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Autore: alix katlice    12/04/2015    2 recensioni
( Enjolras/Grantaire ♥ | AU | minicapitoli )
Una macchina in panne la notte di Capodanno in mezzo alla campagna e le due persone che meno avrebbero voluto trovarsi da sole l'una con l'altra.
« Non crucciarti, Apollo » consigliò con un sorriso che per metà era volto a schernirlo e, per l'altra, era pieno di malinconia e tormento « non si addice ai tuoi lineamenti. »
Enjolras si fermò, immprovvisamente. Si voltò a guardarlo e, per un secondo o forse molto di più, condivisero un qualcosa. Un sentimento che affiora a galla, uno sguardo silenzioso, tante parole non dette che in quel momento premevano per venir fuori.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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#VictorHugosirivoltanellatomba e Enjolras e Grantaire non mi appartengono,
buona lettura!

 

 

III
Non crucciarti, Apollo


 

 





prima

 

In realtà, la prima volta che Grantaire aveva visto Enjolras non coincideva con la prima volta che Grantaire lo aveva davvero veduto, ascoltato, guardato e sin dal primo momento amato.
Era rappresentante d'Istituto, Enjolras, al liceo -e cos'altro aspettarsi da lui? Era stato eletto per due anni di fila e per due anni aveva impegnato tutta l'anima in quel ruolo. Grantaire lo aveva visto per la prima volta mentre parlava davanti alla folla, microfono in mano, sguardo fiero, ricci scompigliati. Lo aveva guardato passivamente per qualche minuto, nemmeno prestando attenzione a ciò che diceva, osservando solamente i lineamenti armonici e i movimenti ipnotici delle sue mani.
Poi se l'era tolto dalla testa e aveva continuato a vivere la sua vita.

Con il microfono in mano e i capelli al vento, Enjolras sarebbe sembrato agli occhi della polizia un maledetto Lucifero, Grantaire ne era sicuro sin dal primo momento in cui lo vide parlare alla folla. Era una manifestazione pacifica, Eponine così gli aveva detto, tenevano un discorso in piazza, sarebbero rimasti lì per qualche ora, se ne sarebbero tornati al Musain subito dopo. La piazza era stracolma, la gente accalcata, l'odore pregnante del sudore e l'aria afosa: tutto ciò rendeva Grantaire poco incline a voler rimanere, anche se aveva desistito dal suo intento di andarsene dopo che Eponine lo aveva ammonito severamente: se l'avesse beccato a sgattaiolare via lo avrebbe chiuso fuori dal monolocale in cui convivevano per due settimane.
Aspettavano, seduti sul marciapiede, senza neppure un po' di alcool ad alleviare le ore lente a passare: appena Grantaire si era alzato per provare ad  andare a comprare qualcosa al supermercato di fronte, Eponine lo aveva letteralmente fulminato con lo sguardo, perciò aveva desistito anche a quell'intento.
Se ne stava seduto anche quando Eponine se n'era andata perché doveva "svolgere una faccenda urgente" (ovvero aveva visto arrivare Pontmercy e doveva per forza andare a salutarlo) quando era cominciata ad arrivare più gente ad accomodarsi sui gradini delle scalinate e sui marciapiedi, quando il chiacchiericcio era aumentato. Non se ne stette più seduto quando quella che doveva essere la sua migliore amica gli si avvicinò di nuovo portandosi dietro quello stesso Enjolras che diversi anni prima era il rappresentante d'Istituto della sua scuola, e che non aveva più visto da quando aveva finito il liceo.
Era cambiato, decisamente. Era più alto, con i capelli un po' più lunghi, i lineamenti del viso più duri, le spalle più larghe ed aveva più fuoco dentro. Inclinò impercettibilmente la testa quando Eponine li presentò, osservando Grantaire con sguardo freddo. Strinse la mano con una presa salda e non si avvicinò mai troppo. Grantaire lo fissò con sorda insistenza per tanto tempo.
Questo almeno finché non capì che l'uomo che doveva tenere il discorso era proprio lui.
Enjolras salì su una scalinata e cominciò a parlare, ed eccolo, Lucifero. Grantaire non sapeva neppure per cosa stessero manifestando, quale fosse il motivo per cui quel giorno tutti loro erano in piazza. Ma appena Enjolras cominciò a parlare, oh, fu preso.
Preso, rapito, stravolto, scombussolato. Era certo che sarebbe stato capace di ascoltarlo parlare per ore ed ore. Eponine lo stava fissando con uno sguardo malizioso e comprensivo, ma Grantaire quel giorno non ci fece poi tanto caso. Enjolras da rappresentante d'Istituto era passato a leader dei diritti civili, e il ruolo gli calzava così bene che le mani di Grantaire cominciarono quasi a tremare per la voglia che egli aveva di disegnarlo, catturare quel viso austero e quella forza su carta.
Non ci furono scontri con la polizia, non quel giorno. Se ne tornarono al Musain, il centro sociale che Grantaire avrebbe cominciato a frequentare di lì a poco, ed Enjolras parlò anche lì. Festeggiarono per la buona riuscita della manifestazione e per un mondo migliore.
« Gran bel discorso » gli disse, quando riuscì a trovare il coraggio di parlargli e di avvicinarsi a lui.
Bisogna pur dire che il tono di voce suonò volutamente canzonatore. Enjolras si voltò verso Grantaire e lo squadrò con sguardo gelido.
« Non ti sto prendendo per il culo » aggiunse Grantaire, tentando di rimediare al primo errore « mi sto davvero complimentando con te. »
Enjolras non parlò per diversi secondi: sembrava soppesare bene le parole che avrebbe dovuto utilizzare di lì a poco. Alla fine, propense per un ringraziamento:
« Grazie » disse, non sorridendogli ma stringendogli la mano.
Forse fu quel tocco a renderlo intraprendente, anzi, molto probabilmente fu quello.
« Sei stato tanto bravo da convincermi ad unirmi alle vostre cause, pensa » disse Grantaire, anche se non sapeva nemmeno quali fossero le loro cause. Sentiva solo che sarebbe volentieri morto, se l'avesse fatto combattendo al fianco di Enjolras. Fu solo in quel momento che lo sguardo di Enjolras si illuminò, e Grantaire rivide il ragazzo con il microfono in mano e la rabbia in corpo di qualche ora prima. Fu in quel momento che capì di che pasta fosse fatto, realizzò che persona fosse. La consapevolezza che quel ragazzo non avesse alcun tipo di sentimento all'infuori della fede in ciò in cui credeva lo obbligò ad idealizzare ancor di più la figura di Enjolras, ad ammirarla ed onorarla ancor di più.
Non un uomo, un dio.
« Ogni mercoledì sera ci riuniamo qui, dalle nove e mezza, ma il Musain è aperto in ogni momento. Ci farebbe molto piacere se ti unissi a noi » disse Enjolras con tono pratico.
Il modo in cui pronunciò quelle parole distese un velo di malinconia su Grantaire: chissà a quante persone prima di me ha parlato in questo modo, chissà quanti ha fatto cadere ai suoi piedi. Ma sorrise, e gli tese la mano nuovamente.
« Ci sarò di sicuro, Apollo. »
Grantaire per quella sera non sentì il bisogno di bere, né nelle sere a venire.
La sua nuova dipendenza si era affacciata nella sua vita sotto forma di uno sguardo fiero e ricci biondi.

 

 
Note dell'autrice:
Salve salve :D Non ci posso credere, ma gli aggiornamenti di questa storia stanno andando a gonfie vele xD
Forse è per il fatto che sono capitoli corti e che ogni volta che Ramin Karimloo compare nella mia playlist di musica mi prudono le mani e devo scrivere roba sugli Enjoltaire. Quindi, incolpate quel grand uomo <3 Cosa dire su questo capitolo? Niente aggiornamenti sul presente, ma un piccolo approfondimento sul primo incontro! C'è un motivo per cui Grantaire non si è interessato sin dalla prima volta ad Enjolras (o almeno non in modo semi-ossessivo) e spero che si capirà con il tempo :3 Non ho null'altro da dire! Spero che la storia vi piaccia, io sto amando sempre di più gestire questi due personaggi ahahahah
ah e sì, il Musain è un centro sociale, Eponine e Grantaire convivono e Marius Pontmercy continua ad essere un friendzonatore #nohateforMarius'soul
Al prossimo aggiornamento!
Un bacio,

Alice.




 
  
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