Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: L0g1c1ta    11/04/2015    1 recensioni
Dieci ragazzi e una professoressa.
Ognuno di loro ha una storia. Ognuno di loro ha un passato.
Passano insieme quattordici giorni di vacanze all'estero e insieme decidono di fare un rito per entrare nel Regno dell'Incubo, risvegliando l'Uomo Nero ed entrando nel suo mondo.
Mano a mano che esplorano il luogo si rendono conto che anche i Guardiani e altri spiriti si trovano costretti ad abitare in quest'isola ove sono ricercati dalla reale padrona del Regno: Macula Sanguinea.
Tra umani e spiriti si cuciranno rapporti d'amicizia o inimicizia.
Riusciranno a tornare a casa?
Riusciranno a sfuggire dalle mani della megera Macula Sanguinea?
Riusciranno a scampare alla morte?
Genere: Angst, Generale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Riapro gli occhi.

Mi ero addormentato. Anche se ho dormito per poco tempo, mi sento un po’ meglio. Non posso ancora credere che sia accaduto…

La donna volpe vicino a me e a Yoshi ci parla, non capisco cosa dice. Il mio amico vicino a me annuisce.

“Dice che, ora che sei pulito, poi indossare i tuoi vestiti, sono puliti anche questi” traduce, porgendomi i vestiti che ho sempre indossato per tutto questo tempo. Aspetto che se ne vada, poi mi tolgo di dosso le coperte e mi vesto con i pantaloni marroni, la giacca bianca, le scarpe verdi. Non indosso la felpa e il giubbotto: fa molto caldo in questa caverna.

“Yoshi, poi la ringrazi per tutto?” Yoshi annuisce, con un sorriso.

Dopo aver saputo che Dentolina è stata catturata, Yoshi ci ha portati in questo posto, dove vivono i clan dei kami giapponesi e dove lui ha vissuto per diverse settimane. È una gigantesca fortezza scavata nella montagna. Per via delle sorgenti naturali, questo posto è molto più caldo delle città. Sembra essere dentro una stufa, ma è piacevole. Preferisco il caldo al freddo, sinceramente.

Qualcuno bussa e dopo un po’ entra. Ceci. Anche lei pulita, pettinata e con i suoi vecchi vestiti: i leggins neri, la gonna di jeans, la maglia viola scuro. Anche lei non ha indossato il giubbotto. Ha un’aria stanchissima, so il perché. Yoshi le fa segno di sedersi. Lo fa, vicino a me.

Arrivati qui, Yoshi ha spiegato velocemente la situazione ai kami di guardia. Sono tantissimi, anzi, tantissime. Sono tantissime donne con code di vari animali e orecchie lunghe. Alcune hanno degli occhi di colori accesi e dei segni sulle guance. Vedendo il mio amico in mezzo a questi spiriti, ripensandoci, non è poi tanto anormale.

Dopo aver constatato di trovarsi di fronte a dei mortali, i kami ci hanno detto di lavarci, sistemarci i vestiti e il resto. Sono stati molto buoni con noi, nonostante non ci conosciamo per niente. Mi sento molto meglio ora, adesso anche Ceci è profumata.

“Adesso, cosa possiamo fare?” chiede Ceci.

“Non ne ho idea. Ma, di preciso, cos’è successo?” sa di cosa parlo, sa che non accetterò un altro silenzio. Prende un profondo respiro.

“Dentolina era preoccupata per te, non tornavi da tanto tempo e pensavamo che ti fosse accaduto qualcosa. Stavamo pensando di uscire a cercarti, ma una donna molto alta e con un giubbotto rosso entrò dentro casa, senza preavviso. Era spaventata, ma appena ha visto Dentolina, l’ha presa e mi ha dato un pugno in testa. Per un po’ di tempo ho perso i sensi. Era accaduto così in fretta che non sono riuscita nemmeno ad alzare un dito per aiutarla. Appena mi sono svegliata di nuovo, mi sono resa conto di quello che era accaduto. Mi sono nascosta perché credevo che potessero arrivare altri come lei e poi siete arrivati voi” non piange, sembra quasi arrabbiata, forse con se stessa per non aver saputo difendere Dentolina. Yoshi mi fissa deciso, anche lui ha capito chi era quella donna.

“Forse avrei dovuto morderla per davvero…” mormora fra sé e sé. Sono quasi d'accordo con lui. Sono anch’io arrabbiato sia con me stesso per non essere tornato subito nella casa, sia con quella donna vestita di rosso.

Restiamo seduti per molto tempo, senza dirci niente. Nessuno di noi ha qualcosa da dire. Ceci è distrutta emotivamente, Yoshi ripensa sempre al grave errore che aveva fatto. Le piume del cappello si muovono leggiadramente. Dobbiamo andare a riprendere la mia Gioia, per forza. Non voglio immaginare nemmeno cosa le faranno e cosa le stanno già facendo. Sento di poter uccidere qualcuno se non faccio qualcosa.

“Gianni, sei tutto rosso. Stai bene?” sembra quasi una presa in giro quella di Yoshi. È ovvio che non mi sento bene.

“Dobbiamo trovare Dentolina e salvarla” dico tutto d’un fiato.

“E come facciamo? Non sappiamo nemmeno dove sia” dice Ceci, ancor più distrutta di prima. Forse stava pensando anche lei a un modo per trovare la nostra fata. Dentolina e Ceci, per tutto questo tempo, sono diventate grandi amiche. A guardarle sembravano madre e figlia. Gioia ci ha preso come dei figli e non voleva mai che qualcosa ci mancasse o che stessimo male. Una volta l’ho sentita sussurrare fra sé e sé che il suo desiderio si era avverato. Quale non lo so. Forse di avere dei figli? Comunque sia, dobbiamo trovarla.

“Sapete, ultimamente Hakurei-sama stava facendo delle ricerche riguardo i possibili luoghi dove i Fantasmi trasportano gli spiriti catturati. Credo che potrei chiederle dove crede che sia la Fata dei Denti” dice Yoshi, con un sorriso pieno di speranza. Scatto in piedi, anche Ceci fa lo stesso.

“Allora andiamo da lei!”

“Ok, ok, andiamo” dice alzandosi e dirigendosi verso un corridoio.

Questa caverna sarebbe completamente buia se non fosse per delle lanterne fatte di carta sparse un po’ ovunque. Probabilmente l’intera montagna possiede queste grotte scavate nella roccia e collegate fra loro con lunghissimi corridoi. Si fa fatica a respirare man a mano che saliamo in cima. Raggiungiamo un'altra gigantesca caverna un po’ più grande delle altre e con una gigantesca pozza termale.

“Hakurei-sama!” urla Yoshi creando un eco quasi fastidioso. Dietro ad una roccia esce fuori un altro kami. In confronto agli altri, che ho notato solo a mala pena per via della mia rabbia, questa mi stupisce.

Vedo solo bianco in questa figura. È una donna di almeno trent’anni, pelle bianca, capelli lunghi e argentei legati in un’acconciatura insolita, kimono bianco. Ha uno sguardo severo. Nasconde le mani nelle lunghe maniche del vestito. Yoshi fa un inchino veramente troppo profondo. Qui io e Ceci andiamo nel panico: dobbiamo inchinarci anche noi? L’idea non mi alletta per niente, ma lo faccio. Anche la mia amica fa lo stesso, impacciata. Yoshi ritorna dritto, lo facciamo anche noi.

Lei inizia a parlare. Ha qualcosa di terribile la sua voce, sembra che tagli l’aria con un semplice saluto. Non capisco le sue parole, eppure noto che ci fissa. Mi provoca un’insolita sensazione quegli occhi. Yoshi, invece, ha un atteggiamento spensierato, come al solito. Chiacchierano per un po’. Ad un certo punto lei si gira verso di me. Deglutisco. Yoshi fa lo stesso.

“Non è totalmente d'accordo sul fatto di dover andare nel luogo dove crede che ci siano degli spiriti catturati, ma vuole sapere perché vuoi siete così determinati a trovare la Fata dei Denti” deglutisco ancora. I suoi occhi sono di uno zaffiro incredibilmente magnetico. Nessun essere umano potrebbe avere degli occhi del genere.

“Perché, per tutte queste settimane, io, Dentolina e Ceci ci siamo ripromessi di stare sempre uniti, in qualunque situazione ci troviamo” Yoshi traduce in giapponese tutto quello che dico. Lei scuote la testa, insoddisfatta. Dice qualcosa.

“La tua risposta non la soddisfa. Chiede che cosa ti spinge a lottare per cercare una fata che, probabilmente, potrebbe essere anche morta” questa risposta mi disgusta.

“Dentolina è stata una madre per noi. Si è presa cura di noi, ci ha sempre aiutato a fuggire dai Cacciatori e spesso ha lottato per noi. Voglio cercarla e portarla dagli altri Guardiani per pagare il debito che ho con lei” Yoshi traduce. Lei ha ancora il suo sguardo severo. Non la convinco. Parla ancora. Yoshi pare un po’ pensieroso.

“Non ritiene ciò un valido motivo per sacrificare la vita di tre mortali. Crede che tu la rivoglia indietro per scopi personali” mi si torce lo stomaco.

“Certo che no! Non ho mica percorso chilometri e chilometri solo per una persona che non merita nulla. Lei è la fata più buona di tutto il creato e merita di essere salvata!” sto quasi urlando. Yoshi abbassa le orecchie di lupo e traduce. Noto che questa volpe ha nove code bianche. Hakurei-sama scuote la testa, non è d'accordo. Mi arrabbio. Se non mi dice dove potrebbe essere Dentolina, non so proprio cosa fare.

“Voglio salvarla perché…”

“…le vogliamo bene” mi interrompe Ceci. Sono sorpreso: Ceci non ha mai questo tono di voce. Ha uno sguardo sereno. Yoshi traduce. La volpe bianca mostra un’espressione indifferente a Ceci. Parla ancora, ma il suo tono di voce è un sussurro.

“Ti chiede se sei certa di aver detto una cosa giusta” Ceci annuisce.

“Si, lei è la mamma migliore che io abbia mai avuto” dice fermamente. Yoshi traduce. Hakurei-sama sembra soddisfatta di questa risposta. Annuisce a noi due. La risposta l’ha soddisfatta. Parla ancora. Yoshi sembra scoppiare dalla felicità.

“Ha detto di si, andremo nel luogo dove presume che imprigionano gli spiriti” sia io che Ceci tiriamo un sospiro di sollievo. Mi viene in mente una cosa fondamentale: presume che laggiù ci sia Dentolina, ma potrebbe anche non essere così.

Si volta e inizia a percorrere un corridoio. Yoshi la segue subito. Andiamo dietro di lui. Lei parla ancora.

“Dice di indossare i vostri giacconi: usciremo subito fuori e farà molto freddo” sia io che la mia amica avevamo legato alla vita i due piumoni. Gli indossiamo. Pian piano la temperatura si abbassa. Oltre le spalle della donna vedo una forte luce bianca. Usciamo fuori, il vento mi taglia le guance. Mi metto il cappuccio. Rimango sorpreso nel vedere la donna trasformarsi di fronte a noi in una gigantesca volpe. Dovrò abituarmici. Ci fa un segno con la testa. Non capisco. Continua a fare lo stesso segno. Sono perplesso.

“Vuole che le saliate in groppa: sarà un viaggio abbastanza lungo”

“Cosa…?!” vuole che le saliamo sulla schiena tipo come se fosse un cavallo? Ma fa sul serio…? Non potrei mai farlo.

“Si, che c’è di male?”

“C’è che è una cosa da animali…”

“Ma Gianni, lei è un animale! Anche se magico, è pur sempre un animale. Salta su!” mi intima Yoshi, saltellando allegramente. Sono spiazzato, ma è meglio non farla arrabbiare, soprattutto ora che ci ha consentito di andare in un posto che, teoricamente, sarebbe pericoloso.

“Ok…” lei si accuccia vicino a noi. Mordendomi il labbro, salgo su. Ceci mi segue timorosa. Stese le zampe, fa una sorta di guaito.

“Dice di tenervi forte!” dice Yoshi, correndo a quattro zampe.

A Ceci sfugge un urletto, Hakurei-sama sta correndo a quattro zampe con noi in groppa. Mi tengo forte facendo sprofondare il viso nel pelo bianco. Non stiamo correndo: stiamo saltando e anche piuttosto velocemente, direi. Ho quasi paura di guardare oltre il pelo della volpe. Ceci si abbraccia a me. Trema molto. Non è abituata a certe cose così… fantasy horror. In una frazione di secondo vedo Yoshi correre come un lupacchiotto vicino a noi. Ci sorride. Io non ci riesco proprio. Lo sento ridere di gusto, divertito dalla nostra reazione. Non so quanto tempo passa prima di fermarci definitivamente. Non mi fido, potrebbe ripartire ancora.

“Ragazzi… scendete… siamo arri… vati…” dice Yoshi, stanco e col fiatone. Ceci scende immediatamente. Io ci metto un po’ di tempo in più. Mi sembra di aver preso trenta volte l’aereo in una sola volta. Poteva farne a meno Hakurei-sama di questi balzi e scatti alla Sonic the Hedgehog. Ci impiego ancora più tempo per realizzare di essere sopra ad una collina piena di neve in mezzo al bosco. Sotto di noi vedo qualcosa. Vicino a me la volpe ritorna alle sue vere sembianze e scambia delle parole con Yoshi.

“Quello è il luogo dove diversi Cacciatori si recano alla fine di alcune catture. Non si sa di preciso che fine facciano, si sa solo che finiscono qui. E, aggiungo, che questo posto fa venire i brividi!” esclama Yoshi. Ha ragione.

Sotto di noi vedo quello che, senza alcun dubbio, è un hotel per sciatori. La scritta sopra di esso è danneggiata, ma vedo quattro stelle vicino al cartello. Sembra rovinato per via della tempesta di neve ma, in generale, è in buono stato. C’è un lunghissimo muro e un’entrata dove, se vedo bene, ci sono due persone a fare la guardia. Hanno dei fucili in braccio.

“Come possiamo entrare là dentro?”

“Di sicuro non possiamo bussare e chiedere se c’è una fata, Gianni” dice Yoshi, scherzando. Nessuno di noi ride.

“Riguardo a te, Yoshi, vuoi venire con noi oppure…?” scuote la testa.

“No, non voglio fare il fifone e non voglio che vi accada qualcosa di brutto. Voglio proteggervi; se qualcuno si avvicina troppo, lo mordo, giuro! E poi, voglio conoscere Dentolina!” dice eccitato. Da una parte non voglio che venga con noi: chissà cosa potrebbe succedere. Ma dall’altra non voglio che ci separiamo di nuovo. Ma se lui lo desidera, sapendo tutto ciò che troveremo laggiù, allora non vedo perché non possa unirsi alla compagnia insieme a noi.

“Allora andiamo. Avviciniamoci di più, così vediamo cosa fare” sia Ceci che Yoshi annuiscono. Con un cenno il mio amico saluta Hakurei-sama e lo stesso facciamo anche noi. Ci allontaniamo dalla collina. Mi sento un po’ male. L’ho visto per pochissimi attimi, poco dopo esserci allontanati.

La volpe bianca, col capo chino e gli occhi chiusi, piangeva in silenzio.

 

 

 

 

Ci troviamo vicino all’entrata dell’hotel.

Le due guardie parlottano fra di loro e scherzano. Io non mi diverto per niente. Non sappiamo cosa fare. Quelle mura, probabilmente costruite da poco, sono molto alte e ricoperte di filo spinato. Ho visto un cartello poco prima: Warning! con un simbolo simile ad un fulmine. Credo che il filo sia elettrico. Se ci sono degli spiriti là dentro, allora non vedo perché non dovrebbero fortificare il posto in modo che qualcuno non decida di scappare.

“Che possiamo fare?” sussurra Ceci, dietro ad un albero vicino al mio.

“Non ne ho idea. Dobbiamo inventarci qualcosa. Qualcuno ha un’idea?” Ceci non risponde. Sento un sussurro dietro di me, Yoshi.

“Io ci sto pensando da un po’ e credo di avere un’idea. Ma prima analizziamo la situazione. Allora, abbiamo due tizi a fare la guardia con dei fucili e per entrare dobbiamo per forza mostragli qualcosa che gli interessino, no? Altrimenti non fanno nulla o ci mandano al diavolo oppure sparano, vero?”

“Si, è vero”

“Bene, possiamo fare finta che voi mi avete catturato e che volete portarmi in gabbia. Che ne pensate?” sia io che Ceci scuotiamo la testa, io con disprezzo, lei disgustata.

“No, Yoshi. Non sappiamo nemmeno con certezza che loro abbiano degli spiriti là dentro e non sappiamo nemmeno se vorranno ascoltarci. Potrebbero anche prenderti e sparare me e Ceci. Potrebbero essere in pochi e ricordare chi hanno dentro quell’hotel e potrebbero sapere che noi non siamo come loro. Non bisogna giocare qui, bisogna fare in modo di entrare senza essere visti”

“Si, e poi, senza un giaccone o qualcosa di rosso, non credo che ci darebbero retta” Yoshi annuisce a Ceci, sconfortato.

Pensandoci bene, sarebbe un bel piano. Potremmo cercare qualche giaccone rosso o altro, metterci il cappuncio in testa e usare Yoshi come spirito catturato. No, è una cattiva idea, una cattivissima idea. Se ci scoprono sono guai e guai vuol dire fucili e proiettili. La bufera di neve non ci fa vedere quasi nulla e dubito che anche loro vedano qualcosa, anche se siamo a dieci metri di distanza. La neve mi da fastidio agli occhi e mi si gelano le guance. Non vedo l’ora di andare via da qui.

“Ragazzi, quello cos’è?” chiede Ceci, avvicinandosi a me.

“Cosa?”

“Quello laggiù” più che laggiù direi ‘quaggiù’. Credo sia un carretto guidato da un tizio. Strizzo gli occhi per vedere meglio. Il carretto è coperto da un telo nero, sembra contenere qualcosa, credo oggetti. Il carretto cammina imperterrito, incurante di noi. Si ferma esattamente di fronte all’entrata. Sento delle parole mormorate dai tre. Mi viene un lampo di idea.

“Entriamo sotto il telo del carro, subito!” quasi urlo.

“Cosa?”

“Se noi andiamo là sotto, non si accorgeranno di noi ed entreremo là dentro inosservati” Yoshi sembra felice da questa idea, Ceci è terrorizzata.

“Ma… se…”

“Possiamo farlo! Come delle spie in missione!”

“Adesso, andiamo!” dico, correndo con Yoshi vicino al carretto. Non si accorgono di noi, non ci vedono nemmeno grazie a questa neve. Yoshi sale per primo e si getta sotto il telo, io faccio lo stesso. Ceci ci guarda imploranti e resta ferma. Ha paura. Il tizio parlotta con le guardie.

“Si, è tutto nella lista. Questo spirito, invece?”

“Tranquilli, è inoffensivo. Aveva solo bisogno di un paio di frustate. Ora è un bel e dolce agnellino” Ceci, tremante, s’infila sotto al telo, vicino a me. Le prendo la mano. Si calma un po’.

“Va bene, entra pure” non vedo nulla sotto questa coperta.

Il carretto si muove lentamente per un po’ di tempo. Yoshi è elettrizzato da morire. La sua coda si muove ossessivamente, manco stesse sulle montagne russe. Ceci ha il cuore che batte forte. Io… non lo so. Sento di essere ancora arrabbiato con me stesso per poter pensare ad altro. Anzi, non voglio nemmeno pensare di essere furioso. La prima cosa da pensare è  Dentolina. Il carretto si ferma d’un tratto. Ceci ha la tremarella. Alzo un po’ il telo, per vedere cosa c’è fuori. Abbiamo superato il cancello, ora bello e lontano. Non sento nient’altro che dei passi che si avvicinano… Il telo si scoperchia quasi immediatamente. La neve mi sferza il viso e devo per forza riparare il volto con le mani. Non capisco cosa stia succedendo che qualcuno mi strapazza per i capelli.

“Ecco qui cosa abbiamo in pentola!” urla qualcuno al mio orecchio. Ci hanno trovato, subito. Non ci credo! Ceci urla. Yoshi è scioccato.

“State zitti, voi due. Prima di tutto, voglio sapere, per Atena, cosa ci fate nel mio carro!” non ci penso troppo su. Sono terribilmente vicino dal trovare Dentolina e non posso credere che un deficiente con la barba da capretta m’impedisca di fare qualcosa. Gli do’ una gomitata nella pancia. Quello si dimena manco lo avessi mutilato. Solo ora mi accorgo che è alto quasi due terzi di me. Yoshi ringhia e mostra i suoi dentoni da lupo. Si alza in piedi sul carro e ringhia ancor più minacciosamente. Ceci si rannicchia, impaurita.

“As-aspettate…!” Yoshi si getta sul tizio. Sta per morderlo e, forse, anche sbranarlo vivo. Un secondo tizio interviene. Da’ un potente pugno a Yoshi e lo scaraventa lontano dal carro. Il mio amico ruzzola e si alza a quattro zampe. Spero che non abbia nulla di grave. Mi sento confuso e preoccupato. Preoccupato perché non ricordo di aver visto quel tizio che ha sbattuto Yoshi con una forza sovrannaturale. Confuso perché, ora che ci penso bene, questo qui è lo spirito che è stato catturato da colui che guidava il carretto e ha aiutato il suo Cacciatore. Non riesco a capire. Lo aiuta addirittura a ritornare in piedi. Yoshi corre verso di lui a quattro zampe.

“No, Yoshi, fermo!” il mio amico ritorna, appena in tempo, sulle due zampe e fissa i due, stranito. Anche lui ha capito che c’è qualcosa che non va’. Scendo dal carro.

“Ma voi due chi siete?” noto che il secondo è poco più alto di me, muscolosissimo, quasi come se fosse uno che fa box. Prende una spada dal carro dov’era seduto e la punta addosso a me e a Yoshi.

Voi chi siete?!” è scuro di pelle, i capelli sono color fuoco, credo che sia poco più grande di me in età e mi fissa in modo strano. Come se fosse interessato più a me. Punta i suoi occhi verso i miei, incuriosito. Avvicina la spada corta alla mia testa. La tempesta mi taglia le guance. D’istinto appiattisco la schiena al carro. La punta della spada è letteralmente poggiata sulla mia fronte e percorre lentamente il mio viso fino ai capelli. Qui si ferma. Con un forte movimento fa ricadere il mio cappuccio all’indietro. I suoi occhi azzurri mi squadrano da capo a piedi. Cerco di essere più calmo possibile, anche perché, stranamente, mi sento calmissimo. Sento che se puntasse quella spada contro Yoshi o Ceci, potrei spezzargli le dita con un colpo secco. Ma non c’è bisogno di pensare a loro: questo qui è interessato a me.

La lama scende ancora verso il mio viso fermandosi verso la mia guancia. Con un movimento veloce fa un taglio proprio lì. Stranamente non sento quasi alcun dolore, sarà per il freddo? Il pazzo coi capelli rossi, con mio grande stupore, si infila la punta della lama in bocca, con il mio sangue sopra. Yoshi mi lancia un’occhiata stranita, faccio lo stesso. Dopo aver fatto ‘l’assaggio’, sputa subito quello che aveva in bocca.

“Ma è bollente!” eh…? C’ha ritt’? Il suo collega (immagino che lo sia) si avvicina noncurante del mio sbigottimento e fa una strisciata col dito sul mio taglio. Si mette in bocca il sangue e lo gusta, ma, a differenza del pazzo, deglutisce. Noto che la sua pelle è stranissima: di un grigio scuro, come se fosse sporca, eppure non lo è. È gobbo, ha un giaccone rosso e sembra scomparire completamente dentro di esso.

“Hai ragione! Sono mortali, ancora vivi!” esclama, con voce profonda. Sembrano perplessi quasi quanto noi. Yoshi deglutisce e abbassa le orecchie. Ceci ci raggiunge, lentamente. I due si girano verso di noi.

“Perché vi siete intrufolati nel carro?” non so se dire qualcosa o no. Una cosa è certa, anche loro hanno qualcosa di diverso dai Fantasmi che abbiamo visto fino ad ora. Mi viene un’illuminazione all’ultimo secondo.

“Erm…”

“Voi due siete degli spiriti, giusto?” non battono ciglio, come se avessero immaginato sin dall’inizio che qualcuno gli avrebbe scoperti.

“Giusto! Avete usato il nostro piano per primi! Fingevate di essere uno spirito catturato e un Cacciatore con la giubba rossa! Ora è tutto chiaro!” esclama Yoshi, capendo anche lui tutto. I due si accorgono delle sue orecchie, del suo abbigliamento giapponese e della sua coda incontrollabile per l’emozione. Ceci si rilassa e tira un sospiro di sollievo. Il tizio coi capelli rossi alza un sopracciglio. Appena vedo i suoi vestiti penso all’Antica Greca, immediatamente, come se avessi fatto un balzo improvviso indietro nel tempo, quando andavo ancora a scuola, al liceo classico, insieme a Fabi.

“Ve lo ripeto, chi siete?” chiede minaccioso il tizio con la pelle grigia. Penso che possiamo fidarci.

“Io sono Giovanni, lui è Yoshi e lei è Cecilia. Voi?” si guardano negli occhi, indecisi anche loro se fidarsi.

“Mi chiamo Apollonio e questo è Neottolemo” l’ultimo nome…! Ho avuto un altro flashback nel passato. Ho già sentito questo nome, ne sono certo. Mannaggia al mio cervello un po’ arrugginito.

“Piacere di conoscervi Apollonio e Neo… Neotto… Erm…” ho difficoltà a pronunciare il nome. Ricordo che anche la prima volta che ho sentito la leggenda non sono riuscito a pronunciarlo…! Quello scuote la testa, rammaricato, ma non offeso.

“Chiamami Pirro, Giovanni” ha detto il mio nome in modo strano, come se avesse un buon sapore. M’inquieta un po’ questa cosa. Mi fissa anche in modo inquietante: quella sorta di sorriso che ha sembra troppo incantato per essere vero. Pirro si lega la spada alla cinghia che ha attorno alla vita. Per caso ho guardato in basso e ho visto i piedi di Apollonio coperti da un paio di jeans. Non sono piedi ma zoccoli. Questo cosa mi fa un po’ impressione. Se ne accorge. Si è sbottonato il giubbotto rosso e si toglie i pantaloni. Non è gobbo come credevo si è soltanto incurvato per far aderire il suo corpo pieno di peli grigio scuri e il suo viso umano con la barbetta caprina, come le sue corna. Senza volerlo faccio una faccia perplessa e un po’ schifata. Si accorge anche di questo. Mi fissa saccente.

“Che ti prende, mai visto un satiro prima d’ora?” dice con un bel po’ di calma. Non sono per niente sorpreso del suo tono di voce e nemmeno degli occhi luccicanti di Yoshi. So cosa sono i satiri e perché mi fanno così schifo. Le sue gambe sono anch’esse caprine.

“Erm… dal vivo no, in effetti”

“Che fico!” esclama Yoshi, più emozionato di un lupacchiotto che ha appena scoperto una creatura sconosciuta da cacciare. Apollonio lo fa zittire con un’occhiataccia.

“Allora, dato che ci siamo presentati, posso sapere per quale motivo tre ragazzini si mettono a giocare nel carretto che ho sabotato per venire fin qui?” chiede tutto d’un fiato e senza battere ciglio. Pirro sospira.

“Per liberare una persona”

“Oh, che bello…” viene interrotto dalla mano di Pirro.

“Di chi si tratta?”

“La Fata dei Dentini, Dentolina” rimangono sbalorditi.

“Com’è successo? Com’è stata catturata?” chiedono insieme, stranamente interessati.

“La storia è lunga, ma crediamo che l’abbiano portata qui e la stiamo cercando” dice Yoshi. Le piume del suo cappello vorticano velocemente.

“Quindi un altro Guardiano è stato catturato…” sussurrano fra loro. Un altro…?

“Cosa? Un altro è stato preso?” si voltano ancora verso di noi.

“Anche noi stiamo cercando di far evadere degli spiriti e fra questi vi è un Guardiano. Conoscete Jack Frost?” ho un flashback. Le due bambine, Gaia e Diana, parlavano a proposito di uno spirito catturato, Jack Frost. Dentolina è innamorata di lui. Bisogna liberarlo. Per la mia Gioia.

“Si, anche lui è qui?”

“Molto probabilmente si. Sentite, non so perché voi vogliate aiutare degli spiriti, ma sarebbe meglio per noi cercare insieme. Credo che ormai abbiamo capito che possiamo fidarci gli uni degli altri e che abbiamo lo stesso obbiettivo. Meglio cinque che due” afferma Pirro. Apollonio volta lentamente lo sguardo verso di lui, non capendo. Io invece ho capito e penso che una mano in più possa essere utile.

“Io sono d'accordo” anche Yoshi e Ceci annuiscono.

“Dove credete che siano gli spiriti?” dico, ricordandomi di avere un graffietto sulla guancia, massaggiandomelo un po’.

“Non ne siamo sicuri, ma potremo sapere dove siano una volta entrati. Dopotutto, ci sono delle guardie anche all’interno. Quindi, seguendole, potremo capire dove sono” sono d'accordo.

“Si, ma cosa possiamo fare all’interno? Come hai detto, ci sono delle persone là dentro che ci fisseranno e noteranno delle cose strane!” dice Yoshi ed è vero. Ho un lampo d’idea.

“Possiamo fare il vostro stesso trucco, soltanto nell’Hotel. Io e Cecilia fingeremo di dover andare ad imprigionare degli spiriti, cioè voi tre, visto che sembrate degli spiriti al cento per cento. Chiunque sia all’interno, ci porterà nelle prigioni e lì facciamo liberare i Guardiani”

“Si, credo che sia un buon piano” dice Pirro. Apollonio sembra non credere alle sue orecchie. Il ragazzo dai capelli rossi si avvicina al carro, tira il telo e mostra un bel po’ di cibo e oggetti. Fra questi vi sono dei giubbotti rossi, adatti per me e Ceci.

“Indossate questi” ubbidiamo “Credo che possiamo andare”

“Ceci, fai la cattiva, mi raccomando!” dice Yoshi, mostrando i dentoni. Ceci annuisce, anche se cerca di nascondere metà viso nel giubbotto. È terrorizzata da quando siamo entrati qui, credo che sia per questo che non parla. Immagino che sia meglio andare.

“Bene, entriamo. Mi raccomando, voi due: d’ora in poi dobbiamo odiarci a morte” annuiamo, non molto sicuri di poter odiare qualcuno che nemmeno conosciamo.

 

 

 

 

 

 

Sono già stato in un hotel simile. Ero molto piccolo, quando Fabi era ancora nella culla ed era parzialmente felice. Non era un gran bel posto, sembrava bello nella cartina, ma dal vivo era quasi brutto a vedersi. Il legno scuro un po’ sbiadito col tempo, gli scalini pieni di ragnatele, la polvere che si alza e si abbassa ogni qualvolta mettiamo i piedi sul terreno… Non è stata una bella vacanza, decisamente, ma almeno avevo visto per la prima volta la neve e il freddo. Già all’epoca gli odiavo.

“…te lo ripeto: è ridicolo che Sanguinea assuma pure dei ragazzini per questi lavori. Non so ma… mi fa quasi impressione vedere quei mocciosetti con dei fucili in mano…” di fronte a noi sbucano due tizi, entrambi col giubbotto rosso sangue.

“Pensala come vuoi, ma non si possono cambiare certe cose… Ah, parli del diavolo!” esclama l’altro, vedendoci “Devono essere nuovi, non gli ho mai visti. Siete nuovi, ragazzi?” io e Ceci annuiamo. Lei trema, lo noto dal fucile che ondeggia tra le sue mani. Non riesco a far altro che essere calmo, nonostante rischiamo grosso. Non riesco nemmeno ad essere negativo: andrà tutto bene, basta solo essere spontanei.

“Bene, sapete dove andare?” faccio un segno negativo con la testa. L’altro indica una scala che scende verso il basso, verso il buio.

“Scendete fino all’ultimo piano, il resto lo farà il Caposquadra: vi saprà dire cosa fare”

“Grazie…” dice Ceci, con una voce molto ferma. Anche lei è più convincente di me.

“Di niente. E non girare fuori senza guanti: ci credo che tremi dal freddo!” ho avuto quasi paura che ci beccasse. Apollonio ci ha detto di odiarci, non faccio fatica a spingerlo forte col fucile per dirgli dove andare. Non si fa niente, per fortuna. Era già preparato a queste cose. Superiamo qualche gradino.

“Te l’avevo detto: mi fanno impressione e non credo che faccia nemmeno bene a loro…” sento sussurrare dietro di me. Non sa nemmeno quanto ha ragione.

Ci sono molte più scale di quel che credevo. Man a mano che scendiamo, la luce diminuisce sempre più. Arriviamo ad un punto in cui quasi non riconosco Yoshi, Neottolemo e Apollonio di fronte a me. Ci rendiamo conto che non c’è nessuno.

“È stato più facile di quel che credevo”

“Già, Apollonio, chissà cosa sarebbe accaduto se fossimo entrati solo noi due…”

“Di sicuro avrebbero notato facilmente i miei zoccoli” dice, secco. Mi sale la curiosità.

“Voi, quindi, state cercando Jack Frost…”

“Esatto”

“Come avete saputo che è stato catturato?” continuamo a camminare.

“Nella capitale di quest’isola si sono rifuggiati degli spiriti, tra cui il Guardiano della Meraviglia e il Guardiano della Speranza” North, Babbo Natale, e Calmoniglio, il Coniglio di Pasqua, come mi aveva spiegato Dentolina “Sono riusciti a contattarci, dicendoci di aver saputo della cattura di Jack Frost e ci avevano domandato di aiutarlo a fuggire”

“Noi, ovviamente, abbiamo accettato. Abbiamo cercato in ogni luogo di quest’isola e siamo giunti fin qui. Non c’è un edificio simile a questo nel raggio di chilometri ed ogni Cacciatore, con uno o più spiriti, si raduna qui. Abbiamo pensato che questo sia una sorta di punto di raccolta, in modo da depositare qui i prigionieri per essere poi portati a Sanguinea” conclude Apollonio. Ci ragiono un po’. In effetti è probabile come spiegazione. Però ho un dubbio.

“Come avete fatto a capire che noi siamo ancora vivi? Soltanto con un graffietto?” prende la parola Apollonio.

“Insieme al ritrovamento di Jack Frost, i Guardiani ci hanno spiegato che Sanguinea, tramite uno dei suoi portali, è riuscita a trasportare su quest’isola anche dei mortali, senza un motivo preciso. Ci hanno spiegato di averne trovato altri sette e che, in teoria, dovrebbero essercene altri quattro. Immagino che voi due siate mortali: il vostro sangue, in confronto a quello dei Fantasmi, è di un rosso acceso e bollente. E non credo che voi possiate prendere a pugni qualcuno…” conclute, ridacchiando. Pirro gli scocca un’occhiata seccata. Pro memoria: devo ricordare assolutamente chi è. Forse ha partecipato a qualche impresa importante… la ricerca del Vello D’Oro forse… Mmm, no, non credo… La Guerra di Troia? Probabile…

“In realtà ci sarei anch’io tra il gruppo di mortali…” dice Yoshi, grattando la sua testa folta e nera. I due si voltano, lentamente.

“Come?”

“Sono anch’io un mortale” Yoshi è imbarazzato, molto. Apollonio sembra essere diventato di pietra. Quasi quasi ci credo: grigio scuro com’è, potrebbe anche essere scambiato per uno dei Bronzi di Riace. No, certo che no: almeno quelle due statue hanno un corpo umano.

“Si, è così. Era con noi quando ci hanno portati qui” dico io, meno rosso di Yoshi. Apollonio continua a simulare una statua di pietra, Pirro fa più o meno la stessa cosa, anche se potrebbe somigliare più al Doriforo, con il suo fisico scolpito.

“Ma… ha avuto un sortilegio o…?”

“Si, più o meno si. Ma ora sta tornando normale e probabilmente fra qualche mese non avrà più la coda e… il resto” conclude Ceci. Le abbiamo spiegato quel che è successo al nostro amico. Ha avuto un po’ di fatica a crederlo possibile, ma per lei la cosa fondamentale era che Yoshi fosse ancora vivo. I due smettono di fare l’imitazione della pietra e ritornano a guardare di fronte a noi: le scale sono finite, ora c’è un lungo corridoio ancora più buio.

 “Voi! Non vi ho mai visto qui!” una squillante voce femminile e anziana mi fa prendere un colpo al cuore. Nel buio vedo qualcuno: credo sia il Caposquadra di cui hanno parlato quei due al piano di sopra.

“Si, signora, siamo nuovi. Dovevamo portare qui degli spiriti e così abbiamo fatto” dice Ceci, tutto d’un fiato. Mente decisamente meglio di me, ma, dopotutto, chi non mente meglio di me? La figura ha i pugni serrati sui fianchi.

“Ottimo, andate dritto, troverete delle stanze, dentro ci sono degli uomini che prenderanno questi tre, il resto lo faranno loro” dice, velocemente, forse troppo. Io, Ceci e i ragazzi continuamo a camminare nel corridoio buio. La figura si scosta al nostro passaggio.

“Niente male come cattura, bambinelli” mi si blocca il fiato, tutto d’un colpo. Faccio finta di non aver sentito nulla. Mi volto leggermente, quel poco per vedere un sorriso tirato e una faccia conosciuta. Mi batte forte il cuore. Tutta la calma che ho accumulato per entrare qui dentro scompare subito, immediatamente. Ricordo di poter respirare dopo che la figura si volta e noi siamo abbastanza lontani da essa. Io e Ceci ci guardiamo negli occhi, terrorizzati.

“Gianni… era caduta dal terzo piano… Era… lei…”

“Ceci, era lei, la prof Forlì, ed è risorta. Come non lo so, forse è stata Sanguinea a farla rinascere, forse per servirla come voleva lei”

“Di cosa diavolo state blaterando?” sussurra minaccioso Apollonio. Yoshi ha sentito tutto con le sue gigantesche orecchie. Ci fissa bianco come un cencio.

“Non ci ha visti, non sa chi siamo, non credo che ci abbia riconosciuti. Io sono cambiato moltissimo in questi giorni, non credo che mi avrebbe riconosciuto ugualmente. Gianni, forse potevi essere visto, ma non credo che abbia badato molto a te. Ceci, ha sentito la tua voce, non so se sappia chi tu sia” spiega, con volto serio. Deglutisco. Ci ho pensato un po’.

 

“Vede, in questo regno le cose funzionano così: chi in vita è stato particolarmente disubbidiente verso la giustizia viene premiato ad essere tra i migliori Fearling di tutto il regno. Credo che… lei sia particolarmente dotata ad avere questa posizione…”

 

Ricordo benissimo le parole: la rossa come il vino voleva la prof per la sua codardia e, alla fine, è diventata una sua servitrice. Maledetta…

Il corridoio s’illumina per via di una lampadina appesa al soffitto. Noto che parte del muro alla mia destra è stato sostituito da del vetro. Guardiamo attraverso. Credo che un tempo doveva essere la piscina dell’hotel, ora all’interno, nell’acqua sporca, ci sguazzano dentro degli strani animali. Non so cosa possano essere.

Ai lati della piscina ci sono delle enormi gabbie di ferro nero. So cosa vi sono all’intero: fate, spiriti con orecchie a punta, grossi ammassi di pietra con occhi neri e profondi, bestie pelose che si abbattono sulle sbarre nel tentativo di distruggerle. Pirro si è avvicinato ancor di più al vetro, incredulo.

“Saranno centinaia…!”

“Se non migliaia, ragazzo. Guarda laggiù, ve ne sono ancora molti altri raggruppati in fondo alla sala” parlano fra di loro, tetri.

“Ma cosa ne faranno di loro?” chiede Yoshi, a nessuno in particolare.

Non ci vuole molto per rispondere: non gli ho notati subito, ma vi sono due guardie con giubbe rosse, le più forzute che io abbia mai visto.

Indossano dei paraorecchi e si avvicinano alla vasca. Da essa emerge una strana creatura che urla in faccia all’uomo. La guardia afferra la creatura e la tira con violenza fuori dalla vasca. Sembra un pesce, eppure sembra un umano: una sirena.

La sirena si dimena, senza acqua, come un pesce. Entrambi la afferrano e la portano fin sopra ad una scalinata. Non ho notato il gigantesco calderone di metallo. La gettano all’interno. Non capisco cosa succede: il vetro è insonorizzato. Passa un po’ di tempo pieno di attesa. I due uomini, nel frattempo, indossano una tuta bianca e nera con guanti. Uno di loro afferra ciò che rimane della sirena: è morta, le squame le si sfaldano, come un pesce lasciato per giorni sotto al sole. Non è un cambiamento naturale. Non capisco. Yoshi trema vicino a me, toccandosi le orecchie.

Uno di loro prende la sirena e, malamente, la gettano sotto ad un lenzuolo dove fuoriescono, oltre a delle pinne, anche dei piedi e delle zampe. Mi gira la testa. L’altra guardia pigia un pulsante sopra ad un computer e dal calderone fuoriesce una sfera verdastra grande quanto una pallina da tennis che viene presa subito dall’altro uomo.

“Quella è la magia che ci ha donato l’Uomo nella Luna… e loro la tengono per sé… ce la strappano dai corpi e così ci fanno morire…” sussurra Pirro, sconvolto. Non m’interessa chi sia l’Uomo nella Luna o chi altri siano morti per questa follia. Strappano l’essenza degli spiriti, la loro anima, la usano per sé, per avere più poteri e alcuni di loro vengono consegnati a Sanguinea. Mi sta per salire un conato di vomito se non me ne vado da qui.

“Troviamo Dentolina, Jack Frost e ce ne andiamo da qui. Subito” dico, con molto più panico di quanto volevo usare e continuo il percorso di fronte a noi. A Yoshi tremano i denti.

“Ma io non ho magia… non gli servirei a nulla…” mormora, terrorizzato. Ceci nota la sua angoscia. Ho paura per Dentolina: e se le è successo la stessa cosa? E se è già morta? Che cosa faremo poi? Di fronte a noi si para una porta in ferro, sparrata, pesante. Ma non ha lucchetti o password per poter passare. Sono talmente deboli per loro gli spiriti? Sono così insignificanti da non aver bisogno altro che di una porta per tenergli incarcerati?

All’interno è completamente buio, non vedo un palmo dal naso. Yoshi annusa rumorosamente l’aria.

“Sento odore di magia” sono perplesso.

“La magia non ha odore” dico, secco, e anche un po’ infastidito. Voglio andarmene da qui, ma prima voglio sapere se la mia Gioia sta’ bene.

“Invece si” afferma, facendo dei passi nella stanza “Sento un freddo qui… C’è magia d’Inverno qui e anche magia fatata” potrebbe essere una stupidaggine quella che sta’ dicendo, ma mi riempe il cuore di speranza. Non vedo niente in questa stanza, eppure vedo dei movimenti negli angoli, molto famigliari.

“Dentolina!” qualcuno si muove là in fondo.

“Gianni…?” non c’è bisogno di dire nient’altro. Mi manca il fiato, anche per Ceci è lo stesso. La fata esce fuori dall’oscurità. Ha gli occhi lucidi. Si butta su di noi. La abbracciamo. È andata tutto bene. Tutto bene…

“Siete dei pazzi! Adesso anche voi siete in pericolo!”

“Scusa, Dentolina, scusa. Dovevo difenderti…!”

“No, Ceci, non è stata colpa tua” Ceci è scoppiata in lacrime, Gioia riesce a trattenersi, anche se le fremono le ali dall’emozione. Si volta verso di me, cerca di essere arrabbiata, ma sembra emozionata.

“Non dovevi venire qui, non dovevi portare Cecilia con te. Gianni, cos’hai intenzione di fare?” mi sembra di essere preso in giro.

“Ma di salvarti, è ovvio! Mica lasciavo qui mia madre!” sembra incredula, più per come l’ho definita.

“Guardiana, sai dove si trova il tuo collega Jack Frost?” ci interrompe Apollonio, con rispetto, verso Dentolina. E dire che ci ha schifato di brutto fino a questo momento… Dal buio emerge una figura. Avvicinandosi alla luce mi sembra di rivedere il personaggio del mio incubo: il Guardiano dell’Inverno. È esattamente come lo ricordavo, niente è fuori posto. Solo che è molto triste, abbattuto, ha la schiena piegata verso di noi, si para gli occhi, come se la luce gli facesse un gran male. Dentolina lo aiuta ad uscire dall’oscurità. Ha gli occhi bassi.

“Ti ringrazio per averci cercato e per aver protetto questi ragazzi, Neottolemo” lo conosce?! Lui china la testa, con rispetto.

“Loro hanno cercato te, Guardiana, e sono riusciti nell’intento” Gioia si volta e ci guarda con gratitudine. Il ragazzo vicino a lei si regge spaventato al suo bastone. Il suo comportamento è totalmente diverso da come mi aspettavo. È letteralmente impaurito.

“È stato qui per molti mesi, da solo. Non riesce ancora ad abituasi alla luce, perdonate il suo silenzio: è molto spaventato” Apollonio scuote la testa, in segno di rinnego.

“Andiamocene da questo posto: fra poco scopriranno che c’è qualcuno che manca all’appello” questo ci basta per farci procedere verso il corridoio. Ceci cammina insieme a Dentolina, scusandosi ancora. Yoshi si avvicina alla fata, interessato e curioso. Apollonio e Pirro camminano di fronte a noi. Jack Frost, con la sua camminata barcollante, quasi inciampa. Lo afferro prima che gli accada qualcosa. È come nel sogno: non si stacca dal suo bastone. Vorrei sapere perché l’ho sognato. Ma ora non c’è tempo.

“Stai bene?” appena l’ho preso per le spalle, ha trattenuto il respiro, come se avesse paura che io gli facessi del male. Chissà cosa gli è successo…

“Grazie… signore…” signore? Non sarò più grande di lui, ma sicuramente è mio coetaneo, o almeno, era mio coetaneo.

“Andiamo via da qui, vieni, che ce la faremo!” cerco di essere il più convincente possibile, eppure non sembra molto felice di ciò. È ancora molto impaurito e la luce gli fa ancora male agli occhi. Dentolina ha ragione riguardo ai capelli, non aveva esagerato con le similitudini: sono veramente bianchi come la neve, quasi argentei. Ci credo che ha perso la testa per la neve dopo aver conosciuto questo qui. Comincio a sentire del freddo: credo sia lui a provocarlo. Non riesco più a sfiorargli le spalle: sono troppo fredde. Ci troviamo di fronte alla vetrata di prima. Stranamente le due guardie non ci sono, ma gli spiriti sono ancora lì, incatenati. Restiamo lì, fermi, a guardare il triste spettacolo.

“Dobbiamo liberargli, non possono restare qui” Pirro mi ha letto nel pensiero. Tutti annuiscono, stranamente in una cosa siamo tutti d’accordo. È proprio vero: “Di fronte all’ingiustizia, il cuore umano grida”.

“Non c’è veramente nessuno?” sussurra Ceci.

“Sembra di no. Muoviamoci” se da fuori non si sentiva nulla, da dentro c’è un gran fracasso di lingue che non conosco e che dubito che conoscerò mai. Non ci faccio molto caso, ci buttiamo tutti vicino alla vasca con le sirene. Gran parte degli spiriti si sono accorti della nostra presenza, ci temono e ci fissano curiosi e speranzosi. Apollonio indica un punto preciso della piscina.

“Quella sembra una porta che, se aperta, potrebbe far uscire tutte le creature. Se l’aprissimo, potremo fare qualcosa” corre verso quella ‘porta’ e prova a calciarla. Il fragore di metallo fa impallidire le fatine all’interno delle gabbie. Pirro cerca di distruggere le celle, nulla. Yoshi, intanto, si è avvicinato al computer che usavano i due uomini di prima. Le scritte sono in inglese, non le capisco.

“Qui ci sono delle istruzioni…” comincia a cliccare un po’ di pulsanti.

“Mmm… Ecco! Possiamo aprirle!” clicca su di una casella rossa. A quel punto si udisce un altro fragore di metallo: le porte e le celle si aprono come per magia. Gli spiriti all’interno sono increduli, ma escono fuori, chi dalle finestre, chi dal fiume creato aprendo la vasca delle sirene. È il completo caos, ma è meglio così. Mi sento molto felice. Noto che la vasca è quasi totalmente svuotata, ma c’è qualcuno all’interno, che non riesce a raggiungere gli altri. Corro per aiutare quella sirena.

“Gianni, dobbiamo andarcene!” ignoro Yoshi e scendo nella vasca. I miei piedi toccano l’acqua. Senza alcun avvertimento, afferro la donna pesce per le braccia e la faccio scivolare fino a raggiungere l’uscita. Esita.

“Và dalle tue amiche, aspettano solo te!” non mi ascolta. Fissa il mio petto, più precisamente la croce che ho. Mi chino su di lei, forse non parliamo la stessa lingua.

“Devi andare: non c’è più tempo!” fissa ancora la croce. È incredibile come la Disney e altri film abbiano storpiato in questo modo la vera sembianza di queste creature, di cui ne si conosce il vero aspetto solo grazie ai miti greci e latini che studio. Non sono bellissime fanciulle, ma la trasformazione di un mostro simile ad un essere umano in un pesce. Questa sirena però è diversa: i suoi occhi, come le squame delle sue sorelle, sono verdastri, ma lucenti di meraviglia. Sono bellissimi. Soffia sulla croce. Quello meravigliato ora sono io: l’oro sopra di essa si trasforma in polvere e lascia soltanto un’insolito metallo argentato, simile a platino. Sono stupito: quindi non era una vera croce d’oro? Cerco una risposta, ma la sirena se n’è già andata. Di fronte a me si trova la libertà, il freddo della montagna mi taglia il viso. Tutti aspettano solo me.

Sento uno sparo. Qualcosa colpisce il mio braccio. Qualsiasi cosa fosse è stata velocissima, mi morde e brucia, molto. Mi fa sbilanciare in avanti.

“Eccoti qui, Giovanni! E io credevo che fossi morto e risorto come me” con la neve nel viso ringhio. La Forlì. Mi ha sparato al braccio, non riesco più a muoverlo e non voglio: da esso esce molto sangue, non finisce più. Cerco di strisciare via, per la discesa, almeno poi potrò scappare. La vipera m’impedisce di muovermi con la scarpa sulla spina dorsale.

“Certo che hai fatto un grosso pasticcio, Santarcangelo: ora cosa ne facciamo di un traditore come te?” mi dimeno, mi fa male, non riesco più a guardare il mio braccio sanguinante. Sento un ringhio, un’ululato stridente. Yoshi. Uno sparo. Alzo il viso dalla neve, non lo ha preso. Il mio amico si è posizionato a quattro zampe e carica verso la prof. Riesce a farla cadere all’indietro. Mi rialzo in fretta, anche se il braccio mi brucia molto. È ricoperto di sangue. Dentolina e gli altri sono piuttosto lontani da noi. Cercano di raggiungerci. Guardo dietro la Forlì: ha chiamato i rinforzi, tanti rinforzi. Stanno venendo sia uomini che donne a dozzine. Mi volto verso Gioia e Ceci. Non voglio perderle ancora.

“Scappate! Andate via, veloci!” Pirro diventa bianco.

“Gianni!” non riesco a voltarmi in tempo: la prof mi ha raggiunto, una scarica elettrica mi percuote da capo a piedi. Tremo molto. Yoshi è a terra, con della schiuma alla bocca, trema anche lui. Mi accascio a terra. Il cappello di Yoshi vola via e finisce in mano a Ceci, incredula.

Dentolina è presa da Apollonio che la trascina via, mentre cerca di raggiungermi. Pirro prende in braccio Ceci e la porta via, lontano…

 

 

 

 

 

 

“Gianni… Gianni…?” come alla fine un incubo, riapro gli occhi di scatto. Sento l’aria che rientra velocemente nei polmoni, come se per molto tempo non c’è stata. Mi gira la testa, non credo che riuscirei a rialzalmi. Yoshi è sdraiato accanto a me, con aria distrutta e della bava alla bocca.

“Dove… siamo?” la mia voce sembra secca e arida, disidratata.

“Non lo so, ci hanno rinchiuso qui dopo averci catturato” mi guardo attorno. Sembra una cella poco illuminata di circa cinque metri quadri. Appena ho alzato il capo, il mondo si è subito rivoltato nel mio cervello, come un calzino. Mi straio di nuovo, mi manca il fiato.

“Cos’è successo?” Yoshi sembra un po’ più lucido di me.

“Non lo so: ci hanno portato qui dopo che la tua sensei ci ha elettrizzato con un oggetto” dev’essere veramente stanco, tanto da sfuggirgli una parola giapponese.

“Stai bene?” inclina la testa, come se non capisse cosa io stia dicendo.

“Guarda…” lentamente le sue mani si spostano sulla pancia e, con fatica, cerca di levarsi la parte superiore del suo kimono. Non l’ho focalizzato immediatamente per via dell’oscurità, ma ora capisco cos’è.

“Oh, Signore… Ti ha fatto questo?” annuisce, distrutto. Ha una grossa chiazza blu-viola poco più sopra dell’ombellico. All’interno della chiazza vedo cinque segni rossi. Poggio la mia mano in modo tale che le mie dita coprano completamente i punti rossi. È il segno di una mano. La mano della prof, anzi, di Antonella Forlì, non la chiamerò più prof, non se lo merita. Yoshi sembra sul punto di addormentarsi da un momento all’altro. Anch’io sono molto stanco, sto per crollare anch’io.

“Appoggia la testa qui, starai meglio” lentamente trascina la testa sulla mia spalla. La sua pelle è diventata incredibilmente bianca, deve avergli fatto molto male.

“Dormi, Yoshi, dormi…” non se lo fa ripetere due volte. Appena poggia la fronte sulla mia spalla, sprofonda nel sonno. Mi ricorda molto Fabi, prima che andasse nel collegio: è troppo innocente, troppo indifeso. Gli sfioro la testa con le dita. Mi si rigira lo stomaco per lo sconforto: non l’ho mai visto così triste. La mia spalla è avvolta da un panno color latte.Chiudo anch’io gli occhi e mi addormento. Per una frazione di secondo vedo un oggetto insolito per terra, accanto a noi, bagnato da qualcosa e noto che la manica del kimono di Yoshi è stata strappata con violenza. Non riesco a concentrarmi su questi particolari.

Anch’io ho molto sonno.

 

 

 

 

 

 

Mi sveglio di colpo. È come se una mazza mi si fosse conficcata nella pancia. Mi dimeno dal dolore, quel punto mi brucia ancora molto, dove la prof mi ha fulminato. Sento i lamenti di Yoshi vicino a me.

“Sveglia, belli addormentati! Dobbiamo andare ad una festa!” per poco non prendevo un altro colpo al cuore sentendo la Forlì. Né io né Yoshi riusciamo ad alzarci, troppo stanchi e indolenziti. Due braccia decisamente più robuste delle mie mi afferrano per le spalle, come se mi volessero spremere. La ferita all spalla urla dal dolore. Un altro uomo vestito di nero afferra Yoshi, più rudemente di me. Ci trascinano di peso fuori dalla stanza. A malapena riesco ad aprire gli occhi. I due aprono una porta, manco la volessero mandare giù.

Siamo fuori.

Il cielo è nuvoloso, molto, forse pioverà. I due ci fanno inginocchiare e, con delle corde, ci legano le mani di fronte a noi. Con un calcio alle ginocchia ci fanno alzare. Non so dove ci portano, ma siamo in città, nella stessa città nella quale eravamo all’inizio del viaggio. Ci spingono in mezzo alla strada, ci fanno marciare nonostante non riusciamo a camminare bene. La poca gente in strada guarda la scena con interesse.

Alzo lo sguardo di fronte a noi, vedo un ponte in lontananza. Non capisco nulla non appena guardo cosa vi è sopra di esso. Saranno una cinquantina di persone radinate come formiche là sopra, accalcate l’un all’altro. In mezzo a quel formicaio in fermento, vi è un rialzo in legno e sopra di esso delle funi per impiccagione.

Mi sembra di aver ricevuto uno schiaffo in faccia. Il mio cervello si risveglia insieme ad un tuono proveniente dal cielo. Yoshi, vicino a me, guardo ipnotizzato le corde. Mi volto, la prof ha un tamburo e sta iniziando a suonarlo con un ritornello ripetitivo e disturbante.

“Cosa significa tutto questo…?” in verità, so già cosa significa, ma lo trovo troppo ridicolo da essere vero. La prof non smette di suonare. La gente intorno a noi è più interessata che mai.

“Ti ho detto che ci sarebbe stata una festa e voi siete gli invitati! Siete molto fortunati, però: sarete i primi ad essere impiccati per tradimento. Non è emozionante?” dice, allegra. Yoshi sembra sul punto di piangere. Non l’ho mai visto piangere. È sempre felice, sorridente. Sembra quasi anormale quell’espressione di terrore in volto. È talmente anormale un’espressione triste in confronto a questa condanna a morte ingiustificata? Siamo in mezzo alla gente. Al suono del tamburo tutti si scansano. Ci fissano come se non capissero che guaio abbiamo fatto per finire fin qui. Non c’è alcuna via di fuga: i due uomini ci prenderebbero subito, siamo stanchi, indolenziti e Yoshi, il più forte di noi due, è percosso da tremiti di panico. Ha gli occhi bassi e lucidi.

Ci spingono fin sopra il rialzo, di fronte alle funi, pronte per appendere dei colli. Le persone in basso mormorano e si scambiano sguardi di incertezza. Forse non sanno veramente perché siamo qui.

“Fratelli, sorelle, cittadini! Siamo qui riuniti per la condanna di questi due giovani per tradimento verso la nostra sovrana!” ogni persona tace, d’un colpo “Giorni fa ho scoperto un piano talmente vile, talmente atroce, che con disprezzo devo parlarvene per spiegare il motivo per cui questi due ragazzi si trovano su questo patibolo” non devi spiegare nulla, serpe, perché non c’è nulla da spiegare.

“Questo giovane e questo spirito, hanno tentato di progettare un’assassinio verso la nostra benamata sovrana, Macula Sanguinea!” si sta’ inventando una storia falsa per metterci in croce con più facilità. È tutto ovvio…

“Quale malvagità o perversione posseggano questi due, non so dirvi. Fosse soltanto lo spirito, sarebbe comprensibile: la sua natura gli impone di essere crudele verso di noi” stronza… “Ma questo giovane…? Quale sarebbe la sua causa per cui combatte? Quale sarebbe la motivazione per cui abbia tentato questo sacrilegio? Ho tentato di essere comprensiva, l’ho supplicato, ho tentato di sapere il suo perché! Ma tutto ciò che ho ricevuto è una bocca sigillata e uno sputo in un occhio” te lo do’ io lo sputo. Però… credo che non possa liberarmi… forse è finita per davvero…

“Se lui stesso non vuole parlare, se lui stesso non vuole cercare alcun perdono, cosa voleva farci comprendere, signori? Voleva farci cadere nelle mani del nemico!” i due uomini ci stringono al collo le funi. Yoshi respira affannosamente. Ha paura. Io no. Mi sono rassegnato.

“Quindi siamo costretti dalla giustizia a condannarli a morte” la prof si volta verso di noi, con uno sguardo docile. Non appena volta completamente le spalle verso i cittadini, ci sorride perfida.

“Possa avere la nostra sovrana pietà di voi…” non riesco a stare zitto di fronte a tutto ciò. Sono sempre stato giusto, troppo buono per tutti, troppo pepe per Fabi. Ma almeno prima di morire voglia dire qualcosa.

“Non ne avrà, così come Dio non avrà pietà di te, stronza...” le sussurro, non appena si avvicina ancor di più.

“Lo vedremo, Giovanni Santarcangelo, così come vedrò cosa farne di Cecilia, non appena l’avrò trovata…” mi si blocca il fiato. Da’ il segnale ai due uomini di issare le corde. Dimeno le braccia. Non deve mettere le mani su di lei. Mai.

Un fulmine si getta sull’asta che tiene le nostre corde. Si sciolgono. In contemporanea un boato si avverte sotto i nostri piedi. Non so come sia possibile, ma il ponte si sgretola sotto i nostri occhi, inghiottendo le persone di fronte a noi. Mi sembra di guardare la scena al rallentatore, meravigliato. Inciampo all’indietro con Yoshi, in acqua, nel fiume. Sta’ accadendo tutto troppo in fretta. Non capisco molto, il mio cervello fa’ fatica a comprendere l’inferno che sta’ avvenendo.

Non ho il tempo di dimenarmi che delle mani afferrano sia me che il mio amico e ci trascinano all’indietro con velocità impressionante, portandoci lontano dalle persone che stanno annegando e morendo sotto le pietre del ponte.

 

 

 

 

Salve a tutti!

Sono tornata, finalmente (per la felicità di pochi)!

Ma, purtroppo, il liceo classico non mi fa fare molte delle cose che io vorrei fare e così…

Comunque, sono qui per fare un annuncio importante: il prossimo, probabilmente, sarà l’ultimo capitolo di questa fanfiction. I dettagli gli spiegherò nel prossimo capitolo ma, per il momento, volevo dare questa notizia per ringraziare di cuore tutti coloro che hanno recensito, messo nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate questa storia.

Vi ringrazio di cuore, ragazzi. Mi avete aiutato moltissimo per finire questa storia.

L0g1

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: L0g1c1ta