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Autore: pamina71    12/04/2015    6 recensioni
Dal capitolo 9 del Cimento di Vivere, ove si parla delle nozze con molti accenni ed una grande elisione, parte questo ramo collaterale, che entra invece nel dettaglio, sempre con Vivaldi ad offrire la colonna sonora: Piccolo Concerto per flautino in Do Maggiore, RV 443, un gioiellino meraviglioso e sconosciuto che spero di convincervi ad ascoltare leggendo la storia.
Musicalmente, un primo movimento vivace e brillante, come i giorni che precedono le nozze, lo sventolio affaccendato delle gonne della nonna, le sorelle eccitate.
Un secondo movimento adatto alla funzione, ad una piccola pieve di campagna.
Un terzo movimento...adeguato a due sposini.
Può tranquillamente essere letto come storia a se', anche se, nascendo come "costola" di un'altra ff, ho deciso di partire subito con la descrizione dei preparativi, senza por tempo in mezzo e senza indugiare sugli avvenimenti precedenti, che i vecchi lettori conoscono e che i nuovi (sempre che siano interessati) troveranno facilmente nel Cimento di Vivere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
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Piccolo Concerto per flautino in Do Maggiore - Allegro1

Venerdì 27 giugno 1789 h 10

M.me Francou non si era mai trovata a vestire una sposa come quella. Alta e bellissima, ma che si presentava alle prove con una divisa blu. Certo, era un personaggio noto, ma quanto la faceva faticare!

Gli abiti alla moda non le piacevano, i fiori neppure ed il bianco nemmeno; degli abiti à la reine non amava come si allargavano sotto la cintura, il corsetto doveva essere morbido, se era troppo scollato si sentiva in imbarazzo. E con la divisa non si mette in soggezione, però! Ma che tipo! Inoltre aveva cicatrici sulle braccia e su una spalla, che andavano coperte. Il suo corpo, poi, era molto particolare: braccia forti, gambe lunghe, sode, un ventre teso e sul quale si in intravvedeva la forma dei muscoli sottostanti; come potesse piacere ad un uomo con un corpo simile, per la sarta rimaneva un mistero. Non fosse stata da tempo la fornitrice di M.me Josephine e di M.me Hortense l'avrebbe sinceramente abbandonata al proprio destino.

In compenso, l'abito le stava a meraviglia. Le sarebbe valso una buona pubblicità. In fondo, una volta reso pubblico, quel matrimonio sarebbe stato chiacchieratissimo. E le informazioni sull'abito cucito da M.me Francou avrebbero fatto il giro dei salotti in meno di mezza giornata.

 

Oscar era un fascio di nervi e mal sopportava la modista e la corte di sartine e lavoranti che la circondava. Ormai mancavano meno di due giorni alle nozze, ed era esausta. Non aveva comunque lasciato il suo incarico presso la Guardia Metropolitana, anzi le cose erano divenute faticose in maniera opprimente. Solo due giorni prima, poi, aveva avuto uno scontro con il generale Bouillé poiché si era rifiutata di obbedire all'ordine di sparare sulla folla. La sua insubordinazione aveva portato ad una serie di conseguenze: il rifiuto dei suoi dodici soldati, seguito dal loro arresto, la lite con il padre, le visita notturna a Bernard per liberarli. Infine, quella stessa mattina, l'arringa di Bernard alla folla, il corteo, la liberazione dei soldati...ora finalmente avrebbe potuto rilassarsi. Per fortuna, perché era sfinita.

Avrebbe solo dovuto ringraziare la Regina e poi avrebbe potuto pensare solo a se stessa ed André. Se le sorelle e la nonna le avessero lasciato un attimo di tempo.

 

Sembrava che Josephine ed Hortense avessero aspettato tutta la vita di giocare alle bambole con il corpo della sorella. Da un lato il loro aiuto era benedetto, altrimenti Oscar non avrebbe saputo da che parte cominciare. Dall'altro, erano sfinenti. Sembrava trovassero sempre nuovi dettagli per cui volevano la sua approvazione, nuovi strumenti di tortura da metterle addosso, nuove acconciature da proporle.

Si era dovuta imporre come nemmeno con i propri soldati, per ottenere che le sue richieste venissero prese in considerazione.

Ma ora, guardandosi nell'enorme specchio a tre battenti, poteva davvero dire di essere bellissima. Aveva solo bisogno di riposare per togliersi dal viso quell'aria sfatta. Ma l'abito di seta leggera, blu notte2, che scivolava leggero al punto vita, con le maniche lunghe sino ai polsi coperti da un lieve tulle, e ricamato in argento allo scollo e ai piedi, la rendeva allo stesso tempo molto femminile e molto riconoscibile.

Si sentiva stringere blandamente dal corsetto morbido che indossava sotto l'abito, chiuso con un doppio incrocio di laccetti blu ed argento. Si chiese cosa ne avrebbe pensato André, sia del vestito che del corsetto. Era abituato a vederla con camicie e culottes, anche se quando aveva indossato l'altro vestito, quello per il ballo alla Reggia, aveva dimostrato di apprezzare. Ma era che abituato a sfilarle delle leggere camicie, senza dover combattere con nastri e fermagli. Sorvolò sul pensiero molesto di André alle prese con corsetti altrui, e tornò a rimirarsi, soddisfatta. Ma da quando sono diventata così vanitosa?

Quando ebbe terminato la prova, riuscì faticosamente a liberarsi dalle sorelle che avrebbero voluto trascinarla chissà dove, adducendo il pretesto di dover lavorare per potersi garantire la licenza.

In realtà doveva davvero rientrare in Caserma per terminare le ultime cose. Poi sarebbe andata con André alla loro nuova casetta a Montmartre, in mezzo alle vigne ed alla pace, per poter rifiatare dopo gli ultimi avvenimenti e per prepararsi al tour de force cui sarebbero stati sottoposti in quei due ultimi giorni di preparativi. Per non parlare del fatto che la nonna aveva già deciso, per scaramanzia e per decoro, di spedire André a dormire da Alain per l'ultima notte prima del matrimonio..

 

 

Venerdì 27 giugno 1789 h 15

Ma prima, ancora un dovere: ringraziare Sua Maestà per la liberazione dei soldati. Montò a cavallo e si diresse rapidamente alla Reggia, voleva togliersi quel fastidio il più in fretta possibile. Ma come sto cambiando. Un tempo non consideravo fastidi nemmeno le sue richieste più assurde. Ora, per quanto consideri ancora la Regina un'amica, passare a salutarla mi sembra una insopportabile seccatura.

- Vi ringrazio per avermi ricevuta, Maestà3.

La Regina aveva accolto Oscar nella frescura dei giardini4 della Reggia, uno dei luoghi più amati.

- In questi giorni i nobili non vengono più a Corte...ci siamo molto impoveriti. Che sarà della Francia.

- Sarà quello che Dio vorrà.

- E Dio vorrebbe che i deputati del popolo, violenti ed abietti, disobbedissero agli ordini del Re?

- Maestà, mi dispiace...ma non condivido la vostra opinione.

- fff, Oscar François, capisco che proviate della compassione...

Da quando usa tutto intero il mio doppio nome?

- No, non è compassione. Siamo piuttosto noi, i nobili, a suscitare compassione.

- Oscar. Sapete perché ho fatto liberare i vostri soldati? Da tutti gli angoli di Francia arriva l'esercito in direzione di Versailles. L'artiglieria, il Royal-Cravate, il Royal-Allemand, il Salis-Samade5... avremo bisogno anche di voi, per combattere!

Oscar rimase senza parole. Combattere? Contro chi? Il popolo?

Ascoltò ancora la Regina proseguire nella propria tirata in cui spiegava che era ancora in vita per i figli, per la Francia, per il regno; ma era dubbiosa. A parte i figli, Maria Antonietta non aveva mai prestato alcuna attenzioni alle cose che elencava. Al catalogo mancava invece un nome, il più importante di tutti.

- Fersen.6 Voi siete ancora in vita per Fersen.

- Sì, vivo solo perché lui è in questo mondo. Ma perché Dio non ha dato a me, che sono così ordinaria, un destino più banale che non quello di regina?

E Maria Antonietta si mise a piangere sulla spalla della sua vecchia amica, come mai aveva fatto. Proprio ora che questa stava per prendere una strada del tutto diversa.

Oscar si era recata a Corte per ringraziarla per la liberazione, ma anche per parlare delle proprie nozze. Ma le parole le si fermavano sulle labbra. Non riconosceva in quella donna rabbiosa la Maria Antonietta a cui voleva parlare e che un tempo avrebbe sinceramente gioito per lei.

Fu sul punto di rinunciare. Poi ripensò alle parole delle Regina: abietti, compassione...no! Proprio lei che decine di volte aveva percorso la strada per Parigi per recarsi ai balli ed all'Opera senza degnarsi di guardare il suo popolo...

Oscar decise di parlarle. Doveva essere fiera della propria decisione e mostrarle la forza delle proprie azioni.

- Anche chi nasce con un destino comune deve fare delle scelte. La scelta è inevitabile per l'essere umano. Sono quelle che determinano il nostro destino ed nostro valore.

Maria Antonietta alzò gli occhi umidi di lacrime per guardare quelli calmi e fermi della donna che le stava davanti. Intuì che voleva dirle qualcosa.

- Maestà, pur rimanendo al Vostro Servizio nella Guardia Metropolitana, domenica mi sposo.

La Regina perse la parola per un poco. Guardò Oscar stupita, poi sorrise. Un sorriso sincero.

- Benissimo! Sapete, non ci speravo più. Ma con chi? So che avete respinto tutti i pretendenti...

- Ho preferito scegliere a mio criterio, Maestà.

- Che sicuramente non è un criterio comune...

- Direi di no. Non ho seguito le ragioni della convenienza. Ho preferito seguire le mie ragioni. Che mi portano ad un uomo del Terzo Stato.

Non ci fu bisogno di farne il nome. La Regina non dubitò un solo istante che si trattasse di André.

Il sorriso di Maria Antonietta si appannò. E' dunque questa la sua scelta? Un roturier7?Anche se lui é così...diverso. Sembra un aristocratico.

- Maestà...

Ma non seppe continuare. Né la Regina replicò. Si salutarono così. Avevano entrambe la sensazione che quello sarebbe stato un addio mai pronunciato, portato via con la leggera brezza che scompigliava i capelli biondi di Oscar e muoveva la veste frusciante che Maria Antonietta aveva smesso di reggere con la mano.

 

 

Venerdì 27 giugno 1789 h 18

Oscar tornò mestamente in Caserma. Quell'incontro l'aveva amareggiata. Voleva vedere André e chiudere quella giornata. Lo trovò nel cortile centrale, mentre scherzava con alcuni dei dodici soldati liberati. Quella vista la rese felice, e le diede ancora di più la convinzione dei avere fatto la scelta giusta.

Passò nel suo ufficio a togliersi la divisa, a favore di un abito borghese e non troppo appariscente, che indossò dopo essersi liberata della tortura delle fasce, prima di passare a recuperare il promesso sposo.

- Ce lo portate via, Comandante? Ma dobbiamo festeggiare!

- Ve lo lascio domani, tanto la nonna lo caccia di casa! Stasera abbiamo delle cose da definire. Sapete com'è, dopodomani ci sposiamo...

- Chiamatelo pure definire...

- ALAIN! Ma che modi sono!

- Scusate, scusate... E se ne andò ridendo.

 

 

Venerdì 27 giugno 1789 h 20

Andrè ed Oscar arrivarono alla casa tra le vigne dopo aver consumato una rapida cena in una locanda che i soldati frequentavano abbastanza regolarmente.

Chiusero la porta alle spalle ed entrambi buttarono senza troppa cura il gilet ed il giustacuore su una sedia accanto alla porta di ingresso. La luna era solo uno spicchio minuscolo8, dovettero accendere una candela per poter salire le scale.

André la prese per mano e la condusse al piano di sopra, alla loro camera che già avevano condiviso.

Si fermò davanti alla porta, posò la candela sulla balaustra della scala e la baciò a lungo. Le rivolse un sussurro:

- Domani padre Bonnet mi vuole vedere per confessarmi... e dopodomani mi sposo...è l'ultima occasione di commettere i peggiori peccati di lussuria che mi vengano in mente...

- Ed io dovrei aiutarti?

- Mi sembra che tu lo stia già facendo...

La rimirò sfiorando con lo sguardo tutta la sua figura.

Lasciò scendere le mani sui fianchi di lei, dove incontrò la stoffa delle culottes. Le slacciò e le fece scivolare a terra con le lunghe calze. La alzò le ginocchia una ad una per sfilare tutto quanto. Si rialzò per toglierle anche la camicia.

Poi intrecciò le dita della sua mano sinistra con quelle della destra di lei, recuperò la candela, e dolcemente la fece indietreggiare sino a raggiungere il letto, sempre guardandola.

 

Oscar giaceva di traverso sul letto sfatto, carezzando i capelli di André che le poggiava il capo sull'ombelico, guardando i giochi di luce della candela sul soffitto.

- Un soldino per i tuoi pensieri. Anzi, un bacino.

- Stavo pensando a te.

- Ma dai, adulatore!

- Davvero. C'è una cosa di te che mi continua a sorprendermi ora così come mi ha stupito in questi mesi appena trascorsi.

- Sarebbe?

André si girò mettendosi prono, con il viso vicino al suo, anche per prendere tempo per la risposta.

- Tutti ti definirebbero una persona rigida, quasi fredda. Io ti conosco, e so che non è così. Certe volte sei di una veemenza incontrollabile. Però non sapevo cosa aspettarmi da te, per i nostri momenti privati. E un poco mi stupisco ogni volta, di trovarti così ...abbandonata. Ecco, è questo, non immaginavo che saresti stata così fiduciosa con me... non saprei dirlo in altro modo. E non voglio dire che sei passiva. Ti pieghi come il miele quando scende da un cucchiaino, a modo tuo. Non come l'acqua che scende direttamente dal cucchiaio, ma con le curve e le volute del miele., ti pieghi, ti inarchi, ti abbandoni...ma sempre seguendo la caduta che il cucchiaio ti impone...

- Allegramente licenziosa, vuoi dire?

Gli sfuggì una risata. - Non proprio, avrei voluto fare un discorso serio...

Lei gli pose una mano sulla guancia, facendo scorrere il pollice sulle labbra.

- In realtà, all'inizio mi sono come dici tu, abbandonata, perché mi è sembrata la soluzione migliore. Mi sentivo abbastanza inadeguata, e lasciarmi andare ai tuoi desideri mi pareva una buona soluzione per compensare la mia inesperienza ed il fatto che non mi sento abbastanza bella - NON interrompere! - con le mie cicatrici, e il fatto di essere troppo magra, e tutto il resto... Poi ho scoperto che in realtà la cosa mi piace. Fidarmi completamente, e sapere che posso farlo. Che sarà solo piacere e non mi farai mai del male. E che...i tuoi desideri di solito sono molto, molto piacevoli. Come prima, quando mi spingevi indietro guardandomi come se fossi unica al mondo...o come stamattina. - Disse baciandolo e tirandolo su di sé.

André pensò che una volta, una sola, tempo addietro, era stato sul punto di farle davvero molto male...

 

 

Venerdì 27 giugno 1789 h 9, undici ore prima.

- Oscar, le due tiranne sono arrivate!

- Dì che arrivo subito... uff! Sono due ore che sto appresso a questi stramaledetti turni per finire in tempo, e adesso si lamenteranno del ritardo!

- Già avvisate, fai con calma...

- No, finirò dopo. Basta. Tra due giorni ci sposiamo, devo pensare al vestito. Hanno ragione loro.

- Devi pensare a me, non al vestito.

- Senti senti, non sei ancora sposato e già fai il marito che accampa diritti...

- Se la metti così...

Oscar si era intanto alzata ed avviata verso la porta. André la abbracciò dalle spalle, chiudendole la vita col braccio sinistro, mentre con la mano destra chiudeva la porta. Poi la mano percorse lentamente la distanza tra la porta e il corpo di lei. Era la prima volta che osava un simile atteggiamento in caserma.

- Potrebbe...

Sempre trattenendola con la sinistra, scese con l'altra mano sino a superare la barriera di stoffa blu che lo separava dalla sua pelle, per poi arrivare a raggiungere quel segreto scrimolo di carne che sapeva come carezzare e che aveva imparato a rispondere al tocco di quelle dita.

- ...arrivare...

Andrè la spinse contro la porta, quando si accorse che le stavano cedendo le ginocchia per il piacere.

- ...qualc...

Rimase fermo, sorreggendola e sussurrandole:

- Adesso immagino che per oggi penserai a me...

Lasciò la presa, e si portò la propria mano destra alle labbra, assaggiandola come faceva da bambino dopo aver rubato l'impasto delle torte

- ... ed io a te.

 

 

Sabato 28 giugno 1789 h 9

- Ma insomma, è questa l'ora di arrivare? Ci sono decine di cose da fare!

- Buongiorno anche a te nonna!

- Siete due perditempo! Venite dentro, voi andate di corsa nei vostri appartamenti, e tu fila in camera tua, che hai i capelli troppo lunghi e li dobbiamo tagliare!

- No, i capelli, no!

- Non ci provare nonna, se gli tagliate i capelli sovrintendo io, mica vorrai rovinarmi il marito!

 

 

Sabato 28 giugno 1789 h 12,30

- Volete muovervi? Ci sono decine di cose da fare!

- Ma nonna, é tutto a posto.

- Neanche per sogno! Bisogna ancora...

 

 

Sabato 28 giugno 1789 h 16

- André, ma ti spicci??? Ci sono decine di cose da fare!

- Nonna, hai ricontrollato tutto dieci volte.

 

 

Sabato 28 giugno 1789 h 17,30

- Madamigella, dove vi siete cacciata? Ci sono decine di cose da fare!

- Sono qui, ed è tutto fatto. Smettila e calmati.

 

 

Sabato 28 giugno 1789 h 17,30

- E' arrivato il tuo amico Alain a prenderti.

- A Parigi ci saprei arrivare anche da solo. Non sono del tutto rincitrullito solo perché domani mi sposo.

- Cosa c'entra, vogliamo conoscere il tuo testimone, è invitato a cena. Rispose Josephine.

- Dio, ti prego, no...

- Guarda che non te lo mangiamo mica, il tuo amico. Ribatté Constance.

Andrè fece un sospiro esasperato. Da anni non c'erano ben quattro delle sorelle sotto lo stesso tetto per così tanti giorni. Ho avuto fortuna troppo a lungo.

Alain lo attendeva nell'enorme ingresso. Andrè gli si fece incontro sorridente e lo salutò senza cerimonie.

- Sei invitato a cena. Riuscirai a sopravvivere in mezzo a tutti questi nobili?

- Devo. Tanto, mi toccherà anche domani.

Era già stato a Palazzo,9 quindi non si stupì troppo della maestosità degli ambienti in cui veniva introdotto, ma non aveva mai incontrato le sorelle del Comandante.

Non sfuggì a nessuno l'espressione che gli si dipinse in volto vedendo Josephine. Per la prima volta in vita sua, pensò di aver visto la bellezza perfetta. Molto somigliante ad Oscar, tranne che per gli occhi più chiari ed il viso meno affilato, non aveva la sua gelida fierezza, ma un sorriso molto dolce e quasi materno. Il corpo più pieno e più femminile, la statura più usuale per una donna, fecero pensare ad Alain, che, se Oscar era da ammirare, quella sì che era una donna da amare.

 

Sabato 28 giugno 1789 h 21,00

- Alain, portatelo a Parigi, altrimenti non riusciremo più a mandarlo via da qui.

- Aspetta, intervenne Oscar. - Prima devo dirgli le ultime cose. In privato.

Prese André per mano e lo condusse in biblioteca. I presenti finsero di crederle, intrattenendosi in lievi chiacchiere per ingannare l'attesa.

Oscar lo trascinò dentro e chiuse la porta. Sembrava la copia speculare di quanto era avvenuto la mattina precedente. Questa volta fu André a sentirsi spinto dolcemente contro la quercia laccata del battente.

Furono le mani di lei ad insinuarsi sul corpo di lui.

- Potrebbe...

Mentre come miele scivolava sulle ginocchia dinanzi a colui che si era scelta.

- ...arrivare...

E che smise di protestare lasciandosi accogliere dall'amoroso rifugio che gli veniva offerto

 

Sabato 28 giugno 1789 h 22,30

André arrivò alle spalle del suo testimone, seduto con gli altri al lungo tavolo della solita osteria, abbracciandolo con la mano che reggeva il boccale in peltro:

- E poi lo scemo sarei io...almeno ho avuto il buonsenso di innamorarmi di quella nubile, mica di quella sposata al Duca più stronzo del regno!

- Piantala, idiota!

- La pianto, la pianto, ma ne riparliamo poi...

 

1  Lo potete ascoltare qui: https://www.youtube.com/watch?v=kU5Q1mCMCKM (però i tre tempi non sono divisi). Il primo tempo è veloce, incalzante, frenetico come gli ultimi preparativi di un matrimonio sanno essere.

Mi spiace deludervi, ma l'abito bianco inizia a diventare di moda per le spose dopo il 1840, quando lo utilizzò la regina Vittoria. Prima era considerato adatto qualsiasi colore, a parte il nero (luttuoso) ed il rosso (associato alle prostitute). Il blu, secondo alcuni siti di abiti da sposa (vedete voi se considerarli affidabili. a me è piaciuta l'idea) dovrebbe essere associato alla sincerità della sposa.

Dialogo dal manga, più avanti modificato.

4  Sia nel manga che nell'anime l'incontro avviene nei giardini.

I primi due erano reggimenti di cavalleria, il terzo di fanteria.

Nel Manga c'è questo inserimento di Fersen nel discorso, il cui senso mi è sempre sfuggito. Dovendo interpretare il testo, lo vedo come un accenno di Oscar al fatto che Maria Antonietta stia mentendo agli altri ed a se stessa accampando come scusa la ragion di stato, mentre a realtà é sempre stato solo il sentimento a muovere le sue azioni.

7  Scusate il francese, ma non riesco proprio a chiamare André "plebeo", e in italiano non mi riesce di trovare un termine adeguato.

8  L'arresto dei dodici soldati potrebbe essere avvenuto il 23 giugno (sul serio c'è stato un episodio simile; in altre fonti ho trovato il 29). In questo caso ora siamo a venerdì 27, c'è appena stata la luna nuova, e il matrimonio sarebbe fissato per il 29 giugno.

9  Mi tengo aperta una porta per un'idea che ho in mente...

   
 
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