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Autore: Miriel_fairy    24/12/2008    1 recensioni
Un sogno, un passato che fa ancora male, un luogo che porta brutti ricordi...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era di nuovo ad Hogwarts ma non indossava nessuna uniforme, era di nuovo nella sua scuola ma non più come studente

Era di nuovo ad Hogwarts ma non indossava nessuna uniforme, era di nuovo nella sua scuola ma non più come studente. Il coprifuoco era già scattato da tempo e la scuola era deserta come mai l’aveva vista prima. Attraversò i corridoi e il grande portone d’ingresso e uscì in giardino.

Il cielo era trapunto di stelle e la pallida luce di una luna morente, dava a quel paesaggio immobile una certa aura di spettralità.

Camminò fino al lago, poi si sdraiò sull’erba.

Per lui quel luogo aveva sempre avuto un qualcosa di lugubre, anche quando la natura era nel pieno della vitalità, anche quando il cielo terso e i fiori colorati avrebbero rallegrato chiunque. Ma lui  sapeva che quei fiori, e quell’erba, e quelle piante, e quei cespugli, erano stati nutriti anche dal sangue di persone innocenti, lui sapeva che quella terra era stata bagnata dal sangue dell’ultima grande guerra.

Sembrava che i maghi avessero dimenticato l’orrore di quei tempi oscuri, per i più piccoli, invece, la “Battaglia di Hogwarts”, così come era passata alla storia, non era altro che un bel raccontino da reinventare durante i giochi, facendo a gara per chi dovesse far finta di essere Harry Potter.

Ma lui, come poteva dimenticare? Proprio lui era stato uno di quelli che aveva perso tanto durante quella guerra, forse quello che aveva perso più di tutti, nonostante non vi avesse partecipato direttamente, nonostante fosse ancora un neonato a quei tempi.

Era ancora vivo ma certe perdite ti uccidono dentro.

E lui era stato ucciso due volte quando non aveva ancora un anno.

Crescere chiedendosi come sarebbe stata la propria vita se avesse avuto una famiglia normale, se avesse avuto una mamma e un papà come tutti gli altri bambini della propria età, non è più di quanto un bambino può sopportare? Anche se sua nonna lo aveva sempre amato e non gli aveva mai fatto mancare nulla, ma non avrebbe mai sopperito alla mancanza dei suoi genitori, non avrebbe potuto…

Si tolse la bacchetta dalla tasca anteriore dei jeans e la rigirò tra le mani.

Potere… Cosa sarà mai? Perché una parola così astratta causa morte e distruzione?

Guerra… L’uomo è veramente così malvagio?

Guerra, potere, ecco i motivi per cui sono morti i suoi genitori.

Una stupida guerra causata dalla sete di potere...

Babbani o maghi, cosa cambia? Gli uomini restano pur sempre uomini, il loro animo malvagio non viene placato dalla magia, semmai ne viene alimentato. Babbani e maghi, la differenza sta nelle armi: i Babbani uccidono con le loro bombe, ai maghi basta un bastoncino di legno…

Posò la bacchetta sulla sua pancia e rimase con il naso all’insù a fissare il cielo finchè, senza rendersi conto, chiuse gli occhi e il paesaggio cambiò…

 

Si trovava tra gli alberi della foresta proibita a guardare verso un giardino affollato. Luci colorate saettavano da un lato all’altro: urla, schiamazzi, crepiti, rumori da far venire la pelle d’oca.

Tra la folla riconobbe qualcuno di estremamente familiare: gli stessi occhi, gli stessi lineamenti, solo un’espressione più tesa, più stanca, il viso più incavato, rispetto al suo.

- Il nostro neo-papino, dove hai lasciato il tuo figlioletto?

- Brutto bastardo, non osare nominare mio figlio e combatti.

- Non ululare troppo, le tue corde vocali potrebbero non reggere la prossima luna piena.

Con un urlo simile ad un ruggito, Remus Lupin scagliò un incantesimo contro l’uomo di fronte a lui.

- Dimmi un po’, Remus, come ti senti sapendo che non potrai vedere il tuo lupacchiotto crescere per colpa di questa tua voglia di combattere?

Remus si bloccò, la bacchetta a mezz’aria.

- Se mai dovessi morire, lo avrò fatto per una buona causa. Mio figlio crescerà con sua madre in un mondo migliore.

- Dolohov non perderti in chiacchiere e pensa a togliere di mezzo quel cagnaccio.

Era stata una donna ad aver parlato, la stessa che ora stava scagliando un incantesimo contro Remus da dietro le spalle di lui.

- Non ti hanno detto che è sleale lanciare incantesimi alle spalle?

- Traditrice del sangue puro dei Black, disonore della famiglia.

Una ragazza dai capelli nero pece aveva lanciato un incantesimo che aveva colpito in pieno la donna.

Cambiò i suoi capelli in argentati.

- Tonks, tu dovresti essere da tua madre.

- Insieme nella buona e nella cattiva sorte, finchè morte non ci separi, Remus.

Tonks si avvicinò al marito e lo baciò, poi iniziò il combattimento.

- Combatto per mio figlio e per i bambini che io e Remus avremo quando tutto questo sarà finito…- lanciò un incantesimo. - …Per mio padre… - Ne lanciò un altro. - … Per Sirius… -Ne schivò uno. - … Per Lily e James…Per tutti quelli che sono morti…Ma soprattutto per quelli che sono vivi e per quelli che verranno.

- Smettila con questi sentimentalismi.

Poi accadde tutto in una frazione di secondo.

Remus urlò: - TONKS, ATTENTA! – Poi un lampo verde.

La luce si spense.

Ninfadora Tonks aveva lo sguardo rivolto verso il vuoto, era in ginocchio e, tra le braccia, reggeva il corpo scomposto di suo marito.

- Remus, mi sei caduto addosso. – la sua voce priva di espressione, era quasi un’ implorazione.

- Alzati, Remus, combatti. A casa Teddy ci sta aspettando.

Scosse il corpo di suo marito, senza abbassare lo sguardo.

Una lacrima le accarezzò la guancia.

Le uniche luci di quella notte d’inizio maggio venivano dalle poche stelle che rompevano la monotonia del nero di quel cielo. La luna era nascosta nella sua ombra, invisibile, nera, a lutto.

Tonks abbassò lo sguardo verso il corpo che reggeva: un urlo straziante squarciò la notte e coprì ogni altro rumore.

Per un attimo tutti gli incantesimi si spensero.

Adagiò il corpo del marito per terra, poi si alzò come una furia.

Si scagliò contro i due Mangiamorte che aveva davanti lanciando incantesimi: era accecata dalla rabbia e dal dolore, voleva far male, voleva fargliela pagare a coloro che le avevano portato via suo marito.

Ma sentiva che non avrebbe retto ancora quello scontro.

- Avada…

Bellatrix Lestrange stava pronunciando l’incantesimo mortale…

- Kedav…

Il suo destino era segnato.

Si scagliò contro Bellatrix, sperando di riuscire a colpirla prima che finisse di pronunciare la formula, ma l’incantesimo le rimase sulle labbra.

-..ra

Urlò giusto un istante prima di essere investita da una luce verde.

 

- Signor Lupin, signore, la preside la aspetta nel suo ufficio.

Teddy Lupin si ridestò dal suo sogno.

- Arrivo subito. – rispose all’elfo inviato a chiamarlo.

Si guardò attorno.

Quel giardino maledetto, nutrito con il sangue di innocenti, il luogo in cui è finita un’era e ne è iniziata un’altra, lì dove erano morti i suoi genitori per donargli un mondo migliore.

Si alzò e guardò il cielo.

Aveva ricevuto un dono immenso e aveva la responsabilità di gestirlo nel modo più giusto.

Lasciò il giardino e attraversò il grande portone d’ingresso.

Non sarebbe mai stato un auror all’altezza dei suoi genitori, ma si sarebbe impegnato a dare il meglio di sé affinché il loro sacrificio non fosse stato vano, affinchè quel mondo restasse veramente un posto migliore.

 

 

 

  
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