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Autore: Axia    23/12/2008    18 recensioni
Spin off tratta dalla Saga di Kysa, che vede Harry nel ruolo di padre dopo che Lucas combinerà uno dei suoi numeri migliori: affondare una barca e farla franca.
Almeno questo è il principio, il tutto viene incorniciato dal rapporto padre e figlio, in cui fra serietà e amicizia i due riescono a trovare un punto d'incontro.
Genere: Commedia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright. Lucas James Potter invece appartiene a Kysa.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.

 

Qualche breve delucidazione: questa spin off diciamo che si piazza tra la fine di TMR e l'inizio dell'Alchimia del Sangue. E' l'estate precedente a quella in cui iniziano i giochi, inoltre questo evento è stato più volte accennato nei capitoli dell'Alchimia, perciò ho pensato di darvene un piccolo assaggio, ma più di tutto mi interessava ricreare un po' di spazio padre e figlio, qualcosa che Harry non ha mai condiviso con James.

Chiudo dedicando la fiction come regalo di Natale a un grande amico, Gio, che ogni anno mi sorprende anche meglio di come farebbe un noioso fidanzato, perciò la shot va tutto al nostro signor iceygaze.

Con grande affetto e gli auguri di stupende feste.

 

Vi aspetto prossimamente con le ultime due shot di quest'anno 2008, che verranno dopo Natale e la Vigilia.

Un abbraccio forte a tutti di cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EVIL LITTLE FUCKER

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lucas James Potter, quella mattina di agosto all’alba delle tre, era un uomo in missione.

Missione già per metà compiuta, se si voleva essere pignoli, ma si sa, gli adolescenti e specialmente i maghi sedicenni hanno un concetto tutto loro di pignoleria.

 

Primo stadio: commettere una cazzata di proporzioni planetarie. Fatto.

 

Secondo stadio conseguente al primo e parte più facile della missione: fare si che l’eroe dei maghi, alias Harry Potter, alias papà, venga a riprendervi all’alba delle quattro del mattino alla Capitaneria Magica di Porto, sulla costa di Anclote di fronte alla bella Skye, culla di tradizioni gaeliche e stramaledetti controllori portuali che durante la notte avevano avvistato una sorta di sgangherata scialuppa di salvataggio, con a bordo cinque derelitti.

Ad essere onesti non si stava tanto male a ballonzolare su due metri e mezzo di barchetta di salvataggio, anche se si era in cinque e si soffriva il freddo.

Non che poi Lucas Potter sentisse freddo, ma le lamentele dei suoi amici si.

E affondare un sessanta metri di yacht allargo di Skye dopo il calare del sole e farsi a nuoto la distanza fino alla terra ferma, con Colin che aveva perso i sedativi…eh, si, non era stata una gran bella passeggiata.

 

Comunque, ora a ben guardare c’era da chiedersi se affondare quella maledetta barca non fosse stata un’idea pessima.

Ok che suo padre l’aveva comprata coi soldi del Ministero, quando ancora era pagato per risarcimento al sangue e agli arti che avrebbe potuto perdere in tutte le guerre contro i fottuti Mangiamorte che aveva combattuto, ok anche che suo padre odiava le barche e in generale il loro rollio, ma aver affondato ugualmente circa settantamila galeoni di yacht volante ultra accessoriato anche come sottomarino…decisamente non era stato il suo numero migliore.

Non che poi fosse stata solo colpa sua.

Si, forse lui aveva visto lo scoglio, ma al timone c’era Roger, che cavolo!

 

Così alle tre del mattino lui e la premiata ditta Mandrake, Manners, Rookwood e Steins si trovavano nella sala d’aspetto della Capitaneria di Anclote, North West Highlands, bagnati come pulcini, avvolti in coperte e con tazze fumanti di caffè, anche se personalmente stava facendo da orsetto umano a Colin e Phin almeno da mezz’ora.

A differenza dei koala che aveva appiccicati come scotch alla schiena e sul fianco destro, Roger Rookwood era una persona troppo seria per affondare una barca costosissima e poi non gettarsi nella più totale depressione, infatti se ne stava a capo chino, gli avambracci posati sulle ginocchia, le mani fra i capelli.

Il meno depresso era Jason, il cui caffè era stato sostituito dalla fiaschetta da cui non si era separato neanche abbandonando il Titanic in ascesa verso i fondali marini.

 

- Dite che il signor Potter se la prende?-

 

Lucas, Colin, Phin e Roger si erano girati a guardare Jason, pacifico e beato.

Forse dare aria a quella domanda dieci minuti prima che cinque coppie di genitori apparissero nella sala d’aspetto era stato solo il preludio della catastrofe.

 

La risatina di Colin, nevrotico per la mancanza dei sedativi, precedette un grido collettivo.

- Mi sa di si.-

 

Ok, le loro facce non promettevano nulla di buono.

Forse perchè Colin e Phin gli stavano ancora appiccicati addosso, forse perchè Jason non aveva fatto in tempo a nascondere la fiaschetta (pensavano forse che al timone della barca ci fosse stato lui?) ma i loro genitori sembravano a malapena coscienti del fatto che si erano fatti a nuoto la bellezza della distanza da Liverpool a Edimburgo in una notte.

Neanche erano riusciti a Smaterializzarsi in mezzo a quel casino, dopo una tempesta che li aveva sballonzolati come tappi di sughero sulle onde.

Veramente poco edificante per un nugolo di sedicenni che avevano passato l'esame: cioè, lui, Roger e Phin l'avevano passato. Jason compiva gli anni tardi e Colin...non era perfettamente in grado di controllarsi.

 

Le facce di quella gente non promettevano nulla di buono.

E quel bastardo a capo della Capitaneria di Porto sembrava pure gongolare di fronte a Harry James Potter.

No, a dire il vero si stava sbrodolando.

Era normale squagliarsi come neve al sole di fronte a Harry Potter e non di fronte a quell'angelo di sua moglie?

Insomma, Elettra Baley era campionessa nazionale di quidditch, deteneva il record imbattuto di pluffe infilate in partita!

Il tizio invece si scioglieva di fronte a Harry Potter!

 

 

 

 

- Come le dicevo...signor Potter, si le dicevo...cioè, non sa che piacere averla qua...quando abbiamo chiesto i nomi e abbiamo scoperto che uno dei ragazzi era suo figlio! SUO figlio!-

 

- Si, MIO figlio.-

 

La voce del Bambino Sopravvissuto si levò sul chiacchiericcio generale, facendo sì che Lucas incassasse la testa nelle spalle.

Dov'era finito l'orgoglio paterno verso un figlio maschio?

Probabilmente giù nel gorgo della nave affondata.

 

Papi era incazzato.

Papi era molto incazzato.

Braccia incrociate al petto, capelli più scarmigliati del solito come se ci avesse passato in mezzo le dita più volte, aria assonnata.

 

- Salve ragazzi.- li salutò Harry Potter, schioccando la lingua - Come va?-

 

- Andava meglio stamattina.- borbottò Lucas, tentando con un sorriso angelico a metà fra cucciolo abbandonato e innocente faccia da culo - So cosa può sembrare papà, ma fidati. Non è come sembra.-

 

- A no?- Harry sorrise a sua volta, ma spalancando un tale ghigno da iena che sarebbe stato bene solo nell'inferno privato in cui stava per far precipitare il suo maledetto primogenito - Perchè, correggimi se sbaglio Lucas, a me sembra che abbiate affondato una barca da settantamila galeoni, che siate colati a picco, che abbiate nuotato fin qua e che tutto questo sia accaduto perchè guardavate per aria. Ho riassunto bene?-

 

- Abbiamo preso anche una secca l'altra mattina.- aggiunse Colin, tanto per chiudere il riassunto.

 

- Però.- masticò Lucas, girandosi verso Mandrake - Grazie, ora siamo a posto. Ha finito le pillole.-

 

I signori Mandrake erano sempre stati due personcine tanto per bene. La madre di Colin era una donna mite, esile, perennemente in ansia. Fosse stato per lei avrebbe messo il figlio sotto una campana di vetro, probabilmente ammanettandocelo. Il signor Mandrake invece di recente, negli ultimi anni della malattia di Colin, era divenuto poco a poco più sciolto nei confronti dell'iperattivismo. Molto previdente, aveva portato uno dei flaconi del figlio e fu subito pronto a dargli le sue sospirate pasticche, che Colin mandò giù senza nemmeno trangugiare altra acqua ascoltando con un orecchio solo la filippica di sua madre. Dall'altra parte, Adelle Manners, strega, e John Manners, Babbano, stavano alzando i toni con la stessa facilità della signora Mandrake, però accusandosi l'un altro.

Il fatto poi che la strega fosse visibilmente sotto una leggera dose d'alcool, visto il suo fiato, non faceva che peggiorare la situazione.

Grace e Colt Steins mescolavano insulti e punizioni con abbracci e sospiri, stringendo Jason al petto mentre ancora Vincent Rookwood e sua moglie Lynn non facevano che scusarsi per la barca affondata, profondendosi in scuse più o meno plateali.

L'ammontare del danno fece sbiancare tutti i presenti, ma non i coniugi Potter che, proprio a causa della loro ricchezza, sapevano bene cosa contasse davvero in una situazione del genere.

 

- Che avete nella testa? Come avete fatto a non vedere quello scoglio? Eh?!- urlò Adelle Manners.

 

- Cominciate pure a mettervi in testa di andare a rompere sassi a picconate, perchè ripagherete quella barca!- aggiunse Vincent Rookwood - Doveste metterci tutta la vita ragazzi!-

 

 

 

 

 

 

 

Era peggio della tragedia del Titanic insomma.

La Paranoia Night durò fino all'alba. Lasciarono la Capitaneria Magica di Porto che albeggiava, insieme a Sbrodolo Man che strisciava dove Harry Potter camminava e insieme a quella cloaca di genitori ancora sbraitanti.

Era volato più che qualche insulto al loro cervello bacato, anzi...fossero stati Phyro anche loro, i genitori avrebbero letteralmente dato fuoco a tutto l'edificio.

 

Il grande delirio però era appena all'inizio.

Arrivati a Londra, alla Lucky House, Elettra e Harry Potter si levarono con calma le giacche, misero su il caffè, mangiarono persino biscotti.

Ok. Era la tattica dello sfondamento.

Logoramento nervi.

Che due sadici.

 

Seduto sullo scalone, Lucas li ascoltò bofonchiare fra loro.

Ma che avevano da dirsi? Progettavano la sua dipartita? Una punizione memorabile? Volevano venderlo e comprarsi un altro yacht?

Come diavolo facevano a ripagare settantamila galeoni in cinque? Gli unici che potevano permettersi a rate una somma simile erano i Mandrake!

Il pendolo dell'ingresso batté le sette e mezza e Draco Malfoy emerse come un lupo dalla sua tana, uscendo dalla porta nascosta del suo studio. Passando di fronte allo scalone, lo vide appena di striscio, e ridacchiò sadicamente tirando dritto.

Ma bene.

Ma si, che continuassero tutto a infierire su un uomo morto.

 

- Allora, com'è la storia?-

 

Lucas si girò appena, trovandosi Glorya Malfoy seduta accanto, svolazzante in una fresca vestaglia di seta.

 

- Ho affondato la barca.- mugugnò fra i denti.

 

- Ma dai...- la bionda non parve minimamente sconvolta o colpita. Possibile che neanche lei si stupiva?

Nessuno si stupiva più?

Aveva affondato una barca cazzo!

 

Depresso, si appoggiò sulle rotule - La vita fa schifo.-

 

- Dillo a quelli che andranno a recuperare il relitto.-

 

- Tutto qua? Barca affondata, gente che andrà a raccoglierla...e noi siamo tornati a nuoto. Nessuno dice altro!-

 

Glory alzò le sopracciglia, trattenendo uno sbadiglio e fissandolo in modo vacuo - Non dirmi che sei in cerca di coccole emotive.-

 

- Hn, forse. Comunque stanno adottando la tattica dello sfinimento mentale. Tuo padre mi ha anche riso in faccia.-

 

- Oh, lascialo ridere. Si diverte come può. Fossi in te però andrei a guardare i boia occhi negli occhi. Almeno saprai la condanna, invece che stare qui a crogiolarti. Giusto per la cronaca, a che pensavi quando hai sventrato quella maledetta bagnarola?-

 

Già, com’era potuto accadere?

Andiamo, la gente normale non affondava le barche ai padri e tornava a nuoto verso la costa.

Insomma, perché accadevano sempre a lui?

 

- Lo sai com’è.- borbottò, poggiando il mento alle rotule – Io non penso alle cose. Spero solo di sopravvivere alla giornata senza rimediare eccessivi danni.-

 

- Provassi pena a quest’ora ti abbraccerei.-

 

- Grazie Glory.-

 

 

 

 

 

 

 

Harry James Potter aveva sempre avuto una certa linea d’azione, perpetrata per tutta la sua vita. Incassare e combattere, incassare e colpire, incassare e rialzarsi. Si era preparato a tutto. Pietre Filosofali, Basilischi, padrini usciti da Azkaban, Mangiamorte fuori di testa, Bellatrix Lestrange, Voldemort...era sopravvissuto persino a Draco Malfoy, eppure per quanti sforzi facesse, per quanto ci avesse provato, tirare su un figlio sembrava aver segnato il limite della sua resistenza. Oh, aveva opposto una strenua lotta contro il sangue del suo sangue, ma, dannazione, sembrava che Lucas giorno dopo giorno tirasse fuori quella sua oscura virtù che, diciamocelo, come amico coetaneo avrebbe apprezzato da morire, però come padre...insomma, dove la tirava fuori tutta quella diabolica energia?

Era il figlio di Satana? Draco aveva ragione?

Una notte il Diavolo aveva preso le sue sembianze e aveva preso il suo posto nel letto con Elettra?

Dopo un danno da settantamila galeoni forse quella non era poi una probabilità così insensata.

 

- Che farai adesso?- gli chiese sua moglie, di fronte al caffè delle sette.

 

- Ah, ormai...m’inventerò qualcosa mentre vado alla Hayes.-

 

- D’accordo ma se entro stasera non sarai venuto a capo di nulla me ne occuperò io. Ti conosco, saresti capace di divertirti alle sue spalle e a Lucas non serve un aguzzino.- commentò la bionda con sguardo malizioso – Perché so cosa stai per fare. Hai intenzione di farlo stare sui carboni ardenti per tutto il giorno, vero?-

 

- Tesoro, mi credi davvero senza cuore?-

 

- Io lo farei.- ridacchiò Elettra, aiutandolo a infilarsi la giacca – Ora andate e cerca di mettergli in testa la lezione, prima che passi sotto le mie grinfie, è chiaro?-

 

- Tranquilla, amore. Ho già in mente qualcosa.-

 

 

 

 

Ciò che suo padre aveva in mente era di non lasciarlo andare a letto. Fantastico.

Perciò, mentre alla Lucky House si faceva colazione, Lucas Potter tirò dritto fuori dalla villa, assonnato e depresso, attaccato alle gambe di suo padre e diretto nel posto che da bambino, doveva ammetterlo, aveva odiato profondamente pur non avendoci mai messo piede.

L’Associazione Hayes.

La Stramaledetta Associazione Hayes, luogo di accattonaggio di fenomeni da baraccone, o per meglio intendersi l’unico posto a Londra e nelle vicinanze dove bambini con particolari doti o semplicemente incroci potessero vivere al riparo della società moderna e tanto civilizzata pronta a metterli al rogo.

Come mai suo padre ancora ci lavorasse era un mistero, ma gli piacevano i casi disperati, questo era certo e l’irritante vocetta di Glorya Malfoy, nella testa di Lucas, gli ricordò che pure lui, in fondo, era veramente un caso umano.

Perché prima o poi La Risposta a suo padre avrebbe dovuto darla.

Come avevano fatto a piantarsi contro un cazzo si scoglio?

Semplice.

Fin troppo.

 

Varcarono la soglia dell’Associazione e Lucas si ritrovò a fissare un edificio in pietra chiara, con dodici finestre per piano e c’erano tre. A un lato un grande giardino attorniato da una vastissima area verde, siepi alte come la muraglia cinese, forse per impedire ai Babbani e ai maghi di vedere cosa vi accadesse dentro.

Ai vetri di alcune finestre c’erano dei disegni colorati...qua e là palloncini.

Entrando, nell’ingresso, il Phyro venne investito da un coro di grida allegre e gioiose.

Ma non vide nessuno in giro.

 

- Ci sono i figli della Donna Invisibile?- bofonchiò.

 

- Muto.- Harry gli fece cenno di seguirlo – Ho la settima classe stamattina, vedrai che ti piaceranno.-

 

- Cosa? Vuol dire che mi pianti da solo coi mostri?-

 

Harry si girò, sorridendo con una dolcezza che avrebbe costretto il Phyro a svenarsi sul posto, se solo avesse trovato un coltello. O una lametta. Anche della plastica! Il padre gli carezzò la testa come una sorta di cane bastonato, gongolando.

Ok, la tragedia vera era appena iniziata.

 

La cosa andò così: le classi non erano unicamente ai piani...ma anche nel seminterrato. Robe assurde a ben vedere, visto lo spazio che avevano all’aperto, però quando Lucas vide “la classe” capì fin troppo quelle misure di sicurezza.

Le aule erano molte e di tutti i tipi. Normali, in struttura di mattoni e cemento, altre in pietra magica, le cui mura si dilatavano e si restringevano a seconda dei bisogni.

Bambini dai cinque ai dodici anni correvano ovunque, passando attraverso pareti fasulle, uscendo dai pavimenti, altri svolazzando giù dai soffitti, o scivolando giù da scale a chiocciola più simili a scivoli.

Non erano bambini comuni, non erano nemmeno solo maghi o solo streghe.

Lucas Potter poté dire di non aver mai visto una tale mescolanza di razze: piccoli vampiri con occhi gialli e bocche affilate, spalancate in grandi sorrisi; Diurni che se ne stavano in disparte, colorando le pareti senza bisogno di pennelli, ma usando le mani, le dita, palle da gioco, formine, mezzi demoni, giovani mannari che avevano appena superato i dieci anni coi visi sfigurati a causa della loro stessa fame, ibridi con sangue animale.

Altri invece erano semplicemente giovani maghi che gli orfanotrofi, in esubero, avevano consegnato alla Hayes.

 

- Nessuno ha una famiglia?- chiese a suo padre, fermo sulla soglia della settima classe.

 

Harry scosse il capo, prima di richiamare l’attenzione dei piccoli. E quando lo fece esplosero tutti in grandi grida di giubilo, precipitandosi ad abbracciarlo, saltandogli al collo o semplicemente stringendolo per le gambe.

Era tutto una girandola di colori, un vortice che risucchiava e non lasciava più andare.

Vennero fatte le presentazioni, i bambini non parvero stupiti di vedere il “bimbo grande di Harry” anche se chiesero dove fosse Faith, lasciando ancora una volta il Phyro allibito.

Sua sorella andava all’Associazione?

 

Lo spazio in quel luogo mutava, non era fisso.

Il sole appariva e scompariva a comando, ma non feriva gli occhi dei vampiri, era come una calda e delicata mano di madre, che invece di uccidere e polverizzare...scaldava.

L’aula cambiava a seconda dei desideri dei piccoli che quel giorno decisero di scorrazzare in un giardino illusorio.

Le loro risate non cessavano mai...e Lucas, seduto su una gradinata altrettanto fasulla, osservava i piccoli disporsi a gruppi, giocare, altri leggere, altri ancora creare piccole gare fatte apposta per creature meticcie quali erano.

Lucas non riusciva a pensare di poter correre con quei piccoli mannari...o con quei vampiri.

Il solo fatto che stessero insieme senza tentare di azzannarsi lo lasciava più che mai basito.

 

- L’idea di creare un sole artificiale con la magia è stata del Menestrello?- chiese, rivolgendosi a suo padre.

 

Potter Senior annuì, seduto poco sopra di lui coi logori jeans già sporchi di vernice colorata.

- Lo conosci. Desmond fa tanto lo svagato ma quando si mette in testa qualcosa la ottiene. Viene ancora qua tutti i giorni a raccontare favole ai più piccoli, prima di metterli a nanna.-

 

- E Faith viene qui con te?-

 

- Ogni tanto. Ai bambini piace. E siccome molti non possono uscire all’aperto, questo posto è l’ideale. E’ costato parecchio, quasi tutta la quota associativa di Degona, anche se ne è certamente valsa la pena.-

 

Quello era fuori di dubbio accidenti.

Lucas ancora non riusciva a credere alla quantità di bimbi che nel mondo all’esterno, civilizzato, avrebbero patito atroci tormenti. Solo i Diurni forse avrebbero potuto sopravvivere, ma a che prezzo? E gli altri? Alcuni avevano la pelle ricoperta di squame scure attorno a zigomi, fronte e mento. Altri avevano iridi cangianti, inumane, con pupille ferine.

Altri ancora avevano artigli affilati, aculei...e code.

E quei piccoli vampiri spocchiosi non facevano altri che prendere in giro i mezzi demoni o gli ibridi con sangue animale, di cui non aveva mai visto così tanti “esemplari” tutti insieme: si trattava di semplici maghi, ma con caratteristiche date da particolari animali. Aveva visto una bimba con artigli e movenze di gatto poco prima, saltare qua e là sugli alberi. Doveva avere un istinto pazzesco.

 

- Si chiama Kat, ma non credo sia il suo vero nome. L’ha trovata Degona qualche mese fa, nei sobborghi.- gli raccontò Harry quando gli chiese da dove venisse – Ha otto anni, ma è come se ne avesse dieci in più. Non si fidava molto ma da quando è qui va molto meglio, anche se è piuttosto timida. I vampiri e i mannari la prendono in giro perché non corre veloce come loro...ma a orecchio non la batte nessuno. E’ Kat che ci aiuta quando qualcuno si perde.-

 

- E come fate coi vampiri? Coi Diurni?-

 

- Plasma. E’ meglio del sangue di maiale.-

 

- E non mordono i compagni? Non ci credo neanche se lo vedo!-

 

- Oh no, qui all’Associazione oltre a Degona ci sono altri sei empatici, sono tutti ex studenti. Tengono sotto controllo le emozioni dei bambini e ci avvisano se capita qualcosa, senza interferire nel loro processo di apprendimento. Non siamo il Grande Merlino.-

 

- Lo spero.- Lucas guardò storto i due gemelli vampiri e un terzetto di mannari dai sei ai dieci anni appollaiarsi sotto l’albero di Kat e fissarla con sguardi sornioni. Piccoli mostriciattoli – Ehi la finite o no?- abbaiò, facendo ridacchiare suo padre – Lasciatela in pace e tornate a fare le staffette, muoversi!-

 

- Vuoi vedere che ti mordo?- celiò uno dei gemelli vampiri, Monty, scatenando l’ilarità generale.

 

Lucas rise a sua volte, accendendosi come una torcia e ammutolendo tutti – Volete vedere che vi do fuoco? Muoversi, lasciatela in pace!-

 

- Non ti ho portato qui per amalgamarti alla massa.- tubò Harry, dandogli una pacca sulla spalla.

 

Lucas si risedette, ottenendo un sorriso dalla piccola Kat.

 

- Bhè, avrei potuto anche venirci ogni tanto. Magari mi sarei trovato bene. Non ci sono altri Elementali qui?-

 

- Ah si. Nella decima classe c’è un Elytro. Ha fritto i suoi genitori.-

 

- Ma che immagine edificante, grazie papi.- si riappoggiò ai gradini, allungando le gambe di fronte a sé – Non ci hai mai pensato davvero? A portarmi qui, voglio dire.-

 

- Lucas, questi bambini non hanno nessuno.-

 

- Magari qua mi sarei sentito a mio agio.-

 

- Perché, a casa ti hanno mai guardato storto?-

 

A quella domanda il Phyro si ritrovò a scuotere il capo. A dire il vero no.

Non aveva memoria dei tempi in cui il suo fuoco non aveva fatto parte di lui. E non aveva alcuna memoria di qualcuno dei suoi famigliari che gli avesse fatto pesare il suo potere: certo, gli avevano insegnato a fare attenzione fin da piccolissimo a giocare con gli altri amichetti, ma Jeremy ci si era abituato in fretta, anche in gemelli.

E Glory aveva sempre dimostrato un entusiasmo quasi indecente nel vederlo destreggiarsi con i suoi spettacoli pirotecnici.

In fin dei conti a lui era andata più che bene.

Non aveva mai fatto del male a nessuno e nessuno a casa sua si sarebbe mai sognato di mandarlo via.

Almeno...sperava...

 

- Ehm...- tossicchiò, girandosi impercettibilmente verso suo padre – Ecco, per la barca...-

 

- Risparmiati quei due occhi da cane bastonato.- lo freddò Harry, senza staccare i suoi dai pargoli della classe – Lucas, se pensi che ti chiuda in casa ogni qual volta ne combini una ti sbagli di grosso. E non ho neanche intenzione di obbligarti a venire qua tutta l’estate per punizione.-

Sentendo il figlio emettere un impercettibile sospiro di sollievo, il Bambino Sopravvissuto riprese – Ma tu alterni momenti di pace angosciante a questi picchi di totale demenza...- Lucas incassò la testa nelle spalle – Si può sapere che ti passa per la testa ogni tanto? E non sono arrabbiato, cazzo, al massimo sono contento perché siete tutti sani e salvi. Potevate morire ieri notte.-

 

- Lo so...e mi dispiace. Davvero, non sono balle. Mi dispiace di averti affondato la barca ma...è successo. So che faccio solo guai, che rompo e che a volte hai voglia di dire di avere solo una figlia, ma non lo faccio apposta. Non so come spiegarlo, è che i guai mi trovano sempre, senza che io faccia niente per cercarli. Insomma, stavano navigando tranquilli e a un certo punto abbiamo infilato quel cazzo di maledetto scoglio!-

 

- Vuoi davvero dirmi che non l’avete visto?-

 

- Stavo guardando io, c’era Roger al timone...- Lucas fece un’altra smorfia – Io non so cosa dire. A volte mi capitano queste cose e resto completamente secco, perché non so cosa dire, non so neanche spiegarti bene come sia successo. Faccio sempre guai e non so mai come impedirli, sembra una specie di reazione a catena. So solo fare disastri...insomma, lo so che non sono una cima a studiare, che sono bravo negli sport ma non certo come la mamma e che non ho una specie di obiettivo fisso nella vita, ma almeno speravo che questa sequela di sfighe mi avrebbe abbandonato prima o poi.-

 

Nel silenzio più totale, Harry dopo qualche istante iniziò a sorridere. Prima in modo sommesso, poi sotto l’espressione allibita del figlio in modo sempre più plateale.

 

- Ti faccio ridere?- sbuffò Lucas – Grazie tante!-

 

- Oh andiamo, cosa sono questi discorsi?- ridacchiò Potter Senior, scompigliandogli i capelli già di per sé disastrati – Ok, forse non sei bravo come la mamma e non hai tutte E. ma vuoi davvero dirmi che sono le cose più importanti che ti vengono in mente?-

 

- Non mi ci vedo neanche a fare l’Auror.-

 

- E perché dovresti fare l’Auror?-

 

- Non ti piacerebbe che lo facessi?-

 

- Tu non vuoi fare l’Auror.- sibilò Harry, puntandogli un dito in mezzo alla fronte, spingendo leggermente – Tu vuoi solo venire sul campo a fare casino. Lo so, ti conosco.-

 

Lucas non negò – Ok, forse mi hai beccato.-

 

- Sei fissato su questo da quando avevi dieci anni e sono venuto a ripescarti nella casa di Voldemort.-

 

- Bella mattinata quella.- sussurrò il Phyro, volgendo lo sguardo altrove, come perso in un’epifania che illuminava tutte le sue memorie – Non riesco a scordarla pa’. E ci vorrei venire con te, in battaglia intendo. Fossi un Auror potrei farlo.-

 

- Non prendono affondatori di barche al corso per le matricole.-

 

- Ahah, spiritoso.-

 

- Comunque lascia perdere la sfortuna, non c’entra niente. Ognuno di noi ha i suoi talenti Lucas. I vampiri, i mannari, anche Kat. Certo, per loro non è facile. Tu invece hai questo potere simile a un’arma a doppio taglio, devi solo imparare a gestire quello e...questa tua capacità di ficcarti sempre nelle grane, senza necessariamente doverti confrontare con me o tua madre. E la prossima volta che vai in barca, guardati attorno col binocolo, chiaro?-

 

- Ce l’avevo il binocolo.-

 

- Ah si? E allora dove guardavi?- Harry arcuò le sopracciglia – Una bella sirena?-

 

Il fatto che fosse nuovamente calato un silenzio di tomba lasciò il Bambino Sopravvissuto in una sorta di pausa mentale. Sirene? C’erano le sirene allargo dell’Isola di Skye? Non gli risultava.

Avevano urlato dietro ai ragazzi quando erano stati portati sugli scogli dalle sirene?

Poi, notando il tenue rossore sulle gote del figlio, qualcosa iniziò a ingranare.

 

- Oh mio Dio...- sussurrò Harry, iniziando a sogghignare – Oh mio Dio! Avevi in mente una ragazza e hai fatto incagliare la mia barca perché pensavi a lei! Ahah!- batté le mani e si fiondò addosso al suo imbarazzatissimo primogenito, gettandogli un braccio al collo – Dimmi tutto, la conosco? Voglio sapere chi è!-

 

 

 

Come poteva avergli letto nel pensiero in quel modo?

Usava la Legilimanzia, eddai!

 

Non che Lucas Potter non fosse abituato a condividere pene, amori e dolori col papi, ma quella volta la questione era così dannatamente imbarazzante! Aveva affondato una barca di sessanta metri perchè pensava a una ragazza, era vero!

Ok, che gli facessero causa!

Ma cavolo...non si poteva non pensare a Victoria Sharp senza restare completamente imbambolati!

Finalmente dopo più di due mesi di marcatura stretta Vicky aveva deciso di accettare un'uscita e...lui andava a fuoco ogni volta che ci pensava. E non era un'espressione. Andava proprio a FUOCO per Victoria Sharp.

Chi non l'avrebbe fatto?

Da quando si era preso quella cotta assassina aveva completamente perso il cervello e lo ammetteva senza problemi: aveva perso il sonno a causa di sogni bollenti, aveva perso pure il suo bell'appetito e se non fosse stato per le prese in giro degli amici che lo tenevano coi piedi per terra, di certo non sarebbe sopravvissuto fino alla fine dell'anno.

Ma ora quell'angelo biondo di Vicky finalmente gli aveva concesso le sue attenzioni e anche se sapeva che ne avrebbe combinata qualcuna, muovendosi come un maldestro ritardato mentale, Lucas sperava ancora che Vicky sarebbe riuscita magari ad andare oltre quel suo lato...represso? Da sfigato totale?

 

- Allora? La conosco o no? E' più grande? Ti prego, dimmi che non è una Slytherin!-

Harry non voleva mollare e più spingeva più Lucas arrossiva, sbuffando.

- Dai, dillo al tuo papà! E' carina?-

 

- Si.- sospirò il Phyro, lasciandosi sfuggire un sorrisetto ebete - Stupenda. E...un po' la conosci. Cioè, l'hai già vista.-

 

- Hn...e a Glory piace?-

 

- Che domanda è?- allibì Lucas.

 

- Lei ha più buonsenso.-

 

- Papà ma insomma...-

 

- Ok, ok. Va bene, sto zitto. Come si chiama?-

 

Bravo Lucas. E adesso come lo dici a tuo padre che sei innamorato della figlia del suo fottutissimo avvocato? Nessuno tocca la figlia prediletta di Ethan Squalo Sharp senza farsi staccare mani e occhi a morsi. Però per Vicky se li sarebbe fatte amputare volentieri le mani, doveva dirlo in tutta onestà. Lei era così briosa, allegra, sempre piena di energie...e con lui era così comprensiva, gli stava dietro coi suoi discorsi megalomani quel tanto che bastava a non farlo sentire un pazzo completo!

Forse era un po' dura e spigolosa a volte e...cazzo, lei e Glory assolutamente non si potevano vedere, ma se perfino Glorya Malfoy gli aveva detto con sdegnosa indifferenza che la Sharp faceva al caso suo, allora perchè mai suo padre avrebbe dovuto fare storie?

 

- E' la figlia dello Squalo.-

 

Harry si staccò improvvisamente dal figlio, a occhi sbarrati.

 

- Che cosa??- allibì, stentando a credere alle sue orecchie - Mi hai affondato la barca per colpa della figlia di Ethan?!-

 

- E' carina o no?- celiò Lucas con aria beata.

 

- Sei andato fuori di testa?- abbaiò Harry - Quel pazzo ci farà causa! Vedi bene di tenere le grinfie lontane da quella ragazza Lucas, questa è pure peggio della barca! Dico ma come si fa...sei una cazzo di calamita per guai!-

 

- Non mi starai mica proibendo di vederla vero?-

 

- Servirebbe a qualcosa?- Harry gli ripuntò il dito addosso, stavolta sul naso - Ma vedi di ficcarti in quella specie di cassaforte vuota che hai sul collo che con quel genere di ragazze non si possono fare stupidaggini, anche perchè suo padre è il mio avvocato e sinceramente preferisco averlo dalla mia parte che contro!-

 

- Guarda che non è una cosa così...da una botta e via.-

 

- Oh, grazie per avermelo chiarito. Ora sono così fiero dei tuoi valori morali.-

 

- Va bene, ho capito. E' una cosa seria, ma già lo sapevo prima che me lo dicessi tu. Chiaro?-

 

Smettendola per un attimo di lambiccarsi il cervello su come scappare una denuncia per molestie da parte di Ethan Sharp, Harry Potter si ritrovò a guardare suo figlio e il suo profilo in un modo che non aveva mai visto.

Non aveva colto qualcosa.

Non aveva solo affondato una barca pensando a una ragazza...no...il suo adorato bambino era più che cotto!

 

- Ti sei innamorato di Victoria Sharp.- cantilenò, vedendo le mani del Phyro andare a fuoco all'istante - Ahah! Beccato! Cavolo Draco hai sentito?-

 

 

 

 

 

 

Conclusione di quel patetico momento di condivisione col papi, nonché un assioma fondamentale che reggeva in piedi l’intera esistenza di Lucas James Potter: mai dire qualcosa a Harry Potter pensando che se lo tenga per sè. Perchè c'è sempre qualcuno in ascolto e quel qualcuno è quasi sempre Draco Lucius Malfoy che in quel momento con tutta probabilità stava stravaccato alla Lucky House, sintonizzato come alla radio, a ridere a crepapelle dei suoi dolori.

 

La cosa insolita era che in fondo era quasi come avere due padri, non solo uno.

Il lato peggiore era che adesso erano appunto in due a prenderlo in giro.

Glory almeno si era limitata a quello sguardo di compatimento, come se avesse dovuto fargli le sue condoglianze per qualcosa.

 

 

 

 

 

 

 

Morale della favola, alla fine andò come Lucas Potter si era aspettato.

Altre risate alle sue spalle, una valanga d'insulti da sua sorella per aver fatto affondare lo yacht magico, lettere dai suoi amici e dai genitori dei suoi amici, vedere le facce degli assicuratori quando aveva dovuto raccontare loro i fatti e...nessuna punizione corporale.

Era ovvio che dei sedicenni non sarebbero mai riusciti a riparare la barca, ma il bello venne circa una settimana dopo, quando suo padre gli presentò i suoi nuovi baby sitter che l'avrebbero accompagnato per tutta l'estate, fino all'inizio del suo settimo anno.

Due metri per tre, muscoli per ottanta chili fra braccia e gambe, occhi spiritati, sguardi assassini.

Auror che sembravano lottatori di sumo.

 

 

 

 

 

Forse si, sarebbe stato meglio spaccare pietre coi ragazzi per ripagare la barca.

Ora Vicky l'avrebbe vista solo col binocolo.

 

 

Una lezione importante comunque Harry Potter gliel'aveva data: mai tentare di fregare una mente superiore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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