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Autore: Mark_JSmith    13/04/2015    2 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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-Con chi è?- chiese Cass per l'ennesima volta a Fred
-Con Kat- rispose lui
-Chi?- domadò Lexia
-Una sua ex- dissero all'unisono Fred e Cass. Erano così teneri quando si completavano le frasi a vicenda.
-Bastardo- urlò Lexia, le aveva promesso che ci sarebbe stata solo lei, eppure..
-Perchè?- le chiese Fred curioso
Cassie gli colpì il fianco facendolo gemere.
Lexia non rispose alla domanda, ma continuava a camminare in cerchio, aspettando soltanto il momento in cui Mark avesse messo piede nella casa.
Si fermò davanti alla porta di vetro e si mi se a fissare il proprio riflesso, i capelli erano ancora raccolti in quella stupida treccia che le avevano fatto per il suo primo incontro con Enrico.
Se la slegò furiosamente, strappandosi alcuni capelli. Era furiosa, furiosa con suo padre, con Enrico e soprattutto con Mark. Un attimo prima le dichiarava il suo amore concedendole il proprio cuore, l'attimo dopo non le rivolgeva la parola e pestava a sangue Enrico, il quale non c'entra niente con la loro storia, e adesso era chissà dove con una certa Kat, fra l'altro la sua ex ragazza.
Senza dir nulla a nessuno Lexia si avviò verso le scale, Fred provò a fermarla ma Cass lo zittì. In quel momento parlare con Lexia serviva solo a peggiorare le cose.
La ragazza fece i gradini di corsa, e in un attimo fu in camera di Mark. Un immenso open space, un letto a due piazze era ad una estremità della camera, le pareti erano colorate di un rosso pastello, Lexia sbuffò -Che gusti di merda- disse raccogliendo da terra un coltello e lanciandolo nella parete.
Raggiunse il letto e si lasciò cadere, distrutta. La sua mente continuava a pensare e ripensare. Non riusciva a restare concentrata su qualcosa per più di cinque secondi. Si sfilò gli stivali facendoli cadere sul parquet, accanto a lei su una sedia c'erano dei pantaloni della tuta ed una maglietta bianca con un leggero scollo a v. Probabilmente era quello che indossava Mark quando era a casa tranquillo, ovvero mai. Lexia li prese e si cambiò, aveva deciso che avrebbe aspettato Mark in camera sua, poi gli avrebbe fatto una bella lavata di capo, fino a quando non l'avrebbe costretto a chiedere scusa ad Enrico per il suo comportamento di merda.
La ragazza si mise nuovamente a letto, e così rimase per circa mezzo minuto, poi si addormentò, senza nemmeno rendersene conto.
 
-Eccoci- disse il Nephilim alla bambina una volta raggiunta la sorella -Guarda, Kat è lì- aggiunse sorridendo.
-Grazie Mark- rispose la bambina sorridendo innocentemente, Mark era così contento che non le fosse successo nulla.
-Figurati- rispose passandole una mano fra i capelli -E' il mio lavoro- prima che potesse aggiungere altro, Kat aprì la portiera della macchina e afferrò la sorella.
-Amore- disse abbracciandola, due lacrime le rigavano le guance rosse.
Mark scese a sua volta dall'Audi e si accese una sigaretta, non voleva mettersi in mezzo alla riconciliazione delle due sorelle, ed in modo particolare non voleva vedere Kat piangere.
Non sopportava vedere una ragazza piangere, ed in modo particolare non voleva vedere Kat piangere.
La sua Kat. O Katty come la chiamava lui un anno prima..
 
-No!- gli rispose ridendo
-Come no? Pensavo ti piacesse- rispose a sua volta
-Lo odio!-
-Davvero?-
Era davvero una bella giornata, il sole era alto e caldo nel cielo, ma non faceva troppo caldo, considerando che era estate inoltrata.
Mark e Kat camminavano in riva al lago, tenendosi per mano. Il ragazzo indossava una camicia azzurra sbottonata, con le maniche tirate su fino al gomito, mostrando le rune sugli avambracci e sull'addome. I pantaloncini beije lasciavano intravedere l'elsa di un coltello che sbucava dalla tasca posteriore, ma per il resto era disarmato. Il compleanno di Mark era passato da qualche giorno e Kat era finalmente riuscita a costringerlo a prendersi un giorno di pausa dal suo lavoro di Nephilim, per passare una giornata normale con lei.
Era così felice, per una volta aveva Mark tutto per se, senza paura che qualcuno lo portasse via a salvare qualche "principessa rapita".
-Cosa c'è?- chiese Mark abbozzando un sorriso, si era accorto che ormai Kat lo fissava da più di cinque minuti senza aprire bocca.
-Nulla- gli rispose sorridendo
-Ah lo so io che c'è, sono questi vestiti vero!? Non mi stanno bene, lo so. E' che sono i colori, non so mai come abbinarli!- aggiunse
Kat rise e si coprì la bocca, con l'agilità tipica dei lupi mannari gli fu addosso e lo buttò a sulla sabbia calda, baciandolo con dolcezza.
-Quando fai così sei veramente un idiota- gli disse
Mark sorrise e la guardò fissa negli occhi.
-Ti amo- le sussurrò
-Anche io- gli rispose baciandolo nuovamente..
 
-Grazie- gli disse Kat una volta che la sorella fosse entrata in macchina.
-Figurati- le rispose Mark espirando il fumo -Normale amministrazione-
Kat gli si avvicinò, era troppo vicina secondo Mark.
-Te echo de meno- sussurrò la ragazza.
Mark si allontanò in fretta -Io no- le rispose secco.
-Non ci credo!- gli rispose Kat -Non provare a mentirmi dicendo che non hai mai ripensato a quando stavamo insieme- lo afferrò per le spalle e lo costrinse a girarsi
-No, non mi capita mai, sai com'è sono pieno di altri impegni, altre ragazze e qualsiasi altra cosa è meglio che ripensare a noi- le mentì, giusto un attimo prima stava ripensando alla loro storia.
-Potremmo ricominciare da zero, se vogliamo..- sussurrò
-No, no e no!- urlò Mark, sferrando un pugno ad un cartello ammaccandolo.
-Perchè?- chiese
-Io non ti amo più, da tempo-
-Io non ho mai smesso di amarti- aggiunse Kat
-Non provare a fare quel giochino con me- le rispose Mark, i suoi occhi si stavano colorando di rosso -Tu hai voluto finire la nostra storia, due volte mi hai fregato per poi spaccarmi il cuore a metà fregandotene di me-
-Non provi più nulla per me?- chiese Kat a Mark -Nonostante tutte le volte che abbiamo fatto l'amore?-
-Nooo- Mark scoppiò a ridere -Noi scopavamo non facevamo l'amore, non ho mai fatto l'amore con te da quando ci siamo, anzi da quando mi hai lasciato. Tu mi portavi a letto per avere dei favori in cambio, io ti scopavo per il solo gusto di farlo.-
Ok, forse era stato troppo duro con Kat, ma Mark non riusciva proprio a trattenersi, era così tanto tempo che si teneva dentro tutta quella rabbia che ora usciva senza controllo.
-Se è così davvero..- Kat si avvicinò a Mark -Perchè non mi hai scopata stasera? Perchè non ti sei lasciato "pagare" come al solito?- lo baciò sulle labbra prima di avvicinarsi alla sua macchina.
-Tornerò, e tu sarai qui per me, come al solito.- Kat scoppiò a ridere -Mark, le ragazze sono il tuo punto forte, ma anche il tuo tallone d'Achille- chiuse la portiera e partì, lasciando i segni delle ruote sul ghiaietto.
-Fanculo- urlò Mark al vuoto, non c'era davvero nulla che potesse fare per far star male Kat, ormai gli sembrava abbastanza chiaro.
Senza più dir nulla salì in macchina, voleva tornare a casa il più in fretta possibile.
 
-Kat?- chiese la bambina aprendo gli occhi a fatica
-Si, tesoro?- rispose
-Perchè piangi?-
Kat, schiacciò l'acceleratore passando un semaforo rosso.
-Nulla amore- le disse -Torna pure a dormire, fra poco saremo a casa-
La sorellina tornò a dormire, mentre Kat si asciugava il viso col dorso della mano.
 
Quando Mark arrivò davanti a casa sua la prima cosa che lo colpì furono le luci, erano completamente accese.
-Merda- disse colpendo il volante con una mano, era sicuro che lo stavano aspettando in casa per dargli una ripassata.
"Come ti sei permesso di colpire Enrico, vergognati, sei la vergogna di Idris, bla bla bla.."
Non era dell'umore adatto per poter sopportare anche questo nella stessa giornata. Parcheggiò l'auto nel vialetto fuori dal cancello e scese, cercando di fare il minor rumore possibile. Agilmente scavalcò il cancello e furtivamente si arrampicò lungo la parete esterna della casa, fino a raggiungere la mansarda, dove lasciava sempre una finestra aperta. Finalmente gli tornava utile.
La aprì e si lasciò cadere in camera sua a peso morto. Dio era stanchissimo. Appena si mise a sedere qualcuno chiuse a chiave la porta. Facendo appello alle sue ultime forze si alzò in piedi ed estrasse Iocsuc dal fodero.
-Chi è il pazzo che si chiuderebbe in camera con me?- chiese, il filo di Adamas dell'arma si colorò di una lieve sfumatura d'orata.
-IO- rispose dal buio una voce femminile.
"No, no, no, no, no, no ti prego no. Chiunque ma non lei, un demone, un licantropo, un vampiro ma non lei"
La luce si accese, facendo comparire Lexia accanto all'interruttore.
Mark si accorse subito che indossava i suoi vestiti.
-No prego- le disse rinfoderando l'arma -Fai pure come se fossi a casa tua- aggiunse indicandole i vestiti.
-Ah non pensare ora di cavartela così con me!- urlò Lexia
 
-Fred!- sussurrò Cass -Non possiamo andare ad origliare!-
-Ma perchè no?-
-Allora, primo puoi già sapere quello che si stanno dicendo, secondo è scorretto- gli rispose -Poi le urla si sentono fino a qua!-
Fred si concentrò un secondo, captando le parole "idiota, stupido" urlate da Lexia.
-Hai ragione- le rispose ridendo -Non vorrei essere nei suoi panni-
 
Ora Lexia stava esagerando, aveva cominciato a lanciargli i libri che prendeva dalle pareti, urlandogli tutti gli insulti che conosceva.
-Sei un deficiente codardo- Mark afferrò "Cime Tempestose" prima che colpisse il muro.
-Idiota- "L'arte della guerra" gli sfiorò il naso
-Stronzo- con la mano libera deviò la traiettoria di "Sono il numero quattro" che però colpì un vetro, incrinandolo.
-Smettila!- urlò Mark lasciando cadere i libri che aveva in mano -Ma che cazzo hai!?- le chiese
-Chi diavolo è Kat!?- urlò Lexia con in mano "Harry Potter e l'Ordine della Fenice", quello era un libro che avrebbe fatto male.
-Cosa?- chiese Mark
-Avevi detto che avresti chiuso con tutte!- disse mentre il librò colpiva la spalla di Mark, il quale sbuffo per il dolore, in quella spalla si era conficcato un vetro della finestra alla fabbrica.
-E tu invece!- urlò Mark appena ebbe di nuovo fiato -Ti sposi!-
Lexia abbassò lo sguardo, fissando il pavimento, una ciocca di capelli biondi le cadde sul viso, coprendo gli occhi. Mark si prese un secondo per osservarla meglio, i pantaloni della tuta erano troppo larghi per lei e le ricadevano storti, mostrando il pizzo nero delle mutande. Il ragazzo distolse subito lo sguardo, peggiorando le cose, la maglietta con lo scollo le si era stortata e lasciava completamente scoperta una spalla.
"Non indossa il reggiseno" pensò Mark, arrossendo.
In quell'istante Lexia alzò lo sguardo -Che hai ora?- chiese aggressiva, Mark sbuffò e non rispose -Per l'Angelo, stai sanguinando!- aggiunse Lexia osservando la spalla di Mark. Dove il libro l'aveva colpito una scheggia di vetro gli si era conficcata nella spalla, e un rivolo di sangue colava lungo il braccio fino a gocciolare sul pavimento.
-Non è nulla- rispose Mark voltandosi e andando in bagno, dove si tolse la maglietta osservando il suo riflesso nello specchio. Non era nulla di grave, togliendo la scheggia e con un Iratze sarebbe guarita in qualche secondo.
-O cazzo..- disse Lexia entrando in bagno nel momento in cui Mark estraeva la scheggia dalla spalla -Saranno si e no 10 centimetri di vetro- aggiunse lei preoccupata.
-Nulla di che- rispose secco Mark lasciando cadere il frammento di vetro nel lavandino. Quando si voltò si trovò Lexia di fronte, aveva le guance rosse e lo osservava timidamente.
-Ah non dirmi che ora ti senti a disagio in mia compagnia- chiese Mark afferrando uno stilo appoggiato sulla mensola.
-Idiota- rispose Lexia tornando verso il letto
-Cosa credi di fare?- le chiese notando che avanzava con fare troppo spedito verso il letto
-Vado a dormire. Domani continueremo a parlarne fino a quando tu non ti deciderai a chiedere scusa ad Enrico-
-Lex, per quale motivo dovrei chiedere scusa al tuo ragazzo?-
-Non è il mio ragazzo!- sbraitò lei
-Ah giusto, è il tuo futuro marito- con uno scatto Mark si gettò sul letto prima di Lexia -Casa mia, mio letto. Il divano è abbastanza comodo-
-No- rispose subito Lexia gettandosi sul letto accanto a Mark
-Fai come vuoi- le rispose il ragazzo, non era così che si aspettava di finire a letto con Lexia -Buonanotte- aggiunse spegnendo la luce
-Notte- rispose lei.
 
Ormai era notte inoltrata e l'unica cosa che Magnus voleva fare era andare a dormire, non si sarebbe mai aspettato che tre lupi mannari spaventati richiedessero i suoi servigi. Avrebbe voluto dire di no, e probabilmente avrebbe dovuto farlo, ma era troppo curioso e così si era lasciato trascinare al municipio di Ispra, un incontro che sicuramente non aveva nulla di legittimo lo attendeva.
Ora Magnus era seduto su un divanetto della stanza di attesa del comune di Ispra, ad aspettare il sindaco che voleva assolutamente parlargli.
-Magnus, mio caro amico- esclamò Lester Boulton raggiungendo lo stregone seduto sul divano.
-Lester- rispose secco Bane -Non sapevo che tu ti dedicassi a certe cose-
-Ti riferisci al mio nuovo titolo? Fregare i mondani è fin troppo facile, una buona campagna più qualche piccola magia ed il gioco è fatto-
-Sai benissimo che va contro gli Accordi, non possiamo interferire col mondo mondano- ribattè Magnus, si sentiva a disagio e non vedeva l'ora di andarsene.
-Benvenuto in Italia, amico mio.- rispose Lester -I Nephilim sono così occupati a rispedire orde di demoni agli inferi che non possono occuparsi anche di noi. Brandy?- chiese a Magnus facendo comparire un bicchiere pieno di un liquido ambrato nelle sue mani.
-No grazie non bevo- declinò Magnus.
-Quanto a voi..- Lester si rivolse ai lupi mannari presenti -Che diavolo è successo?-
-Ci hanno attaccato i Nephilim- rispose il primo
-Siamo sopravvissuti solo noi- aggiunse il secondo
-E la ragazza? L'avete presa?- chiese Lester
I lupi non risposero e fissarono il pavimento.
-Lurido branco di bastardi, si può sapere cosa avete nella testa! Non possiamo ricattare il branco di Ispra se non abbiamo le carte giuste!- sbraitò il sindaco
-Ricattare?- Magnus si trovava in una pessima situazione.
-Mio caro amico- Lester gli si avvicinò sempre di più -Abbiamo in ballo grandi progetti, tutti i Nascosti che prendono il controllo dell'Italia, e qui- allargò le braccia con fare teatrale -Qui tutto avrà il suo inizio! Senza che se ne accorgano noi prenderemo il potere e ci riprenderemo la nostra terra! –
-Idiota!- gli urlò Magnus –Tu non sai cosa vuol dire mettersi contro i Nephlim! E’ andare in contro alla morte, come è successo a questo branco di lupetti!- aggiunse indicando i sopravvissuti – Tu- col dito indicò il più alto dei tre – Quanti Nephilim ci sono voluti per disintegrarvi? –
Il lupo mannaro sbiascicò qualcosa di incomprensibile.
-QUANTI?- chiese Lester
-Uno- rispose tenendo gli occhi fissi sul pavimento
-Voi quanti eravate?- aggiunse
-Una trentina…-
Magnus si diresse verso l’uscita –Penso che non ci sia altro da aggiungere-
-Magnus, non avrai un’altra occasione come questa- gli disse Lester
Lo stregone fissò il sindaco, gli occhi ridotti a due fessure nere verticali.
-Farò finta che non sia successo nulla stasera, in onore del passato, ma ti avviso- lo sguardo dello stregone si fece minaccioso –Se tu attaccherai i Nephilim non esiterò a rispondere pure io-
Detto questo uscì dalla stanza, ogni suo passo era accompagnato da delle scintille azzurre.
 
“Io non ce la posso fare” era un pensiero fisso che durante la notte continuava a tornargli in mente.
Si alzò dal letto osservando la bellissima ragazza che aveva accanto, forse in un altro mondo ed in un’altra situazione avrebbero vissuto così. Insieme e felici. Osservò l’incurvatura della bocca nascosta dai capelli biondi che le ricadevano sparsi sul cuscino.
Una lacrima solitaria scese dall’occhio destro del ragazzo, attraversando tutta la guancia secca. Non fece nulla per fermarla, era buio e lei dormiva. Non c’era nessuno che avrebbe potuto giudicarlo.
Silenzioso andò in bagno, osservò il suo riflesso nello specchio, cercando di non guardare il proprio viso e di non incontrare il proprio sguardo. Osservò la ferma e nera runa del parabatai che aveva incisa sul petto, proprio all’altezza del cuore. Afferrò uno stilo dalla mensola, e con decisione la appoggiò sopra la runa del legame, tracciando linee curve nuove, non appartenevano alla raccolta di rune contenute nel codice, ma sapeva bene l’effetto che avrebbe avuto sulla runa precedentemente incisa.
Quando ebbe finito la sua opera uscì dal bagno, senza osservare ciò che aveva appena fatto.
Si avvicinò nuovamente al letto, la ragazza era rimasta nella stessa posizione nella quale l’aveva lasciata prima, con molta gentilezza Mark le sfiorò una guancia con la mano, senza rendersene conto si avvicinò a lei e posò delicatamente le labbra sue, rimase così per qualche secondo, assaporando il contatto delle sue labbra, il calore della sua pelle ed il profumo dei suoi capelli. Quando smise di baciarla lei aprì gli occhi, ancora palesemente addormentata, e gli passò una mano fra i capelli –Mark..- sussurrò con dolcezza.
-Addio Lex- le disse allontanandosi da lei.
Prese Iocsuc dal tavolo dove era appoggiata, si infilò una felpa nera e si avvicinò alla porta. Quando provò ad aprire la porta si ricordò che Lexia aveva la chiave, senza nemmeno pensarci tagliò la porta con un fendente, afferrando il legno prima che cadesse rumorosamente a terra. Fece un passo verso le scale e si voltò verso Lexia.
-Io.. Io ti..- sospirò e uscì dalla stanza lasciando quella frase incompiuta nell’aria.
   
 
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