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Autore: belikeunicorns    13/04/2015    1 recensioni
Lea, una ragazza di 15 anni, attende impaziente che il ragazzo giusto bussi alla sua porta. Dopo che Theo, un suo compagno di classe per cui aveva una cotta, le ha spezzato senza pietà il cuore, decide di arrendersi definitivamente e di cancellarlo una volta per tutte sia dalla testa, sia dal cuore. Ma basterà anche solamente un gesto dolce nei suoi confronti da parte di Theo a rovinare i suoi piani per dimenticarlo.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Mi ero addormentata con le sue dolci parole che si annidiavano dentro la mia mente.
Verso le 2:00 del mattino però, mi ero svegliata con un enorme peso nel petto.
Era come una sorta di disagio e paura mischiati insieme e messi dentro di me.
Respiravo affannosamente, ma nessuna lacrima solcava il mio viso come mi succedeva ormai da giorni.
Dopo essermi ripresa in parte, avevo notato che la televisione era ancora accesa su un canale che trasmetteva una maratona di film horror. Dava in onda uno dei soliti e popolarissimi film sugli zombie che dominavano il mondo e con una famiglia che doveva salvarsi dalla catastrofe.
Prevedibile che si sarebbero salvati.
Mia madre stava dormendo profondamente senza russare, non lo aveva mai fatto, e Giusy a quella tarda ora, si doveva prepare per dare il cambio di turno.
Mi ero girato verso Theo e avevo notato con mia sorpresa che era sveglio, come se non fosse ancora andato a dormire.
Ero rimasta a guardarlo in silenzio cercando di non farmi notare come al solito, ma dopo qualche minuto si era accorto che lo osservavo.
Mi aveva sorriso dolcemente senza dire nulla, e così avevo fatto pure io.
-Come mai ancora sveglio?- gli avevo chiesto.
-Dovrei chiedere la stessa cosa a te.- rideva.
-Mi sono svegliata, è diverso.-
-Non prendevo sonno. Sai, guardarti non è poi così stancante...- mi aveva risposto ammiccando.
Mi sentivo arrossire.
-Mi hai guardata mentre dormivo?- avevo chiesto imbarazzata.
Il fatto che un ragazzo mi guardi mentre dorma è davvero imbarazzante. E se avessi sbavato? E se russavo?
-Forse.- aveva risposto tornando a guardare lo schermo della televisione.
La famiglia era appena stata salvata da un aereo dopo che degli zombie li avevano attaccati e quasi uccisi.
-Come mai sei diventato così gentile con me?- avevo chiesto guardandolo di punto in bianco dopo qualche minuto.
Lo avevo detto con così spontaneità che quasi mi pentivo di averglielo chiesto.
-Hai presente quando fai star male qualcuno, all'inizio te ne freghi, ma poi capisci di aver fatto davvero male e ci pensi, e pensi...?- mi aveva chiesto.
-Sì.- avevo risposto.
-Bene.- aveva detto senza togliere lo sguardo dalla televisione,-Con gli amici ti scusi e torna tutto okay, perché ci tieni, no?-
-Sì...- avevo ripetuto.
-Solo che era come se con te fosse diverso. Ti volevo chiedere scusa...-
-E lo hai fatto.- lo avevo interrotto.
-Sì, ma prima avevo paura di peggiorare le cose. E dopo tutte quelle volte in cui ti avevo vista piangere, ho capito che... Io ci tenevo molto a te, più di quanto potessi aspettarmi.-.
Poi era tornato a guardarmi con quegli occhi castani in cui potevo perdermici per ore.
-Perché me lo dici ora?- avevo chiesto.
-Nessuno mi aveva chiesto niente prima.- rispondeva con un mezzo sorriso.
Quel sorriso potevo guardarlo per ore con occhi sognanti.
E intanto alzavo gli occhi al cielo, per quella sua risposta. Volevo rispondere, dire che poteva avere una qualche minima iniziativa, ma quello che aveva detto mi era in qualche modo bastato.
-E perciò questa gentilezza si è creata così all'improvviso.- dicevo scherzando per concludere il discorso e mettendomi a guardare il soffitto sistemando la schiena sul materasso.
-Penso di no...- aveva detto con un leggero imbarazzo che non riuscivo a capire.
Avevo rigirato la testa verso di lui per guardarlo con un sorriso, come se mi aspettassi quella sua risposta.
-Penso che...- diceva distogliendo lo sguardo dal mio per poi portarlo al soffitto con quella leggera timidezza che quasi mi addolciva.
-Penso che pian piano io... Ehm... Bè, sì...- diceva imbarazzato balbettando.
Si era rigirato verso di me sistemandosi con lo sguardo distolto dal mio e, borbottando, mi aveva detto:-Penso che pian piano io mi sia innamorato di te...-.
Poi mi aveva guardato con sguardo innocente, quasi impaurito.
Mi ero limitata a sorridergli dolcemente.
Dopo qualche minuto mi ero alzata e, lentamente ero andata da lui.
Gli avevo dato un dolce bacio sulla tempia e, in silenzio, mi ero infilata sotto le sue coperte.
Avevo poggiato la mia fronte sul suo petto e con il suo mento che si poggiava sopra la mia testa, mentre il suo braccio malconcio mi cirondava come una sorta di ala protettrice. 
Nessuno aveva detto nulla, non perché non c'era nulla da dire, ma perché tutto ciò bastava più delle parole stesse. 
Era come un sogno. Era come se ci fossimo solo lui ed io, nessun'altro, e che il brusio della televisione e le poche voci dei medici fuori dalla stanza fossero scomparsi improvvisamente.
Era come se fossimo in un mondo tutto nostro in cui solo io e lui potevamo andare, sospesi dal tempo e dallo spazio in un momento che non sarebbe potuto mai finire.
   
 
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