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Autore: MagnusBane_    11/04/2015    3 recensioni
Nico di Angelo aveva perso i genitori e la sorella maggiore quando aveva solo 13 anni, in un brutto incidente stradale, di cui lui era l'unico superstite. Viveva ormai da due anni in casa del suo migliore amico, il figlio dei Jackson, dove l'avevano accolto affettuosamente quando era diventato orfano. Era palese ormai che a Nico piacessero i ragazzi. Ma nessuno sapeva che aveva una cotta per colui che lo aveva salvato dall'abisso in cui stava per precipitare dopo la perdita della famiglia. Il ragazzo amato da tutti, bellissimo ed etero super dichiarato:Percy Jackson. Il suo nuovo fratello.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

 

Bianco. Era tutto maledettamente bianco. L'unica variazione era il grigio del pavimento e dei mobili. Nessuna traccia di colore. Nico si sentì immediatamente oppresso, e si guardò intorno alla disperata ricerca di un colore.

Poseidone era seduto sul letto, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo perso nel vuoto. Se non fosse stato il dottore a dirgli che quella era effettivamente la stanza del padre di Percy, lui non ci avrebbe mai creduto. L'uomo era irriconoscibile, stremato evidentemente dalla malattia. La barba era incolta, aveva le guance scavate ed il pallore del suo viso era inquietante. Il suo aspetto smorto traspariva sofferenza da ogni dove.

Meno male che qui dovrebbero prendersi cura di lui”pensò ironicamente Nico.

Si sentì stringere forte la mano. Per un momento si era dimenticato che Percy era lì con lui. Sentì l'irrefrenabile desiderio di portarlo via da lì, di fargli dimenticare tutto quello che aveva appena visto.

-Perce-sussurrò, stringendogli a sua volta la mano.

-Va tutto bene-disse lui, gli occhi sgranati fissi su Poseidone, il tono così pacato da sembrare vuoto, assente. -Resta qui-disse poi, lasciandogli la mano ed avvicinandosi al padre.

Si inginocchiò per guardare l'uomo bene in viso. -Papà?-suonò più come una domanda che altro. Non ci credeva nemmeno lui.

Gli occhi di Poseidone, così simili a quelli di Percy, erano puntati su quest'ultimo, ma erano vuoti. Lo guardava, ma non lo vedeva davvero.

-Papà-chiamò ancora, più deciso questa volta.

L'uomo sbatté leggermente le palpebre, il ragazzo era riuscito a farsi sentire.

-Chi sei tu?-domandò con voce strascicata. -Non ti ho mai visto qui. Sei uno di loro?-

Percy era confuso. -Loro chi?-

-Il Governo-disse, a voce così bassa che Nico lo sentì appena.

Poseidone guardò meglio il ragazzo che aveva di fronte, squadrandolo da capo a piedi. -Non sembri uno di loro. Ma non posso ancora fidarmi. Dì ai tuoi superiori che non farò niente di quello che mi avete ordinato tempo fa. Io amo la mia famiglia-

Il diciassettenne sospirò, doveva sforzarsi di mantenere la calma. Nico era lì. Niente poteva essere così brutto se Nico era con lui.

-Papà-tentò di nuovo. -Sono io la tua famiglia. Sono Percy, tuo figlio-

-Percy? Ma cosa dici. Mio figlio è un bambino, ha appena cinque anni. Sei un bugiardo! Sei uno di loro!-sbottò.

-Sono cresciuto, papà. Ora ho quasi diciotto anni e...non potevo restare bambino per sempre. Mi dispiace-disse, con gli occhi lucidi ma il tono sempre sorprendentemente calmo.

-No, no, no. E' impossibile. E' passato un mese da quando me ne sono andato-

-Sono passati dodici anni-

Poseidone scosse la testa con forza. -No. Mio figlio ha cinque anni, ama i power rangers e io tornerò presto da lui e Sally e racconterò ad entrambi la storia di Perseo. Piace tanto a Percy…-

Il ragazzo si alzò di scatto, allontanandosi dal padre di qualche passo. Poi inspirò profondamente per provare a mantenere la calma.

Nico voleva aiutarlo, voleva dirgli che era inutile. Non sarebbe mai riuscito a farlo ragionare.

-Perché te ne sei andato?-disse Percy, capendo che non ci sarebbe stata speranza di farsi riconoscere.

-Cosa?-chiese l'uomo, guardandolo spaesato.

-Perché hai lasciato Sally e Percy?-ripeté, calmo.

-Il Governo ci osserva ragazzino, vuoi farci ammazzare? Non posso rivelarlo qui, ci sono telecamere ovunque.-

-Le ho disattivate-mentì il ragazzo, assecondandolo. -Nessuno può sentirci-

-Ed il piccoletto lì?-disse Poseidone, indicando Nico.

-Mi ha aiutato lui a disattivarle. E' dalla nostra parte. Tranquillo.-

-Va bene. Ma non parlerò ad alta voce. Non si sa mai.-sospirò. -Il Governo un mese fa mi ha impiantato qualcosa nel cervello. Da allora ho sentito delle voci che mi ordinavano di fare del male alla gente intorno a me. Compresi Sally e Percy. Guardavo il mio bambino dormire e pensavo che non avrei mai potuto farlo. Ma le voci erano più forti. Ho chiesto aiuto a Chirone, lui è buono. Gli ho chiesto di portarmi in un posto sicuro e di non dirlo a nessuno, finché non mi avessero tolto il chip.-sussurrò, con una mano davanti alla bocca, come se qualcuno potesse spiarlo o entrare nella stanza da un momento all'altro.

Percy ingoiò le lacrime. -Sei andato via per proteggerli?-

-Sì-disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. -Io li amo-

-Papà…-disse il ragazzo, provando a mettergli una mano sulla spalla, spinto dalla tentazione di avere finalmente un qualche contatto con lui dopo tanti anni.

Poseidone sussultò, spingendolo via. -Sei uno di loro! Mi hai mentito! Non toccarmi! Adesso andrai da loro, vero? Bastardo! Tu non toccherai la mia famiglia!-urlò, mettendosi le mani sulle orecchie ed iniziando a dondolarsi avanti ed indietro. -Le voci avevano ragione. Mi avevano detto che eri pericolo appena hai varcato la porta. Mi avevano detto di ignorarti, che te ne saresti andato da solo prima o poi. Poi mi hanno detto di ucciderti, ma io non le ho ascoltate. Avrei dovuto farlo!-si alzò ed iniziò ad avvicinarsi a Percy, che lo guardava paralizzato.

-Non toccarlo.-ordinò Nico, mettendosi davanti all'uomo che stava evidentemente avendo una crisi isterica, facendo da scudo al ragazzo più grande. -Lui non ha fatto niente. Lui vuole bene a Percy e

Sally. Non gli farebbe mai del male. E' venuto lui perché ovviamente tuo figlio è troppo piccolo, no?-il suo tono di voce era persuasivo, calmo.

L'uomo inziò a rilassarsi, sedendosi nuovamente sul letto. -Non succederà niente. Loro staranno bene. Andrà tutto bene-si ripetè Poseidone, come un mantra. Iniziò di nuovo a dondolare su se' stesso, entrando in un mondo in cui solo la sua mente malata poteva accedere.

Nico sospirò, girandosi verso Percy. -Penso che dovremmo andare-

Il maggiore non disse nulla, si limitò a prenderlo per mano e farsi trasportare fuori dalla stanza, in un completo stato di apatia. Suo padre, il suo mito da sempre...era completamente fuori di testa.

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Uscirono dall'ospedale, e Nico decise che sarebbe stato meglio usare i soldi di Sally per le emergenze ed affittare una camera d'albergo nelle vicinanze. Percy era sotto shock, non avrebbe di sicuro potuto guidare.

Si voltò verso il ragazzo. -Andiamo, cerchiamo un motel.-

-Okay-sussurrò Percy, limitandosi a seguire il minore senza dire un'altra parola.

 

Arrivarono dopo una ventina di minuti in un motel malandato. C'era solo una camera libera, con un letto matrimoniale ed i muri coperti di muffa. Il pavimento era di un grigio scuro che a Nico ricordava tanto le pareti dell'ospedale da cui erano appena tornati.

Una volta in camera, il minore provò ad interagire in qualche modo con Percy, ma il ragazzo non fece altro che ignorarlo e raggomitolarsi sul letto.

Nico sospirò per l'ennesima volta quel giorno, stendendosi piano accanto a lui, ed abbracciandolo forte, mettendogli la testa sul petto.

-Perce, non tenermi fuori. So che fa male, so che fa schifo quello che stai provando. Ma non innalzare quel muro. Non farlo, parlami, baciami, fai quello che vuoi...ma reagisci. Quando mi sono svegliato dal coma, mi sono chiuso anch'io in me stesso, ricordi? E' stato difficile, ci sono passato anch'io. Ma giuro che ti senti meglio parlandone con qualcuno. Sono qui, non ti lascio-

Percy non disse niente, gli strinse solamente la mano.

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Nico si svegliò, e subito notò l'assenza di Percy accanto a se'.

Allarmato, si alzò immediatamente ed uscì per andare a cercarlo.

-Percy!-chiamò.

-Perché urli, moccioso?-

Il minore, appena uscito dalla camera, non si era nemmeno accorto che il ragazzo che stava cercando era proprio fuori di essa, appoggiato sul pavimento.

-Perce? Che ci fa...Ma puzzi di alcool!-sbuffò Nico, tappandosi il naso.

-Vodka, amico mio.-disse l'altro, ridacchiando.

-Percy ma tu sei minorenne, come…-

-Sono andato in un bar ed ho fatto l'occhiolino alla barista.-scoppiò a ridere come se fosse la cosa più divertente del mondo.

-Tu cos...Ed hai speso tutti i nostri fottuti soldi per le emergenze?-

Percy rise più forte. -Non è divertente?-

Nico sbuffò. -Ce la fai ad alzarti, Batman?-

-Non sono riuscito ad aprire la porta, per questo sono qui fuori.-disse, cercando di trattenersi dal ridere ancora.

Il minore si mise un suo braccio intorno al collo e, non con poca fatica, riuscì a portarlo dentro ed appoggiarlo sul letto.

-Dirò a Jason di venirci a prendere domattina-

Percy alzò lo sguardo, guardandolo stranito, il broncio appena accennato. -E la mia macchina?-

-Verrà anche Piper, così guiderà lei la tua macchina-

-Ma tu non stai in macchina se non guido io-disse l'altro con un ghigno soddisfatto.

-Farò uno sforzo-disse bruscamente.

Nico era arrabbiato. No, era furioso. Sapeva che non doveva esserlo, Percy aveva affrontato così tanto in un solo giorno, e stava soffrendo come non mai...Ma insomma, aveva preferito ubriacarsi che sfogarsi con lui, che c'era sempre stato? Aveva davvero preferito la vodka a lui? Oh al diavolo. Aveva persino flirtato con la barista! Forse era questo che gli bruciava più di tutto il resto. Sì, perché la sessualità del maggiore era abbastanza compromessa ultimamente, e non voleva che Percy si rendesse conto di aver fatto un errore, che Nico era stato solo un passatempo.

Ma questo non era davvero il problema che doveva affrontare al momento. Il suo idiota era ubriaco, erano senza soldi, e lui doveva sistemare le cose. Non poteva dare spazio alla sua stupida gelosia.

Prese il cellulare per chiamare Jason, quando la risata di Percy lo fece voltare.

-Che c'è da ridere?-chiese, con una punta di fastidio.

-Non trovi che tutto questo sia buffo, Nico? Mio padre è uno schizzato, capisci? E' pazzo! Tipo uuuuuuuuuuu-disse, agitando le mani in aria. -Lo sai che la schizofrenia è ereditaria? Magari potremmo mettere su uno show! Schizzato 1 e 2. Schizzato più schizzato. I grandi pazzi a Beverly Hills.-

Nico lo guardò, gli occhi sgranati. -Cosa?-

-Non è stupendo? Preferirei che si fosse fatto una nuova famiglia...sai, che ci avesse lasciato per odio, non per amore. Magari sarebbe stato più facile odiarlo. Oppure che fosse morto, non che cambi molto-il ragazzo scoppiò in una risatina isterica.

-No. Tu non puoi dire questo-disse il moccioso, guardandolo severamente.

-Perché no? Tanto è come se lo fosse. Non mi riconosce nemmeno, pensa che abbia ancora cinque anni-

-Hai ragione. Non ti riconosce e non lo farà mai. Ma è vivo, Perce. Puoi andarlo a trovare se vuoi, puoi sentirlo respirare, puoi parlarci-

-E' come parlare ad un fottuto estraneo fuori di testa. Mio padre è stato ucciso il giorno in cui è andato via, lasciandomi solo-Percy non rideva più.

Nico si avvicinò al letto, gattonando sul materasso cigolante fino a raggiungere l'altro.

-Perce-sussurrò dolcemente, prendendo una porzione della sua maglietta tra le mani ed avvicinandolo così a se'. -Non sei solo. Mai. Brutto idiota, io ti sopporto dalla mattina alla sera. Vorrei almeno un qualche riconoscimento-scherzava, ovviamente, ma il piccolo sorriso che fece spuntare all'amico, lo rese felice.

-E' la cosa più brutta che mi sia mai capitata. Pensavo che al primo posto ci fosse la scena di te in quel vicolo...seviziato da Ethan e Luke...Mi dispiace di averti messo al secondo posto-

Nico sussultò un po'. Sapeva ovviamente che Percy si era preoccupato tanto, ma non immaginava che ci pensasse ancora così spesso. Lo aveva segnato per sempre.

-Hey, va tutto bene. Sto bene, e di certo non sarò arrabbiato con te perché soffri per quello che sta succedendo. E' il minimo.-

-Come hai fatto? A sopportarlo, intendo.-

-Dicono che il tempo aiuti-rispose Nico, alzando leggermente le spalle.

-Ed è vero?-

-Per niente-

Il maggiore ridacchiò un po'. -Ed allora come hai fatto?-

-Ho sempre avuto te al mio fianco. Non si può essere tristi con Percy Jackson intorno-

-Ma come siamo romantici. Nico, noi siamo una coppia?-

Nico sgranò gli occhi, dire che era sorpreso era un eufemismo. -Che?-

-Sì sai...le coppie. Tu sei mio...io sono tuo…ci prendiamo cura l'uno dell'altro...Sai, le coppie-si fermò un attimo. -Noi lo siamo?-disse, guardandolo pieno di aspettative.

Il minore sorrise. -Certo che lo siamo-

-Okay-disse l'altro, accoccolandosi sul petto di Nico.

-Moccioso-

-Mh?-

-Tu non mi lascerai mai, vero?-

-Mai-

-E mi dirai sempre la verità?-

-Certo-

Percy lo strinse di più, chiudendo gli occhi. -Allora, quando te la senti...puoi dirmi del fatto che Ethan ti manda dei messaggi, okay? Non mi arrabbio-

-C-cosa?-

Troppo tardi. Percy dormiva.

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Nico non riusciva a dormire. Come faceva Percy a saperlo? Okay, poteva concedergli di aver captato che qualcosa non andava ultimamente...ma era stato molto preciso. Dei messaggi.

Come aveva fatto? Ripassò mentalmente tutti i loro discorsi nelle ultime settimane. Aveva lasciato trapelare qualcosa e non se n'era accorto? Jason aveva detto a Percy del suo attacco di panico? E Dio, se quest'ultimo l'aveva capito, anche il biondo l'aveva fatto? Aveva messo entrambi in pericolo? Cosa avrebbero fatto? Avrebbero picchiato Ethan? Sarebbero finiti nei guai per colpa sua?

Basta che parli con loro. Troverete di sicuro una soluzione”

No, di nuovo Chirone nella sua testa. Ma davvero la gente pagava per quello schifo?

Quello schifo? Modera il linguaggio Nicholas”

-Non sono Nicholas! Sono Nico, solo ed esclusivamente Nico.-

Shhh...Stai parlando ad alta voce. Percy sta dormendo”

-E' ubriaco, non si sveglierà-

Sai che stai parlando con la tua testa? Dovresti venire di nuovo nel mio studio lunedì”

-Non è invasione della privacy o qualcosa del genere entrare nella testa dei pazienti?-

Non è colpa mia se immagini i tuoi pensieri con la mia voce.”

-'Fanculo. E' l'ultima cosa che vorrei sentire al momento-

Il linguaggio”

-Cosa dovrei fare secondo te?-

Devi parlare con Percy. Ammettere di avere paura. Ammettere che c'è un problema, e che Ethan potrebbe farti del male da un momento all'altro”

-Questo è molto rassicurante. Percy ha già i suoi problemi. Ha scoperto oggi che il padre è un pazzo. A proposito, grazie mille per avermi avvisato, ciccione.-

Prima cosa, non sono grasso; seconda cosa...col cazzo che andavo a dire a te che suo padre è malato.”

-Adesso chi è che deve moderare il linguaggio?-

Sono nella tua testa, faccio quello che voglio.”
-E se domani non si ricordasse nulla di quello che mi ha detto?-

Probabilmente. Ma penso che se te l'abbia detto da ubriaco, ci sia arrivato da sobrio a questa conclusione. Non pensi?”

-Che ne sai? Forse l'alcool lo rende più intelligente-

Stai cercando di mentire a te stesso? Comunque l'amnesia derivata dalla sbronza è temporanea. Ricorderà tutto con il tempo”
-
Ma che bello-

Non pensi che sarebbe meglio se tu gli dicessi tutto spontaneamente prima che se lo ricordi da solo?”

-Io penso tante cose, tipo che dovresti uscire dalla mia testa...tipo ora-

Quanto siamo acidi. Okay, me ne vado. Meglio se dormi. Domani sarà una giornata dura. Anche perché non hai chiamato Jason”

-Cazzo-

 

  
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