
Quando avevano lasciato Hogwarts, lo scorso giugno, si era appena consumata la tragedia di uno studente di Tassorosso – Cedric Diggory – rimasto tragicamente ucciso durante il Torneo Tremaghi.
Il professor Silente aveva all’epoca tenuto un discorso che implicava la rinascita di Voldemort, ma era opinione di tutte che si fosse sbagliato.
Sulla Gazzetta del Profeta, passata dalle mani dei genitori maghi delle studentesse, erano usciti articoli su articoli volti a tranquillizzare le famiglie.
Il povero Diggory era morto a causa di un incidente e i giornalisti ci tenevano a precisare che Silente era assai avanti con l’età e godeva di una smisurata simpatia nei confronti di Harry Potter.
Il famoso Sopravvissuto, infatti, era stato lo zimbello del giornale per tutta l’estate: erano stati raccontati aneddoti sulle sue ricorrenti scenate a scuola e della sua instabilità mentale che lo portava spesso a dichiarare di aver avuto visioni dell’Oscuro Signore.
In conclusione: Silente aveva preso un granchio pazzesco. Poteva capitare a tutti, a quell’età.
Fu col cuore leggero che le ragazze sfilarono dalle zampette degli allocchi di Hogwarts le lettere contenenti i libri di testo da comperare.
Era l’ora di tornare a scuola ed erano tutte molto contente.
  
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