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Autore: Miss_Juls_giu    24/12/2008    2 recensioni
Il mare aveva un aspetto meraviglioso quel giorno. Soffiava una leggera brezza attraverso la finestra aperta. Lei Guardava l'interminabile tavola piatta, che tendeva ad unirsi con il cielo, verso l'infinito.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Isola Che Non C'è
Il mare aveva un aspetto meraviglioso quel giorno.
Soffiava una leggera brezza attraverso la finestra aperta.
Lei Guardava l'interminabile tavola piatta, che tendeva ad unirsi con il cielo, verso l'infinito.
Non la vedeva davvero, però.
Il suo pensiero correva alle ore precedenti, quando il sole non aveva ancora illuminato con il suo calore quella piccola isola.
Il peso del ricordo gravò sul suo viso, trasformando il sorriso in una smorfia di dolore.
Abbassò lo sguardo, socchiudendo leggermente le palpebre.
Fece un respiro profondo.
Quell'odore.
Avrebbe voluto poterlo plasmare in qualcosa di materiale e portarlo con se, per non scordarlo mai.
Si dice che l'odore sia ciò che rievoca maggiormente un ricordo.
Sospirò tristemente, pensando che probabilmente di quel posto avrebbe avuto semplicemente e solamente questo, un ricordo.
Si voltò, lasciandosi alle spalle quel blu di un'incontaminata bellezza.
Con sguardo assente fissò il suo riflesso allo specchio.
Le faceva notare sempre quanto fosse troppo magra, diceva che le ossa del bacino erano terribilmente e fastidiosamente sporgenti.
Un sorriso le scappò a questo pensiero.
Fastidiosamente...
distolse lo sguardo dalla sua immagine, con rabbia.
Improvvisamente tutto le sembrava così ingiusto, così sbagliato.
Ingiusto che quell'isola fosse destinata ad esistere solo nella sua memoria.
Ingiusto che qualcuno dovesse decidere della sua vita.
Strinse i pugni, cercando di trovare quella speranza che sapeva di non possedere.
La cercò, in ogni cellula del suo corpo, invano.
Quando riaprì gli occhi, il suo stesso viso la spaventò.
Gli occhi scavati, le guance smagrite, i capelli ricci, che ricadevano disordinatamente sul viso.
Si guardò intorno, non sapendo bene cosa cercare.
Aprì i cassetti vuoti della scrivania.
Sentendo una fitta ogni volta che con un tonfo, ne chiudeva uno per aprirne un altro.
Naturalmente non trovò nulla.
Si gettò a terra con un lamento.
Ciò che la sorprese, fu la sua bravura.
Non aveva versato neppure una lacrima.
Eppure dentro sentiva un continuo terremoto, un uragano che le sconquassava il petto, un vento che fischiava troppo forte per poter sentire qualunque altra cosa...
Fuori, silenzio.
Di scatto si alzò.
Scese le scale, nessuno ad intralciarle in cammino.
Entrò in cucina, senza esitazione aprì il cassetto.
Prese il coltello più affilato che trovò.
Con cautela, si diresse verso la porta dell'ingresso.
Quando la aprì quell'odore unico al mondo la invase nuovamente.
Sorrise al sole, al mare, al cielo.
Sentì il peso della sua anima per la prima volta.
E si chiese se sarebbe rimasto qualcosa di lei, dopo.
Qualunque cosa.
Per un momento ebbe paura.
Paura di se, di ciò che stava per fare.
Strinse il coltello ancora più forte nella sua mano.
Scosse la testa, come per scacciare quei pensieri.
Trattenne il respiro e con un solo colpo infilo il coltello nel petto.
Sentì cosa volesse dire la parola dolore, ma non urlò.
Sapeva che l'avrebbe sentita.
E se l'avesse fatto lei non avrebbe ottenuto ciò che voleva.
Mugugno quando sfilò il coltello sporco di sangue dalla carne.
Pensò che stesse per morire, ma non aveva più paura ora.
Sperava che Dio la perdonasse per questo.
Per un momento, ha sperato che Dio esistesse.
Il dolore si era trasformato in un'agonia silenziosa.
Finalmente sarebbe rimasta lì.
Solo quando sentì i battiti del suo cuore rallentare sempre di più, pensò a loro.
Al male che avrebbe procurato a troppe persone.
Era troppo tardi.
L'ultimo battito fu il più duro da sopportare.








  
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