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Autore: G RAFFA uwetta    13/04/2015    3 recensioni
Dal testo: "Le scarpette di vernice nera stridono calpestando il viale ghiaioso che costeggia la cappella di S.Cristoforo. Le gambette le muovono velocemente mentre svoltano in fondo al muro di vecchia pietra e si impantanano nell'erba fresca di rugiada settembrina. Gli alti steli solletticano la pelle ignuda lasciando, dietro di sé, piccole serpi rosate sull'epidermide troppo chiara. Il leggero vestitino alla marinara si impregna della frescura di quel mattino radioso che, con fiducia, si affaccia sul mondo."
- Questa storia si è classificata quarta al contest La sfilata delle edite - One shot da Red Carpet - Flash contest indetto da Valerie90
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il mare

Le scarpette di vernice nera stridono calpestando il viale ghiaioso che costeggia la cappella di S.Cristoforo. Le gambette le muovono velocemente mentre svoltano in fondo al muro di vecchia pietra e si impantanano nell'erba fresca di rugiada settembrina. Gli alti steli solletticano la pelle ignuda lasciando, dietro di sé, piccole serpi rosate sull'epidermide troppo chiara. Il leggero vestitino alla marinara si impregna della frescura di quel mattino radioso che, con fiducia, si affaccia sul mondo.

Da lontano giungono i rauchi richiami dei gabbiani che si rincorrono nel cielo mentre incitano le ultime rondini a prendere il cammino verso terre lontane.

Un piccolo boschetto di conifere segna il confine dietro il quale l'orizzonte si perde a vista d'occhio. Una mistura di resine e funghi bacia l'olfatto mentre i passi si smorzano nel tappeto di aghi che funge da sentiero. Nel quieto silenzio della natura è possibile cogliere il fruscio delle fronde smosse dalla brezza ed essere irradiati dai curiosi raggi solari che si insinuano tra il fogliame.

Una luce intensa fa socchiudere le palpebre nell'esatto istante in cui si sbuca sull'intonsa spiaggia dalla rena bianca, una delicata mano fa da schermo alle iridi chiare e sofferenti.

Lo specchio d'acqua che si palesa alla vista brulica di vita accarezzato dal sole; come pelle increspata dai brividi, la superficie si spezzetta in mille diamanti ognuno dei quali ferisce lo sguardo affascinato.

Affondando i piedi nudi, le scarpette dimenticate chissà dove, sente la fresca sabbia scivolare biricchina tra le dita. Incorporea e fatiscente sfugge al tocco scivolando sinuosa lungo i solchi procurati dalle orme, cercando di colmarle. L'aria si riempe di odori salmastri che arricciano il nasino aristocratico.

Avvicinandosi cauto alla sponda schiumosa avverte il ristagno delle aghe che fluttuano come stanche ballerine lungo i pali che sostengono il molo. L'odore acre del legno fradicio si sposa con quello del pesce tipico dei porti mentre le aspre onde muggiscono tra le barche a riposo nella darsena.

Zampetta sulle assi chiodate lasciando che gli ultimi residui di rena traccino un irregolare percorso, simile a quello fatto da Pollicino nella sua favola preferita. Sarà la brezza a mangiarsela, soffiando delicata. Socchiude gli occhi ridenti mentre i riflessi danzano tutt'intorno come farfalle leggiadre. Percorre saltellando il lungo pontile che, come un dardo, si incunea spezzando l'omogeneità. Increspature dorate si agitano flemmatiche, quasi un sospiro sommesso.

Si siede con le gambe sospese nel vuoto e lascia che le delicate dita dei piedi vengano gentilmente lambite dall'acqua salmastra.

Una leggera pressione al petto lo coglie impreparato mentre disperde lo sguardo verso l'immenso; un enorme muscolo vibrante che palpita ipnotico catturandolo. Il battito selvaggio del cuore danza frenetico all'inseguimento dei flutti ambrati. Una melodiosa nenia attira lo sguardo che si immerge nell'infinito liquido. Ogni tumulto si placa, annega nel nulla abbracciandolo come una calda coperta. Inconsciamente protende le braccia cercando di afferrare gli svolazzi plissettati, si sporge attirato come una falena.

Viene distolto dal pericoloso abisso dal diffondersi nell'aria del suono festante delle campane. Alza gli occhi stancamente sbattendo le palpebre stordito.

In lontanza, dove il cielo sposa il mare, un pigro veliero dischiude le ali. Con il sospiro del vento e l'anelito del mare approderà in terre lontane.

Affida a lui gioie e speranze chiedendosi se c'è un bimbo che lo attende, seduto sul porticciolo, mentre osserva trepidante l'arricciarsi dell'orizzonte.

Note autrice: Dedico il racconto a Mitty per augurarle un felice anniversario, per essere forte contro ogni parere, per l'amore che dipensa, per essere stata l'ispiratrice.

 

   
 
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