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Autore: P S T D    12/04/2015    1 recensioni
Quando sei al freddo, trascinando i tuoi stessi organi interni e anche la speranza ha fatto ciao ciao e ti ha mollato, ti viene il pensiero che non sarebbe male morire in maniera eroica. Che bisogna andare avanti in nome di chi si é sacrificato per te. Ma il destino ti ha riservato solo gatti demoniaci sovradimensionati assetati di sangue. E allora merda, merda, merda.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Vi eravate incontrati al limitare della boscaglia. All' inizio sembrava più un gigantesco pupazzo che una macchina assassina e non smetterai mai di darti dell' idiota per averlo guardato ed esserti fatto scappare un sorriso. Avevi gia fatto questo errore con i marmocchi-fungo, pagandolo con tre costole e la faccia polverizzate, non dovevi ridere, sapevi che non dovevi e lo hai fatto lo stesso alla vista di quella immensa palla di ciccia e peli, con gli occhioni luccicanti da cucciolo. Quando era ormai troppo tardi per pentirsi della cazzata fatta cinque artigli di acciaio si erano gia stretti attorno il tuo spadone, ancora sollevato per caricare il colpo. Avevi visto gli occhioni buffi fessurizzarsi in due mezzelune e una bocca più larga del tuo scudo si era aperta dalla pelliccia e chiusa sul tuo fianco strappando metallo, cuoio e un festone fatto con i tuoi organi interni. Facesti tutto mentre eri sbronzo per il dolore, la tua lama era stata stretta fino a spezzarsi e ne approfittasti per invertire la presa e pugnalare l' orbita del bastardo e hai  AFFONDATOAFFONDATOAFFONDATO fino a sentire uno SPLORCH e sentire la gelatina schizzarti in faccia. Neppure il pensiero di recuperare la tua arma, hai solo corso come un pazzo nella direzione da cui eri venuto finchè non hai messo abbastanza distanza da sentirti libero di urlare, barcollare e crollare a terra. Un grosso errore. Quasi quanto l' aver lasciato la tua comoda e puzzolente cella.
Perchè il bastardo ti ha raggiunto alla fine, la tua fine ad esser precisi. Puoi a malapena seguirlo con lo sguardo, ti gira attorno masticando qualcosa che dovrebbe essere dentro il tuo corpo. Lentamente, come a volerti nel dettaglio cosa ha in serbo per te e hai visto tanto sangue e morti da quando il tuo viaggio è iniziato, ma sapere che quella cosa sanguinolenta e penzolante dovrebbe essere il tuo intestino ti da il ribrezzo più di tutti gli sgorbi della Palude. Dalle fauci gli cola una mistura densa e rosea di sangue e saliva e tu non puoi farci perchè l' armatura è pesante, il tuo corpo è pesante, la pressione dell' aria è pesante e tirandoti sui gomiti esaurisci tutta la stamina che hai per questa settimana. Quella... cosa non aspetta altro. Vedi una valanga blu prima di essere travolto, non senti più nulla sotto la schiena ( sei in aria? ), poi vieni sbattuto a terra con tanta di quella forza che senti chiaramente il crack della tua colonna vertebrale mentre si spezza E QUEI DENTI SONO TROPPO VICINI. Da qualche parte nel tuo cervello sai che mirano a strapparti la gola, ma il tuo braccio si è gia messo in mezzo - e lo ha fatto da solo, figurati se sei in grado di elaborare il fatto di doverti muovere - finendo intrappolato nella morsa. Le mascelle stringono, la belva grugnisce, ilferrostride e si piega, si tinge di rosso. Non pensare, combatti. Il tuo braccio viene strappato via come carta, sgorga fuori una tempesta di sangue, ma l' unica cosa che riesci a sentire è la voce di Queelana.
 
"Temi sempre la Fiamma."

La mano ancora sana afferra la pelliccia sotto il collo della fiera. Sotto il guanto in cotta brillano lingue di fuoco... 
"Mai cadere in inganno, stupido. Non farti ingannare dal suo bagliore seducente."
Queelana aveva la voce di una vecchia stanca e fissava ad ogni ora un punto indefinito al di là della palude, dove radici gigantesche si intrecciavano attorno all' ingresso di una cava. Ti sembrava non stesse parlando esattamente a te, ma mentre stringevi la fiamma al petto ti chiedevi comunque cosa ci fosse da temere in quel tepore così rilassante, in un calore tanto dolce. 


Il mostro urla quando una colonna di fuoco inizia a scioglierne le carni. Smette subito, appena litri di lava occludono le sue vie respiratorie, le zampe ruspano debolmente mentre sfrigolano, ogni sua goccia di sangue diventa combustibile per la tua fiamma interiore.

Ma poi abbassasti gli occhi sulle tue mani e scopristi di star stringendo solo la cenere.
 
Hai creato un incendo che sai di non poter spegnere. La combustione non si accontenterà di una carcassa annerita, senti il suo crepitio e la osservi divorare l' erba attorno il corpo in fiamme, aderisce su di te. Prima una gamba, poi l' altra, poi il bacino, tutto viene divorato dalla luce. Ma è come se stesse accadendo a qualcun altro, il dolore è ovattato e tu vuoi solo dormire, cullato da un po' di calore. Senti però di dover afferrare il moncone della tua spada e stringerlo sul cuore.
Mentre bruci chiedi scusa al mondo, chedi scusa a tutti. Mi spiace Universo, hai scommesso sul non-morto sbagliato. Senti la tua volontà scivolare via, ma cerchi di ripeterti che va tutto bene, presto smetterai di respirare e la paura non sarà più problema. Vorresti essere in grado di vedere una via d' uscita, vorresti avere almeno l' illusione che non sia per finire tutto, che quando ti sveglierai sarai ancora capace di sorridere e combattere, ma non prendiamoci in giro: sei morto troppe volte per credere ancora che qualcosa ti salverà.
  
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