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Autore: Chrystal_93    11/04/2015    3 recensioni
Avrei potuto anche intitolarlo "Le avventure da genitori di Belle e Rumple tra pannolini, urla e sorrisi", tanto per rendere meglio l'idea sul contento di questa raccolta.
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#12 cap: “Hai visto quanto muschio, Rose?” chiese Belle. [...] “E pensa che ogni albero col muschio può essere la dimora di un tipo molto speciale di fate.” Rose girò di scatto la testa per guardare il padre.[...] "Quando passano gli umani, si nascondono. Vengono fuori soltanto se una bella e buona fanciulla, in particolar modo amante degli animali, sta vagando per la foresta. Se il suo cuore è puro, la proteggeranno da ogni male. [...] Si dice che tessano sul fuso e sull'arcolaio. E inoltre hanno il potere di trasformare le foglie in oro.” “In oro?!” esclamò la figlia.” “Sì. È per questo che, in autunno, le chiome di alcuni alberi risplendono nelle ore del tramonto.”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vita da genitori

 
"Mamma, solo per te la mia canzone vola,. [...] ma la canzone mia più bella sei tu!"
C. A. Bixio


 
Un mostro di mamma
 

Un'imprecazione le uscì dalla bocca, silenziosamente. Non aveva intenzione di imprecare di fronte a sua figlia, anche se stava ululando disperata dal suo seggiolino. Aveva solo pochi mesi, eppure -giurava Belle- aveva dei polmoni degni di un cantante di lirica.

Lasciò il biberon vicino al lavabo e raggiunse la figlioletta, cercando di cullarla piano piano. La cosa non sortì alcun effetto; Rose reclamava la sua dose di latte e sembrava non voler aspettare un secondo di più.

Belle la prese in braccio, cercando di saltellare in giro e ballare un po' per calmare la figlia. Di solito funzionava, ma ora era troppo affamata per badare a ciò che stava cercando di fare la madre.

Disperata e attraverso un'operazione degna di una giocoliera esperta, tenendo in braccio la piccola, riuscì a rimisurare la temperatura del latte -stavolta senza ustionarsi il polso-, mise il tappo e lo porse alla piccola creatura.

Finalmente Rose, impegnata a consumare uno dei suoi tanti pasti giornalieri, si zittì.

Belle, sconsolata e allo stesso tempo sollevata, si appoggiò a un mobile, tenendo la figlia tra le braccia.

Era così pacifica in quei momenti. Sapeva che non sarebbe durato a lungo. Presto avrebbe finito di mangiare, lei le avrebbe massaggiato la schiena e il pancino e, dopo una decina di minuti di sonno, si sarebbe risvegliata, reclamando altre attenzioni.

Infatti nelle ore successive accadde proprio ciò, con l'aggiunta di bucati da fare, biberon da preparare, cose da pulire...

Rumple era stato a casa per il primo mese di gravidanza ad aiutarla, ma poi era dovuto tornare al lavoro. Avevano deciso così; Belle non sarebbe riuscita a separarsi dalla figlia, anche se la biblioteca le mancava molto. Nemmeno Gold in realtà era stato contento di separarsi dalle donne che più amava al mondo, ma aveva deciso che uno dei due doveva lavorare. E inoltre non voleva che i soliti seccatori venissero a disturbarlo a casa, con il rischio di svegliare Rose.

Erano quasi le cinque e mezza e presto suo marito sarebbe tornato a casa.

Prese in braccio la figlia, tentando inutilmente di calmare le sue urla. Perché urlava tutto il giorno? Non era una brava madre? Forse aveva preso tutta la questione troppo alla leggere. Un contro era leggere di gravidanza e maternità sui libri, o farsi raccontare i ricordi da suo padre, un altro era viverle. Doveva aspettarselo. Eppure era stata lei a rassicurare il suo Rumple che sarebbe stato un ottimo padre, non preoccupandosi del fatto che forse lei non era in grado di fare la madre.

Ormai non riusciva più a calmarla. Non la allattava neanche quasi più al seno, le faceva sempre più male e il dottore -anche se il marito non aveva permesso a Whale di visitare le piccole ulcere al seno di Belle- aveva assicurato che anche il latte in polvere, a quell'età, sarebbe andato bene.

Tuttavia lei non si sentiva per niente una buona madre. Non aveva nemmeno più l'energia per leggerle qualche libro, anche perché, dopo poco, Rose ricominciava a strillare. Per le coliche o per qualche sua inadempienza.

Con questi pensieri passò di fronte all'ingresso e in quel momento, su un piccolo specchio che avevano appeso poco dopo il matrimonio, si fermò a fissarsi. Da quanto non si specchiava? Chi era quella sconosciuta?

Non poté approfondire troppo la questione perché la porta di casa si aprì ed entrò il marito, sorridente. Le andò subito incontro, azzerando i pochi metri che c'erano tra loro e -come faceva sempre- l'abbracciò.

“Mi sei mancata.”

“Com'è andata?” chiese lei, ancora sconvolta da ciò che aveva appena scorto.

“Direi che...” Gold non fece in tempo a finire la frase che Rose si fece prepotentemente sentire. “Vado io.” disse lui con un sorriso, lasciando la moglie con le braccia penzoloni lungo i fianchi, una maglia di due taglie più grandi di lei, e dei pantaloni comodi della tuta, macchiati di latte.

“Ciao, tesoro mio!” disse l'uomo, prendendo in braccio la figlia e cominciò a spostare il peso da un piede all'altro, come in una sorta di balletto improvvisato.

La bimba protestò un po' e poi cominciò a emettere dei gridolini divertiti.

“L'hai calmata.” disse lei.

Lui si girò, sorridendo. “Sì, ma per poco. Deve essere cambiata.”

Belle, meccanicamente, protese le mani per prenderla, ma Rumple scosse la testa. “Faccio io. Perché non ti rilassi un po'? Posso pensarci io a Rosie.”

Le si avvicinò, le schioccò un veloce bacio sulle labbra e si diresse di sopra, nella cameretta della bambina.

Belle ne approfittò per preparare la cena e altri due biberon di latte. Quando, venti minuti dopo, il marito tornò con in braccio la bambina più calma, lei aveva già quasi ultimato tutto.

“Che cos'ha preparato la mamma? Sembra ottimo dall'odore...”

Belle, finendo di tagliare alcuni peperoni, girò la testa.

“Polpettone. Basta solo accendere il forno, ci vorranno quarantacinque minuti però...”

“Noi non abbiamo fretta, vero?” disse lui, volteggiando fino a una piccola cesta in cui ripose la bambina, quieta.

“Mi siete mancate.” disse ancora lui, raggiungendo la moglie e abbracciandola da dietro. Le poggiò il mento su una spalla e solo allora si accorse che le mani della donna stavano tremando.

“Belle, tutto a posto?”

“Sì.” disse lei, piano.

Lui però, con la preoccupazione negli occhi, la fece voltare.

“Va tutto bene, davvero. È solo stata una giornata...” non riuscì a finire la frase che la voce le si incrinò e la gola le si seccò di colpo.

Gold fece per dire qualcosa, ma richiuse subito la bocca. La prese per la vita e, sorridendole dolcemente, le disse. “Sei stanca. Perché non ti concedi una doccia? Posso pensare io a Rose.”

“Ma la cena...”

“Starò attento al forno.”

Belle corrugò la fronte, indecisa. Lui scosse la testa, sorridendo. “Lo prometto.” aggiunse, e facendo un piccolo inchino le strappò un sorriso.

“Ok.” disse lei e, staccandosi piano e di malavoglia dal marito, uscì dalla cucina e si diresse al bagno del piano superiore. Non si premurò nemmeno di prendersi un asciugamano, si spogliò in fretta e si infilò sotto la doccia.

Non seppe per quanto tempo rimase immobile sotto il getto caldo dell'acqua, con gli occhi chiusi e la pelle d'oca.

Solo quando ebbe finito si accorse che il suo accappatoio era rimasto in camera da letto. O in qualsiasi altro posto, visto il caos che da mesi regnava in casa.

Aprì lo sportello, sbuffando. Vide però quello del marito -meticolosamente ordinato, a differenza sua. Allungò una mano, sicura che non se la sarebbe presa.

Non arrivandoci, dovette uscire dalla doccia e, quando lo fece, si ritrovò di fronte a uno specchio. Si osservò nuda e fu sconvolta, per la seconda volta nel giro di poche ore.

Ma chi era quella donna dalla carnagione un po' troppo bianca, le occhiaie pesanti, i capelli che, seppur bagnati, erano tutti stopposi e sfibrati?

D'accordo, con una neonata non aveva avuto tempo di truccarsi -e non c'era nemmeno stato il bisogno- ma quella non era lei. Doveva per forza essere un'altra.

Si avvicinò e si toccò il volto. E sì, non c'erano dubbi. Quella era la sua immagine riflessa. Come aveva potuto Rumple guardarla sempre con lo stesso amore e stringerla ogni notte con la stessa intensità?

Era orribile, era un mostro. Ora capiva perché la figlia piangeva con lei. Probabilmente la spaventava. Quando si era ridotta così?

“Belle! La cena è pronta!” sentì chiamarla suo marito. Si guardò un'ultima volta e si promise che, quella sera, si sarebbe messa almeno della crema idratante per il viso. E per le mani, se aveva abbastanza energia da non svenire sul letto.

Si asciugò in fretta e raggiunse il marito, un po' titubante. Si fermò sulla soglia della cucina e si fermò a osservarlo, mentre cullava piano la piccola e spegneva il forno.

Quella vita poteva sembrare impossibile e impraticabile, ma erano quei momenti a farle capire che, per quanto difficile fosse e per quanto inadeguata fosse lei, non poteva desiderare niente di più bello che vedere suo marito e sua figlia felici.

“Amore.” disse lui. L'aveva colta sovrappensiero e ora le stava sorridendo, dolcemente e da innamorato, come non aveva mai smesso di fare.

Il perché, di quello sguardo, non riusciva proprio a spiegarselo, ma il bacio dell'uomo e l'odore invitante della cena la distolse per un po' da quei quesiti che l'assillavano.

 

 

Con la faccia tutta impiastricciata e le mani altrettanto, Belle si infilò sotto le coperte. Il marito arrivò subito dopo, già in pigiama.

“Si è appena addormentata.”

“Menomale.” disse lei.

“Belle, avevo pensato a una cosa.”

“Dimmi.” disse lei, girandosi verso il marito e vedendo che guardava in basso.

“Senti, io pensavo che potrei ridurre l'orario. Magari potrei fare solo un paio d'ore... così posso aiutarti in casa.”

“E' tanto terribile vero?”

Gold alzò lo sguardo. “Cosa?”

“Questa casa. Questa vita. Io.”

“Ma che dici, Belle? La vita con te e la bambina è meravigliosa. Tu sei meravigliosa.”

Questa volta fu Belle ad abbassare lo sguardo. “Sono terribile. Mi sono vista allo specchio.”

Chiuse gli occhi e si mise le mani tra i capelli, coprendosi parte del volto.

“Forse era uno specchio guasto.”

Belle alzò gli occhi lucidi e lo guardò, con le labbra un po' schiuse per la frase criptica del marito.

Gold sorrise e, prendendo il volto della moglie tra le mani, le disse: “Prova a specchiarti nei miei occhi. Sono sicuro che vedrai una splendida donna, forte come non mai, capace di tenere a testa a una bambina di cinque mesi urlante come un albatro inviperito, senza mai crollare. E bellissima, ancor più del primo giorno in cui ti ho vista.”

Belle chiuse gli occhi, sorridendo e lasciando che le carezze del marito trasportassero via quelle poche lacrime che le rigavano il volto.

“Ho i miei dubbi, su tutte e due le cose.”

“Sei troppo critica.”

“Non sono una buona madre. Non riesco a calmarla.”

“Sei stanca, amore mio. Anche io lo ero i primi tempi, non ti ricordi?”

“Ma tu ora riesci ad acquietarla. E torni sempre in ordine e...”

Gold stava sorridendo, sornione.

“Non finirò la frase per compiacerti ancora di più.”

“Belle!” disse lui, abbracciandola e stringendola a sé. “Tu passi tutta la giornata con Rose ed è un grande impegno! Mentre io me ne sto in negozio a scacciare qualche seccatore, è normale che torni più riposato di te. Se sei stressata, riesci ad avere meno controllo. È normale, sul serio. Sei una madre splendida. Fidati delle mie parole, lo sei sul serio, e non sono l'unico a pensarlo. Inoltre. tu sei bellissima. Sul serio. La gravidanza ti ha resa ancora più sensuale del...”

“Rumple!” lo ammonì lei, arrossendo un po'. Non era più stata con lui in maniera così vicina e, anche se non vi aveva posto grosse attenzioni e preoccupazioni, sapeva che non aveva ancora smaltito quei nove mesi di dolce attesa.

“Dico solo la verità.” disse lui, cominciando a baciarla sul collo.

Belle chiuse gli occhi. Da quanto non si concedevano un momento così? Forse non doveva preoccuparsi troppo di quell'immagine spaventosa che l'aveva sconvolta prima che suo marito tornasse a casa, e dopo la doccia.

Forse... Ma tutti quei forse furono fermati dagli strilli di Rose.

“Oh.” sospirò lei.

“Vado io.” disse lui e, sospirando a sua volta, si staccò dalla moglie e raggiunse la figlia.

Belle, ancora inebriata e riscaldata dai baci del marito, scivolò sotto le coperte e nel sonno senza nemmeno accorgersene.

Gold aveva un trucco per far star buona la bambina, ma non aveva ancora intenzione di rivelarlo a Belle. E questo non perché non volesse farla stare meglio, ma perché non voleva che lo obbligasse a cantare di fronte a lei.

Aveva sentito dal suocero che Belle, nei primi mesi di coliche, non si addormentava nemmeno coi libri, a meno che questi non fossero cantati. La prima volta non ci aveva creduto molto ma, dopo sette ore passate da solo con la figlia in lacrime e Belle che era andata a trovare il padre, aveva creduto che tentare non poteva nuocere.

E così, pur cosciente di non possedere la voce della madre di Belle, aveva intonato un motivetto, un po' ambiguo e stridulo che, tuttavia aveva fatto zittire la bambina. Da allora, anche sottovoce, le canticchiava qualcosa e lei si dimostrava sempre molto divertita.

Sapeva che quel periodo sarebbe svanito una volta finite le coliche, ma si accontentava.

“Rose.” disse, una volta finito di canticchiare. “Stai facendo impazzire la mamma. Che ne dici se domani la lasciamo tranquilla e passi tutto il giorno con il tuo papà? Canterò tutto il tempo se mi prometti di metterti a strillare come solo tu sai fare non appena entrerà Charming. Ho proprio la sensazione che ne sarà colpito...” disse ridacchiando, mentre la bambina muoveva piano le manine, prima di sprofondare di nuovo nel sonno.

La osservò adagiare la testolina di lato e schiudere un po' le labbra, quasi impercettibilmente.

Sorridendo, si chinò a baciarla, controllò che il babymonitor funzionasse e uscì dalla stanza, tornando nella sua camera da letto.

Quando si avvicinò al letto, trovò la moglie già addormentata e non poté far a meno di chinarsi a baciare anche lei, vedendo che era nella stessa posizione della figlia.

Poi, mettendosi vicino a lei, si mise ad accarezzarle i capelli e, senza nemmeno accorgersene, cominciò a cantare la melodia del loro primo ballo dopo sposati.

 


 



Note dell'Autrice
Per una volta sono in orario per il mese di Aprile. Questa è una one shot fresca, nel senso che l'ho scritta apposta per questo mese, non l'ho ripescata dalla mia magica borsetta della creatività.
Ho dipinto una Belle un po' insolita, ma essere mamma è anche questo, suppongo. Ovviamente ho fatto intervenire anche Rumple, reinterpretando le sue doti canore. La sua non è crudeltà, Belle è solo stressa e presto scoprirà il trucco del marito. Così come tornerà più in pista, le basta dormire più di due ore di fila.
Sono sicura che, come lo è sempre stata, nemmeno ora si arrenderà, anche a costo di scalare montagne di pannolini e grida animalesche della vivacissima Rose.
Ringrazio davvero molto Euridice100 ed Elema che mi seguono strenuamente. Vi adoro, non ho molto altro da dire che non risulti banale. E un grazie a tutti coloro che mi seguono/ricordano/preferiscono e leggono silenziosamente.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

  
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