Sometimes i walk alone
at night when every bodies else
is sleeping.
I think of him and then i’m happy
with the company i’m keeping.
The city goes to bed
And i can live inside my head
Cammina, nella pioggia, sola e fradicia, Eponine.
Non si cura dell’acqua che le bagna gli abiti
laceri e stracciati.
Se qualcuno la vedesse, o meglio, se qualcuno la notasse, la prenderebbe per matta, probabilmente.
Ma lei non nota gli sguardi sdegnosi ed indignati dei borghesi nelle loro carrozze, che si affrettano a tornare a casa.
Lei è persa nella sua mente, quella mente che racchiude poca cultura, ma molta vita.
Lei è persa, e fissa il vuoto, pensando al suo amato, a Marius. Sorride, rivedendo i suoi begli occhi nella sua mente.
Ma poi il suo sorriso si spegne, quando capisce d’essere un’illusa a poter pensare ad un futuro, per lei, per lui…per loro, insieme.
La mente è l’unico luogo dove può essere chi vuole, in compagnia di chi vuole, quando lo vuole.
Nella sua mente si affollano storie, su di lei, sulla sua vita, che in quel mondo immaginario è bella. Lei non è molto ricca, nel suo mondo di finzione, ma può mangiare, almeno. Eh già, una ragazza come lei, una borghese, sognerebbe il principe azzurro, alla sua età. Ma Eponine sogna solo un po’ di cibo…ed un po’ di affetto.
E non sente più la pioggia, o il freddo che penetra nelle ossa. Si sente come cullata dal dolore e dalla morte. E si abbandona alla gioia e alla beatitudine del sogno, accasciata lì, in mezzo ad una strada.
La mente è il miglior luogo per riposare…