- Mike -

Uscì di casa al solito orario, zaino in spalla, cuffie nelle orecchie, diretto alla fermata del bus. Era metà maggio, ormai la scuola stava per finire e Michele avrebbe dovuto esserne felice poichè estate per lui significava da sempre andare in vacanza con i nonni. Altri ragazzi della sua età avrebbero trovato imbarazzante una cosa del genere, ma per lui era diverso, perchè con i suoi nonni ci aveva passato tutta una vita, da quando i suoi genitori morirono.

Non ricordava molto dell'incidente, doveva essere una semplice gita in barca, poco lontano dalla costa. Ma purtroppo lui e la sua famiglia si ritrovarono spinti dalla corrente, in balìa di un temporale estivo, con i soccorsi che tardarono ad arrivare. Tutti ritenevano un miracolo il fatto che lui fosse sopravvissuto, un bambino di appena 5 anni, salvato dal mare in tempesta, perfettamente sano. In realtà lui sapeva che non era così, lo aveva intuito qualche anno dopo, quando aveva scoperto il suo straordinario talento. Mike era in grado controllare l'acqua usando solo il suo pensiero, di farle assumere le forme che voleva e di farla fluttuare nell'aria come se fosse leggerissima. Era anche in grado di stare sott'acqua per molto tempo e di nuotare con estrema facilità. Non aveva mai parlato a nessuno di questa sua abilità, sapeva che era una cosa fuori dal comune e lo spaventava il fatto di avere tutte le attenzioni su di se. Era sempre stato un ragazzo timido, gentile con gli altri, ma cercava in tutti i modi di non mettersi mai in mostra. Odiava quando gli venivano fatte troppe domande, soprattutto sui suoi genitori, e più di tutto, odiava quando gli altri provavano compassione per lui.

I suoi primi giorni al liceo erano stati duri a causa delle continue prese in giro. Non aveva amici e veniva continuamente preso di mira dai bulli. Poi la situazione cambiò quando incontro Tom, un ragazzo poco più grande di lui, che diventò subito il suo migliore amico. Non sapeva dire come fosse nato il loro legame, tra una chiacchiera e l'altra durante gli intervalli tra le lezioni, ma da quando c'era lui, Mike si sentiva più sicuro e felice. Passavano i pomeriggi in casa a divertirsi o Tom lo aiutava a studiare, mentre il sabato uscivano in città, mangiando alla loro solita tavola calda e parlando del più e del meno.

Tom era una delle poche persone più importanti nella sua vita, era quella di cui si fidava di più in assoluto, ma non aveva mai trovato il coraggio di raccontargli il suo segreto, e forse non ne avrebbe mai avuto l'occasione.

Dopo l'ultima uscita insieme, Tom si era proposto di riaccompagnarlo a casa in macchina. Avevano passato una serata tranquilla nel centro della città e lui non avrebbe mai potuto immaginare cosa stava per accadere. Nella sua testa continuavano a girare le immagini del camion che li investì, di quei due fari enormi che gli andavano incontro e poi del corpo di Tom immobile accanto al suo. Ma più di tutto, non riusciva a eliminare dalla sua mente, una figura che riuscì a vedere solo per pochi secondi, di una ragazza avvolta da una luce argentea che lo guardava da oltre il parabrezza. Aveva provato a convincersi che fosse l'effetto di un qualche trauma dovuto all'incidente, ma una volta arrivati all'ospedale, gli dissero che era tutto a posto, che non aveva subito alcun danno, mentre Tom era finito in coma e nessuno sapeva dire nè se nè quando si sarebbe svegliato.