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Autore: Lady Moon    11/04/2015    2 recensioni
Ron, insieme ad Harry e Neville, è in biblioteca alla ricerca di un libro. Hermione è insieme a Luna, e sono poco lontane da loro. Ron, dapprima per caso, ascolta la conversazione tra Luna e Hermione su un sogno che ella ha fatto di recente e, incuriosito, di nascosto cerca di capire tutto e si domanda se la persona che Hermione accenna è lui. Entrambe non si accorgono di nulla. Alla fine, Hermione, ritrovandosi da sola con Ron inizia a litigarci senza volerlo, in una maniera o nell'altra però le cose riescono a placarsi, ed Hermione viene anche a sapere che lui aveva udito tutto. Ron cambia idea su di lei e capisce dov'è che ha sbagliato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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She honestly can not stand him.
 

In quella giornata di primavera, ove un po' di freschetto non mancava, ad Hogwarts Ronald Weasley, insieme ad Harry, stava dando una mano a Neville in biblioteca, affinché trovassero uno strano libro di erbologia. E, a dirla tutta, non era molto felice di farlo.
Hermione Granger, un po' distante da loro, di tanto in tanto lanciava un'occhiata; era seduta vicino Luna.

:"Uffffffff... dovrebbe essere qui, giuro che l'avevo visto qui!" - singhiozzò Neville, esausto.

:"Non so cosa dirti..." - spifferò Harry, ancor più stressato di lui.

:"Va bene, continuiamo a cercare nei paraggi e dopo, nel caso non lo trovassimo, ci rinunciamo." - esordì Ronald, solenne.

:"Ci? Rinunciate voi, semmai. Io non ho alcuna intenzione di andarmene da qui a mani vuote. Dev'essere da qualche parte, io lo so... lo so... qui..." - piagnucolò Neville, con aria preoccupata e mesta. Ron avrebbe voluto prenderlo in ugual modo a randellate, ma infondo non l'avrebbe lasciato piangere da solo.

Hermione non stava guardando più quello che stava combinando Ron insieme alla sua compagnia. Agli occhi di Luna pareva assai penseriosa, per qualche ignota, nonché insolita ragione, non fissava più il suo quaderno ed i suoi libri, ma aveva uno sguardo assente, rivolto nell'aria.

:"Hermione... hai già finito?" - domandò Luna, cortesemente.

:"No... mi manca solo una parte del testo, e tu?" - rispose Hermione, rinsavendo e riconcentrandosi su ciò che doveva fare.

:"Oh, anch'io! Mi domando cosa stiano facendo quelli, laggiù!" - disse Luna, curiosa.

:"Non ti curar di loro, te ne prego. Comunque, ho trovato un libro interessante l'altro ieri, se vuoi te ne parlo, credo che piacerà anche a te, ha a che vedere con rare creature magiche." - enunciò Hermione.

:"Splendido! E' a quello che pensavi prima?" - chiese Luna.

:"... no, suppongo. Cioè, pensavo ad un sogno bizzarro che ho fatto stanotte, m'è venuto in mente." - dichiarò Hermione, apertamente.

:"Hmm... interessante! Me ne parli?" - soggiunse Luna.

:"Ehm... va bene, sì. C-c'èro io e... beh, e..." -

:"E?" - interruppe Luna, notanto il balbettare inconsueto di Hermione.

:"Una persona! Io ed una persona, e allora questa, come dire... stavamo parlando." - continuò Hermione.

:"Scusateeemiiii!" - intervenne Hagrid alle loro spalle.

:"Oh, che piacere vederti Hagrid!" - disse Hermione, meravigliata della sua presenza.

:"Anche per me lo è, Hermione! Sto cercando Neville Paciock, voi l'avete visto? Ha lasciato da me questo libro di erbologia... non può che essere stato lui." - disse Hagrid.

:"Hagrid, è mio, grazie!" - esultò Neville da lontano, captando il libro. Ron ed Harry gli andarono dietro mentre si avvicinava. Una volta che Hagrid ebbe salutato tutti, sia Neville che Harry se ne andarono con lui, mentre Ron ebbe, a suo malgrado, il compito di riposizionare tutti i libri che avevano smosso.

:"Toccava a te, Ron, rimettere a posto. Ti aspettiamo da Hagrid, ok?" - disse Neville, e Ron lo salutò appena con la mano ed accennò di sì. Hermione ignorò Ron, come Ron ignorò Hermione, il che potrebbe sembrare abitudinario, ma ciò non assestava il fatto che ad Hermione dispiacesse ogni qual volta. 
Spesso, ad Hermione veniva in mente la cosiddetta frase:"Lo odio", per la rabbia e per la confusione che sorvolavano nella sua mente. Odiava Ron quando si comportava in modo strano, odiava Ron quando dissimulava, odiava Ron quando non si rendeva per davvero conto di quello che faceva o di quello che pensava, e doveva essere Hermione a farglielo capire, e l'odiava anche quando non si curava di lei, e la ignorava come se non l'avesse mai conosciuta, o come se non fosse importante concentrarsi troppo su "un'amica". Odiava Ron quando doveva essere lei a cercarlo, lei a scrivergli in estate; perché sarebbe dovuta essere la prima? O per meglio dire, saltuariamente Ron non avrebbe potuto prendere l'iniziativa?

:"Dicevamo? Mi raccontavi del sogno." - proseguì Luna.

:"Ah, giusto, scusami." - disse Hermione. Ron non ritornò dov'era prima ma incominciò col sistemare i libri in uno scaffale alle spalle di Hermione, ma poiché era dall'altro lato, e non nella facciata in cui avrebbero potuto vederlo, non si accorsero per niente di lui.

:"Parlavo con questa persona e... straordinariamente eravamo felici insieme." - continuò Hermione, cautamente.

:"Non c'è niente di più bello dell'essere felici con qualcuno... vero? Ma, con questa persona di solito non sei felice?" - domandò Luna.

:"Non è proprio così, però spesso e volentieri sarei favorevole all'uso delle maledizioni senza perdono soltanto per potergliene scagliare una." - proferì Hermione, rigida.

Ron, giacché era poco lontano, stava già ascoltando quello che Hermione e Luna stavano dicendo, seppure non era suo intento, ciò nondimeno notò che la conversazione si stava facendo a poco a poco più interessante.

:"Capisco che intendi. Beh, di' un po', è una persona che conosco?" - chiese ancora Luna.

:"Sì!" - affermò Hermione. Ronald si accinse a ridacchiare pian piano; per chissà quale causa il suo istinto conferiva lui che potesse essere quella persona. Tuttavia dopo poco si rese conto che stava plausibilmente farneticando. Riprese a sistemare i libri.

:"Non lo sopporto. Onestamente." - aggiunse ancora.

:"Se non ti garba poi così tanto, come mai hai sognato di essere felice insieme a lui? Perché parli di un ragazzo, vero? Hai usato il maschile." - domandò astutamente Luna. Ronald non potè che ritornare ad origliare.

:"Beh... sì, è diciamo un ragazzo. Possiamo definirlo tranquillamente un troglodita, mi sta bene." - propalò Hermione, beffarda. Luna rise mentre "la spia" aggrottò le sopracciglia. Ron incominciò a domandarsi come mai si sentiva così messo in causa. Infondo Hermione non aveva ancora detto il nome di quell'individuo, poteva trattarsi di chiunque, persino di Harry. Anche se, su questo aveva numerovili e poderosi dubbi.

:"Va bene! Affibbiamogli questo nomignolo..." - rispose poi Luna.

:"Scusami, ora ti dico. Perché malgrado il mio disappunto nei suoi riguardi io... vorrei essere felice insieme a lui, non arrabbiarmi, vorrei stare tranquilla, che le cose andassero bene...  Ma sai cosa? Era un sogno, no? E un sogno rimarrà. Lui non vuole parlare con me, e 'va bene' così." - disse frettolosamente Hermione. Le faceva bene parlarne, pensò, ed era per questo che si liberava con Luna, raccontandole del sogno e di quello che sentiva.
Ron sbadatamente fece cascare un libro, Luna udì il rumore quanto Hermione provenire più o meno dalle loro spalle, ma non ci diedero peso.

:"Forse dovresti provarci, no?" - suggerì Luna.

:"Forse, un desiderio irrealizzabile. Non mi capisce. Scusami, ora vado nel dormitorio, sono stanca. Tu resti ancora?" - disse Hermione, scontenta.

:"No, me ne vado anch'io tra un po'. Ci sentiamo, Hermione, e stammi bene!" - salutò Luna, ed Hermione ricambiò. 
Ron, lesto come una volpe, sgattaiolò lontano da quello scaffale, Hermione doveva passare di lì per andarsene. 

Scorse poco tempo da quando Hermione lasciò la biblioteca, anche Ron raggiunse il dormitorio, volendo prendere un cappotto per recarsi da Hagrid.
Incrociò Hermione quando entrò, inaspettatamente. Ella gli lanciò uno sguardo talmente torvo, che a poco poteva sembrare lo prendesse a schiaffi.

:"Non mi guardare così." - disse Ron, impassibile.

:"Ah no, e perché non posso? Faccio quello che voglio." - gli rispose Hermione, altezzosa.

:"No, dal momento che mi dà fastidio e non ti ho fatto niente." - enunciò Ron, ancora più altero.

:"Datti una calmata. Davvero ti dà così fastidio? Non mi dire... da quando in quando tu consideri ciò che potrebbe dare fastidio a me? Ecco. Ora a me non va di valutare ciò che potrebbe darti noia a maggior ragione." - disse Hermione, agitata.

:"Ah sì? Quindi vuoi darmi fastidio per questo? Cos'è che non sono stato in grado di capire? I tuoi sogni strabilianti?" - disse sarcasticamente Ron.

:"Di che sogni parli?" - domandò Hermione, concitata.

:"Ti ho sentito con Luna, ok?" - ammise Ronald.

:"Certo che sei davvero uno stupido! Perché non ti sei fatto gli affaracci tuoi? E dov'eri?" - riprese spontaneamente Hermione, con gli occhi spalancati come quelli di una civetta. 

:"Non ho potuto farne a meno, dovevo sistemare i libri e tu parlavi... bla bla!" - rispose Ron, cercando quasi di imitarla.

:"Adesso basta. Non ti voglio vedere!" - strepitò Hermione, con gli occhi quasi in lacrime.
 Se c'era una cosa che non riusciva a sopportare, era quella di litigare con lui. Non voleva, non le piaceva. Avrebbe voluto tutto, tranne quello. Ogni volta che si apriva un bettibecco tra loro, sapeva che sarebbe finita male, o in modo troppo strano da poter giudicare. 
E' vero, talvolta non poteva evitare di dire a se stessa che odiava Ron, bensì sapeva benissimo che la realtà era un'altra. Lei era innamorata di Ron, e non riusciva a non provare rancore nei suoi confronti quando succedevano queste cose, quando non la capiva. Lei sapeva di provare qualcosa di speciale, qualcosa che non aveva mai provato con nessuno perché quel qualcosa l'aveva scoperto con lui... l'amore, un bene immenso. L'odiava, sì, così sembrava, allo stesso tempo non poteva non pensarlo. Perché era lui, semplicemente Ronald Weasley, e sentiva di essergli legata, era la cosa più importante. Sarebbe cascato il mondo, ma non il bene che aveva in serbo nel suo cuore per lui.

:"Hermione, perché fai così?" - domandò Ron, prendendola per il braccio, in modo che non  le sfuggisse.

:"C-così come?" - chiese Hermione a sua volta, vacillante.

:"Perché adesso stai... piangendo?" - disse Ron, con voce quasi mielata.

:"Non te ne deve interessare. Perché te ne importa, adesso?" - rispose Hermione, strofinandosi gli occhi con l'altro braccio a lungo, per non guardare Ron in viso. 

:"Che dici! Sì che m'importa. Me lo dici?" - chiese Ron lievemente, mantenendola ancora.

:"Non volevo questo, non volevo niente. Mi fa male." - rispose Hermione, puntando gli occhi al suolo; aveva il cuore a mille.

:"Nemmeno io. Ma ora non c'è bisogno mica di piangere. E' andata così, cerca di calmarti... ok?" - rincuorò Ron, con tutte le intenzioni. Cercò di guardare Hermione in viso, ma ella si ostinava ogni volta che ci provava ad abbassarlo. Poi Hermione alzò gli occhi, guardò imbarazzata Ron che anch'egli imperterrito, finalmente, la scrutò, e gli saltò addosso, come una bambina.

:"Ron, scusami!" - gli disse, mentre lo abbracciava, era già un miracolo che riuscì a parlargli in quel momento, il suo cuore, per quanto batteva, l'avrebbe potuto sentire anche lui, se si fosse calato di poco.

:"No, Hermione... non hai bisogno di scusarti." - le rispose, mellifluo, accarezzandole  il capo delicatamente.

:"Allora è tutto apposto, ora? Non continuamo questo teatrino, vero?" - disse, con tono rauco Hermione, ancora stretta a Ron.

:"Sì. Basta. Tu... tu non lo vuoi e neanch'io. Solo una cosa: Hermione, mi abbracci perché mi vuoi bene, giusto?" - domandò Ronald, un po' a disagio.

:"Sì... io... te ne voglio tanto." - farfugliò Hermione, mentre si allontanava da lui. Ron sorrise sinceramente e, si sentì impensatamente sereno nell'udire ciò. Hermione sorrise a sua volta, aveva fatto quello che voleva, ci era riuscita, e anche se era così emozionata, sapeva che aveva fatto la cosa giusta, per entrambi.
Ron continuava a sorriderle, non si stancava di farlo, in seguito si ricordò che doveva raggiungere Hagrid, per sua uggia. Gli sarebbe piaciuto rimanere con lei, lo sapeva.

:"Vuoi venire con me da Hagrid?" - le chiese, non voleva lasciarla da sola, non ancora. Hermione accettò gaiamente ed entrambi uscirono, qualche minuto dopo, dalle mura del castello.

Durante il cammino notarono come il cielo era limpido e azzurrino, persino il Platano Picchiatore pareva giulivo nell'essere rischiarato da quella luce rilucente che s'irradiava tutt'intorno.
                                          
   
 
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